SECRET WALLS

di Federico Ledda

ABVmiami2014_alivecoverage-181

Ho sempre ammirato chi riesce a dedicare tutta la sua vita e le sue forze all’arte dedicandosi completamente ad essa. E’ quello che ho notato mentre a Los Angeles ho avuto modo di conoscere Terry Guy, un ragazzo che ha fatto dell’arte la sua ragione di vita.

Parecchi anni fa Terry, ha dato vita a ”Secret Walls” un progetto itinerante che utilizzando solamente la semplicità del bianco e del nero, sfida gli artisti a riempire gigantesche tele improvvisando. Secret Walls ha ormai fatto tappa in moltissime città, diventando di tappa in tappa sempre più popolare.

Potevo quindi farmi scappare l’opportunità di farmi affascinare dai racconti di Terry, per poi affascinare tutti i lettori di The Eyes Fashion?

Chi sei?
Come già sai mi chiamo Terry, e sono il fondatore di Monorex, Network che realizza progetti, tra cui quello di Secret Walls e High Rise Murals.

www.monorex.com

www.highrisemurals.com

www.secretwalls.black

ABVmiami2014_alivecoverage-142

Quanto ha influito l’arte nella tua vita?
L’ha rivoluzionata! Tutto è nato quando abbiamo iniziato a lavorare alla Monorex… Esattamente 11 anni fa! Diciamo che lavorare per progetti unici e iniziative particolari è davvero stimolante. Ogni lavoro di cui ci occupiamo, è per me una sfida che mi mette alla prova e mi permettere di crescere!

Raccontami di Secret Walls
E’ la più grande competizione artistica del mondo. Il concetto è molto semplice: due artisti, con 90 minuti di tempo devono dipingere in freestyle con tempera nera su un Canevas bianco, e il vincitore viene deciso a suon di applausi da parte dei presenti. Sai, credo che la gente cresca sempre di più di tappa in tappa per l’area di festa che si respira durante l’evento e per la diversità di persone che ci partecipano. E’ davvero un’occasione unica per farsi ispirare.

Come puoi descrivere la vostra arte?
Abbiamo iniziato come collettivo di street artist, evolvendoci poi in una realtà più grande e generale come quella dell’arte urbana-contemporanea.

Che cosa ti ispira?
Molte cose! I film, la musica, i fumetti, viaggiare…

Cosa pensi degli altri artisti della scena?
Il nostro mondo è piuttosto ridotto, ma grazie a Dio inizia sempre più a essere riconosciuto in scala globale! La cosa mi fa davvero piacere perché avendo iniziato parecchi anni fa a fare quello che facciamo, abbiamo avuto l’opportunità di vedere l’evoluzione naturale delle cose. Due tra le città che stanno contribuendo fortemente a questo cambiamento sono Melbourne in Australia e Malmo in Svezia.

Follow them on Instagram

@Monorex
@SecretWalls
@HighRiseMurals

ABVmiami2014_alivecoverage-156

THE ART OF SEX

di Valentina M.

lh_koons_l_poodle_1991

Se vi sono due cose che apprezziamo e seguiamo, queste sono l’arte e la pornografia; più nel dettaglio, l’arte contemporanea ormai non segue più nessuna regola o tabù legittimando, invece, la libertà sessuale.

Attraverso la pornografia e il porno il nostro corpo perde la sua identità e diventa neutro, in questo modo è libero di provare piacere dando libero sfogo ai suoi istinti.

E’ il trionfo di un corpo pieno di desideri che non è più lo specchio di una identità e di un volto che è pubblico; è quindi una sorta di maschera che noi possiamo portare quando vogliamo.

Il sesso è, altre sì, uno tra i più grandi business del mondo. Anche se dall’inizio della vita, l’attività sessuale fa parte del nostro ciclo vitale e routine, l’uomo non si stancherà mai di esserne affascinato, alla ricerca giorno dopo giorno, di un qualcosa, di un particolare o di un attimo che lo faccia incuriosire e quindi eccitare.

Jeff Koons nel 1990 decide di farsi immortalare durante un rapporto sessuale con la pornostar e futura moglie Llona Staller, in arte Cicciolina; gli scatti vennero poi esposti durante la Biennale di Venezia dando vita per la prima volta, ad un’opera d’arte che prevede l’uso della pornografia.

Con Made in Heaven, diversamente dall’arte conosciuta fino ad ora, l’atto sessuale viene mostrato nella sua forma più cruda, senza l’uso di veli e senza significati intrinsechi, il sesso viene così elevato e nobilitato, mentre il corpo che l’artista mette a disposizione diventa un vero e proprio oggetto di arte, se non l’opera stessa.

Grazie a questa installazione Koons è diventato uno tra gli artisti più influenti e innovativi del mondo, dando un punto di partenza per altre opere d’arte a sfondo pornografico.

image_5451249248cd40516c000006

koons-jeff-made-in-heaven-1990-1

Andrea Serrano, artista americano famoso per gli scatti d’impatto, pubblica History of Sex e Interpretazione dei Sogni dove tratta dello stretto legame tra sesso, sogni e teorie Freudiane.

Infatti nel sogno non sono presenti Tabù, non vi è un giusto e un sbagliato ne una logica; sogniamo prettamente ciò che nel profondo desideriamo e solo durante il sonno riusciamo a dare sfogo alle nostre fantasie più intime.

305636

andres 2

Andrea Fraser decide invece di trasformare il proprio corpo in opera d’arte attraverso un rapporto sessuale con chi di arte se ne intende: il collezionista. L’atto avvenne in una camera d’albergo del Royalton Hotel di New York, dove, in un angolo, fu posta una videocamera che per 60 minuti riprese tutto.

Con questa performance del 2003, l’artista voleva sottolineare il potere indiscusso dell’uomo visto come sesso forte, e lo stretto legame tra prostituzione e marketing.

Furono realizzati 5 copie del video, 3 delle quali andarono a privatisti, ed una al collezionista del video, che partecipò

non per sesso, ma per un esperimento artistico

In Official Welcome (2001) la Fraser si propone ancora come oggetto artistico, ma questa volta decide di esporsi durante una cerimonia artistica in una gallerie, nella quale si spoglia per rimanere coperta solo da un piccolo perizoma e da un paio di scarpe Gucci.

L’artista si decanta non più un essere vivente ma bensì un oggetto artistico e chiede di essere collezionata.

saltz2-27-07-1

624e224664

In Nudes di Thomas Ruff, l’artista si appropria delle immagini pornografiche e le trasforma in oggetti artistici.

Preleva alcune immagini da film porno amatoriali,la trasforma, le sfuma e le rende più confuse, per prendersi gioco della nostra fantasia e della nostra vista.

Per quanto noi cerchiamo di captare il particolare e la definizione, perché è questo che ci eccita, non la troveremo mai. Il lavoro di Ruff, è infatti una riflessione sui nostri sensi, sull’impossibilità di veder tutto e mostrare tutto, anche se vorremmo farlo.

