WHEN IN ROME…#3 – LA GINNASTA

di Sara BianchiIMG_0271

Alice, 21 anni. -La Sapienza-

“Hei, bel tatuaggio! Che c’é scritto?”

“Defying Gravity, io sfido ogni giorno la gravità!”

“Ah veramente? In che senso?”

“Quattro mattine a settimana in università, quasi tutti i pomeriggi in palestra. Faccio questa vita da quando avevo tre anni e nonostante tutte le difficoltà non la cambierei per nessuna ragione.”

“Perché fai tutto questo?”

“Beh, se vuoi ti posso fare un esempio di ciò che mi spinge a continuare…era il 6 aprile dello scorso anno, il giorno dell’ultima gara prima di passare in serie A1 di ginnastica artistica, il giorno per cui ho lavorato da tutta una vita. La gara non stava andando come ci eravamo aspettate, troppi problemi, troppi errori…a quel punto ho capito che dovevo tirare fuori tutta la grinta,tutta la rabbia,tutto ciò per cui avevo lavorato. È stata forse la migliore prestazione della mia vita ma comunque non ero riuscita ad evitare che la squadra, arrivata prima nelle tre giornate precedenti di gara, fosse fatta retrocedere in ultima posizione. Mi ricordo i pianti,il dolore, la paura di non essere riuscite a passare ma, proprio quando non ci speravamo più, uscì la classifica generale e, grazie a punti bonus ottenuti in precedenza, siamo salite sul podio come seconde. È per questo che ti dico che non cambierei mai la mia vita, perché nei giorni come quello capisco quanto possa essere importante sforzarsi per ottenere ciò che si vuole.”

 

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M COLLECTIVE STORE – MUCH, MORE, OR MINUS?

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

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Ha aperto in Viale Regina Giovanna (Porta Venezia) a Milano, la prima interactive experience del mondo, si chiama M COLLECTIVE STORE.

Situato nel cuore di Milano, L’M Collective, non è un semplice negozio, ma un collettivo di designers, artisti e stylist, che divisi in tre categorie, hanno dato vita a una vera e propria esperienza sensoriale che da totalmente un nuovo significato alla parola shopping. Non solo vestiti, ma un camaleontico bazar fashion che diviso in MINUS, MUCH e MORE, ti permette di fare shopping in base alle tue emozioni.
Radical, essenziale, pulita è la parte più sobria dello store, denominata MINUS. MUCH, è un’esatta via di mezzo: sofisticata, basic chic, charmant. Esagerata, pazza e swag è invece MUCH, la parte più inaspettata del collettivo, capace di fare stupire e divertire chiunque.

Totalmente multimediale e interattivo, L’M COLLECTIVE, dispone di diversi schermi touch ad alta tecnologia che permettono, avvicinando il cartellino del prodotto al monitor touch, di comunicare ed interagire con il Collettivo.
Lo schermo, infatti, restituisce una descrizione del brand, le taglie e i colori disponibili in store e il suggerimento
di abbinamenti da parte di fashion stylist e blogger che compongono lo staff.

MINUS. MUCH. MORE. Voi in quale vi identificate? Scopritelo facendo un salto da M COLLECTIVE!

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BREAKING BAD

di Luca Rivolta

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Prima di iniziare concedetemi una non molto breve premessa. Non sono un divoratore di serie TV, anzi le reputo cosette per riempire inutile tempo di gente inutile, proprio un livello sotto il cinema (forse anche perché lo sono effettivamente). Insomma, nella mia vita non ho quasi mai seguito niente che prevedesse più di 3 episodi, fatta esclusione per Simpson, Griffin e South Park. E anche The Boondocks, che spaccava tantissimo. E in realtà mi son guardato anche tutto Chuck, ma rimane ‘na merda. In ogni caso, il punto è che Breaking Bad esula da qualsiasi cosa sia esistita fino ad oggi. Per questo mi sembra quantomeno corretto dedicargli questo spazio. Non intendo recensire tutta la serie, cercherò solo di dare una spiegazione dell’enorme successo che ha avuto. Io stesso ho iniziato a guardarlo nonostante la mia pigrizia compulsiva mista ad una tipica inettitudine Sveviana, solo per aver modo di poter pronunciare con orgoglio “io l’ho vista tutta, dovete smetterla di elevare a capolavoro qualsiasi cosa fornisca elementi come droga sesso violenza morti”. E così, complice anche i 6 mesi di Infinity gratuiti ottenuti grazie alla Vodafone (marchette), ho deciso di sedermi sulla poltrona e cliccare play. E devo dire che non è stato amore a prima vista. Certo fin da subito si rimane sorpresi della cura dei dettagli, piuttosto che del realismo delle situazioni, dai dialoghi ecc ecc. Sta di fatto che arrivo alla seconda stagione e ancora niente, guardo la terza e nulla, ma alla quarta cambia sbam, un’illuminazione che neanche il Dalai Lama sa cosa significa; e non è stata la quarta stagione in se, perché se, adesso, ripenso alla prima non ha nulla in meno rispetto all’ultima, è solo che serve un “tempo di visione” piuttosto lungo per comprendere bene il tutto. Alla fine dell’ultimo episodio son riuscito a farmi un quadro della situazione: BB piace alla maggior parte della gente perché “oh ma che figo due cuochi di meta vestiti con tute gialle che bevono birra in bottiglia seduti sul divano lui da professore a cuoco molto cattivo ma son morti tutti oh yeeeeh”, ma oltre a questo, per quanto mi riguarda, è un capolavoro. Il primo aggettivo che mi viene in mente è disturbante. È eccessivamente reale. In particolare Walt, è il personaggio più assurdo che sia mai stato creato. È banalissimo, ma al tempo stesso cattivissimo, e subito dopo è anche giustificatissimo, per poi tornare quel genere di cattivo del tipo “ma che cazzo fai sei stronzo eh”. Di solito i cattivi sono affascinanti, e sono comunque classificabili, ci sono quelli veramente cinici e indifferenti, quelli che sotto sotto hanno i loro valori, quelli che sono cattivi per colpa di quella cosa o quel qualcuno. Walt no. È il protagonista, e per quanto cattivo lo si dovrebbe amare, mentre invece lo si finisce per odiare (se non alla fine, dove tutto ritorna come è cominciato). È troppo reale, prende decisioni che non lo rendono né fico né giustificato. Solo una normalissima persona egoista e cattiva. Gli altri personaggi invece, riescono comunque a essere inquadrati. Gus è pacato ma crudele e spietato, Jesse è solo sfortunato, coinvolto a suo malgrado, e soprattutto vittima di tutto e tutti; Hank è il miglior agente della DEA. Non sto assolutamente dicendo che gli altri personaggi sono inutili e scontati. Anzi, sono tutti molto curati, mai superflui, tutto è sempre molto funzionale alla trama. Ma nessuno riesce a sorprendere come Walt. Sempre per quanto riguarda questo punto, nulla è lasciato a caso. Anche le azioni più insignificanti hanno un ripercussione. La trama, nonostante i continui colpi di scena e le varie complicazioni riesce a essere sempre fluida e mai forzata. Tutto gli avvenimenti e le coincidenze seppur al limite del surreale, riescono ad essere perfettamente verosimili e assimilabili senza alcuna fatica.

