Esclusive: Poté personal summer playlist

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Abbiamo passato un’ora con Poté, deejay che sta spopolando tra i club con la sua hit Katz, numero uno nella classifica dance BBC R1.
In esclusiva per #theeyesfashion, ha deciso di creare la playlist delle cinque tracce che gli ricordano l’estate. Ecco quindi la selezione dell’Inglese Poté, ready to dance?

Snoop Dogg – Beautiful ft. Pharrell Williams

– E’ praticamente impossibile secondo me trovare un produttore migliore nei primi 2000. Beautiful è l’esatta prova del grande lavoro che ha fatto Pharrell durante quegli anni, creando un vero e proprio inno estivo tuttora in voga. Non nego che sono spesso spinto a includere il brano come finale dei miei dj set… Arriverà quel momento prima o poi!

Thundercat – Them Changes

– Mi ricordo di aver ascoltato esibirsi live Thundercat tre o quattro anni fa alla Boiler Room di Londra. E’ stato un invito dell’ultimo minuto, ma sono andato ed è stato indescrivibile. Them Changes è un gran disco che mi farà sempre venire il buonumore! 

Majid Jordan – Forever

– Se l’amore avesse un suono, secondo me sarebbe proprio questo. C’è qualcosa di magico in questo brano, che riesce sempre a farmi divertire. Posso benissimo immedesimarmi in uno di quei ragazzi ripresi nel video mentre ballano in metropolitana come se non ci fosse un domani.

Beres Hammond – I Feel Good

– Devo incolpare mio padre per avermi ”tormentato” con Beres Hammond e specialmente con questa traccia sin da quando sono nato. Era impossibile entrare in casa mia senza sentirla. Ascoltandola posso benissimo immaginarmi di nuovo a Santa Lucia sorseggiando una birra insieme alla mia famiglia.

Saint Tropez – Hold On To Love

– Se mi ricordo bene, mi sono imbattuto in questa canzone involontariamente mentre facevo un giro su YouTube…E’ questa la magia di Internet!

 

KEVIN STEA – FROM 0 TO 60

di Federico LeddaK1

#Theeyesfashion è arrivato al 20esimo numero!
Abbiamo deciso di celebrarlo mettendo in copertina il camaleontico KEVIN STEA: ballerino, modello, cantante e attore statunitense, ma prima di tutto nostro primo supporter dai tempi del nostro piccolo blog Ice Fashion. Io avevo sedici anni, e tante cose sono cambiate da allora ma la stima profonda che ci lega a questa persona-artista dall’animo stupendo è rimasta uguale in tutti questi anni.
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Nel business da oltre 20 anni, Kevin ha iniziato la sua carriera lavorando come ballerino nel Blond Ambition Tour di Madonna che gli ha letteralmente cambiato la vita. Successivamente Michael Jackson, David Bowie, Prince, Ricky Martin, Lady Gaga e Jane’s Addiction lo hanno voluto con loro per tournée e video musicali. Stea però può vantare anche una sfavillante carriera da modello avendo lavorato con i brand e i fotografi più importanti del settore, tra cui Herb Ritts e David Lachapelle.

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La scelta di proporgli la copertina del mese è stata dettata dal fatto che secondo noi nessuno più di lui interpreta il concetto di ”power to the new generation”. Infatti, quando venne assunto da Madonna, Kevin aveva solamente 21 anni… Da lì, la strada l’ha portato anche in Italia dove per un paio di anni ha ballato al fianco di Luca Tommassini nel Sunday show ”Buona Domenica”.

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Musica, moda e anche cinema per l’artista statunitense presente nel documentario STRIKE A POSE. La pellicola, diretta da Ester Gould e Reijer Zwaag in uscita in tutte le sale il prossimo inverno, racconta la vita dei sette ballerini del tour più iconico di Madonna esattamente venticinque anni dopo, diffondendo un meraviglioso potente messaggio di unità, fratellanza e amicizia rompendo così qualsiasi tipo di barriera sessuale.

