Sneakers #Addicted

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

Scure, colorate, alte, basse… La tendenza del momento è stare comodi, la tendenza del momento è la sneaker.

Portate al mondo principalmente per uso sportivo, abituati a vederle addosso a giocatori di basket, di tennis, e chi ne ha più ne metta, la scarpa da tennis, così chiamata ”all’italiana” è diventata un vero e proprio MUST: dai più piccoli ai più grandi, dalle fashionista alle celebrities, dagli stilisti agli imprenditori, sembra proprio che sia in atto la rivoluzione della comodità: non più tacchi chilometrici per lei, e non più scarpe laccate per lui. L’eleganza dell’uomo rinasce bensì dalla scarpa sportiva, cosa che sa bene anche la donna che al posto di un tacco chilometrico a un vestito sceglie di abbinarci una suola bassa, che seduce, ma in totale tranquillità.

E voi per che Sneaker siete? Ecco la nostra TOP 6 delle Sneaker MUST HAVE della stagione:

 

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ADIDAS ZX FLUX IN ESCLUSIVA DA FOOT LOCKER
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REEBOK ZPUMP
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ADIDAS TUBULAR
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ADIDAS ZX FLUX IN ESCLUSIVA DA FOOT LOCKER
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REEBOK INSTAPUMP FURY
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ADIDAS TUBULAR

CARLO PIGNATELLI HAUTE COUTURE 2016

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati

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Sconfinata eleganza con richiami vittoriani e barocchi: a Milano sfila l’haute couture firmata Carlo Pignatelli.

Uomini dall’innata attitudine verso la ricercatezza e l’esclusività, caratteristiche peculiari nell’eleganza del dandy moderno, ma con il fascino retrò di chi sa stupire con un’innata classe. La redingote e il frac, rivisitati con i dettagli delle uniformi, saranno i must della prossima stagione secondo lo stilista torinese che presenta un ricco excursus tra giacche da ”borghese a gentiluomo”. A caratterizzare ogni look, è però il gilet che grazie a pregiate lavorazioni sui tessuti, lo rendono sofisticato e unico, come si addice a un vero eccentrico.

Le degne muse dei dandy sono affascinanti dame dalle silhouette leggere, vestite da tessuti e ricami non convenzionali. Giochi di luce e di ombre pannellano materiali che si intersecano e si sovrappongono creando effetti di trasparenze strategiche per un’eleganza soffice, quasi sussurrata, creata da tutte le declinazioni del bianco e dell’avorio fondendosi nel rosa antico arrivando fino allo zaffiro. Donne romantiche, e pacate, che non rinunciano però alla loro femminilità, sfoggiandola in modo distinto.

Le donne e gli uomini di Carlo Pignatelli in tre parole? Grazia, distinzione, finezza

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WTF??? – #5 – CINQUE MODI PER RICONOSCERE UNO STRONZO

di Ludovica Borzelli (http://www.belou.wtf/)

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Gli stronzi sono ovunque: possono nascondersi dietro alla faccia paciosa del tuo postino, dietro ai modi falsamente gentili del tabaccaio di fiducia, dietro al sorriso tirato del tuo datore di lavoro, ma anche (anzi, soprattutto) dietro alle belle (e finte) parole delle persone che consideri amiche.
Come riconoscerli?
Ecco cinque comportamenti tipici dello Stronzo D.O.C.

1. Non rispetta le tue idee e i tuoi valori
Non fumi perché in famiglia hai avuto una perdita causata da un tumore ai polmoni? Sei uno
sfigato di merda, sempre ad ascoltare la mammina.
Sei buddista e lui è cattolico? Non capisci un cazzo, fanculo il Nirvana.
È normale avere idee diverse ed è normale discuterne, ma il rispetto prima di tutto. Se questo
viene meno, la persona che hai di fronte non merita la tua attenzione.

2. Cerca di metterti in imbarazzo davanti ad altre persone
Gli hai già detto svariate volte che ti senti a disagio quando racconta di quanto fossi sfigato/a alle
medie, ma lui continua imperterrito. “Ma come sei permaloso/a, sto solo scherzando!”, ti dice.
Certo ma, come si suol dire, il gioco è bello quando dura poco; e soprattutto c’è differenza tra un
amico che ride con te e uno che ride di te.
Probabilmente ti vede come una minaccia e crede che, mettendoti in cattiva luce, riuscirà a
spiccare.
Aiutalo a spiccare: tiragli un calcio e mandalo nell’iperspazio.

