DANIELE BASSO: ART FROM THE HEART

di Federico Ledda

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Si scrive Daniele Basso, si legge ARTE.
E’ con tanto sudore e fatica che un artista italiano, è riuscito a rivoluzionare il concetto di arte diventando uno degli artisti più stimati del mondo.

Da Piazza Vittorio di Torino alla Ca’ d’Oro Gallery di New York, le sue opere, di rilevanza internazionale, dai primi del 2000, affascinano svariate parti del mondo, donando stupore e sorrisi a ogni singola persona che ha la fortuna di trovarsi davanti.

Ultima tra queste ”COKE IT’S ME”, rivisitazione della storica bottiglietta di vetro marchiata Coca Coca, in occasione dei 100 anni in commercio della mitica bibita statunitense, e per l’occasione, esposta per tutta la durata di Expo, nel padiglione Coca Cola, a Milano.

Per lavorare nell’arte, in che modo bisogna viverla?
Credo sinceramente che quando saprò con certezza rispondere a questa domanda, sarà il giorno che deciderò di smettere di fare arte… L’arte mi da emozioni ogni giorno nuove. Mi aiuta a mettere a fuoco punto dopo punto la mia ricerca, destinata a non approdare a nulla di certo, del senso della vita. E’ l’incentivo a lavorare su di me per migliorare la qualità dei miei pensieri, del mio agire e quindi del mio lavoro. Non esiste un modo di viverla, ma solo la voglia ed il coraggio di viverla davvero. Di non risparmiarsi gioie e delusioni. Di esercitare il nostro senso critico non solo in negativo ma soprattutto riconoscendo la grandezza universale ed il significato di certi gesti. D’altronde le brutte esperienze il tempo le cancella, preservando il bello e quanto di positivo la vita, e l’arte che ne è la massima espressione, ci riserva.

Qual è la tua filosofia?
Io credo nella responsabilità etica di qualunque gesto. E soprattutto dell’immaginazione. Attraverso l’arte immaginiamo il futuro dalla società e dell’umanità. Ne tracciamo i limiti. Ne indaghiamo i valori. Ne evolviamo i significati… è un’enorme potere. Da cui deriva una grande responsabilità. Sognare bene ci aiuta a vivere meglio… Allora m’ispiro alla contemporaneità e provo a tradurre in gesto dei messaggi, per regalare emozioni e un’occasione per riflettere su passato, presente e futuro. I miei lavori sono come progetti incompleti, in cui ognuno vedendo la propria immagine riflessa, può sentirsi partecipe, e che tutti possono terminare con la forza dei propri sogni… Sono frasi aperte in cerca di una fine… metafora della società che fa i conti con se stessa.

Che cosa ti ha spinto a fare diventare una passione un lavoro?
L’avvicinamento all’arte come lavoro è stato un processo lungo, attraverso diverse professioni, dall’economia, alla moda, al design attraverso la comunicazione fino alla libertà espressiva dell’arte.

A scuola non sapevo scrivere. Poi poco per volta ho scoperto cosa avevo da dire, ed ho imparato a farlo. E’ stato lo stesso processo con l’arte. Piccoli passi che oggi mi danno una grande solidità interiore e di pensiero… Anche se comunque l’Arte non è mai un lavoro… ma piuttosto una condizione dalla quale inizialmente non puoi scappare, e poi, quando riesci a dargli una forma, diventa una motivazione inesauribile ed una forza travolgente. Emozione e vita allo stato puro. Attraverso cui trovi il senso dell’esistenza… così i tanti sforzi fatti, ad opera finita, sembrano nulla più che banali inconvenienti. Quindi alla fine direi che è stata la passione stessa!

Qual è il segreto di un’artista del tuo calibro, per trovare sempre idee brillanti per le sue opere?
Nessun segreto. Forse solo la voglia ed il coraggio di mettersi in gioco senza riserve, sempre. Ogni idea è energia. Ogni opera una sfida nuova. Anche se ci insegnano che l’importante è l’obiettivo… non dobbiamo crederci. L’importante è avere un obiettivo… è solo se si ama il percorso che si arriva in fondo. Perché un fondo non c’è mai. Per chi ama il proprio lavoro esiste sempre un nuovo traguardo da perseguire. Allora il segreto è la cosa più nota al mondo: amare quello che si fa!

Da cosa vieni ispirato quando ti metti all’opera?
Credo che dipenda dall’esigenza che ho di mandare un certo messaggio. Vivendo riscontro certi comportamenti o mi imbatto in alcune vicende che mi spingono a “dire la mia”. Che mi portano a credere nelle mie riflessioni e vederne una valenza universale. Questa è la motivazione di tutto. La vera ispirazione alla base delle mie scelte.