Penso però, che l’elemento più di disturbo sia la morale assolutamente nichilista. È qualcosa che va oltre il concetto di giudicare, non è un semplice “tutte le cattive azioni hanno una loro giustificazione”, ed è lo stesso Walt ad ammetterlo. Non ha fatto tutto per la famiglia, l’ha fatto per se stesso, per sentirsi vivo. Che a vederla così in effetti era più facile fare rapine, o buttarsi con un elastico legato ai piedi. E invece no. Eventi assurdi, storie di morti, di violenza, e tutto perché? Senza nessun motivo. Non c’è niente sotto, le cose succedono e basta. E non è superficialità, e andare ancora più a fondo di quanto si sia mai scavato, e per questo Breaking Bad è qualcosa di estremamente fastidioso. E tutto ciò che riesce a turbare, a entrare dentro rimane. Per quanto mi riguarda è semplicemente questo il motivo per il quale sia riuscito a farlo venire duro a tutti, critica e pubblico.

Per chi non avesse ancora avuto modo di vederlo, provveda al più presto (dai sono anche stato bravo a non spoilerare quasi nulla). Perché davvero, se qualcosa riesce a tenere incollati non so quanti milioni di telespettatori senza mostrare neanche mezza tetta, è qualcosa che merita.

Ah, e in ogni caso, Game of Thrones rimane ‘na merda che usa i soliti escamotage (sesso violenza morti) per far credere che spacchi. Schifo.

Breaking Bad: Jesse Pinkman and Walter White

KWABS

di Federico Ledda

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Non ha nemmeno sfornato il suo primo disco “Love + War” che è già sulla cresta dell’onda con il successo “Walk“, che a oggi ha totalizzato oltre 30 milioni di visualizzazioni su YouTube. THE EYES FASHION ha scovato tra le scrivanie dell’ultimo piano degli uffici di Warner Music a Milano KWABS, cantante inglese che con della sua sensibilità in chiave pop sta facendo innamorare tutti, persino Sam Smith che l’ha voluto come suo opening act ufficiale per il tour europeo. Potevamo perdere l’occasione di scambiare due parole al volo?

Walk sta diventando poco a poco un successo planetario! Come ti senti, te lo aspettavi?
Non potevo mai immaginarmi di riscuotere tanto successo a livello internazionale. Ne sono contento, significa che la gente si è appassionata a quello che racconto con le mie canzoni.

Sta per uscire il tuo primo disco: ”Love + War”, come sarà?
Sarà l’esatto connubio dei sentimenti che ho già espresso nei miei pezzi usciti fino ad ora. Spero che alla gente piaccia tanto quanto i miei recenti singoli.

Il tuo brano ”Pray For Love” è davvero toccante, ce ne puoi parlare?
E’ come dice appunto il titolo, una sorta di preghiera espressa da due persone logorate dopo aver lottato con tutte le loro forze per l’amore.

Sei in tour con Sam Smith, come ti senti? E’ la tua prima volta in Italia?
Sì! Non ero mai stato a Milano! E’ bellissima la risposta che stiamo riscontrando qui, e quando Walk sia piaciuta alla gente! Non vedo l’ora di salire sul palco!

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WHEN IN ROME… – #1 – L’APOLIDE

Adam - Via delle Muratte - Roma
di Sara Bianchi

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A due passi da Fontana di Trevi si può assistere ad uno spettacolo artistico veramente particolare. L’artista in questione si chiama Adam e grazie a bombolette e stencil riesce a creare, in pochi minuti, opere che affascinano migliaia di turisti.

“Quando è iniziata la tua attività? Perché hai scelto questo tipo di arte?”

“Ho iniziato quando ero molto piccolo, già a pochi anni mi piaceva molto disegnare e da circa sedici anni faccio questo. È iniziato tutto perché volevo condividere la mia arte senza fare nulla di illegale, quando ho iniziato questo genere esisteva solo a New York e quindi ho deciso di portarlo in Italia. Forse a breve le mie opere saranno esposte qui vicino al museo di Roma.”

“Posso farti un’altra domanda? Da dove vieni?”

“Certo! Io sono apolita, sono un cittadino del mondo! Non ho patria, sono nato in Macedonia ma non ho un luogo di origine. Provengo da una famiglia molto numerosa, siamo tredici figli e tutti sparsi per il mondo!”

“Grazie mille Adam…è stato un piacere conoscerti!”

“Grazie a te, anzi, aspetta…tieni, queste tre te le regalo!!”