3. Ti dà buca sempre all’ultimo
Dovevate vedervi per una birra, ma dieci minuti prima dell’appuntamento ti chiama per dirti che
ha avuto un contrattempo e non potrà esserci. Okay, non importa.
Organizzate un secondo appuntamento e la storia si ripete. D’accordo, può capitare.
La terza volta che decidete di vedervi, arrivi in birreria e lui non c’è. Lo chiami e non si prende
nemmeno la briga di risponderti. “Magari ha avuto un problema serio”, ti dici.
Poi però apri Facebook e vedi che è appena stato taggato in una foto che lo ritrae in un altro
posto con altri amici.
Un “amico” che ti tratta in questa maniera non è abbastanza interessato a te; sei semplicemente
la sua ruota di scorta per quando non ha niente da fare.
Tronca i rapporti e lascialo a piedi quando una delle sue ruoti motrici si bucherà.

4. Quando ha bisogno di qualcosa cambia atteggiamento
Da qualche tempo cerca di essere gentile, è sempre disponibile ad aiutarti e ti fa un sacco di
moine. Che abbia capito di essersi comportato male e stia cercando di farsi perdonare?
Manco per il cazzo.
Si sta preparando a chiederti un favore, e spera che cambiando atteggiamento tu accetti di
aiutarlo.
Negaglielo, ma sii gentile: “Cortesemente, fottiti.”.

5. Ti sminuisce
Sei contento perché hai raggiunto un traguardo importante?
Lui ti dirà subito di averlo raggiunto molto più in fretta, o con risultati migliori dei tuoi.
O magari davanti a te si congratulerà, mentre alle spalle ti accuserà di essere raccomandato/a o di
aver fatto un cattivo lavoro. Forse perché sa di non poter arrivare al tuo livello.

Di’ la verità: leggendo questi cinque punti ti è venuta in mente almeno una persona che incarna
perfettamente lo Stronzo D.O.C., ho ragione?
Se così fosse, corri a chiudere i rapporti con lui!

LouB

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LA SFIDA GERARCHICA DI GENERE SESSUALE E LE NUOVE DONNE

di Valentina M.

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Dall’alba dei tempi, passando per il Medioevo e fino alla metà degli anni ‘90, la donna è sempre stata vista come una cuoca, casalinga e sfornatrice di flgli; in poche parole una Passiva. Dal canto suo, l’uomo, è stato costantemente classificato come il genere sessuale attivo e dominante, ossia il fico della situazione.

Poi qualcosa cambiò.

Infatti, dagli anni ‘60 vi fu un ondata di movimenti di protesta da parte del mondo femminile e omosessuale contro una società patriarcale; lo scopo era quello di mostrare al mondo la loro vera natura come esseri dotati di intelligenza e indipendenza. E proprio per questo, alcune nuove donne pensanti e indipendenti divennero artiste e sperimentarono un nuovo tipo di arte che, diversamente da quella precedente, aveva lo scopo di osare, far ragionare ma, specialmente, di scioccare.

Nacque la performance, un’esibizione fatta di azioni che scorrono nel tempo e, diversamente dalle altre forme d’arte vede nello spettatore e nelle sue reazioni il protagonista assoluto in prima persona.

OUR PERIOD.

Nel 2001-2005 Joana Vasconcelos, creò The Bride (La sposa), un magnifico e grandioso lampadario di 5 metri degno dei palazzi di Versailles. Cosa c’entra con la rivoluzione sessuale? Il lampadario è composto interamente di tamponi vaginali; ecco che un oggetto così poco aulico e vagamente schifato dall’uomo, diventa una bellissima opera d’arte.
Più che critica, è un grandissimo monumento alla vagina.

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CAROLEE’S SCROLL

In una delle opere più celebri di Carolee Schneemann, The Scroll, l’artista nuda e sporca di fango estrae una lunga pergamena dalla vagina e la legge al pubblico. Il testo è in parte un poema, in parte un manifesto e in parte alcune sue esperienze divertenti con il sesso maschile nel contesto artistico. Il corpo della donna, ma prima di tutto la vagina, si trasforma in opera d’arte e, allo stesso tempo, conoscenza pura… Ben lontana dalla visione puramente sessuale e riproduttiva che aveva in passato.