Com’è nata la collaborazione con Coca Cola?
Lavorare con Coca-Cola è stato come realizzare un sogno. del bimbo che c’è in me! COKE IT'S ME_Daniele BassoSono collezionista da sempre di bottiglie Contour dal mondo. Da piccolo viaggiando il gusto coca cola, anche se uguale ovunque, per assurdo, mi ricordava casa. Un gusto che ha unito concretamente il mondo intero, contribuendo all’idea che oggi abbiamo di globalità. Interpretare artisticamente la Bottiglia della Coca Cola significava indirettamente confrontarsi con la storia stessa della nostra società. Una grande responsabilità che sono felice di aver assolto in modo personale e riconoscibile… E la collaborazione è nata quando insieme al management del gruppo ad Atlanta abbiamo capito che molti aspetti del nostro lavoro avevano binari comuni. L’attenzione all’uomo, alla sostenibilità non solo del lavoro ma proprio del pensiero all’origine dei progetti. L’intenzione di operare per generare emozioni positive sulla vita. D’innovare nel rispetto delle origini… così il management di Atlanta si è rivelato il committente perfetto. Idee chiare da subito, grande libertà e voglia di ascoltare per costruire pensieri di valore. Una collaborazione entusiasmante. A conferma che dietro “grandi imprese” ci sono sempre persone di valore… Perché alla fine si lavora sempre con le persone…

 

BIG IN AMERICA: MELANIE MARDEN

Determinata, professionale e sexy. E’ questo il perfetto mix che ci ha spinto a mettere in copertina Melanie Marden: accattivante producer e attrice Canadese, che sta facendo parlare di lei negli stati uniti.
Senza troppi indugi, lasciatevi affascinare da Miss. Melanie Marden.

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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s collaborator ALESSANDRO VILLA
From an idea of FEDERICO LEDDA, VANINA VIVIANI
Hair and Make Up ALESSANDRA RIZZO
Styled by FEDERICO LEDDA, VANINA VIVIANI
Production FEDERICO LEDDA
Graphic designer CRISTINA BIANCHI, ALESSANDRO LEVATI
Location BOSCOLO HOTEL, MILAN

MIX & MATCH

Estate.
Sinonimo di timidezze e indecisioni. Una su tutte? Che cosa mi metto in spiaggia.
Ecco le proposte femminili che The Eyes Fashion ha preparato per voi.
Il motto? Keep calm and stay cool.

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A7Photographer ALESSANDRO LEVATI
Hair and Make Up FILIPPO DEL BOCA
Styled by FEDERICO LEDDA
Model: Anni @2MORROW MODEL
Location: Outline Press Office
Special Thanks To Jessica TomaoPatrizio Brunelli, Donato Ambrogi

FOCUS ON: MARIANNE MIRAGE AND HER WORLD

di Federico Ledda
foto Alessandro LevatiMM3

Ho sempre provato interesse per le persone curiose…Quelle che non sono mai banali, ma che anzi, conoscendole, riescono a darti una visione diversa della vita.
E’ un po’ quello che ho provato conoscendo Marianne Mirage: talentuosa cantante dalle mille sfacettature ed estremamente affamata di arte. Più che una cantante, un’artista a 360 gradi.

Ecco qui il risultato di un mattino speso tra musica indie, posizioni di yoga (grande passione di Marinne) e fotografie.

 

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Tshirt: Byblos

Chi è Marianne Mirage? Da dove viene questo nome?
Marianne rappresenta il popolo che si libera dalla monarchia e la nascita della Repubblica. Liberté, égalité, fraternité. Mirage è il punto più lontano dove ti puoi spingere, al confine con il sogno. In realtà sono anche due nomi di band psichedeliche anni ’60 che ho unito perché mi piaceva il suono e la doppia MM. Io nella vita sono il nome che ho scelto. Mi piace essere una figura che non appartiene per forza a questo mondo ma magari ci sono capitata per caso ed ora cerco di adattarmi.. facendo musica.

Come descrivi la tua musica?
Autobiografica in primis, non riuscirei a cantare nulla che non mi scaldi.
Sincera nel senso di schietta.
È come se fosse blues ma con delle influenze un po’ trap. Come se fosse soul ma senza i balletti di James Brown. È una voce calda che ti porta in giro e ti culla, tra il dolore è il piacere.

Le tue inspirazioni?
Tutto… Diciamo che più mi complico la vita più mi viene da scrivere. In realtà se prima scrivevo solo nei momenti “di down” ora posso farlo sempre. Uso garage band dell’iPhone per appuntarmi le idee quando sono in giro.
Ho la mania degli acquari che mi aiutano a spegnere il cervello. Altre inspirazione sono sicuramente ascoltare buona musica specialmente quando cammino.

Quanto conta per te l’immagine?
L’immagine conta solo se riferita ad un contenuto. Se non è fine a se stessa. Io la mia immagine la coltivo come la mia mente.

Musica e Moda, come unisci le due cose?
MM… diciamo che prima viene la musica poi comincio a pensarci.

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Skirt: Byblos
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Top: Marianne’s Archives Shoes: 87 Vic Matiè
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Skirt: Byblos

Photographer ALESSANDRO LEVATI
Hair EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA
Production FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, LARA BIANCHI
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Lara Bianchi @ annaBi & Laura Magni

WHO DO YOU LOVE?

di Valentina M.jknklj.m

Il termine Trasformismo ha intrigato ed affascinato l’uomo fin dall’antichità, soprattutto quando questo rientra nell’ambito sessuale.