6a00d8341bfb1653ef0168e936b631970c

IMG_5956HiRes

WHEN IN ROME… #4 – WALKING AROUND

di Sara Bianchi
foto di Sara Bianchi
IMG_0638

“Come è iniziata la tua carriera? Il momento in cui hai capito di avercela fatta?”

L’ATTORE FETICCIO

FABIO DE LUIGI, Roma -Cinecittà-

“Allora…la mia carriera é iniziata nell’ormai lontanissimo 1990, stavo studiando nell’Accademia delle Belle Arti a Bologna e ho cominciato iscrivendomi quasi per scherzo ad un concorso per giovani comici emergenti”

“Per quanto riguarda il momento in cui…forse oggi…ahahahah…il giorno in cui ho capito di aver fatto la scelta giusta, beh alla fine era quello che volevo fare da quando avevo tipo tre anni per cui quella fortuna lí l’ho avuta e finché non se ne accorgono vado avanti!”

IMG_0646

LA FETICISTA

CHIARA FRANCINI, Roma -Cinecittà-

“Oddio…la mia carriera é iniziata al teatro della Limonaia di Sesto fiorentino quando ho iniziato il primo anno del corso dell’Accademia. Per quanto mi riguarda penso tutti i giorni di aver fatto la scelta giusta, sono felice, certo é un lavoro faticoso ma sono veramente molto felice, però posso dirti che non c’é un giorno in particolare perché penso di dover fare ancora molta molta strada…”

IL POETA ROMANO

RICKY MEMPHIS, Roma -Cinecittà-

“Come devo risponne?”

“Tu parla, io registro e poi trascrivo!”

“Ok…allora la mia carriera è iniziata fine ’89 inizio ’90 con la pubblicazione di un articolo ed un servizio fotografico che mi riguardava sul mensile dell’epoca che era King. Me l’avevano fatto perché leggevo delle poesie che scrivevo nei locali notturni di Roma…da lì Maurizio Costanzo ha letto l’articolo, si é incuriosito e mi ha fatto chiamare. Sono stato in trasmissione, la trasmissione la stavano seguendo in televisione Tognazzi e Simona Izzo che stavano per girare un film, io lí ho espresso il desiderio di fare l’attore, mi hanno chiamato, ho fatto il provino e cosí ho fatto il primo film.Tutti i giorni mi rendo conto di aver fatto la scelta giusta, tutte le mattine in cui mi alzo e vado sul set a giocà e a divertimme…”

 

IMG_0677

NERD ALERT: DONNIE DARKO

di Luca Rivolta
not-all-the-graphics-are-awesome

Ben ritrovati al solito appuntamento con lo schermo cinematografò [cit.]. Oggi abbiamo deciso di soffermarci su qualcosa di più nerd, nonostante rimanga qualcosa di mergaextrasuper cult. Ah, da nerd veri, non quei nerd che di nerd hanno solo la scritta sulla maglia, e poi scopano più di Mick Jagger. Direi che è un film più che altro adatto a quelli che hanno assidui rapporti con uno schermo. Che poi sia diventato fenomeno di massa e in quanto tale venga abusato da cani e porci è un altro discorso.

Innanzitutto la pellicola è stata scritta e diretta da un certo Richard Kelly (non meravigliateli di non averlo mai sentito, è tipo un profeta di qualche altro universo parallelo, giusto per restare in tema, sceso sulla terra per dirigere questo film e poi scomparire) nel 2001, ma per ovvi motivi in Italia è stato proiettato per la prima volta nel 2004 (che bello essere sempre all’avanguardia).

Tra gli attori non figurano sono nomi particolari, o per lo meno all’epoca dell’uscita nessuno era un attore più di tanto affermato, forse solo Drew Berrymore e Patrick Swayze. Infatti il film è stato girato con un budget veramente basso, primo dei motivi che lo rendono un capolavoro.

Il secondo motivo, come ben potete immaginare, è la colonna sonora. È incredibile come mi stupisca ogni volta del ruolo che riveste la musica nei film. Fa davvero da sola metà del lavoro. All’interno della pellicola si possono trovare pezzi come Head Over Heels dei Tears for Fears, Love Will Tear Us Apart dei Joy Division e Mad World reinterpretata da Gary Jules. Davvero, basterebbero queste tre canzoni a concludere qua l’articolo (sì è un articolo).

Il terzo motivo è che il film non ha un conclusione certa, ma è aperta a diverse interpretazioni. E, cosa che aumenta esponenzialmente il valore, per formulare un’ipotesi devi avere ottime conoscenze in robacce come fisica quantistica, wamhole, universi paralleli, esoterismo, filosofia e quant’altro (per questo all’inizio parlavo di nerd). Oppure invece che formulare ipotesi potete cercare in internet. Penso vada per la maggiore questa soluzione. In ogni caso quello che ci tenevo a specificare è che il film non è fantascienza pura. O meglio, rimane una storia assolutamente inventata, ma ha un riscontro importante sulle attuali teorie scientifiche sul continuo spazio tempo. Basti pensare che è così difficile da interpretare che gli autori hanno dovuto pubblicare qualche estratto inventato dal pseudobiblium “La filosofia dei viaggi nel tempo”, più volte citato all’interno del film

Prima di andare a parlare dell’ultimo motivo lasciatemi spiegare, evitando come al solito il più possibile spoiler e anticipazioni nel caso siate così babbi da non averlo ancora visto, un minimo della trama. Praticamente, il classico adolescente introverso, con un accenno di schizofrenia, va a scuola, viene bullato, se la fa con una ragazzetta, je cade un motore di un aereo in camera mentre lui è fuori o forse no, qualcuno muore o forse no, si torna indietro nel tempo o forse ci si trasferisce semplicemente in un universo parallelo. Più o meno è questo quello che penserete una volta vista la conclusione. La cosa veramente assurda, e che più mi ha colpito è il contesto in cui la storia si svolge: è facile fare un film dove si parla di viaggi nel tempo quando sei su una navicella e stai entrando in un buco nero e tutto il film è ambientato nello spazio e parla di viaggi interstellari (ogni riferimento è puramente casuale. Ovviamente non mi sto riferendo a 2001: Odissea nello spazio, perchè era il 68, e mentre la gente era fuori a spaccare cose Kubrick girava scene che a 50 anni di distanza Nolan ha riproposto paro paro. Il precedente riferimento non è più casuale.). La cosa incredibile è averla applicata in un mondo così semplice e banale come questo: il classico teenager americano, con la classica fottuta camicia sopra la maglietta e i cazzo di armadietti in corridoio a scuola. È come se Richard Kelly fosse riuscito a tirare fuori la Tour Eiffel da una cannuccia. Inoltre, all’interno del film vi è una retrosprettiva assurda non solo su tutto il discorso già accennato dello spazio-tempo, ma anche sulla psicologia che si cela dietro il protagonista. L’altra “aspetto morale” degno di nota è quello filosofico: non quello legato direttamente allo spazio-tempo, ma più quello connesso alla morte ed alla consapevolezza di essa. Perché Donnie Darko, è si un film che parla delle problematiche giovanili, del primo bacio, e delle solite cazzate, ma lo fa in un modo così cupo e sinistro tale da far si che tutto passi in secondo piano rispetto al volto vero e reale di tutta la faccenda: la morte e l’esistenza. E non posso spiegarmi meglio senza andare a racconare il film, ma vi assicuro che sono pensieri davvero maturi e profondi, e per nulla banali.