“I thought of the vagina in many ways– physically, conceptually: as a sculptural form,
an architectural referent, the sources of sacred knowledge, ecstasy, birth passage, transformation.
I saw the vagina as a translucent chamber of which the serpent was an outward model: enlivened by it’s passage from the visible to the invisible, a spiraled coil ringed with the shape of desire and generative mysteries, attributes of both female and male sexual power.
This source of interior knowledge would be symbolized as the primary index unifying spirit and flesh in Goddess worship.”

Carolee Schneeman

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DEATH SEX

Più forte visivamente è Meat Boy, performance dove uomini e donne si accoppiano circondati da animali morti squarciati; L’atto richiama un rito macabro ed erotico in rappresentanza delle arti sessuali estreme mentre si sottolinea la componente distruttiva, violenta e animale dell’essere umano. I corpi vivi si fondono ai cadaveri degli animali e diventano inespressivi e privi della loro soggettività.

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Con Vagina Painting (1965) Shigeko Kubota attacca l’arte maschile e mostra il suo sesso come apparato creativo più che puramente sessuale. L’artista, accovacciata a terra e muovendo ritmicamente le anche, riesce a disegnare sul pavimento tramite un pennello inserito nella sua vagina e precedentemente intinto nella tempera rossa. Ovviamente vi è un richiamo immediato al mestruo, ma anche ad alcuni lavori di Pollock in cui vi sono schizzi simil-eiaculatori.

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RED LIGHTS

Troviamo invece un’artista più aggressiva in Valie Export che, nel 1968 decise di entrare in un cinema a luci rosse con un mitra e un paio di pantaloni aperti sul davanti che mostrano al pubblico i genitali. Gli spettatori che guardavano il film non avevano il desiderio di essere spiati, la Export, invece, mettendo a loro disposizione il suo corpo, li sfida ad agire. Davanti a questa scena l’uomo entrava in uno stato di panico (l’opera si chiama appunto Genitalpanik), veniva messa a repentaglio la natura privata della sua sessualità; era diventato lui il passivo della situazione.

Sempre rivolta al tema del porno è la performance “Tapp-und Tast-Kino” (Tap and Touch Cinema).

Tra il 1968 e il 1971 la Export decise di camminare per strada indossando una piccola televisione di cartone, una scatola, attorno al suo corpo nudo nella parte superiore, in modo che il suo seno potesse essere visto. Chiedeva agli uomini di toccarle il seno, quindi di “attraversare lo schermo” e passare dal desiderio all’esperienza. Fu una vera e propria sfida per l’uomo, infatti solo pochi furono i coraggiosi che la toccarono. Lei era l’oggetto del desiderio fatto presente, ma non nella sfera privata, bensì in quella pubblica; con ciò offriva il suo corpo sfidando la sessualità alle proprie condizioni.

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THE RAPED

Forse una delle performance più forti e impressionanti della storia dell’arte è Rape/Murder di Ana Mantieda. In questa famosa opera, l’artista invitava il pubblico ad entrare nel suo appartamento; dalla porta semi aperta si poteva passare alla stanza principale e trovarsi davanti ad uno spettacolo terrorizzante; l‘artista priva di sensi e seminuda appoggiata al tavolo e sporca di (tempera color rosso) sangue. Lo spettatore si trovava ovviamente in uno stato di shock.
La performance richiamava un vero e proprio stupro, atto che accadde realmente nel 1973 ad una studentessa dell’università dell’Iowa, molestata e poi uccisa; la notizia oltraggiò moltissimo l’artista e da qui nacque Rape/Murder . Mantieda volle mostrare come la società riduca il corpo della donna in un oggetto in balia delle voglie e dei desideri maschili, spesso violenti e senza scrupoli.