La sua curiosità per il diverso e per il nuovo l’ha sempre spinto alla ricerca di qualcosa di più profondo, che potesse svelare i meccanismi della psiche e del corpo umano.
Fin dal 1490 aC si hanno notizie dei primi casi di trasformismo quando la reggente egiziana Hatchepsut si faceva passare per faraone portando una barba posticcia e gli abiti da re.
Ma è dalla fine del XIX secolo che alcuni illustri medici che si occupavano di sessualità si interessarono di transgenderismo e iniziarono a studiarlo anche se vi era, come adesso, molta confusione con l’omosessualità.
Finalmente nel 1921 si assistette al primo intervento di cambio di sesso, ma fu nel 1951 che venne portato a termine il più importante intervento di “riassegnazione chirurgica di sesso” ; il paziente George Jorgensen poté, così, diventare Christine.
E davanti a tutti queste innovazioni nel campo della sessualità, l’arte non poteva di certo rimanere in silenzio.
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L’essere umano, nella sua complessità interiore, è una creatura prismatica.
Infatti, non vi è una sola identità all’interno, ma componenti maschili e femminili che non è possibile dividere ed inscatolare all’interno di precisi stereotipi e norme comportamentali.
E’ questo che ci vuole spiegare Urs Luthi, che, attraverso Il Doppio, gioca con l’inversione dei due sessi; mostra sè stesso attraverso due profili, uno maschie e l’altro femminile crescendo così una sua rappresentazione totalitaria e a 360°.
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Particolarmente interessante per lo stravolgimento della pittura classica è Gods of Earth and Heaven di Joel-Peter Witkin, che riprende la maestosa opera botticelliana della Nascita di Venere stravolgendola e rendendola più contemporanea.
Nella versione del 1988, infatti, in mezzo alle gambe della dea non vi è solo una manina pallida e cristallina che cerca di coprire le vergogne tramite una ciocca di capelli dorati, ma un ingombrante pene sfoggiato senza pudore.
Anche qui vi è trattato il tema dell’identità mutante, per niente mostrata come un taboo, ma anzi esibita senza vergogna.
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Gods of Earth and Heaven, LA, 1988
Molinier invece prende l’argomento più drasticamente decidendo, nel 1965, di infilare una Rose Blanche nel più sacro dei suoi buchi.
La rosa bianca raffigura la purezza, questa si contrappone fortemente all’atto che sta compiendo Molinier; che, vestito da donna con tanto di parrucca e giarrettiera, si mostra all’obbiettivo, ( e quindi anche al pubblico ) in un atteggiamento provocatorio ed esibizionista.
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Ma è lo statunitense Acconci a deliziarci con la trasposizione video del termine Trasformismo; infatti, in Conversione viene sperimentata la possibilità di passare dal sesso femminile a quello maschile, e viceversa.
Acconci, infatti, si brucia i peli attorno ai capezzoli fino ad eliminarli e tenta di mascherare il pene nascondendolo tra le gambe; così inizia la sua metamorfosi in donna, in questo stato l’artista cammina, si piega e si muove mostrando la sua nuova identità.
Nell’ultima parte del video invece si unisce una seconda persona, una donna attua a ritrasformare Acconci in un uomo, attraverso un rapporto sessuale.
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A voi i commenti.

LET’S GET PHYSICAL #1 – CORRI, CORRI!

di Donato Ambrogi

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E’ iniziata l’estate e si sente sempre di più l’avvicinarsi delle tanto attese vacanze.
Meta più gettonata: MARE.
Come accade di normalità, ogni anno ci si pone come obiettivo di arrivare alla prova costume più in forma possibile, affidandosi spesso però a leggende metropolitane come quella di correre per ottenere determinati risultati.

Oggi prenderemo in analisi quest’attività molto amata e per certi versi molto odiata.
C’è chi corre per passione, chi per mantenersi in salute e chi per altri validi motivi; e poi c’è chi corre per dimagrire.
Ma funziona davvero? Analizziamo  la situazione…

Premettendo che il livello della corsa debba essere sempre abbastanza sostenuto; partiamo subito dal dire che pur avendo una spesa calorica relativamente elevata rispetto alle altre attività fisiche, implica solo uno sforzo aerobico.
C’è da sapere che con la corsa noi andiamo a consumare un mix di carboidrati e grassi, più indirizzato verso il dispendio enefitness_moda_80rgetico. Tuttavia è possibile sapere quanti grammi di grassi possiamo bruciare Affidandoci alla formula di Arcelli secondo la quale quello che si brucia (in grammi) durante la corsa sarebbe misurabile in grassi;
prendiamo in analisi un soggetto donna di 60 kg. Per calcolare quanti grammi di grassi questo soggetto consumerà, ci basta prendere il peso della persona, in questo caso avremo come valore 60 kg che andrà moltiplicato per i kilometri percorsi, per poi andare a dividere il tutto per 20 (che è una costante di proporzionalità valida per ogni caso). Ipotizzando che in un ora di corsa la donna abbia corso 10 km possiamo vedere che dal punto di vista del dispendio di grassi ha speso soltanto 30g. La parte che fa che davvero dimagrire della corsa è l’attivazione del metabolismo, dei muscoli e il debito d’ossigeno che si viene a creare dopo la corsa e non durante, in poche parole può essere favorevole solo con una dieta efficiente.
Per concludere facciamo un piccolo riferimento a chi corre coperto da panciere, k-way o quel che sia.
C’è una cosa da sapere: più sudate e meno grassi andrete a bruciare; questo perché il corpo per mantenere una temperatura sempre costante, inizia a disperdere calore attraverso il sudore. Facendo ciò si ha un aumento della circolazione sanguigna sottocutanea, avendo così un evidente conflitto fra muscoli e pelle che hanno entrambi bisogno di un apporto di sangue. Il cuore così facendo, dovrà pompare più sangue e a parità di distanza e velocità percorsa avremo bruciato più zuccheri e non più grassi.

Al mese prossimo, e mi raccomando: Let’s Get Physical!