Quindi per quanto mi riguarda, se nel macinino butti dentro Joy Division, camicie sopra le magliette, esistenza umana e spazio-tempo, esce tipo una fusione tra Emily Ratajkowski e Sasha Grey.

Unica nota controversa: se come me fate la doccia con la porta del bagno chiusa quando siete in casa da soli perché avete paura che i mostri entrino senza farsi beccare mentre vi sciacquate lo shampoo, il coniglio con la maschera schifosa che ogni tanto compare in qualche angolo potrebbe farvi cagare addosso non poco.

 

Donnie-Darko

THE WOMBATS – THE INTERVIEW

di Federico Ledda

The-Wombats-new-pic

Devo essere sincero: io gli Wombats non li conoscevo, non prima di ricevere un’email da Elena di Warner Music che mi proponeva un’intervista, e non prima di confrontarmi con la redazione di The Eyes Fashion, più nel dettaglio con Johnny, fan della band sin dagli esordi.
La prima cosa che ho fatto è stata quella di cercare Let’s Dance To Joy Divison tra la musica di Spotify su consiglio di Johnny che mi ha praticamente imposto di ascoltare il loro più grande successo.
Adesso posso ufficialmente dire di essere drogato di Wombats, e di avere scoperto un mondo! La band inglese, formata da tre amici conosciutisi alla Liverpool Institute of Performing Arts, vanta una fanbase di livello mondiale ed è già al terzo disco intitolato Glitterbug uscito da pochissime settimane. Il tutto a mia insaputa.

Dopo essermi quindi tramutato completamente in un mega fan, non potevo di certo farmi scappare l’occasione di incontrare Dan (batterista) e Tord (bassista) nel backstage del loro concerto SOLD OUT al Fabrique di Milano! Qual è stata quindi la risposta alla mail di Elena? Assolutamente sì, io e Johnny ci siamo!

Non pubblicavate un album dal 2011. Quanto è cambiato il vostro sound da allora?
T:
Glitterbug è sicuramente l’estensione di quello che abbiamo iniziato a fare con il nostro lavoro precedente This Modern Glitch. All’epoca però ci piaceva fare esperimenti per cercare di trovare un sound che ci appartenesse. Adesso che l’abbiamo trovato, ci siamo dedicati più ai dettagli e al perfezionamento.

Cosa avete fatto in questi anni di assenza?
D: Prima di iniziare al lavorare al nuovo disco siamo stati in tour per molto tempo. L’ultimo lo abbiamo fatto l’anno scorso in America ed è durato ben sei mesi, perché là la promozione di un disco funziona in modo diverso. Mentre in Europa se un singolo va bene, le stazioni radio lo suonano 5/6 settimane, in America lo puoi sentire anche per 9 mesi! Quindi rimani in tour molto più tempo.

Come definireste questo nuovo disco in tre parole?
T: Allegro, attraente e…
D: Sto fissando da un’ora la doccia che c’è qui in camerino, quindi direi doccia.
Allegro, attraente e doccia. (ride ndr)

State facendo un’importante tour europeo in questo momento. Com’è notare che il vostro pubblico è cresciuto così a vista d’occhio?
D: E’ una cosa che ancora ci rende increduli. Sono tre anni che mancavamo dall’Europa, eppure l’accoglienza è stata anche più generosa.
T: La cosa che più ci fa piacere è vedere le persone che cantano canzoni che magari non sono ancora uscite. Questo ti fa capire quindi che si informano, che fanno ricerca, che non sono là per caso insomma.

Il video di ”Give Me A Try” è sicuramente la dimostrazione di come i Social Media influiscono nella nostra vita. Com’è il vostro rapporto?
T: Hanno sicuramente un ruolo fondamentale per noi come band, perché tengono aggiornate le persone che ci seguono e che sono interessate a noi. Come persona invece cerco di starci lontano. Tempo fa eravamo in una stanza con una decina di persone che erano costantemente in silenzio incollate al telefono. E’ stato davvero strano e imbarazzante.

Cosa fate i minuti che precedono uno show?
T: Ci alleniamo! Sembra una battuta, ma specialmente chi suona ha bisogno di riscaldare i muscoli e le mani prima di uno show, in modo che non succedano incidenti. Poi stiamo un po’ per conto nostro e ci rilassiamo… Cerchiamo di entrare nella mentalità di un live!

Music-The-Wombats

JASON DERULO – THE HITMAKER

di Federico Ledda

 

Chi è che non ha mai sentito in radio canzoni come Wiggle, Talk Dirty o Want To Want Me? Chiunque ha canticchiato almeno una di queste tre canzoni. Tre hit mondiali prodotte tra dalla stessa persona: Jason Derulo, l’uomo che non ha bisogno di introduzioni. Ed è davvero così, perché dopo aver piazzato 6 canzoni nella top 10 della classifica più importante del mondo, tutti conoscono e amano il rapper di Miami che ha fatto del suo nome una garanzia di successo. The Eyes Fashion l’ha incontrato nel quartier generale di Warner Music Italia dove era a presentare Everything Is 4, il suo ultimo album uscito lo sorso 1 giugno.
Ah, e mi raccomando, dopo aver letto l’intervista, tutti a ballare come se non ci fosse un domani con ”Want To Want Me” a tutto volume.

Descrivi il tuo nuovo disco in una parola
Necessario. Questo disco è un viaggio che ha qualcosa per ogni persona e per ogni situazione. C’è il pezzo che ti fa ballare, c’è quello che ti aiuta a dire ti amo, e quello che ti dà forza. C’è davvero qualcosa per tutti, quindi sì, è stato necessario per me, e spero che lo diventi anche per chi lo ascolta.

Everything Is 4 (Tutto è per…), ci puoi spiegare questo titolo?
Tutto è per mia madre, tutto è per i miei fans, e tutto è per la musica. In inglese diciamo ”for”, che si può semplificare anche con il 4, e anche questo ti fa pensare: quattro sono le stagioni, le gambe di un tavolo… Everything Is 4!

Nel disco ci sono collaborazioni davvero notevoli, tra cui quella con Stevie Wonder…
Sì, è stato pazzesco! Ancora non ci credo! Ci siamo conosciuti a una cena alla casa bianca, e dopo esserci presentati ho iniziato a pensare al mio prossimo album, e al fatto che ci sarebbe stata una canzone con l’armonica intitolata Broke. Non tutti sanno che Stevie è un bravissimo armonicista, cosa che mi ha fatto pensare: ”che bello se in Broke l’armonica la suonasse Stevie Wonder”. Così gliel’ho chiesto! Vedendo la sua sua risposta positiva e la sua disponibilità allora ho aggiunto: ”Che ne diresti di cantarci pure?” E lui a quel punto mi ha detto una cosa che mi ha fatto un piacere enorme: ”Certo che voglio e ti dico il perché: so già che se sentirò questa canzone alla radio, e se non ci sarà anche la mia voce, so già che me ne pentirò”.