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LA CATTIVERIA DEL PUBBLICO

Opera d’arte al limite della comprensione è Rhytm 0 di Marina Abramovich, performance avvenuta nel 1974 a Napoli. Marina mise in una stanza completamente spoglia un lungo tavolo con 72 oggetti sia di piacere (piuma, bottiglie, scarpe, ecc), che di dolore (fruste, catene, pistole e lamette, ecc) poi si sedette e fece entrare il pubblico.
Per 6 ore consecutive l’artista si privò della sua volontà e mise a disposizione in modo passivo il suo corpo al pubblico che, attraverso uno di questi oggetti, poteva interagire con l’artista in qualsiasi modo, guidato e al tempo stesso provocato dalle seguenti istruzioni:

Sul tavolo ci sono 72 oggetti che potete usare su di me come meglio credete: io mi assumo la totale responsabilità per sei ore. Alcuni di questi oggetti danno piacere, altri dolore.

Dopo qualche esitazione il pubblico napoletano diede inizio alla performance; le lamette vennero subito usate per ridurre in brandelli gli abiti di Marina e poi passate direttamente sulla pelle nuda dell’artista. Gli uomini le succhiarono il sangue dalle ferite e iniziano ad avere un approccio incline alla violenza sessuale mentre alcuni cercarono di proteggerla.
Estremo il momento in cui nelle mani dell’Abramovich venne messa la pistola carica, appoggiata al collo, con un dito della stessa artista appoggiato sul grilletto.

La performance più che arte è una indagine sulla natura umana, l’uomo, avendo la possibilità di fare ciò che desidera, da sfogo alla sua vera natura, che, a volte, è violenta e aggressiva.

La domanda è; cosa sarebbe successo se qualcuno non avesse fermato quelle persone? Fin dove si sarebbe spinta la violenza?

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M COLLECTIVE STORE – MUCH, MORE, OR MINUS?

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

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Ha aperto in Viale Regina Giovanna (Porta Venezia) a Milano, la prima interactive experience del mondo, si chiama M COLLECTIVE STORE.

Situato nel cuore di Milano, L’M Collective, non è un semplice negozio, ma un collettivo di designers, artisti e stylist, che divisi in tre categorie, hanno dato vita a una vera e propria esperienza sensoriale che da totalmente un nuovo significato alla parola shopping. Non solo vestiti, ma un camaleontico bazar fashion che diviso in MINUS, MUCH e MORE, ti permette di fare shopping in base alle tue emozioni.
Radical, essenziale, pulita è la parte più sobria dello store, denominata MINUS. MUCH, è un’esatta via di mezzo: sofisticata, basic chic, charmant. Esagerata, pazza e swag è invece MUCH, la parte più inaspettata del collettivo, capace di fare stupire e divertire chiunque.

Totalmente multimediale e interattivo, L’M COLLECTIVE, dispone di diversi schermi touch ad alta tecnologia che permettono, avvicinando il cartellino del prodotto al monitor touch, di comunicare ed interagire con il Collettivo.
Lo schermo, infatti, restituisce una descrizione del brand, le taglie e i colori disponibili in store e il suggerimento
di abbinamenti da parte di fashion stylist e blogger che compongono lo staff.

MINUS. MUCH. MORE. Voi in quale vi identificate? Scopritelo facendo un salto da M COLLECTIVE!

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WHEN IN ROME… #2 – IL COMICO CANTERINO

Paolo -Teatro Vittoria- “L'amore è un cane blu” - Roma
di Sara Banchi

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“Quando è iniziata la tua carriera da attore?”

“Io… allora… ho fatto alcuni mestieri prima di questo. Non pensavo di cadere in questo mestiere anche se sono di famiglia d’arte perché mio nonno e mia zia recitavano. Ho fatto un po’ di lavoretti durante l’università, poi ho trovato lavoro come aiutante in una compagnia di marionettisti che però lavoravano anche con gli attori. Poi sono partito militare e tornato in quella compagnia. In realtà all’inizio la presi come un modo di essere autonomo poi però una cosa tira l’altra…mi sono ritrovato sul palco ed ho capito quasi subito che questa era la mia vita,il mio mestiere.”

“C’è stato un giorno particolare che ti ha fatto capire di aver fatto la scelta giusta?”

“…di giorni particolari in questo mestiere ce ne sono tanti…perché, soprattutto come avviene con il nostro modo di lavorare, ossia che non facciamo mai una replica, accade qualcosa di diverso ogni sera. Anche quando giriamo in video improvvisiamo, nell’arco della carriera ne succedono di ogni quindi non c’è una giornata particolare. Posso però dire che ogni giorno è come se fosse il primo, questa é una cosa che ho imparato subito perché questo è un mestiere in cui, se hai la passione per farlo, ti metti in gioco ogni volta…ogni sera é una sfida ed ogni sera ti giochi la giornata che hai trascorso allora tutti i giorni diventano importanti…poi ci sono giorni un po’ diversi perché questo mestiere ti costringe a lavorare anche quando in altri mestieri si resta a casa invece qui devi andare sul palco lo stesso.”