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CI PENSA MAINARDI

TAL_6877di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati @ Just Cavalli Milano

Chi ha detto che le rockstar devono per forza riempire uno stadio e non un ristorante? E’ proprio questo che sta capitando grazie alla tonnellata di programmi televisivi riguardanti la cucina a tutto tondo.
Uno dei maggiori esponenti di questo fenomeno e quindi una delle più famose rockstar (da sold out a Wembley, per intenderci) è sicuramente Andrea Mainardi, che in televisione ha su Fox Life un suo show chiamato #CiPensaMainardi, ed è ospite fisso a La Prova Del Cuoco con Antonella Clerici. Non solo televisione per Mainardi che nel frattempo ha inaugurato un esclusivo ristorante a Brescia disponibile solo per un paio di persone alla volta, un ristorante a Boston, e uno anche a Bucharest.
L’abbiamo incontrato tra un piatto di riso e un bicchiere di rosso al Just Cavalli, dove aveva appena tenuto un divertente e istruttivo workshop.

Che cosa significa la cucina per te?
Indipendentemente da tutto dobbiamo mangiare. Sta a noi poi scegliere se mangiare bene, o arrangiarci a mangiare quello che capita. Per me la cucina è uno stile di vita, è il mio modo di comunicare…Di conoscere meglio le persone, e di farmi conoscere meglio.TAL_6871

Quali sono stati i tuoi inizi?
Quando avevo 8 anni, ho trovato una rivista del settore dove in copertina c’era lo chef Gualtiero Marchesi. Sfogliandola, ho poi deciso che avrei fatto lo chef, o che comunque avrei lavorato nel settore. Da allora ho messo tutto il cuore e anche l’anima in questo, e piano piano sono arrivati i primi risultati, prima il programma con la Clerici, poi il ristorante di Brescia e successivamente il programma su Sky, che per adesso è il più grande traguardo della mia vita.

Qual è l’ingrediente che nei tuoi piatti non può mancare?
L’acidità…Diciamo che nei miei piatti è quasi essenziale. Molte volte si pensa che sia un ingrediente a rendere un piatto speciale, ma in realtà più che un ingrediente è il mix di tutti gli ingredienti a rendere il gusto completo e quindi, un piatto ben riuscito.

E invece l’ingrediente della quale fai volentieri a meno?
Diciamo che per gusto personale non amo particolarmente le frattaglie. Sono proprio un mio limite che purtroppo non riesco a superare!

Qual è la cucina che preferisci?
Quella della mamma. Ha una storia, non è fatta a scopo di lucro, ma con amore e passione.

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PITTI WHAT?

ALE_9008 di Liliana Riva
foto Alessandro Levati @ Showbit Agency 

Dal 16 al 19 giugno 2015 a Firenze si è tenuta a Fortezza da Basso l’88esima edizione del Pitti uomo. Sulla carta, la più grande manifestazione fieristica al mondo riservata alla moda maschile e ai percorsi del lifestyle contemporanei nonché la promozione del migliore “Made in Italy”. Ma se vi state chiedendo VERAMENTE che cos’è il Pitti, la risposta è la seguente: la fiera dei dandy.

ALE_0060Ogni sei mesi per quattro giorni Firenze diventa la capitale dello stile richiamando in città il popolo della moda per scoprire in esclusiva le collezioni in vendita l’anno prossimo. Dalla stazione di Santa Maria Novella è una processione di gentlemen che, non si sa per quale motivo, girano sempre in gruppi di 4/5. Sarà l’influenza delle boy band anni ‘90? Chi può dirlo, fatto sta che quando camminano spavaldi verso di te è un attimo che nella tua testa parta un “Backstreet’s back, alright!”

Una volta entrata in fiera è il caos, un tripudio di stand di ogni genere e dimensione. Impossibile vederli tutti e osservare tutte le nuove collezioni ; Tra i più particolari però sicuramente lo stand di Happiness con il suo giardino segreto a metà tra il labirinto del torneo tremaghi di Harry Potter e Alice nel paese delle meraviglie, veramente suggestivo.

La maison Scoth & Soda, con la perfetta riproduzione di oasi nel deserto tra tavole tonde e quadrate, grandi cuscini su stuoie orientali e tappeti etnici per un momento di relax; ed infine Mc2 Saint Barth porta una ventata d’ estate trasformando lo stand in un enorme cabina bianca da spiaggia, con tanto di sdraio per prendere il sole.

Ma parliamo di persone e soprattutto di vestiti che è quello che ci interessa per davvero. Nei miei due giorni di Pitti ho osservato tre categorie principali di fashion addicted:

  1. Dandy moderni. Rigorosamente in completo di colori sgargianti e/o pastello, frequentissimo il check su pantaloni o giacche che fa subito dettaglio edgy e di tendenza. Per gli uomini il nero è bandito, sia perché tu dandy moderno, vestito di strati a fine Giugno, non puoi permetterti di avere caldo e lucidarti la fronte che poi nelle foto vieni male; Sia perché, diciamocelo, col nero nessuno ti si fila.

Barba e capelli diventano un accessorio per stupire; il “face style” richiede baffi in sù alla Dalì o arricciati “ a manubrio”, barbe lunghe personalizzate con treccine, riccioli o code donando un’aria di austerità, ricercatezza ma con quel “personal touch” che non può mai mancare.

Per completare il look una cascata di gioielli; anelli, collane, bracciali in stile etnico e floreale, must haves per l’estate ed infine, il mocassino ovviamente in pendant con l’ outfit.