Hai anche collaborato con Jennifer Lopez. Com’è stato lavorare con lei?
Non una, ma ben due leggende in questo nuovo disco! Un sogno! JLO è una delle artiste femminili più importanti di tutti i tempi, ma allo stesso tempo, oltre a essere estremamente professionale, è anche una persona davvero buona e dolce. Lavorare con lei è stato grandioso, spero che ricapiti.

Le tua canzoni vengono risuonate da ogni parte del mondo, come ci si sente ad aver raggiunto il successo planetario?
Sono contento che la mia musica piaccia a così tante persone, e sono fiero che le persone usino i miei pezzi come colonne sonore delle loro giornate, o addirittura a volte, della loro vita. E’ una cosa che mi riempe il cuore.

JD-EI4-Album Cover

WHEN MUSIC MEETS FASHION

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati

Per il numero di giugno abbiamo pensato ai due universi che caratterizzano maggiormente il concept di The Eyes Fashion: la musica e la moda. Spesso i cantanti, specialmente nella musica pop, costruiscono la loro immagine secondo i canoni dettati dalla moda. Le domande che invece noi ci siamo posti sono state: chi, tra gli artisti, al posto di seguire la moda cerca di crearla? Per chi la moda ha una parte fondamentale nella musica? Per chi è uno stile di vita? Ci sono venuti in mente subito due nomi. Vittoria Hyde e Saturnino. Così simili, ma così diversi.

Da una parte abbiamo Vittoria, camaleontica cantante e volto femminile di Virgin Radio che, ricca di entusiasmo e di sogni si prepara a lanciare un’importante nuovo progetto, che darà una nuova sfumatura al suo sound. Dall’altra abbiamo Saturnino immenso musicista ed insaziabile curioso, che insieme a Lorenzo Jovanotti, suo socio, ha lavorato a brani che hanno rivoluzionato la musica italiana. Ma non solo! È il fondatore della Saturino Eyewear: sofisticato brand di occhiali da sole dalle forme dinamiche e innovative. È uscito da poco il racconto della sua vita, dal titolo Testa di Basso scritto con l’aiuto di Massimo Poggini, e si prepara a calcare nuovamente i più importanti stadi d’Italia insieme a Jovanotti con un tour che lascerà il segno. Insieme per The Eyes Fashion, come mai prima d’ora.

SATVIK2

Vittoria, da quando The Eyes Fashion è partito, hai sempre cercato di dare il tuo contributo mettendoci anche la faccia. Come mai questa scelta?
Ho sempre avuto un debole per la moda. Mi piace la creatività, e la versatilità. Cosa che in questo progetto ho visto sin dall’inizio. Ho voglia, e sono orgogliosa, di far parte di questo giovanissimo team che mi insegna ogni giorno una cosa nuova, permettendomi di crescere insieme a loro.

Saturnino, tu invece come mai hai deciso di accettare di essere la parte maschile della cover di giugno?
Mi hanno sempre affascinato i nuovi progetti, cerco sempre di rendermi disponibile e di metterci la mia come posso.

Voi due invece come vi siete conosciuti?
S: Ci siamo conosciuti parecchi anni fa a un evento mentre io facevo un djset, ma poi ci siamo persi di vista per un po’…
V: Sì, ma poi ci siamo ritrovati!

SATVIK5

In che modo hai conosciuto Jovanotti?
S: E’ successo a Milano in un bellissimo studio di registrazione che purtroppo oggi non esiste più.
Siccome lo studio era molto vicino alla casa di Claudio Cecchetto, lo scelse per le registrazioni di Una Tribù Che Balla. Il proprietario dello studio, che io frequentavo, mi segnalò a Lorenzo, che all’epoca stava cercando una band.

SATVIK6

Il numero sulla quale siete in copertina, è intitolato When Music Meets Fashion: quanto la moda caratterizza la vostra vita e in che modo influisce sulla vostra musica?
S: Mi viene in mente una frase bellissima che ha detto Eric Clapton: ”Da quando inizi a guadagnare soldi con la musica, non finisci mai di comprare strumenti. Poi però ne hai troppi, allora inizi a comprare anche vestiti. Quando invece il guadagno diventa maggiore, inizi a comprare macchine, e poi case”. Io per adesso sono fermo ai vestiti (ride ndr).
V: Per me la moda è estremamente importante in ogni sfaccettatura, non la vedo superficiale come è per molti. E’ un modo di esprimermi, di approcciarmi alla vita, è viscerale.

SATVIK7

SATVIK8

Saturnino, ho tra le mani il tuo libro. Come e quando hai sentito l’esigenza di doverne scriverne uno?
Il libro mi è stato proposto da un grande giornalista musicale che da anni si occupa di musica e di spettacolo per Rizzoli, che è Massimo Poggini. Un giorno mi ha chiamato e mi ha chiesto se ci avessi mai pensato, la mia risposta è stata semplicemente ”no, mai!”. A quel momento lui mi ha detto: ”Vediamoci, e conversiamo. Mentre registro, ti faccio delle domande e tu mi rispondi” e così è nato Testa di Basso. La cosa bella di questo libro è che non ha un inizio e una fine, lo puoi leggere un po’ nel modo che vuoi, come il libro delle risposte!

Qual è il capitolo che è stato una liberazione scrivere?
Direi che quello su Giovanni Allevi è stato catartico! Dopo dieci buoni anni passati ad ascoltare cazzate, è bene dare al pubblico una versione alternativa.

E il capitolo alla quale sei più affezionato?
Quello su mio padre. Ho amato raccontare di lui a una persona che non fosse di famiglia.

SATVIK9

Vittoria, sei uscita da poco da ”Forte Forte Forte”, il primo talent di Rai 1. Cosa pensi dei talent, e cosa credi debba succedere dopo?
Purtroppo adesso riuscire ad emergere senza un talent è praticamente impensabile, specialmente in Italia. Il mercato è sempre più saturo di talenti figli di televisione, che spesso hanno vita breve. Nonostante abbia partecipato a due talent, credo e sostengo la musica prodotta alla vecchia maniera, quella carica di passione, e non di audience. Filosofia che sto adoperando anche con il mio nuovo progetto.

Ti va di parlarcene?
V: Ho deciso di ripartire da zero. Nel mio cammino ho avuto la fortuna di incontrare dei formidabili musicisti con la quale ho deciso di intraprendere una nuova avventura chiamata Vittoria And The Hyde Park. Nuovo look, e soprattutto nuovo sound. Sono reduce da un mese passato a Los Angeles insieme a vari amici, dove ho anche avuto occasione di dedicarmi a della nuova musica che uscirà a breve. Vedrete, ne rimarrete sbalorditi!

SATVIK10

SATVIK11

Stai per fare un nuovo tour negli stadi, che ti porterà per la terza volta a S.Siro. Cosa pensi cambierà dalle volte precedenti?
S: Quando affronti le cose con maggior consapevolezza, forse te la godi di più. Ne hai più tempo. E’ un po’ come il sesso, più lo fai, e più diventi esperto. Non devi però dare niente per scontato, le persone che ti sono a sentire hanno delle aspettative, e tu devi mettercela tutta affinché vengano rispettate.