BREAKING BAD

di Luca Rivolta

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Prima di iniziare concedetemi una non molto breve premessa. Non sono un divoratore di serie TV, anzi le reputo cosette per riempire inutile tempo di gente inutile, proprio un livello sotto il cinema (forse anche perché lo sono effettivamente). Insomma, nella mia vita non ho quasi mai seguito niente che prevedesse più di 3 episodi, fatta esclusione per Simpson, Griffin e South Park. E anche The Boondocks, che spaccava tantissimo. E in realtà mi son guardato anche tutto Chuck, ma rimane ‘na merda. In ogni caso, il punto è che Breaking Bad esula da qualsiasi cosa sia esistita fino ad oggi. Per questo mi sembra quantomeno corretto dedicargli questo spazio. Non intendo recensire tutta la serie, cercherò solo di dare una spiegazione dell’enorme successo che ha avuto. Io stesso ho iniziato a guardarlo nonostante la mia pigrizia compulsiva mista ad una tipica inettitudine Sveviana, solo per aver modo di poter pronunciare con orgoglio “io l’ho vista tutta, dovete smetterla di elevare a capolavoro qualsiasi cosa fornisca elementi come droga sesso violenza morti”. E così, complice anche i 6 mesi di Infinity gratuiti ottenuti grazie alla Vodafone (marchette), ho deciso di sedermi sulla poltrona e cliccare play. E devo dire che non è stato amore a prima vista. Certo fin da subito si rimane sorpresi della cura dei dettagli, piuttosto che del realismo delle situazioni, dai dialoghi ecc ecc. Sta di fatto che arrivo alla seconda stagione e ancora niente, guardo la terza e nulla, ma alla quarta cambia sbam, un’illuminazione che neanche il Dalai Lama sa cosa significa; e non è stata la quarta stagione in se, perché se, adesso, ripenso alla prima non ha nulla in meno rispetto all’ultima, è solo che serve un “tempo di visione” piuttosto lungo per comprendere bene il tutto. Alla fine dell’ultimo episodio son riuscito a farmi un quadro della situazione: BB piace alla maggior parte della gente perché “oh ma che figo due cuochi di meta vestiti con tute gialle che bevono birra in bottiglia seduti sul divano lui da professore a cuoco molto cattivo ma son morti tutti oh yeeeeh”, ma oltre a questo, per quanto mi riguarda, è un capolavoro. Il primo aggettivo che mi viene in mente è disturbante. È eccessivamente reale. In particolare Walt, è il personaggio più assurdo che sia mai stato creato. È banalissimo, ma al tempo stesso cattivissimo, e subito dopo è anche giustificatissimo, per poi tornare quel genere di cattivo del tipo “ma che cazzo fai sei stronzo eh”. Di solito i cattivi sono affascinanti, e sono comunque classificabili, ci sono quelli veramente cinici e indifferenti, quelli che sotto sotto hanno i loro valori, quelli che sono cattivi per colpa di quella cosa o quel qualcuno. Walt no. È il protagonista, e per quanto cattivo lo si dovrebbe amare, mentre invece lo si finisce per odiare (se non alla fine, dove tutto ritorna come è cominciato). È troppo reale, prende decisioni che non lo rendono né fico né giustificato. Solo una normalissima persona egoista e cattiva. Gli altri personaggi invece, riescono comunque a essere inquadrati. Gus è pacato ma crudele e spietato, Jesse è solo sfortunato, coinvolto a suo malgrado, e soprattutto vittima di tutto e tutti; Hank è il miglior agente della DEA. Non sto assolutamente dicendo che gli altri personaggi sono inutili e scontati. Anzi, sono tutti molto curati, mai superflui, tutto è sempre molto funzionale alla trama. Ma nessuno riesce a sorprendere come Walt. Sempre per quanto riguarda questo punto, nulla è lasciato a caso. Anche le azioni più insignificanti hanno un ripercussione. La trama, nonostante i continui colpi di scena e le varie complicazioni riesce a essere sempre fluida e mai forzata. Tutto gli avvenimenti e le coincidenze seppur al limite del surreale, riescono ad essere perfettamente verosimili e assimilabili senza alcuna fatica.