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CHARLI XCX – A CHAT WITH THE LONDON QUEEN

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

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Rompere gli schemi della musica pop è davvero difficile, sicuramente non un’impresa da tutti i giorni. E’ questa la missione che sta compiendo Charli XCX, impavida hitmaker classe 1992, che con la sua sincerità estrema e sopra le righe sta continuando a sfornare un successo dopo l’altro Boom Clap, Break The Rules, e la più recente Doing It, con la sua connazionale Rita Ora.

E’ anche dietro ad enormi successi quali Fancy con Iggy Azalea e I Love It delle Icona Pop, dove oltre a prestare la sua voce, il pezzo l’ha anche scritto.

L’abbiamo incontrata nel backstage del PRISMATIC WORLD TOUR di Katy Perry, colossale tour nella quale è opening act; e abbiamo parlato del suo ultimo disco SUCKER, dei suoi successi e della sua vita.

Signore e signori, CHARLI XCX.

Boom Clap, poi Break The Rules e adesso Doing It! Innanzi tutto, come stai? Ti aspettavi un successo così enorme?
Non mi sono mai aspettata niente a dire il vero! Ho sempre fatto musica principalmente per me stessa, il fatto che poi alla gente piaccia o meno, non è affar mio. Sono contenta che la risposta sia positiva, trovo sia fantastico essere in tour e fare tappa in posti così diversi tra di loro, con persone che prestano davvero attenzione a te, e alla tua musica, e che condividono il tuo messaggio.

Sono molto colpito da SUCKER, davvero, trovo che sia uno dei dischi più interessanti, in ambito pop degli ultimi anni. E’ stato difficile conciliare testi forti e sinceri come i tuoi con l’industria del pop?
Quando mi sono messa a scrivere questo disco, ho deciso di buttare fuori tutto quello che non ho detto nei precedenti, senza fare compromessi con nessuno. Non ho mai scritto un pezzo per fare piacere a qualcun altro, ho sempre scritto solo per fare del piacere a me stessa. Sono molto egoista in questo.

Quali sono le differenze tra Sucker e il tuo precedente album True Romance?
True Romance è un disco molto più malinconico, timido e misterioso… se fosse un colore sarebbe sicuramente il viola; SUCKER, invece, è come un pugno in faccia… è pericoloso, è aggressivo, è selvaggio, sicuramente sarebbe un rosso acceso, o un rosa shocking. Diciamo che True Romance era molto più dolce come lavoro, mentre questo invece è molto più… stronzo. (ride ndr)

Qual è la canzone del disco alla quale sei più legata?
Sono indecisa, probabilmente sono due: la prima è di sicuro Sucker… Perché dico vaffanculo talmente tante volte che diventa terapeutico cantarla. Parla dell’industria musicale e delle mie esperienze fino ad ora in quel mondo, è praticamente un grandissimo dito medio a tutto e a tutti. L’altra è invece Need Ur Luv, che è la canzone più romantica e soft del disco. Queste due perché sono un ottimo contrasto tra di loro.

Hai scritto innumerevoli hit di successo, tra cui ”I Love It” per le Icona Pop. Come mai hai scelto di dare una canzone con quel potenziale a qualcun altro?
Quando ho scritto I Love It, era una canzone che mi piaceva molto, ma che non sentivo mia. Appena l’ho proposta alle Icona Pop, e gliel’ho sentita cantare, non avevo dubbi: era la canzone perfetta per loro. Sono davvero contenta che gli sia piaciuta.

In questo periodo sei in tour con Katy Perry: come mai un’artista con già all’attivo tre album, ha deciso di diventare l’opening act di qualcun altro?
La proposta è arrivata nel pieno della popolarità di Boom Clap; ho accettato per avere la possibilità di far conoscere la mia musica a un pubblico più vasto, così da poter fare crescere anche la mia fanbase. Inoltre adoro Katy, ogni sera mette in piedi uno show che è indescrivibile, e mi permette di usare tutto il palco per il mio set… E’ motivo di orgoglio per me stare là sopra prima di lei!

Hai di recente lavorato con Lorde alla colonna sonora dell’ultimo Hunger Games, com’è stato lavorare con lei?
E’ stato bello! Non abbiamo proprio lavorato insieme a della musica, ma diciamo che mi ha più che altro istruito su come voleva che fosse il mio pezzo, essendo la direttrice artistica della colonna sonora. Tuttavia è stato fantastico, ci siamo capite fin da subito, lei voleva che facessi qualcosa di differente, di inaspettato, e io volevo creare qualcosa che desse un tocco in più alla colonna sonora. Sono una sua grande fan, è davvero una persona intelligente, che da tutta se stessa per l’arte.

Se dovessi scegliere tre canzoni che secondo il tuo gusto sono le più belle di sempre, quali sceglieresti?
Britney Spears – Piece of Me
Lou Reed – Satellite of Love
Bow Wow Wow – I Want Candy

Qual è stata la cosa più divertente che un fan ha fatto per te?

I miei fan sono davvero dolcissimi! Mi hanno comprato tantissime copie del profumo di Justin Bieber, talmente tanti che me ne porto delle boccette sempre con me! Ce l’ho anche adesso addosso. Una volta un gruppo di fan mi ha regalato un bambolotto gonfiabile a grandezza naturale di Justin Bieber completamente tatuato in tutto il corpo, pure nel pene!! (ride a crepapelle ndr) La cosa ancora più divertente è che durante il tour americano, la bambola è venuta con noi!

Ma come mai tutto su Justin Bieber?!
Non ne ho idea!!! Ho solamente detto che mi piace la sua musica, non sono ossessionata da lui, apprezzo il suo percorso musicale! Ma adoro i miei fan e quello che fanno per me, sono davvero dolcissimi!
Quando tornerai in Italia?
Spero presto! Vorrei tornare a suonarci con il mio tour da headliner… Molto probabilmente nell’inverno di quest’anno!

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ALBERTO ZAMBELLI FW 2015/16

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foto Alessandro Levati

Linee semplici e colori essenziali: per l’ultimo giorno della settimana della moda, scende in passerella Alberto Zambelli, giovane stilista patrocinato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana.