 

Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s collaborator ALESSANDRO VILLA
From an idea of FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI
Hair and Make Up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA, VALENTINA M.
Production JOHNNY DALLA LIBERA, FEDERICO LEDDA
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
Special Thanks to ANDREA CARBONARI @ DIRK BIKKEMBERGS
Location DIRK BIKKEMBERGS HEADQUARTER, MILANO

Sneakers #Addicted

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

Scure, colorate, alte, basse… La tendenza del momento è stare comodi, la tendenza del momento è la sneaker.

Portate al mondo principalmente per uso sportivo, abituati a vederle addosso a giocatori di basket, di tennis, e chi ne ha più ne metta, la scarpa da tennis, così chiamata ”all’italiana” è diventata un vero e proprio MUST: dai più piccoli ai più grandi, dalle fashionista alle celebrities, dagli stilisti agli imprenditori, sembra proprio che sia in atto la rivoluzione della comodità: non più tacchi chilometrici per lei, e non più scarpe laccate per lui. L’eleganza dell’uomo rinasce bensì dalla scarpa sportiva, cosa che sa bene anche la donna che al posto di un tacco chilometrico a un vestito sceglie di abbinarci una suola bassa, che seduce, ma in totale tranquillità.

E voi per che Sneaker siete? Ecco la nostra TOP 6 delle Sneaker MUST HAVE della stagione:

 

S1
ADIDAS ZX FLUX IN ESCLUSIVA DA FOOT LOCKER
S2
REEBOK ZPUMP
S3
ADIDAS TUBULAR
S4
ADIDAS ZX FLUX IN ESCLUSIVA DA FOOT LOCKER
S5
REEBOK INSTAPUMP FURY
S6
ADIDAS TUBULAR

CARLO PIGNATELLI HAUTE COUTURE 2016

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati

CP

Sconfinata eleganza con richiami vittoriani e barocchi: a Milano sfila l’haute couture firmata Carlo Pignatelli.

Uomini dall’innata attitudine verso la ricercatezza e l’esclusività, caratteristiche peculiari nell’eleganza del dandy moderno, ma con il fascino retrò di chi sa stupire con un’innata classe. La redingote e il frac, rivisitati con i dettagli delle uniformi, saranno i must della prossima stagione secondo lo stilista torinese che presenta un ricco excursus tra giacche da ”borghese a gentiluomo”. A caratterizzare ogni look, è però il gilet che grazie a pregiate lavorazioni sui tessuti, lo rendono sofisticato e unico, come si addice a un vero eccentrico.

Le degne muse dei dandy sono affascinanti dame dalle silhouette leggere, vestite da tessuti e ricami non convenzionali. Giochi di luce e di ombre pannellano materiali che si intersecano e si sovrappongono creando effetti di trasparenze strategiche per un’eleganza soffice, quasi sussurrata, creata da tutte le declinazioni del bianco e dell’avorio fondendosi nel rosa antico arrivando fino allo zaffiro. Donne romantiche, e pacate, che non rinunciano però alla loro femminilità, sfoggiandola in modo distinto.

Le donne e gli uomini di Carlo Pignatelli in tre parole? Grazia, distinzione, finezza

CP1

CP2

CP3

CP4

CP9

CP8

CP7

CP6

CP5

WTF??? – #5 – CINQUE MODI PER RICONOSCERE UNO STRONZO

di Ludovica Borzelli (http://www.belou.wtf/)

se-i-quadri-potessero-parlare-6jpg-586x348
Gli stronzi sono ovunque: possono nascondersi dietro alla faccia paciosa del tuo postino, dietro ai modi falsamente gentili del tabaccaio di fiducia, dietro al sorriso tirato del tuo datore di lavoro, ma anche (anzi, soprattutto) dietro alle belle (e finte) parole delle persone che consideri amiche.
Come riconoscerli?
Ecco cinque comportamenti tipici dello Stronzo D.O.C.

1. Non rispetta le tue idee e i tuoi valori
Non fumi perché in famiglia hai avuto una perdita causata da un tumore ai polmoni? Sei uno
sfigato di merda, sempre ad ascoltare la mammina.
Sei buddista e lui è cattolico? Non capisci un cazzo, fanculo il Nirvana.
È normale avere idee diverse ed è normale discuterne, ma il rispetto prima di tutto. Se questo
viene meno, la persona che hai di fronte non merita la tua attenzione.

2. Cerca di metterti in imbarazzo davanti ad altre persone
Gli hai già detto svariate volte che ti senti a disagio quando racconta di quanto fossi sfigato/a alle
medie, ma lui continua imperterrito. “Ma come sei permaloso/a, sto solo scherzando!”, ti dice.
Certo ma, come si suol dire, il gioco è bello quando dura poco; e soprattutto c’è differenza tra un
amico che ride con te e uno che ride di te.
Probabilmente ti vede come una minaccia e crede che, mettendoti in cattiva luce, riuscirà a
spiccare.
Aiutalo a spiccare: tiragli un calcio e mandalo nell’iperspazio.

3. Ti dà buca sempre all’ultimo
Dovevate vedervi per una birra, ma dieci minuti prima dell’appuntamento ti chiama per dirti che
ha avuto un contrattempo e non potrà esserci. Okay, non importa.
Organizzate un secondo appuntamento e la storia si ripete. D’accordo, può capitare.
La terza volta che decidete di vedervi, arrivi in birreria e lui non c’è. Lo chiami e non si prende
nemmeno la briga di risponderti. “Magari ha avuto un problema serio”, ti dici.
Poi però apri Facebook e vedi che è appena stato taggato in una foto che lo ritrae in un altro
posto con altri amici.
Un “amico” che ti tratta in questa maniera non è abbastanza interessato a te; sei semplicemente
la sua ruota di scorta per quando non ha niente da fare.
Tronca i rapporti e lascialo a piedi quando una delle sue ruoti motrici si bucherà.

4. Quando ha bisogno di qualcosa cambia atteggiamento
Da qualche tempo cerca di essere gentile, è sempre disponibile ad aiutarti e ti fa un sacco di
moine. Che abbia capito di essersi comportato male e stia cercando di farsi perdonare?
Manco per il cazzo.
Si sta preparando a chiederti un favore, e spera che cambiando atteggiamento tu accetti di
aiutarlo.
Negaglielo, ma sii gentile: “Cortesemente, fottiti.”.

5. Ti sminuisce
Sei contento perché hai raggiunto un traguardo importante?
Lui ti dirà subito di averlo raggiunto molto più in fretta, o con risultati migliori dei tuoi.
O magari davanti a te si congratulerà, mentre alle spalle ti accuserà di essere raccomandato/a o di
aver fatto un cattivo lavoro. Forse perché sa di non poter arrivare al tuo livello.

Di’ la verità: leggendo questi cinque punti ti è venuta in mente almeno una persona che incarna
perfettamente lo Stronzo D.O.C., ho ragione?
Se così fosse, corri a chiudere i rapporti con lui!