Penso però, che l’elemento più di disturbo sia la morale assolutamente nichilista. È qualcosa che va oltre il concetto di giudicare, non è un semplice “tutte le cattive azioni hanno una loro giustificazione”, ed è lo stesso Walt ad ammetterlo. Non ha fatto tutto per la famiglia, l’ha fatto per se stesso, per sentirsi vivo. Che a vederla così in effetti era più facile fare rapine, o buttarsi con un elastico legato ai piedi. E invece no. Eventi assurdi, storie di morti, di violenza, e tutto perché? Senza nessun motivo. Non c’è niente sotto, le cose succedono e basta. E non è superficialità, e andare ancora più a fondo di quanto si sia mai scavato, e per questo Breaking Bad è qualcosa di estremamente fastidioso. E tutto ciò che riesce a turbare, a entrare dentro rimane. Per quanto mi riguarda è semplicemente questo il motivo per il quale sia riuscito a farlo venire duro a tutti, critica e pubblico.

Per chi non avesse ancora avuto modo di vederlo, provveda al più presto (dai sono anche stato bravo a non spoilerare quasi nulla). Perché davvero, se qualcosa riesce a tenere incollati non so quanti milioni di telespettatori senza mostrare neanche mezza tetta, è qualcosa che merita.

Ah, e in ogni caso, Game of Thrones rimane ‘na merda che usa i soliti escamotage (sesso violenza morti) per far credere che spacchi. Schifo.

Breaking Bad: Jesse Pinkman and Walter White

WHEN IN ROME… – #1 – L’APOLIDE

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di Sara Bianchi

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A due passi da Fontana di Trevi si può assistere ad uno spettacolo artistico veramente particolare. L’artista in questione si chiama Adam e grazie a bombolette e stencil riesce a creare, in pochi minuti, opere che affascinano migliaia di turisti.

“Quando è iniziata la tua attività? Perché hai scelto questo tipo di arte?”

“Ho iniziato quando ero molto piccolo, già a pochi anni mi piaceva molto disegnare e da circa sedici anni faccio questo. È iniziato tutto perché volevo condividere la mia arte senza fare nulla di illegale, quando ho iniziato questo genere esisteva solo a New York e quindi ho deciso di portarlo in Italia. Forse a breve le mie opere saranno esposte qui vicino al museo di Roma.”

“Posso farti un’altra domanda? Da dove vieni?”

“Certo! Io sono apolita, sono un cittadino del mondo! Non ho patria, sono nato in Macedonia ma non ho un luogo di origine. Provengo da una famiglia molto numerosa, siamo tredici figli e tutti sparsi per il mondo!”

“Grazie mille Adam…è stato un piacere conoscerti!”

“Grazie a te, anzi, aspetta…tieni, queste tre te le regalo!!”

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WTF??? – #4 – PRIMAVERA E ALTRI GUAI

di Ludovica Borzelli (http://www.belou.wtf/)

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Finalmente possiamo dirlo: la primavera è qui.
Fiori, farfalle, sole, passeggiate al parco… Meraviglioso!
…O forse no?
Sebbene la primavera sia considerata una stagione stupenda, infatti, anche lei ha i suoi lati
negativi; vediamoli insieme!

1. Il sole sprecato
PRO
C’è un sole che spacca le pietre, un piacevole venticello fresco e un cielo terso, senza nemmeno
uno straccio di nuvola: a chi non verrebbe voglia di uscire a fare un giro al parco o a prendere un
gelato?
CONTRO
Chi studia e/o lavora non ha la possibilità di godersi questo tempo paradisiaco, ma è anzi
costretto a starsene nel proprio ufficio o in biblioteca fino a che non fa buio, deprimendosi per
aver sprecato delle giornate così belle.

2. Serate “in compagnia”
PRO
Se le giornate primaverili non possono essere godute appieno da tutti, ci si potrebbe consolare
almeno con le serate: il clima è mite, fuori si sta bene e si può uscire in maniche corte,
abbandonando gli invernali piumini da omino Michelin.
CONTRO
Bisogna farsi il bagno in quell’irrespirabile prodotto chimico che è l’Autan, se non si vuole crepare
causa punture di zanzare.