  1. Lo sciatto troppa moda. Oltre al classico completo delizioso, su misura, elegante e raffinato gli uomini scelgono il tipico outfit che ti confonde; pantaloni corti oversize, tunica orientaleggiante giallo senape, cappello di paglia alla Sampei , empty pocket pochette e il sandalo aperto che tuo zio Peppe usa per la passeggiata in paese a Castellammare. Tu, con un minimo di gusto e senso estetico ti poni una sola domanda: Si è vestito al buio, o è così avanguardista e troppa moda da non essere compreso da menti comuni e mortali? La risposta è: entrambi. Lo scopo del Pitti e di tutte le manifestazioni nel campo della moda, è quello di farsi notare, essere fotografati per poi ritrovarsi su blog o articoli che trattano di street style e nuove tendenze e ormai si sa, la moda non ha regole né confini.ALE_9869
  1. Indiana Jones e il tempio maledetto. Un po’ come indiana Jones che combatte i suoi nemici, l’uomo del Pitti deve far fronte ad una competizione feroce nel magico mondo del glamour e dello stile e lo fa a colpi di cinture di pelle e cappelli da esploratore. Beige, bianco, grege e verde militare sono le palette cromatiche da seguire, l’outfit è composto da camicia di lino leggera, zaino in spalla di pelle o bauletto squadrato in legno intrecciato, accessori etnici once again e immancabile gilet etnico; queste le basi per un perfetto look da esploratore della natura selvaggia.

Per quando riguarda l’atteggiamento tipico al Pitti, la cosa veramente curiosa è che chiunque tu sia e qualsiasi cosa tu faccia lì passerai una buona metà del tuo tempo seduto su una panchina, un muretto o una ringhiera in attesa che qualche fotografo o cacciatore di street style ti faccia una foto immortalando il tuo look e la posa da gnorri, guardando l’infinito con aria sognante.

 

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THE DONATELLA – AN EXPLOSION OF FRESHNESS

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

Quale miglior rimedio al caldo torrido che ci sta coinvolgendo, se non una manciata di aria fresca? Ci siamo ispirati a questo per la scelta della cover di luglio/agosto, che non poteva non coinvolgere la freschezza per eccellenza: LE DONATELLA.
Cantanti per vocazione, LE DONATELLA lo fanno diventare un lavoro partecipando a una delle ultime edizioni di X Factor facendo appassionare tutti per la loro vivacità e simpatia, caratteristiche che riconfermano qualche anno dopo vincendo l’ultima seguitissima edizione de L’Isola Dei Famosi che le ha premiate sì, per la loro vivacità e simpatia ma anche per essere state le più tenaci del gruppo.
Dopo questa prova prova di coraggio, le gemelle sono tornate a produrre musica, sfornando il singolo DONATELLA con la collaborazione di Donatella Rettore, che ancora una volta conferma la loro freschezza, posizionandosi come un tormentone estivo assicurato.

Chi sono Le Donatella?
Due ragazze di 21 anni che hanno già avuto tanto dalla vita, e che cercano di viverla sempre al massimo, con tanta grinta e cercando di non avere mai rimorsi.

Com’è cambiata la vostra vita dopo X Factor?
La vita privata non è cambiata…Siamo sempre state leali e ci è sempre piaciuto contornarci di persone vere, con dei principi, quindi non è cambiato niente, se non il fatto di essere maturate, e di fare quello che amiamo per lavoro.

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Dopo la partecipazione a X Factor, si sono un po’ perse le vostre tracce, fino all’annuncio della vostra partecipazione all’Isola dei Famosi. Che fine avevate fatto?
Nessun tipo di fine! Uno pensa che se non sei 24 ore su 24 in televisione allora sei morta. In realtà no, anzi. E’ stato un periodo felicissimo e pieno di soddisfazioni per noi. Abbiamo studiato tanto, abbiamo scritto tanti pezzi, molti tra l’altro ancora inediti… Ma non solo! Essendo da sempre affascinate dalla moda, abbiamo anche lavorato come modelliste 1 anno e mezzo in un Atelier di abiti da sposa.

 

E’ difficile farvi definire cantanti dopo avere partecipato a un reality che con la musica non ha niente a che fare?
Non amiamo definirci. Facciamo quello che amiamo, che non è solo ed esclusivamente la musica.. Pur essendo la prima cosa, non è l’unica. Siamo due persone curiose e appassionate della vita.

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Cosa vi ha portato la partecipazione all’Isola Dei Famosi?
Ci ha cambiate completamente. E’ un’esperienza che ti rivoluziona, ti fa maturare, ti fa pensare molto e soprattutto, ti mette alla prova.

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E a livello lavorativo?
Per noi l’obbiettivo principale è sempre stato solo ed esclusivamente la musica. Chi ci conosce lo sa bene, e sa anche che da noi non ci si può aspettare niente, come ci si può aspettare tutto. Restate sintonizzati, e vedrete di cosa siamo capaci!

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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s Assistant ALESSANDRO VILLA, MARILU’ VENDITTI
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
From an idea of FEDERICO LEDDAALESSANDRO LEVATI
Hair and Make Up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA
Fashion collaborator VALENTINA M.
Production FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, LARA BIANCHI
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Alfredo Tomasi, Lara Bianchi @ annaBi & Laura Magni

 

MPFW: CIFONELLI SS16

foto di Federico Ledda
foto Alessandro Levati @ Showbit Agency

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Cifonelli porta ancora una volta in passerella la classe che lo rende una certezza dal 1880.