LouB

173791-400-629-1-100-Se-i-quadri-potessero-parlare

A PROPOSITO DI DAVIS

di Luca Rivolta APDD_manifesto_30c64dae2547320242320749c05e63fc

Bubu-settete. Eccoci tornati alle origini, al solito (e banale) appuntamento con un film che spacca. Questa volta davvero, non come le ultime due volte, nelle quali abbiamo parlato di cose un po’ inusuali per le nostre pagine. Oggi parleremo di A proposito di Davis, un film del 2013, diretto dai fratelli Coen. Se dovessimo inquadrarlo penso si avvicini al genere “drammatica commedia musicale”. Esatto, un film dei Coen, punto.

La premessa che va fatta è che spacca perché è dei fratelli Coen. Dai, sul serio, come può uscire qualcosa di deludente da quella testa? Una testa in due corpi, spacca per forza.

Sempre cercando di spoilerare il meno possibile, la trama è piuttosto semplice (“il film non aveva una trama vera e propria, e ciò ci portò a riflettere su questo punto, e fu per questo che inserimmo il gatto”): l’ambientazione è quella di una New York agli inizi dei ‘60, più precisamente il Greenwich Village, la capitale del rock, patria di artisti del calibro di Bob Dylan, Andy Wharol e Lou Reed. Come ben sapete quelli erano gli anni del boom folk, gli anni in cui Dylan incise Highway 61 diventando popolare in tutto il mondo. Ma questa, è solo la viglia. Il mondo, seppur per poco, non è ancora pronto ad accettare la musica di Llewyn Davis. È questa è la sua storia, o meglio, è una delle settimane della sua vita, ma l’emblema di essa, e un po’ anche l’emblema del visione dei Coen (chissà perché in questo periodo la parola emblema va così di moda). La storia presenta la temporalità ciclica e breve tipica dei Coen. Il film come inizia finisce. Llewyn, come nasce muore. Povero, così pieno e vero nelle sue parole, ma vuoto nella conclusione di ogni cosa. È la storia di un musicista, uno di quelli veri e completi, a cui non niente funziona, anche se per un momento sembra tutto girare per il verso giusto. Incide un disco di successo? Il suo collega si suicida e lui non ne guadagna quasi nulla. Il gatto delle persone che lo ospitano scappa per colpa sua ma poi riesce a ritrovarlo investendolo poco dopo. Un famoso produttore gli concede un’audizione? Al termine della emozionante ballata riesce solamente a sentirsi dire non si fanno soldi con quella roba”. Prova a fuggire da tutto e tutti imbarcandosi in marina? Perde il biglietto pagato con gli ultimi risparmi.

Il tutto immerso in una cinicissima atmosfera Coeniana, quasi al limite tra il comico e il grottesco. È una vita di stenti, ed l messaggio è uno dei più nichilisti della storia: Llewyn è perfettamente consapevole che lui sia la causa di tutte le sue sventure, ma è altrettanto consapevole che qualsiasi cosa faccia risulta del tutto inutile, che non esiste nulla, che l’esistenza stessa non ha un senso vero e proprio. Che fa schifo tutto, e basta, sia che tu ti dia da fare, sia che passi il tempo sul divano. Così inizia il film, e così finisce: in un quasi sconosciuto locale del Village, a suonare per poche mance. Nellultima scena del film, si intravede un personaggio che si esibisce dopo di lui con una canzone intitolata Farewell. Beh, la sua storia sapete com’è andata a finire.

Certo l’ambientazione in cui è inserita eleva la storia moltissimo, più che altro per la coerenza con cui si sposa col protagonista. Quale personaggio se non un musicista folk del Village può avere tali vicissitudini? È un matrimonio perfetto. Ma penso che l’unico matrimonio che rende perfetto il film sia quello (inconsapevole) tra Joel ed Ethan Coen. Nessun altro sarebbe riuscito a partorire qualcosa che assomigliasse anche lontanamente a tutto questo. Sarebbe rimasta sicuramente una bella pellicola musicale, ma nient’altro.

Da apprezzare senz’altro le citazioni a “Colazione da Tiffany” (uscito appunto nel 61), e le prove attoriali dei vari personaggi, compresa quella di Justin Timberlake, che per quanto mi riguarda rimane la persona che riesco meno a giudicare del mondo. Davvero, non riesco a capire se sia un fenomeno o un coglione.

E banalmente, non passa inosservata la colonna sonora, che riesce a soddisfare le comunque alte aspettative del film: non è facile inserire una colonna sonora originale in un film che parla di una della scene musicali più importanti di tutta la storia.

Il film riesce in tutto e per tutto, e spacca, perché riesce a essere un’opera d’arte, qualcosa che critica senza risultare una polemica, una ballata sull’amore, sull’arte, sull’industria, sul mondo e forse anche sui loro stesso prodotto.

Mi sa che se una sera dovessi uscire a bere con loro, mi sveglierei la mattina dopo nel loro letto.

coen_502

WHEN IN ROME…#3 – LA GINNASTA

di Sara BianchiIMG_0271

Alice, 21 anni. -La Sapienza-

“Hei, bel tatuaggio! Che c’é scritto?”

“Defying Gravity, io sfido ogni giorno la gravità!”

“Ah veramente? In che senso?”

“Quattro mattine a settimana in università, quasi tutti i pomeriggi in palestra. Faccio questa vita da quando avevo tre anni e nonostante tutte le difficoltà non la cambierei per nessuna ragione.”

“Perché fai tutto questo?”

“Beh, se vuoi ti posso fare un esempio di ciò che mi spinge a continuare…era il 6 aprile dello scorso anno, il giorno dell’ultima gara prima di passare in serie A1 di ginnastica artistica, il giorno per cui ho lavorato da tutta una vita. La gara non stava andando come ci eravamo aspettate, troppi problemi, troppi errori…a quel punto ho capito che dovevo tirare fuori tutta la grinta,tutta la rabbia,tutto ciò per cui avevo lavorato. È stata forse la migliore prestazione della mia vita ma comunque non ero riuscita ad evitare che la squadra, arrivata prima nelle tre giornate precedenti di gara, fosse fatta retrocedere in ultima posizione. Mi ricordo i pianti,il dolore, la paura di non essere riuscite a passare ma, proprio quando non ci speravamo più, uscì la classifica generale e, grazie a punti bonus ottenuti in precedenza, siamo salite sul podio come seconde. È per questo che ti dico che non cambierei mai la mia vita, perché nei giorni come quello capisco quanto possa essere importante sforzarsi per ottenere ciò che si vuole.”

 

IMG_0282

M COLLECTIVE STORE – MUCH, MORE, OR MINUS?

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

 ALE_0024

Ha aperto in Viale Regina Giovanna (Porta Venezia) a Milano, la prima interactive experience del mondo, si chiama M COLLECTIVE STORE.