3. Fiori, colori e POLLINI
PRO
Tutto è più colorato, gli alberi e i prati sono in fiore e ciò non può che mettere tutti di buon
umore.
CONTRO
O meglio, QUASI tutti: chi soffre di allergia ai pollini col cavolo che sarà di buon umore; al
massimo sarà strafatto di antistaminici.

4. Bombe sexy o Bombe e basta?
PRO
Addio maglioni e calzettoni, bentornati adorati abitini estivi e minigonne! È tempo che il mondo
ricominci ad ammirare i nostri corpi super sexy.
CONTRO
Oddio, forse non così sexy: le gonne mettono in mostra dei cosciotti che prima delle abbuffate
pasquali e natalizie non c’erano, e quella camicetta che tanto adoravamo sembra essere lì lì per
scoppiare: AIUTO!

5. Aggiungi un posto a tavola
PRO
La pausa pranzo sarà molto più piacevole: ci si può godere il calduccio dell’una mangiando
all’aperto, oppure nei weekend i fortunati che hanno un terrazzo possono organizzare pranzi e
grigliate fuori. Un sogno!
CONTRO
Ma il sogno si trasformerà ben presto in incubo: gli insetti sono tornati a popolare il mondo, ed
ecco che api, vespe, mosche e quant’altro si autoinviteranno a pranzare con voi.

6. A.A.A. Cercasi estetista disperatamente
PRO
Tornando a parlare del guardaroba, le fanciulle hanno finalmente la possibilità di scoprire gambe
e braccia: che sollievo, no?
CONTRO
Decisamente sì, a meno che non ci siano peli superflui trascurati durante l’inverno. E poi vogliamo
parlare del bianco catarifrangente del nostro colorito? Un pugno nell’occhio.

7. Jogging che passione
PRO
Per chi fa sport all’aperto il bel tempo è una manna dal cielo: fare jogging sotto la pioggia o con
la neve è decisamente più traumatico di andare a correre alle sette di sera di una giornata
primaverile, quando ancora c’è luce ma non fa troppo caldo.
CONTRO
I pigroni anti-sportivi come me non hanno più alcuna scusante e devono rassegnarsi a muovere il
deretano per rimettersi in forma.

Insomma, voi che ne pensate?
C’è qualcos’altro che vi piace/non vi piace della primavera?
Fatemi sapere!

LouB

 

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CLIQUE

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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s collaborator ALESSANDRO VILLA
From an idea of FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, JOHNNY DALLA LIBERA
Models YULIA, IULIIA, RUAIRI, ELISA @ 2MORROW MODEL
Hair EMANUELA CARICATO
Make Up CLAUDIA BARCELLI
Styled by FEDERICO LEDDA
Production JOHNNY DALLA LIBERA
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
Editing ANDREA CRISAFULLI
Special Thanks to LORENZO FRUMENTO, GESSICA TOMAO

ALBERTO ZAMBELLI FW 2015/16

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foto Alessandro Levati

Linee semplici e colori essenziali: per l’ultimo giorno della settimana della moda, scende in passerella Alberto Zambelli, giovane stilista patrocinato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana.

Un autunno inverno semplice, e posato, ispirato alla Marchesa Casati in viaggio sull’Orient Express. Un volto bianco calce con uno sguardo intriso di mistero e dall’aspetto androgino… La donna che Zambelli immagina è una donna colta e desiderosa di apprendere dal connubio di culture.

Cappotti in nuovo loden, giacche allungate e destrutturate, maglie a matita, camicie oversize in micro collo, e pantaloni maschili, sostengono una collezione che è l’esatto connubio tra semplicità destrutturata e una femminilità nomade e sofisticata, per una donna forte, ma leggera.

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SAN ANDRES MILANO FW 2015/16

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

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Spazio ai giovani e alle loro prime collezioni nell’ultimo giorno della settimana della moda meneghina. In patrocinio con la Camera Nazionale della Moda, il brand San Andrès presenta una collezione in chiave pop art, rispecchiando l’ironia della cultura moderna in una personalissima visione dell’eleganza, unita anche alla sua voglia di protagonismo, e quasi irriverenza, esprimendo un pensiero dietro na maschera di se stessi, sempre al meglio in ogni momento, dove tutto è permesso ma dove tutto passa in un istante.