Un autunno inverno semplice, e posato, ispirato alla Marchesa Casati in viaggio sull’Orient Express. Un volto bianco calce con uno sguardo intriso di mistero e dall’aspetto androgino… La donna che Zambelli immagina è una donna colta e desiderosa di apprendere dal connubio di culture.

Cappotti in nuovo loden, giacche allungate e destrutturate, maglie a matita, camicie oversize in micro collo, e pantaloni maschili, sostengono una collezione che è l’esatto connubio tra semplicità destrutturata e una femminilità nomade e sofisticata, per una donna forte, ma leggera.

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TER ET BANTINE FW 2015/16

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Foto di Alessandro Levati

Collezione dai tratti femministi per Ter Et Bantine, che ha trovato ispirazione da Sara Thakral (1914 – 2009), donna indiana dallo spirito contemporaneo, tra le prime ad aver guidato un aereo agli inizi del XXesimo secolo.
Una donna determinata, amante dei viaggi avventurosi che ha creduto nei suoi sogni. Artista, madre, moglie ed un’imprenditrice, parole chiave che descrivono lo spirito moderno delle professioniste del nostro presente, alle quali Kostas Murkudis, direttrice creativa del brand, dedica la sua prima collezione.

Ispirata alle uniformi e agli abiti militari, Kostas, dà vita a una collezione di pratici abiti, ma allo stesso tempo estrememanete chic, capace di catturare la personalità multi-tasking rappresentato dalla donna di TER ET BANTINE. 

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NICHOLAS K FW 2015/16

di Federico Ledda 
foto di Alessandro Levati

nCollezione futuristica per Nicolas K che decide di puntare tutto sulle varie sfumature del nero e sulle varie sfaccettature della pelle, ispirandosi ai film noir, allo streampunk e al gothic.

Estremo e coraggioso il prossimo inverno marchiato Nicholas K sarà costituito principalmente da tessuti elaborati quali pelle invecchiata, morbido mohair, e pelle di agnello invecchiata. Grande attenzione anche ai dettagli con pailettes monocromatiche, fibbie di metallo industriale, guanti di pelle di agnello, e calze di seta.

Nero, rosso scuro, ruggine, vamp, e canna di fucile, sono invece le scelte delle palette dei colori che caratterizzano la collezione: tessuti puliti, ma dai tagli forti che creano un compromesso futuristico e mai scontato.

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MOVIE OF THE MONTH: DRIVE

di Luca Rivolta

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Eccoci qui al solito appuntamento cinematografico. Oggi tratteremo di un film del 2011, diretto da Nicolas Winding Refn, interpretato da Ryan Gosling, vincitore a Cannes per la miglior regia: Drive.

E la domanda è sempre la solita: perché spacca? Ovviamente anche la risposta è la solita: boh.

Per chi non ne avesse neanche mai sentito parlare, non è un film spazzatura stile Fast And Furious, non c’entra davvero nulla. Il ruolo di pilota è marginale al fine della pellicola. O meglio, la trama è ovviamente sviluppata sulle azioni del protagonista, tutto ruota intorno al pilota, ma come suggerisce il titolo, la guida è solo uno degli aspetti, quello più visibile, quasi un travestimento; infatti la parola drive significa anche motivazione, impulso, ma soprattutto piantare, ficcare, basti pensare all’ultima scena.

Molto brevemente: il pilota, di cui non viene rivelato il nome, lavora come meccanico in un’officina, oltre che fare lo stuntman part-time e l’autista per rapine. Si innamora della vicina, proprio mentre gli si apre una finestra che gli permette di entrare a far parte di un campionato automobilistico. All’improvviso, a causa di una serie di eventi quasi fortuiti si ritrova sua malgrado immischiato in un affare di mafia. Come spesso accade nei film trattati in questa rubrica, non è la trama ad attirare: tutte cose già viste un miliardo di volte in un miliardo di film. La prima cosa che colpisce è lo stile del protagonista. Grandi meriti a Ryan Gosling; è risaputo, prendete un fico della madonna, fatelo dirigere da un regista con delle buone idee, e sbam, personaggio dell’anno. La prima peculiarità che salta all’occhio, oltre alla fichezza ovviamente, sono i silenzi. Tutti i personaggi gli parlano e lui, silenzio. Al massimo un cenno col capo. Del tipo che si passa metà del film a urlare “RISPONDIGLIII”, ma una volta superato questo blocco ci si accorge che è in perfetta linea con il personaggio. Nella prima fase del film, quest’aspetto del personaggio fa molto assomigliare la pellicola a “Lost in Translation”, probabilmente per questa storia d’amore che non riesce a diventare una storia fisica, ma non per questo non intensa, con questi silenzi riempiti dalle musiche quasi psichedeliche. Nella seconda fase viene lasciato più spazio alle scene di violenza, rivelando la duplice personalità del pilota, che comunque non abbandona mai la sua pacatissima tranquillità. È come se due cose opposte raggiungessero un punto di equilibrio, dove si mischiano senza distinguersi. Come detto prima, in un film di silenzi, il lavoro lo fanno le musiche. La colonna sonora , dove spiccano nomi come Riz Ortolani (il migliore dei migliori), Kavinsky e Cliff Martinez, con suoni molto synth e martellanti, si sposa magnificamente con le sequenza in una Los Angeles vista da un’altra prospettiva, meno caotica ma ugualmente cruda e spietata.

Il tutto crea un’atmosfera veramente assurda, quasi inspiegabile, un misto di sensazioni contrastanti. Ogni singolo aspetto del film aggiunge quel tocco di cupa pacatezza, dalla colonna sonora, alla scelta dell’uso delle luci, ai titoli di cosa. Qualcosa che rimane dentro.

Drive spacca perché ti rimane dentro, dal primo momento, dalla sequenza iniziale a quella finale. E anche la mattina dopo. Uno di quei film a cui basta pensarci per farti riaffiorare quelle sensazioni. Da guardare per capire.