Situato nel cuore di Milano, L’M Collective, non è un semplice negozio, ma un collettivo di designers, artisti e stylist, che divisi in tre categorie, hanno dato vita a una vera e propria esperienza sensoriale che da totalmente un nuovo significato alla parola shopping. Non solo vestiti, ma un camaleontico bazar fashion che diviso in MINUS, MUCH e MORE, ti permette di fare shopping in base alle tue emozioni.
Radical, essenziale, pulita è la parte più sobria dello store, denominata MINUS. MUCH, è un’esatta via di mezzo: sofisticata, basic chic, charmant. Esagerata, pazza e swag è invece MUCH, la parte più inaspettata del collettivo, capace di fare stupire e divertire chiunque.

Totalmente multimediale e interattivo, L’M COLLECTIVE, dispone di diversi schermi touch ad alta tecnologia che permettono, avvicinando il cartellino del prodotto al monitor touch, di comunicare ed interagire con il Collettivo.
Lo schermo, infatti, restituisce una descrizione del brand, le taglie e i colori disponibili in store e il suggerimento
di abbinamenti da parte di fashion stylist e blogger che compongono lo staff.

MINUS. MUCH. MORE. Voi in quale vi identificate? Scopritelo facendo un salto da M COLLECTIVE!

ALE_0102
ALE_0074

ALE_0068
ALE_0051

ALE_0041

ALE_0037

WHEN IN ROME… #2 – IL COMICO CANTERINO

Paolo -Teatro Vittoria- “L'amore è un cane blu” - Roma
di Sara Banchi

IMG_0328

“Quando è iniziata la tua carriera da attore?”

“Io… allora… ho fatto alcuni mestieri prima di questo. Non pensavo di cadere in questo mestiere anche se sono di famiglia d’arte perché mio nonno e mia zia recitavano. Ho fatto un po’ di lavoretti durante l’università, poi ho trovato lavoro come aiutante in una compagnia di marionettisti che però lavoravano anche con gli attori. Poi sono partito militare e tornato in quella compagnia. In realtà all’inizio la presi come un modo di essere autonomo poi però una cosa tira l’altra…mi sono ritrovato sul palco ed ho capito quasi subito che questa era la mia vita,il mio mestiere.”

“C’è stato un giorno particolare che ti ha fatto capire di aver fatto la scelta giusta?”

“…di giorni particolari in questo mestiere ce ne sono tanti…perché, soprattutto come avviene con il nostro modo di lavorare, ossia che non facciamo mai una replica, accade qualcosa di diverso ogni sera. Anche quando giriamo in video improvvisiamo, nell’arco della carriera ne succedono di ogni quindi non c’è una giornata particolare. Posso però dire che ogni giorno è come se fosse il primo, questa é una cosa che ho imparato subito perché questo è un mestiere in cui, se hai la passione per farlo, ti metti in gioco ogni volta…ogni sera é una sfida ed ogni sera ti giochi la giornata che hai trascorso allora tutti i giorni diventano importanti…poi ci sono giorni un po’ diversi perché questo mestiere ti costringe a lavorare anche quando in altri mestieri si resta a casa invece qui devi andare sul palco lo stesso.”

KWABS

di Federico Ledda

PerfectRuinScreenShot2_low_res

Non ha nemmeno sfornato il suo primo disco “Love + War” che è già sulla cresta dell’onda con il successo “Walk“, che a oggi ha totalizzato oltre 30 milioni di visualizzazioni su YouTube. THE EYES FASHION ha scovato tra le scrivanie dell’ultimo piano degli uffici di Warner Music a Milano KWABS, cantante inglese che con della sua sensibilità in chiave pop sta facendo innamorare tutti, persino Sam Smith che l’ha voluto come suo opening act ufficiale per il tour europeo. Potevamo perdere l’occasione di scambiare due parole al volo?

Walk sta diventando poco a poco un successo planetario! Come ti senti, te lo aspettavi?
Non potevo mai immaginarmi di riscuotere tanto successo a livello internazionale. Ne sono contento, significa che la gente si è appassionata a quello che racconto con le mie canzoni.

Sta per uscire il tuo primo disco: ”Love + War”, come sarà?
Sarà l’esatto connubio dei sentimenti che ho già espresso nei miei pezzi usciti fino ad ora. Spero che alla gente piaccia tanto quanto i miei recenti singoli.

Il tuo brano ”Pray For Love” è davvero toccante, ce ne puoi parlare?
E’ come dice appunto il titolo, una sorta di preghiera espressa da due persone logorate dopo aver lottato con tutte le loro forze per l’amore.

Sei in tour con Sam Smith, come ti senti? E’ la tua prima volta in Italia?
Sì! Non ero mai stato a Milano! E’ bellissima la risposta che stiamo riscontrando qui, e quando Walk sia piaciuta alla gente! Non vedo l’ora di salire sul palco!

Kwabs-Press1-

WTF??? – #4 – PRIMAVERA E ALTRI GUAI

di Ludovica Borzelli (http://www.belou.wtf/)

1280px-Botticelli-primavera
Finalmente possiamo dirlo: la primavera è qui.
Fiori, farfalle, sole, passeggiate al parco… Meraviglioso!
…O forse no?
Sebbene la primavera sia considerata una stagione stupenda, infatti, anche lei ha i suoi lati
negativi; vediamoli insieme!

1. Il sole sprecato
PRO
C’è un sole che spacca le pietre, un piacevole venticello fresco e un cielo terso, senza nemmeno
uno straccio di nuvola: a chi non verrebbe voglia di uscire a fare un giro al parco o a prendere un
gelato?
CONTRO
Chi studia e/o lavora non ha la possibilità di godersi questo tempo paradisiaco, ma è anzi
costretto a starsene nel proprio ufficio o in biblioteca fino a che non fa buio, deprimendosi per
aver sprecato delle giornate così belle.

2. Serate “in compagnia”
PRO
Se le giornate primaverili non possono essere godute appieno da tutti, ci si potrebbe consolare
almeno con le serate: il clima è mite, fuori si sta bene e si può uscire in maniche corte,
abbandonando gli invernali piumini da omino Michelin.
CONTRO
Bisogna farsi il bagno in quell’irrespirabile prodotto chimico che è l’Autan, se non si vuole crepare
causa punture di zanzare.

3. Fiori, colori e POLLINI
PRO
Tutto è più colorato, gli alberi e i prati sono in fiore e ciò non può che mettere tutti di buon
umore.
CONTRO
O meglio, QUASI tutti: chi soffre di allergia ai pollini col cavolo che sarà di buon umore; al
massimo sarà strafatto di antistaminici.

4. Bombe sexy o Bombe e basta?
PRO
Addio maglioni e calzettoni, bentornati adorati abitini estivi e minigonne! È tempo che il mondo
ricominci ad ammirare i nostri corpi super sexy.
CONTRO
Oddio, forse non così sexy: le gonne mettono in mostra dei cosciotti che prima delle abbuffate
pasquali e natalizie non c’erano, e quella camicetta che tanto adoravamo sembra essere lì lì per
scoppiare: AIUTO!

