di Federico Ledda
Pensate di ottenere il massimo di critiche positive dopo la vostra partecipazione a Sanremo, e pensate anche di trovare Ben Harper che vi bussa alla porta del camerino per congratularsi con voi e per chiedervi un autografo. E’ quello che è successo ai Milagro, duo Italiano che dopo aver stravolto la critica Italiana ed essersi guadagnato migliaia di fan grazie al loro sound nuovo e ricercato, hanno deciso, per lo stupore di tutti, di ritrovarsi, e di prendersi una pausa… una pausa che è durata ben sei anni. Adesso sono tornati, con grandi cambiamenti, non solo al suono (molto più elaborato), ma anche alla formazione: da due a tre elementi. Sono tornati assetati di musica e con un nuovo disco, che non poteva non chiamarsi ”Fino A Toglierci La Sete”.
Avete avuto uno stop che è durato sei anni. Quanto è stato difficile fermarsi in un momento così florido per voi?
Non è stata sicuramente una decisione facile o immediata. Sarebbe stato sicuramente più scontato e più facile cavalcare l’onda post-Sanremo uscendo con un disco o comunque con un singolo. E’ stata una scelta fatta per rispetto di noi stessi, e dell’essere musicisti prima di tutto per passione, oltre che per lavoro. Abbiamo fatto uscire il nuovo disco solo nel momento in cui ci sentivamo di farlo… siamo dei sentimentalisti della musica d’altronde!
La formazione si è allargata, ed è entrato un nuovo elemento: com’è successo?
E’ stato un percorso molto graduale… ci conoscevamo già nell’ambito dei musicisti, e diciamo che nel corso di questi sei anni di attesa, c’è stato un avvicinamento musicale che ha fatto sì che le nostre sinergie si unissero.
Avete deciso di fermarvi nel 2008 per poi ritornare nel 2014: nel frattempo molte cose sono cambiate e con la tecnologia che è diventata così di uso quotidiano come mai prima, molti musicisti hanno iniziato a produrre pezzi molto più ”elettronici”. Quanto ha influito invece sul suono dei Milagro?
Noi invece abbiamo cercato di andare a ritrovare gli strumenti più tradizionali riadattati in una chiave più moderna. Facendo un percorso che in realtà è il contrario della tendenza: inserendo nei nostri pezzi dei Banjo, Mandolini e altri strumenti che sì, nelle produzioni moderne sono usati, ma che hanno alle spalle anche una tradizione.
Come pensiate che la gente stia reagendo a questo nuovo disco?
Siamo contentissimi perché i vecchi fan sono stati felici di ritrovare lo scheletro dei Milagro e la spina dorsale di quello che era il nostro progetto, e il nostro suono, ma in una chiave più folk, energica e dinamica che è la caratteristica fondamentale di ”Fino A Toglierci La Sete”.
In questi sei anni cosa avete fatto?
Ci siamo fatti contaminare andando ad attingere ad altre influenze musicali, che hanno poi in parte caratterizzato il nostro suono.
Ben Harper ha ricevuto una copia del vostro nuovo disco?
No! Non ancora… ci abbiamo pensato, e di sicuro cercheremo il modo per ricontattarlo!
Le vostre intenzioni sono di fare un’altra pausa dopo questo disco, o andare avanti? Quali progetti avete?
Direi proprio di no! Adesso la voglia di dissetarsi è in piena, quindi credo proprio che dopo questo disco ce ne saranno tanti altri!