#Addicted – 2 – My Phonetographs

di Johnny Dalla Libera
 


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Panoramiche, selfie, fisheye, instaphoto… Siamo bombardati da materiale fotografico che arriva dai social network a partire dai singoli utenti (amici,fashion bloggers,food bloggers etc) o da pagine (di brand, personaggi famosi etc) ma cosa si nasconde dietro a delle foto che vogliono farci apparire molto spontanee, istantanee e “naturali”?
Post-production che da ora chiameremo Post-prodAPPtion!
Pochi conoscono il vero potere delle App per modificare delle semplici foto fatte col Telefono!

#ChiSiAccontentaGode
Non bisogna dimenticare quelli che si accontentano dei semplici filtri forniti con la sola fotocamera o da Instagram (che tuttavia alcuni son molto elaborati e piacciono) per ottenere un semplice effetto istantanea o Black’n’White o b/w!

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#LaLuceConta (App: Snapseed)
Salendo un po’ di livello, troviamo un must della postproduzione: Snapseed. Intuitiva e piena di features
Luci,Crop,Straighten sono fondamentali, filtri,grunge, details per l’occhio più ricercato e i classici Center Focus e Tilt-Shift che fanno l’effetto “che bello con lo sfocato dietro” che se usato bene da un tocco da PRO!

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#CoseMoltoTumblr (App: Phonto)
Ha dilagato a macchia d’olio la moda di foto belle con delle scritte incollate sopra! Ci sono poche regole, l’allineamento della scritta, la scelta del phont,lo sfocato dietro (a volte ci sta bene) e Mai,MAI, mischiare più di due fonts!
Per tutto ciò è utile Phonto un app semplice,intuitiva e ricca di font che si possono anche scaricare dal web.

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#MaestriDelCollage (App: Moldiv)
Tra le tante app che si trovano quella più versatile e completa è Moldiv. Per postare le foto della giornata,o un album di foto per la migliore amica, ricordare una vacanza o mostrare il proprio outfit coi vestiti buttati sul letto basta saper scegliere le foto per una semplice composizione!

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#VorreiMaNonPosso (App: Facetune $)
Dove non arriva il computer con Photoshop ci arriva il tuo smartphone con Facetune ($ a pagamento).
Per nascondere i brufoli da un selfie venuto bene, per pulire qualche nuvoletta dal cielo quasi perfetto, per sbiancare gli occhi in una foto dopo una bella seratina di movida arrivano le funzioni di Facetune!

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#GoPro (App: ReflexCamera + Lente)
Per diventare Pro a tutti gli effetti bisogna cominciare prima della PostProdAPPtion e scaricare ReflexCamera per poter sfruttare il telefono con le funzioni di una fotocamera Reflex con Focus Manuale, Iso regolabile, tempo di posa regolabile, bloccare la messa a fuoco, bloccare l’esposizione e altre funzioni!

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Per diventare Pro come una GoPro bisogna acquistare le fantastiche lenti Olloclip che racchiudono in un solo oggetto 4 lenti Macrox10,Macrox15, Grandangolo e Fisheye; quest’ultimo riscuote molto successo per le foto underground o selfie estremi

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Sbizzarritevi e postproducetevi
responsabilmente!…
To be continued…

AMANDA TOY: ALLA SCOPERTA DEL MONDO TATTOO

di Federico Ledda
amanda e fede

Argomento nuovo e insolito per THE EYES FASHION. Il mondo dei Tatuaggi. Ho sempre ammirato chi è tatuato, perché riesce a vedere il proprio corpo come una tela, e riesce ad usarla come tale senza vergogna, senza paura dei pregiudizi. Durante il celebration party dell’anniversario dei primi venti anni della Milano Tattoo Convention, mi sono imbattuto in una ragazza minuta, molto colorata, che non passa inosservata.

Il suo nome è Amanda Toy, ed è e una delle tatuatrici più famose e rinomate al mondo. Ha viaggiato e lavorato in posti come San Francisco, e Londra tatuando i più famosi rapper della scena ed è uno dei principali volti della prossima Milano Tattoo Convention che avrà luogo dal 6 all’8 febbraio presso il centro congressi Quark Hotel,
Non potevamo perderci un’intervista con lei: Amanda incarna perfettamente l’essenza di The Eyes Fashion, riuscendo a portare in un mondo ”scuro”, per via dell’inchiostro, originalità, armonia e tanto colore.

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Come nasce Amanda Toy?
Ho iniziato diciotto anni fa, a Genova, casa mia. Dopo mi sono trasferita a Trieste, dove per tredici anni insieme al mio ex fidanzato, ho avuto uno studio che era diventato un punto di riferimento non solo per il nord-est, non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa, in quanto molta gente ci raccontava di prendere l’aereo apposta per venire a farsi tatuare da noi, grazie anche allo stile che contraddistingue sia me che lui. Dopo appunto, esserci separati, mi sono trasferita a Milano, dove ho aperto il mio studio Toy Tattoo Parlour e dove proseguo nel raccontare attraverso i disegni quello che non dico attraverso altre forme d’arte. Diciamo che il Tatuaggio è per me una forma d’arte che mi permette di raccontare quello che non riesco attraverso le parole.

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Crescendo e acquisendo una certa maturità, è stato difficile mantenere il tuo stile?
E’ stato difficile perché devi sempre impegnarti al massimo perché la gente da te si aspetta il meglio, e non puoi deluderli. E’ stato anche difficile perché nel corso degli anni potevo rischiare di fossilizzarmi proprio sugli stessi disegni, mentre invece ho cercato di evolvermi mantenendo un filo conduttore nel mio lavoro, cercando però di cambiare soggetti . E’ stato complesso, ma spontaneo e rigenerante.