5. Aggiungi un posto a tavola
PRO
La pausa pranzo sarà molto più piacevole: ci si può godere il calduccio dell’una mangiando
all’aperto, oppure nei weekend i fortunati che hanno un terrazzo possono organizzare pranzi e
grigliate fuori. Un sogno!
CONTRO
Ma il sogno si trasformerà ben presto in incubo: gli insetti sono tornati a popolare il mondo, ed
ecco che api, vespe, mosche e quant’altro si autoinviteranno a pranzare con voi.

6. A.A.A. Cercasi estetista disperatamente
PRO
Tornando a parlare del guardaroba, le fanciulle hanno finalmente la possibilità di scoprire gambe
e braccia: che sollievo, no?
CONTRO
Decisamente sì, a meno che non ci siano peli superflui trascurati durante l’inverno. E poi vogliamo
parlare del bianco catarifrangente del nostro colorito? Un pugno nell’occhio.

7. Jogging che passione
PRO
Per chi fa sport all’aperto il bel tempo è una manna dal cielo: fare jogging sotto la pioggia o con
la neve è decisamente più traumatico di andare a correre alle sette di sera di una giornata
primaverile, quando ancora c’è luce ma non fa troppo caldo.
CONTRO
I pigroni anti-sportivi come me non hanno più alcuna scusante e devono rassegnarsi a muovere il
deretano per rimettersi in forma.

Insomma, voi che ne pensate?
C’è qualcos’altro che vi piace/non vi piace della primavera?
Fatemi sapere!

LouB

 

La-nascita-di-Venere-Botticelli

SEX SELLS AGAIN

di Valentina M.

151

La fotografia ha sempre giocato un ruolo importante nella storia della moda; da metà secolo in avanti, fotografi di ogni genere hanno fatto a gara nel mostrare abiti, accessori e profumi nelle maniere più alternative, in modo di cercare di catturare l’attenzione della massa attraverso curiosità, e in alcuni casi anche scandalo.

Ecco la classifica delle campagne pubblicitarie più trasgressive e interessanti.

5. ALL SEX

benetton-sexe

 

Oliviero Toscani crea da 25 anni le campagne pubblicitarie più discusse e criticate: dalla lotta contro l’HIV, alle adozioni tra omosessuali. Per Benetton ha dato vita ad una serie di manifesti di sensibilizzazione, dalle difficili tematiche sociali, che pur non avendo niente a che fare con la moda hanno dato nuova luce al brand. Questa, intitolata ALL SEX, ritrae molteplici peni e vagine di diverse etnie e dimensioni; Toscani sfrutta il sesso per richiamare l’attenzione sul tema dell’uguaglianza.

4. The G Spot

928571756808adce05128df66e16bb47

Tom Ford non è mai andato per il sottile, anzi, ha sempre capito che osando con le campagne più controverse – e in alcuni casi volgari – avrebbe creato un altro livello di pubblicità, difficile da comparare. Ed ecco perché Tom (a quel tempo Creative Director di Gucci) decise di rasare una G sul pube della modella nel celebre scatto di Mario Testino risalente all’ormai lontano 2003.

La G stava per Gucci, ma ovviamente anche per il Punto G che sembra ipnotizzare il modello reso inerme e passivo. La risposta del pubblico fu quella che ci aspettava: lo scatto fu dichiarato dannoso per la società.

Non m’importa di come parlino di me, basta che ne parlino. (George Micheal Cohan)

3. TOM FORD

d48097614cc903fd6ac66eabbf4acca8

Conosciuto come l’uomo che fece la fortuna di Gucci attraverso il suo carisma e le sue innovazioni spesso sopra le righe, Ford è ora noto come un pioniere del lusso assoluto.

Per la sua fragranza TOM FORD venne usato lo stesso metodo usato anni prima da Gucci: attirare l’attenzione maschile. La sua scelta fu quella, senza troppi giri di parole, di mettere il profumo in mezzo ai seni e alle gambe di modelle accuratamente oleate e depilate.

Lo scatto, ad opera di Terry Richardson, creò subito scalpore, nonché molta curiosità da parte degli uomini, che cercavano di intravedere qualcosa al di là del vetro.

Ancor prima di provare la fragranza il consumatore era intrigato e invogliato all’acquisto; il profumo diventò quindi un vero e proprio oggetto del desiderio.

Il suo fu, infatti, un gesto di marketing, più che un vero e proprio scatto pubblicitario.

This is how I want people to regard my character: High, expensive, classy, sophisticated and sexy.”

2. Farming

josie_milk_jpg

Nel 2001 Terry Richardson realizzò la campagna pubblicitaria di Sisley per la collezione Farming.

Visto il tema, Richardson decise di ambientare gli scatti in una stalla, con tanto di fieno e vacche; i risultati furono questi ; modelle che, con sguardo ammiccante, bevevano latte direttamente dalla mammella della mucca con conseguente sbrodolio del liquido sul loro corpo. Nessuno vedrà mai, in quella innocente macchia bianca, solo del latte. Richardson gioca proprio su questo fattore, sulla mente dell’essere umano, che associa anche il più casto dei liquidi alla sfera sessuale.

Sta in questo, la bellezza della foto, oltre che nel doppio senso del contesto.

1. Vagina Bag e Biasia Evolution

handbag

Più di nicchia e meno esplicite sono, invece, le foto di Francesco Biasia. Queste campagne sono basate su un’idea di travestimento fetish che, a differenza di quelle precedenti, non mostrano il corpo, ma lo coprono. Nella prima foto (del 2002) Biasia mostra una borsa nera dalla profonda zip aperta che raffigura palesemente una vagina. La foto gioca sull’idea della cerniera, che può chiudere e aprire una sorta di costume di pelle nera. Costume che, nella seconda foto, veste la modella, protagonista indiscussa della foto, a discapito della borsa che è piccola e in secondo piano.

La frase “Il vostro desiderio di cerniere, borchie e catene, finalmente lo potete confessare” serve solo a rimarcare il messaggio di libertà e anticonformismo sessuale. L’idea di cerniera viene ripresa sulla bocca della ragazza di colore, con lo stesso principio di prima; come la tuta si può aprire, chiudere e diventare oggetto del desiderio, così anche la borsa può diventarlo.

Oltre ad aver creato scandalo, questi manifesti pubblicitari hanno dato ad pubblico bigotto un tipo di sessualità talvolta fatto passare come tabù. Altro che 50 Sfumature di Grigio.

DADL_07122_0003761A

CLIQUE

PE-002

PE-001

 

PE-003

PE-004

PE-005

PE-006

PE-007

PE-008

PE-009

PE-010

PE-011

PE-012

PE-013

PE-014

PE-015

PE-016

PE-017

PE-018

PE-019

Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s collaborator ALESSANDRO VILLA
From an idea of FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, JOHNNY DALLA LIBERA
Models YULIA, IULIIA, RUAIRI, ELISA @ 2MORROW MODEL
Hair EMANUELA CARICATO
Make Up CLAUDIA BARCELLI
Styled by FEDERICO LEDDA
Production JOHNNY DALLA LIBERA
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
Editing ANDREA CRISAFULLI
Special Thanks to LORENZO FRUMENTO, GESSICA TOMAO