Mood Stile 54 di New York, la passerella diventa un dancefloor sulla quale scatenarsi con pellicce patchwork in naunces suadenti di fucsia, bluette, giallo, rosa ed ori energici per un risultato di una ferma proposta di femminilità.

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TER ET BANTINE FW 2015/16

terDi Federico Ledda
Foto di Alessandro Levati

Collezione dai tratti femministi per Ter Et Bantine, che ha trovato ispirazione da Sara Thakral (1914 – 2009), donna indiana dallo spirito contemporaneo, tra le prime ad aver guidato un aereo agli inizi del XXesimo secolo.
Una donna determinata, amante dei viaggi avventurosi che ha creduto nei suoi sogni. Artista, madre, moglie ed un’imprenditrice, parole chiave che descrivono lo spirito moderno delle professioniste del nostro presente, alle quali Kostas Murkudis, direttrice creativa del brand, dedica la sua prima collezione.

Ispirata alle uniformi e agli abiti militari, Kostas, dà vita a una collezione di pratici abiti, ma allo stesso tempo estrememanete chic, capace di catturare la personalità multi-tasking rappresentato dalla donna di TER ET BANTINE. 

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JOHN RICHMOND FW 2015/16

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

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Per il prossimo autunno inverno, John Richmond decide di sfoggiare un’inedita eleganza rock-classica riuscendo a rappresentare perfettamente il giusto compromesso tra l’impronta rock del brand e una ritrovata classe, rivisitata in chiave sofisticata.

Tagli e abrasioni di cashmere, seta e pelle, con texture leopardate, disegni zebrati, dragoni e fiori, stampe geometriche in nero, turchese, burgundy e rosso sangue, impreziositi da dettagli in paillettes, frange e bordi in pelliccia, per una collezione che è quasi un’avventura sensoriale.

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ANGELO MARANI FW 2015/16

di Federico Ledda
foto Marilù Venditti

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Be sexy, and be real.
Collezione estremamente di classe e sensuale, ispirata alla seduzione delle dive del cinema degli anni 60 come Marilyn, Sophia e Silvana. Grande omaggio anche alla diva italiana per eccellenza: Virna Lisi, massimo simbolo di eleganza e seduzione secondo il brand.
Le tre X che rappresentano l’amore diventano tracciati della maglieria in fili flottanti tagliati al vivo per un effetto pelliccia. Il concetto dell’imbottitura ispira il recupero dell’orbace: storico tessuto inno del made in Italy e caratteristico per la collezione.

 

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NICHOLAS K FW 2015/16

di Federico Ledda 
foto di Alessandro Levati

nCollezione futuristica per Nicolas K che decide di puntare tutto sulle varie sfumature del nero e sulle varie sfaccettature della pelle, ispirandosi ai film noir, allo streampunk e al gothic.

Estremo e coraggioso il prossimo inverno marchiato Nicholas K sarà costituito principalmente da tessuti elaborati quali pelle invecchiata, morbido mohair, e pelle di agnello invecchiata. Grande attenzione anche ai dettagli con pailettes monocromatiche, fibbie di metallo industriale, guanti di pelle di agnello, e calze di seta.

Nero, rosso scuro, ruggine, vamp, e canna di fucile, sono invece le scelte delle palette dei colori che caratterizzano la collezione: tessuti puliti, ma dai tagli forti che creano un compromesso futuristico e mai scontato.

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AIGNER FW 2015/16

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati

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Aigner decide di celebrare i suoi cinquanta anni con un autunno inverno singolare, colorato e ricco di positive vibrations!

Collezione decisamente fresca, dai tessuti invernali, ma dai colori primaverili.
Bavaria, Cervo, e Cybill Bag sono solo tre delle borse studiate per questa collezione ricca di Glamour estremo. Grande attenzione ai dettagli, con look completati da pietre ispirate ai diamanti collocate in posizioni strategiche per grande eleganza sportiva-accattivante, elementi di pelliccia nelle scarpe, nelle acconciature, e ovviamente nelle borse, ma anche praticità espressa in pezzi come biker trousers, giusto compromesso sporty chic.

Il brand vede quindi un inverno femminile, ed elegante, per una donna dal fascino sofisticato.

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