Hai iniziato negli anni in cui, almeno in Italia, il Tatuaggio era un po’ un Tabù
Ci sono state altre generazioni prima di me, che hanno vissuto questo in prima persona. Diciamo che io sono arrivata nel momento in cui era difficile procurarsi l’attrezzatura, in cui c’erano meno di dieci donne a fare questo mestiere, mentre adesso si parla di oltre un migliaio. Comunque, era un’altra epoca. Non era un Tabù, ma diciamo che se andavi in giro con le braccia tatuate, la gente si girava per osservarti, mentre adesso, non è normalità, ma è sicuramente più popolare.

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Cosa pensi di questa evoluzione popolare?
Come tutte le cose ha i suoi pro e i suoi contro. Sono una persona ottimista, ma viviamo in un’epoca difficile, trovo che si sia persa un po’ la magia. Viene tutto filtrato dai media come la televisione, che è un canale che sì, ti permette di entrare nelle case della gente, ma fa sì che tutto diventi più commerciale, dando quindi meno spazio all’arte e più al lato finanziario. Così come accade al tatuaggio, trovo si dia troppo spazio a fumentarlo come una moda e poco come forma d’arte. Ma come ti ho detto sono una persona ottimista, proseguo per la mia strada cercando di esprimermi al meglio cercando l’originalità in ogni pezzo.

Commercializzazione estrema quella del tatuaggio in questo momento: serie tv, film, davvero qualsiasi cosa. Avendo iniziato in un momento in cui avere un tatuaggio era quasi una vergogna, come vivi tutto questo?
Ho rifiutato di fare una serie Tv perché non volevo diventare troppo commerciale, e sono felice di averlo fatto. Il mio studio è abbastanza conosciuto, non vedevo motivo per farmi ulteriore pubblicità. Penso che questo mercato sia adesso molto saturo, anche se molti tatuatori della nuova generazione sono degni di nota. Credo però che il futuro sarà quello di tatuarsi dalle persone che brillano di luce propria avendo inventato un loro stile e non da persone che brillano di luce riflessa copiando la firma di altri.

Da dove trai ispirazione per i tuoi tatuaggi?
Trovo ispirazione da più fonti, può essere una canzone, un’immagine che vedo in un film, una stampa su una tshirt, che ovviamente non riproduco uguale, ma usando i colori che magari mi hanno colpito per un’altra creazione, può anche essere la frase di un libro. Può arrivare da milioni di cose.

 

AMANDA TOY – TATTOO PARLOUR
VIA RASORI 8 MILANO
https://www.facebook.com/pages/Amanda-Toy/152218094831595

Justine Mattera in A Day With Mia Wallace

di Federico Ledda

Camaleontica, sorprendente, iconica. Per il ruolo di Mia Wallace, non potevamo che scegliere Justine Mattera. Solo lei sarebbe stata capace di ricoprire un ruolo così complesso con tanta eleganza.

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Per quelli che non lo sapessero, Mia Wallace è la protagonista femminile incarnata da Uma Thurman in Pulp Fiction. Nel film, interpreta una tossicodipendente “moglie del capo”, ma che nonostante la sua vita poco raccomandabile, è un’immensa femme fatale capace di far innamorare qualsiasi uomo grazie alla sua classe ed eleganza. È proprio questo che ho notato in Justine quando ci siamo conosciuti: l’eleganza, e soprattutto il suo essere poliedrica. L’abbiamo vista in Televisione, l’abbiamo ascoltata in radio, l’abbiamo sfogliata nelle maggiori riviste nazionali e non, l’abbiamo vista al cinema e anche a teatro, dove, infatti tornerà dal 28 gennaio al 22 febbraio, con la commedia “Pene d’amor perdute” di William Shakespeare e diretto da Riccardo Giudici con i trench Burberry.

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A Justine piace mettersi in gioco, affrontare nuove sfide, per lei nulla è scontato: motivo per cui alla nostra richiesta, non ha esitato a dirci sì, interpretando al meglio un ruolo così complesso. Ladies and gentleman Mrs. Mia Wallace.

Per quale motivo hai scelto di accettare la nostra proposta, e di diventare la nostra covergirl di gennaio?
Dopo avervi conosciuto ed essere stata colpita dal vostro talento, ho deciso di seguire il mio istinto e di buttarmi in questo progetto. E’ giusto dare spazio ai giovani!

Nella tua carriera hai fatto, e stai facendo davvero tanto. E’ stato difficile interpretare un personaggio così distante da te?
Non lo è stato! Pulp Fiction è un film che ho adorato e che conosco molto bene. Chi poi non vorrebbe essere Uma Thurman? Non che io lo sia, eh! Ma quando ho messo la parrucca mi sono immedesimata in lei, mi sono fatta trascinare dal momento, dalla situazione, dai vestiti ed ecco fatto.

Come sarebbe secondo te la giornata tipo di Mia Wallace?
Mia me la immagino come una classica ricca, snob, ma più che altro annoiata, abituata a ottenere ciò che vuole, e a cui piace divertirsi… Anche grazie all’abuso di sostanze illegali.

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Invece com’è la giornata tipo di Justine Mattera?
Forse la mia è più noiosa della sua! (ride ndr).
Ho due bambini, non ho mai molto tempo per me stessa. A volte capita che dopo averli accompagnati a scuola, vada in qualche showroom a scegliere alcuni abiti, o faccia delle interviste in televisione, o che magari se è sera, vada a fare da vocalist in qualche locale. Adesso invece sto facendo le prove per ”Pen D’Amor Perdute” di Shakespare, che debutta tra poche settimane al teatro Caboto di Milano, quindi, anche le prove dello spettacolo fanno parte della mia giornata.