Sofisticato, di classe e assolutamente moderno, il brand di alta sartoria francese presenta una primavera estate ricca di un fascino contemporaneo con un gusto retrò.

Estrema l’attenzione ai dettagli, per un uomo che non lascia nulla al caso.

Ecco i migliori look dalla passerella. 

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MPFW: Y-3 SS 16

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati @ Showbit Agency

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A Parigi ha sfilato  Yohji Yamamoto, che con Y-3 ci porta a scoprire una primavera-estate 2016 dai tagli visionari.

Quasi total black, la spring summer firmata Adidas/Yamamoto ci porta in un mondo totalmente futuristico grazie a capi sofisticati perfetti a identificare chi dello stile ne ha fatto un marchio di fabbrica.

Interessanti le stampe all over, le sneaker e i tagli dei capi.

Ecco i migliori look dalla passerella.

 

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MPFW: AMI ALEXANDRE MATTIUSSI SS16

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati @ Showbeat Agency
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Location dal look rustico e romantico per AMI ALEXANDRE MATTIUSSI , che per presentare la collezione spring-summer 2016 durante la Paris Fashion Week, sceglie uno spazio insolito e dallo stile puramente francese.

E’ difficile essere dei dandy d’estate, quando il caldo cuocente ci picchia addossoe ci fa desiderare solamente di andare in giro il meno vestiti possibile. Lo sa bene Alexandre Mattiussi, che per la prossima primavera-estate, non rinuncia alla classe, ma vivacizza i colori limitandone i tessuti.
Dal sapore anni 80, rivisitati però con tagli essenziali e mai scontati, i maestri della sartoria francese, propongono un uomo che nonostante la stagione non rinuncia al pantalone e al completo, sdrammatizzandolo però con forti influenze street ottenendo un perfetto mix tra impatto e leggerezza. Geniale la felpa turchese sotto la giacca gessata.

Ecco i migliori look dalla passerella.

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MMFW: VIVIENNE WESTWOOD SS16

di Federico Ledda

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I politici sono criminali.
Ancora una volta Vivienne Westwood utilizza la sua sfilata per diffonedere un messaggio specifio e, in questo caso, politico.

”I politici sono criminali” proietta lo schermo dietro ai modelli che nel frattempo sfilano per presentare una collezione essenziale e poco pretenziosa, che in perfetto stile Westwood cerca di rappresentare un messaggio che va oltre i vestiti.

”La politica è stata deviata dai criminali. Politici! Chiamiamoli criminali”

Per saperne di più: www.climaterevolution.co.uk 

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RJ MITTE FROM BREAKING BAD

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MMFW: DAKS SS16

di Federico Ledda

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MENS SANA IN CORPORE SANO – è ispirato ad una delle più celebri locuzioni latine la collezione DAKS primavera estate 2016.

Collezione dall’eleganza distintiva e raffinata, le cui linee sono dettate – così come nella ginnastica, da rigore e disciplina, all’interno della quale due diverse anime convivono in modo sinergico e complementare.

Dalle linee classiche e con uno sguardo al vecchio rigore della ginnastica degli anni 30 che rivive nei pantaloni ampi, a vita alta, con il ritorno delle pinces, e in una stampa, l’unica voluta nella collezione e visibilmente deco’ che viene proposta anche sulla maglieria, presente nella collezioni solo in tre fibre diverse.

Formale, ma estremamente elegante e sofisticata la collezione firmata DAKS, si esprime principalmente in colori pastello e grazie anche al cuoio naturale: un caro richiamo alle palestre d’epoca, e l’unica componente in pelle della collezione, dalla quale nascono dai capispalla a prestigiosi accessori per un uomo classico, ma pur sempre audace.

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MMFW: JOHN RICHMOND SS 2016

image1di Federico Ledda

Sfilata estremamente iconica per John Richmond che sceglie di guardare al futuro ricordando il passato, grazie ai pezzi classici che da sempre caratterizzano la maison, rivisitati però con dettagli sovversivi che mescolano eleganza sartoriale e casual chic a praticità sportiva.

Bianco e nero, blu directoire, mimosa, rosso agrodolce e arancione cheddar. Questi i colori principali della spring summer 2016, che grazie anche a stampe optical e a tessuti quali seta/cashmere, cotone jacquard, lana super leggera e pelle lavorata con trasparenze, donano ai look un effetto rock-sofisticato.

Ancora una volta, la musica ricopre un ruolo fondamentale nella sfilata e nella creazione degli abiti. In questo caso, a fare da colonna sonora ci hanno pensato i Chemical Brothers con Hey Boy Hey Girl: un beat dance che aumentando cattura i look cut-up e angolari della primavera estate 2016.

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MMFW: DIRK BIKKEMBERGS SPORT COUTURE SS 2016

di Federico Ledda
 foto di Alessandro Levati @ Showbit Agency
backstage Marilù Venditti

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Dopo avere faticato e sudato per tutto l’inverno, è arrivato il momento di spogliarsi per mostrare i risultati di tanta fatica, e finalmente rilassarsi. Sceglie infatti le Terme di Milano Dirk Bikkembergs per presentare la sua collezione SS 2016. L’elemento predominante? L’acqua e il benessere a 360 gradi.
La sport couture firmata Bikkembergs ci fa pensare all’uomo visto come un guerriero urbano e sofisticato che dopo devota dedizione allo ”sweat” decide di prendersi una pausa estiva per ritrovare il suo equilibrio interiore.

Il mondo orientale è l’ispirazione della collezione, che reinterpreta secondo i canoni della maison elementi rubati alle uniformi delle arti marziali, grafismi, linee e motivi origami.
Il tema che caratterizza la collezione, invece è sicuramente il red bamboo, che insieme a smoking sartoriali in jacquard, accessori formali come cravatte, foulard e pochette, dà un tocco di eccentricità ottima al look.

A predominare sono invece il bianco e il nero, con accese irruzioni di verde e rosso.

Forza e tenacia, da sempre caratteri predominanti dell’uomo Bikkembergs non vengono trascurati nemmeno in quest’ultima sfilata, dove a rappresentargli al meglio ci ha pensato un ospite d’eccezione, il ragazzo d’oro per eccellenza: Gue Pequeno, che ha chiuso la sfilata.

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PITTI IMMAGINE DAY 2 – BEST DRESSED

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

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Si sa, spesso, tra le persone che vivono nel mondo della moda, o che provano a farne parte, si fa a gara per farsi notare: che tu sia vestito bene o in modo totalmente ridicolo, poco importa, l’importante è apparire. Il miglior campo di battaglia per questo speciale tipo di gare, è sicuramente Pitti Immagine, la fiera moda (uomo) più importante del mondo.
C’è chi invece è non curante di questi standard e fa di classe ed eleganza il proprio biglietto da visita. Nella moda, ci sono due tipologie di persone: quelli che sanno il fatto loro, e quelli che si ridicolizzano da soli per un momento di notorietà, tanto per dare ragione a Andy Warhol.

Ecco quindi chi di classe se ne intende: i meglio vestiti di questa uggiosa giornata fiorentina.

 

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WHEN IN ROME… #4 – WALKING AROUND

di Sara Bianchi
foto di Sara Bianchi
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“Come è iniziata la tua carriera? Il momento in cui hai capito di avercela fatta?”

L’ATTORE FETICCIO

FABIO DE LUIGI, Roma -Cinecittà-

“Allora…la mia carriera é iniziata nell’ormai lontanissimo 1990, stavo studiando nell’Accademia delle Belle Arti a Bologna e ho cominciato iscrivendomi quasi per scherzo ad un concorso per giovani comici emergenti”

“Per quanto riguarda il momento in cui…forse oggi…ahahahah…il giorno in cui ho capito di aver fatto la scelta giusta, beh alla fine era quello che volevo fare da quando avevo tipo tre anni per cui quella fortuna lí l’ho avuta e finché non se ne accorgono vado avanti!”

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LA FETICISTA

CHIARA FRANCINI, Roma -Cinecittà-

“Oddio…la mia carriera é iniziata al teatro della Limonaia di Sesto fiorentino quando ho iniziato il primo anno del corso dell’Accademia. Per quanto mi riguarda penso tutti i giorni di aver fatto la scelta giusta, sono felice, certo é un lavoro faticoso ma sono veramente molto felice, però posso dirti che non c’é un giorno in particolare perché penso di dover fare ancora molta molta strada…”

IL POETA ROMANO

RICKY MEMPHIS, Roma -Cinecittà-

“Come devo risponne?”

“Tu parla, io registro e poi trascrivo!”

“Ok…allora la mia carriera è iniziata fine ’89 inizio ’90 con la pubblicazione di un articolo ed un servizio fotografico che mi riguardava sul mensile dell’epoca che era King. Me l’avevano fatto perché leggevo delle poesie che scrivevo nei locali notturni di Roma…da lì Maurizio Costanzo ha letto l’articolo, si é incuriosito e mi ha fatto chiamare. Sono stato in trasmissione, la trasmissione la stavano seguendo in televisione Tognazzi e Simona Izzo che stavano per girare un film, io lí ho espresso il desiderio di fare l’attore, mi hanno chiamato, ho fatto il provino e cosí ho fatto il primo film.Tutti i giorni mi rendo conto di aver fatto la scelta giusta, tutte le mattine in cui mi alzo e vado sul set a giocà e a divertimme…”

 

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WHEN MUSIC MEETS FASHION

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati

Per il numero di giugno abbiamo pensato ai due universi che caratterizzano maggiormente il concept di The Eyes Fashion: la musica e la moda. Spesso i cantanti, specialmente nella musica pop, costruiscono la loro immagine secondo i canoni dettati dalla moda. Le domande che invece noi ci siamo posti sono state: chi, tra gli artisti, al posto di seguire la moda cerca di crearla? Per chi la moda ha una parte fondamentale nella musica? Per chi è uno stile di vita? Ci sono venuti in mente subito due nomi. Vittoria Hyde e Saturnino. Così simili, ma così diversi.

Da una parte abbiamo Vittoria, camaleontica cantante e volto femminile di Virgin Radio che, ricca di entusiasmo e di sogni si prepara a lanciare un’importante nuovo progetto, che darà una nuova sfumatura al suo sound. Dall’altra abbiamo Saturnino immenso musicista ed insaziabile curioso, che insieme a Lorenzo Jovanotti, suo socio, ha lavorato a brani che hanno rivoluzionato la musica italiana. Ma non solo! È il fondatore della Saturino Eyewear: sofisticato brand di occhiali da sole dalle forme dinamiche e innovative. È uscito da poco il racconto della sua vita, dal titolo Testa di Basso scritto con l’aiuto di Massimo Poggini, e si prepara a calcare nuovamente i più importanti stadi d’Italia insieme a Jovanotti con un tour che lascerà il segno. Insieme per The Eyes Fashion, come mai prima d’ora.