A proposito di teatro, adesso ti appresti a tornarci con ”Pene D’Amor Perdute” di William Shakespeare…
Sì, è un progetto sperimentale che mi ha colpito sin da subito. Diciamoci la verità, Shakespare a teatro non vende, a meno che non ci sia Al Pacino ad interpretare Riccardo III, o un personaggio simile. Però ho pensato che quando mai mi sarebbe ricapitato di prendere parte in Italia ad un’opera di William Shakespeare? Penso mai nella vita, quindi ho accettato. Negli Stati Uniti ho avuto occasione di recitare in lingua originale in opere come Macbeth e La Tempesta, mentre invece questo è lavoro meno conosciuto… Una sorta di commedia light, rivisitata in chiave ironica, fashion, ma di spessore. Io interpreto la Principessa di Francia, che ha studiato negli Stati Uniti… proprio come me! (ride ndr)

Sei anche impeccabile in fatto di moda, infatti hai messo una grande impronta nel nostro shooting. Quanto la moda influisce nella tua vita?
La moda mi diverte, mi da modo di esprimermi quotidianamente. La prima impressione, alla fine, è basata su quello che indossi, quindi è importante essere impeccabili, ma rimanendo sé stessi. Mi piace definirmi una ”freak” perché mi piace divertirmi indossando cose che la gente non si aspetterebbe. Non mi piace essere prevedibile.

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Negli scatti ti vediamo sempre con un bracciale nero, cos’è di preciso?
E’ il mio Beurer Activity Tracer, un sensore di attività a bracciale che registra ininterrottamente l’attività fisica e monitora la qualità del sonno che posso poi controllare con un app direttamente sul mio Smartphone!

Così distanti ma così unite, con la parrucca addosso ho difficoltà a ricordarmi che in realtà sei Justine e non Mia Wallace. Qual è un aggettivo che ti unisce a lei, e uno che ti differenzia?
In comune abbiamo la consapevolezza di chi siamo… l’essere sexy. Mi differenzia il fatto che io non mi drogo, non mi sono mai drogata, e a differenza sua, non sono sposata con un Gangster!

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Quentin Tarantino è un regista che presta molta cura alla parte sonora del film… Alle colonne sonore. Quale secondo te, dovrebbe essere quella giusta per il nostro servizio?
Noi abbiamo usato quella originale del film, che secondo me è stata una parte fondamentale per ricreare il mood originale che si respirava sul set. Se ne dovessi scegliere una, Girl You’ll Be A Woman Soon degli Urge Overkill.

 

Photographer ALESSANDRO LEVATI

From an idea of ALESSANDRO LEVATI, JOHNNY DALLA LIBERA, FEDERICO LEDDA

Make up YLENIA MOLINARI

Styled by FEDERICO LEDDA, JUSTINE MATTERA

Production JOHNNY DALLA LIBERA, VANINA VIVIANI, ALESSANDRO VILLA

Backstage video ALESSANDRO VILLA

Graphic designer FILIPPO MANELLI

Location DRIVER INDOOR PARK (Via Pasquale Paoli 114, – Como)

A NIGHT WITH LADY STARLIGHT

 

di Federico Ledda

Ph: Alessandro Levati

special thanks to: Just Cavalli Club – Milano

 

Fede Starlight Intervista

Icona di stile e di musica: è così che appare ai miei occhi Lady Starlight. Personaggio forte e affascinante in continua evoluzione. Ecco descritta in poche parole una deejay e producer di Brooklyn (New York), che sta iniziando a far parlare di sé nella scena Techno mondiale. Artista dotata di una conoscenza musicale disarmante, Starlight inizia ad esibirsi come deejay rock nel 2007, per abbracciare solo in storia recente la musica Techno. Colleen Martin, questo il suo vero nome, è on the road con il cast dell’artRAVE Ball, tour mondiale di Lady Gaga, sua migliore amica con la quale ha da sempre condiviso sogni e passioni e che l’ha portata a calcare i palchi più prestigiosi del mondo come sua ”opening act” ufficiale.

Il Team di THE EYES FASHION, ha incontrato Lady Starlight durante l’after Party dello Show tenutosi al Just Cavalli, il club più cool di Milano, dove prima del suo deejay set, abbiamo avuto l’onore di parlare della sua crescita musicale, della sua migliore amica, e ovviamente di musica a 360°.

Hai sempre suonato in piccoli club introno a Brooklyn, mentre adesso stai suonando nelle arene più grandi del mondo. Quali sono le differenze?

Beh, la differenza più grande è sicuramente la capienza. E’ molto più difficile suonare in un piccolo club che in una grande arena. Per il semplice fatto che in un grande palazzetto essendo sopra un palco, e avendo le luci puntate addosso, non riesci a vedere niente quindi è un po’ come suonare da solo in camera tua. Mentre invece in un posto più piccolo, hai tutta la gente intorno… ti senti molto più osservato e sotto pressione.-

Com’è cambiata la tua vita da quando GAGA è diventata una superstar?

Niente è cambiato! Gaga ha sempre cercato di circondarsi di suoi amici… sia io che Breedlove (un altro amico storico di Lady Gaga, anche lui cantante e opening act durante l’artRAVE ndr.) siamo in questo tour, quindi abbiamo possibilità di passare molto tempo tutti insieme. La differenza è che prima eravamo a New York, mentre adesso siamo quasi ogni giorno in una città diversa!

Sei sempre stata una deejay Rock, mentre adesso ti vediamo suonare Techno. Com’è avvenuto questo cambiamento?

E’ semplicemente una trasformazione naturale. Ho sempre cercato di evolvermi in base a ciò che mi rende felice. E’ una cosa che cerco di ricordare sempre anche ai miei fan: ”Reagite in base alla vostra felicità, fate qualcosa solo se siete contenti di farla…seguite l’istinto”. Ho sempre detto che la mia carriera è caratterizzata da pessime decisioni una dietro l’altra (ride ndr.) per il semplice motivo che sono tutti ossessionati dal successo commerciale, mentre io cerco solamente di fare quello che mi piace, e penso che questo sia il miglior modo di rendere altre persone felici.

Un tuo amico ti regala un iPod con una memoria limitata… puoi metterci solamente tre canzoni. Quali sono?

Mmm…metterei:

-A Plague Of Lighthouse Keepers dei Van Der Graaf Generator

-La Real di Surgeon

-Transylvenia degli Iron Maiden

Ho barato, perché la prima canzone dura 23 minuti! (ride ndr). Fai parte dell’artRAVE Ball Tour di Lady Gaga.