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Vittoria, da quando The Eyes Fashion è partito, hai sempre cercato di dare il tuo contributo mettendoci anche la faccia. Come mai questa scelta?
Ho sempre avuto un debole per la moda. Mi piace la creatività, e la versatilità. Cosa che in questo progetto ho visto sin dall’inizio. Ho voglia, e sono orgogliosa, di far parte di questo giovanissimo team che mi insegna ogni giorno una cosa nuova, permettendomi di crescere insieme a loro.

Saturnino, tu invece come mai hai deciso di accettare di essere la parte maschile della cover di giugno?
Mi hanno sempre affascinato i nuovi progetti, cerco sempre di rendermi disponibile e di metterci la mia come posso.

Voi due invece come vi siete conosciuti?
S: Ci siamo conosciuti parecchi anni fa a un evento mentre io facevo un djset, ma poi ci siamo persi di vista per un po’…
V: Sì, ma poi ci siamo ritrovati!

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In che modo hai conosciuto Jovanotti?
S: E’ successo a Milano in un bellissimo studio di registrazione che purtroppo oggi non esiste più.
Siccome lo studio era molto vicino alla casa di Claudio Cecchetto, lo scelse per le registrazioni di Una Tribù Che Balla. Il proprietario dello studio, che io frequentavo, mi segnalò a Lorenzo, che all’epoca stava cercando una band.

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Il numero sulla quale siete in copertina, è intitolato When Music Meets Fashion: quanto la moda caratterizza la vostra vita e in che modo influisce sulla vostra musica?
S: Mi viene in mente una frase bellissima che ha detto Eric Clapton: ”Da quando inizi a guadagnare soldi con la musica, non finisci mai di comprare strumenti. Poi però ne hai troppi, allora inizi a comprare anche vestiti. Quando invece il guadagno diventa maggiore, inizi a comprare macchine, e poi case”. Io per adesso sono fermo ai vestiti (ride ndr).
V: Per me la moda è estremamente importante in ogni sfaccettatura, non la vedo superficiale come è per molti. E’ un modo di esprimermi, di approcciarmi alla vita, è viscerale.

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Saturnino, ho tra le mani il tuo libro. Come e quando hai sentito l’esigenza di doverne scriverne uno?
Il libro mi è stato proposto da un grande giornalista musicale che da anni si occupa di musica e di spettacolo per Rizzoli, che è Massimo Poggini. Un giorno mi ha chiamato e mi ha chiesto se ci avessi mai pensato, la mia risposta è stata semplicemente ”no, mai!”. A quel momento lui mi ha detto: ”Vediamoci, e conversiamo. Mentre registro, ti faccio delle domande e tu mi rispondi” e così è nato Testa di Basso. La cosa bella di questo libro è che non ha un inizio e una fine, lo puoi leggere un po’ nel modo che vuoi, come il libro delle risposte!

Qual è il capitolo che è stato una liberazione scrivere?
Direi che quello su Giovanni Allevi è stato catartico! Dopo dieci buoni anni passati ad ascoltare cazzate, è bene dare al pubblico una versione alternativa.

E il capitolo alla quale sei più affezionato?
Quello su mio padre. Ho amato raccontare di lui a una persona che non fosse di famiglia.

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Vittoria, sei uscita da poco da ”Forte Forte Forte”, il primo talent di Rai 1. Cosa pensi dei talent, e cosa credi debba succedere dopo?
Purtroppo adesso riuscire ad emergere senza un talent è praticamente impensabile, specialmente in Italia. Il mercato è sempre più saturo di talenti figli di televisione, che spesso hanno vita breve. Nonostante abbia partecipato a due talent, credo e sostengo la musica prodotta alla vecchia maniera, quella carica di passione, e non di audience. Filosofia che sto adoperando anche con il mio nuovo progetto.

Ti va di parlarcene?
V: Ho deciso di ripartire da zero. Nel mio cammino ho avuto la fortuna di incontrare dei formidabili musicisti con la quale ho deciso di intraprendere una nuova avventura chiamata Vittoria And The Hyde Park. Nuovo look, e soprattutto nuovo sound. Sono reduce da un mese passato a Los Angeles insieme a vari amici, dove ho anche avuto occasione di dedicarmi a della nuova musica che uscirà a breve. Vedrete, ne rimarrete sbalorditi!

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Stai per fare un nuovo tour negli stadi, che ti porterà per la terza volta a S.Siro. Cosa pensi cambierà dalle volte precedenti?
S: Quando affronti le cose con maggior consapevolezza, forse te la godi di più. Ne hai più tempo. E’ un po’ come il sesso, più lo fai, e più diventi esperto. Non devi però dare niente per scontato, le persone che ti sono a sentire hanno delle aspettative, e tu devi mettercela tutta affinché vengano rispettate.

 

Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s collaborator ALESSANDRO VILLA
From an idea of FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI
Hair and Make Up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA, VALENTINA M.
Production JOHNNY DALLA LIBERA, FEDERICO LEDDA
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
Special Thanks to ANDREA CARBONARI @ DIRK BIKKEMBERGS
Location DIRK BIKKEMBERGS HEADQUARTER, MILANO