Da quando è iniziato il tour, qual è stata la cosa più divertente accaduta on the road?

Quando durante l’after party a Tokyo, mentre stavo suonando, Gaga mi ha versato in testa un intero bicchiere di champagne… c’era alcol ovunque! Ci siamo divertiti un sacco quella sera..

Lady Starlight

Come hai iniziato a fare la Deejay?

Tutto è iniziato perché andavo a ballare sperando sempre di sentire glam-rock anni 70, ma nessuno mai lo suonava. Così ho deciso di arrangiarmi e di iniziare a fare festa con la musica che volevo io.

Com’è cambiata la tua attrezzatura da quando suonavi Rock, ad oggi?

E’ molto più difficile da usare! Adesso la mia priorità è però quella di produrre… ovviamente essere anche Deejay, ma mi importa moltissimo il processo… la produzione di un brano prima ancora di suonarlo.

Come reagisce un pubblico pop come può essere quello di Lady Gaga alla musica Techno?

(ride ndr) Beh… (ride ndr) Dipende… dipende dai posti! A Milano la gente ha capito, come a Londra, ma in generale in tutta Europa la risposta del pubblico è di gran lunga superiore a quella che ho ricevuto in America, dove è stato davvero difficile… purtroppo là questo genere non è così popolare come lo è qua in Europa… la gente non è abituata a questi suoni, quindi avrei potuto suonare qualsiasi cosa, che purtroppo il pubblico, non avrebbe cambiato espressione… è stato davvero estenuante!

In quali città in Europa hai ricevuto la miglior risposta dal pubblico?

Sicuramente a Milano, e anche in altre parti dell’Italia dove ho avuto modo di suonare… ma anche Spagna e in Portogallo. Sono sempre accolta con grande euforia qui (in Europa). Sai, vedo sempre folle entusiaste ma che non reagiscono nemmeno se gli piace quello che stanno ascoltando, quindi, da performer, avere un pubblico che ti da energia come succede qui, è davvero ispirante.

Quando verrai in Italia con un tuo dj set da solista?

Molto presto, non vedo l’ora!

 

Music and style icon: that’s how Lady Starlight appears to my eyes. She’s a strong and charming character who always renovates herself!

But that’s just a few-word-description for such a huge deejay and producer of Brooklyn (New York), who is rising in the techno music global scene.

She has a stunning knowledge of music that’s why she started to perform as a rock deejay in 2007 and she recently joined the Techno music industry.

Colleen Martin, that’s her real name, is on the road with the cast of the artRAVE Ball Tour with her best friend Lady Gaga and they have always shared dreams and passions that brought Lady Starlight to join Gaga and to be her official “Opening Act” in the majority of the most prestigious stages in the world.

The Eyes Fashion team met Lady Starlight at the Just Cavalli Club, the coolest Club in Milan, during the after party for the show at the MediolanumForum and we had the pleasure of a little chat before her DJ set and we had the chance to talk about her projects, her best friend Gaga and a 360 degree speech about music.

You have always played in small clubs around Brooklyn and now you are playing in the biggest arenas in the world. What is the difference?

Well, actually the biggest difference is the amount of people. It is way harder to play in front of a small audience because in a big arena you have the lights pointing on you and you can’t see the crowd, it is as if I were playing in my room all alone. Contrariwise the smaller the place is the more pressure I feel!

What changed in your life since Gaga became a superstar?

Actually nothing! Gaga is always surrounded by her best friends… Both Breedlove (old time Gaga’s friend Ed.) and I joined the artRAVE tour so we have the chance to spend a lot of time all together. The only difference is that we used to be in New York and now we move everyday from a city to another one!

You have always been a rock deejay while today you play techno music; how did you shift to this genre?

It’s been a natural shift, I’m in constant evolution and I’m proud of it. I also suggest my fans to act like me: “Act according to your feelings, do what makes you feel happy”. I think that in my career I made a lot of bad decisions (She laughs Ed.) due to my intention to avoid being mainstream or too commercial I feel proud and this is the best way to pursue happiness.

A friend of your gives you an iPod with a limited storage of just 3 songs. Which songs would you upload on it?

Mumble, mumble… I’d say:

1- A Plague Of Lighthouse Keepers by Van Der Graaf Generator

2- La Real by Surgeon

3- Transylvenia by The Iron Maiden

Well, I admit I cheated because the first song is 23 minutes long. (She laughs ed.)

You are part of Lady Gaga’s artRave Ball Tour. Since the beginning of the Tour what is the funniest thing that has happened?

During the after-party in Tokyo, as I was playing, Gaga spilled a glass of Champagne all over my hair! We had lot of fun that night.

How did you started your career as a DJ?

Actually I used to go clubbing and I was expecting to dance to ’70 glam-rock music, but I never had the chance to find a DJ playing it. So I decided to make all by myself.

Is there something different in your music equipment since you play Techno Music?

It is way harder now, because I am not just a DJ, I became a music producer. I’m still a DJ but now I handle music production!

How does Gaga’s audience react to your Techno music?

(She laughs Ed.) Well… (She keeps laughing Ed.) It depends… It depends on the city/place. In Milan, as in London and all over Europe, the crowd got into the feeling of my music and they reacted way better then the audience in America where it has been very tough. American people hasn’t got accustomed to those new sounds yet… I could have played anything that they wouldn’t have gotten into my mood. It has been very stressful!

In which city of Europe you received the best feedback?

I can say in Milan and generally in Italy I had a positive reaction… Also Spain and Portugal have been good to me. I’ve always received a huge welcome all over Europe. I’ve seen also some enthusiast audiences that never reacted even if they were enjoying what they were listening to and as a performer I must admit it is important to receive energy from the crowd as it has happened to me here! It motivates me.

When would you perform in Italy as solo artist?

Very soon! I can’t wait for it!