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EXCLUSIVE – INTRODUCING ZUNO

di Federico Ledda

Oggi #THEEYESFASHION vi presenta ZUNO, camaleontico rapper italiano che a breve farà tanto parlare di sé. Classe 1998, all’anagrafe Mattia Zuno, inizia a sputare le prime rime quando è ancora in fasce, portando la sua musica e i suoi testi a una maturità disarmante nonostante la sua tenera età – ”Devo fare diciotto anni a settembre” – ci racconta. Con il supporto di Machete Crew, etichetta che ha lanciato artisti come Salmo e Nitro e con quello di Roccia Music di Marracash, ZUNO, ha già lanciato tre singoli e uno street album in free download. L’abbiamo incontrato in occasione del nuovo pezzo ”Odiare Di Nuovo”, in uscita oggi!

In che modo l’hip hop ha caratterizzato la tua infanzia?
Ho iniziato ad avvicinarmi alla musica verso i 14 anni, in prima superiore. Da quel momento in poi la mia vita è stata man mano inglobata completamente dalla musica… anno dopo anno, fino ad arrivare a oggi che è il principale pensiero e impegno di ogni giornata.

E’ difficile essere presi sul serio, musicalmente parlando, alla tua età?
Agli inizi non tutti hanno capito quello che stavo facendo, mi vedevano un po’ come l’ennesimo che iniziava a fare rap. Quindi sì, è stato difficile ma dopo pochi mesi, con l’uscita del primo video, questa atmosfera è cambiata rapidamente trasformandosi in rispetto. Ora questo problema non esiste più, prendono tutti con molta serietà quello che faccio.Di cosa parli nei tuoi testi?
Non mi prefisso mai un argomento da seguire. Parlo sempre di come mi sento in un determinato periodo cercando di non romanzare mai troppo i fatti seguendo come realmente sono andate le cose anche se dovesse poi risultare scomodo. Per altri o per me. Credo che si tratti prima di scrittura e poi di musica quindi non potrebbe essere che così.

Parlami del nuovo pezzo in uscita con il video
La realizzazione, sia del video che del brano, è stata lunghissima. Solitamente andavo in studio e dopo due ore uscivo con il master da pubblicare, + qualche altra ora successiva per pensare alla realizzazione del video. In questo caso, che le cose si sono fatte finalmente un po’ più serie, è stato diverso. Io e Chris Nolan ci siamo ritrovati in studio 3 diverse giornate per cercare la perfezione in quello che stavamo facendo, più un altro paio di giorni all’interno dei Machete Studios con Low Kidd e DJ Slait, che ringrazio per il supporto. L’organizzazione del video è stata altrettanto lunga, l’organizzazione ha richiesto quasi un mese… Infatti nelle riprese è tutto curato al minimo dettaglio, anche i miei look e quelli degli attori. Facendo tutto da soli non è stato facile ma ci siamo riusciti senza problemi. Non penso di aver già visto un video simile in giro.

A chi ti ispiri?
Vengo ovviamente condizionato ogni giorno da mille sonorità, generi ed artisti diversi perchè è normale che sia così. Credo che sia anche perché a 17 anni si è facilmente influenzabili. Il mio obbiettivo è però avere un mio stile. Farsi riconoscere è fondamentale, non diventerai mai nessuno se quello che fai è già stato fatto.

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HELLO TO LAUREN LANE

di Federico Ledda
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Lauren Lane vive a Los Angeles e fa la deejay. Nel corso degli ultimi anni ha fatto tanto parlare di sé grazie al sound iconico che l’ha resa nota prima nella scena di New York e dopo breve a livello mondiale. Lauren può vantare partecipazioni a festival di rilevanza mondiale quali Coachella, DC – 10 e Warung. Ha rilasciato il suo primo EP ”Cool Kids” per la casa discografica Saved Records di Nic Fanciulli, diventando l’EP più venduto dell’etichetta per tutta la durata del 2014 ed è in uscita con ”Diary Of A Madwoman”, il suo nuovo EP. Abbiamo incontrato la bella Lauren mentre andava a Ibiza per uno dei suoi set…
Stai diventando sempre più grande! Come ci si sente ad essere una deejay di fama mondiale?

Non mi sento di esserlo. Il mio obbiettivo è quello di rendere la gente felice facendo quello che mi riesce meglio. Mi sento davvero grata di poter fare di lavoro quello che è iniziata come una passione, e sono contenta che a sempre più persone piaccia!
Come descriveresti la tua musica?
Il mio sound è un misto di tutta la musica che mi piace. In molti dei miei set si può notare una combinazione di house, tech-house, deep house e techno. Quando invece produco, mi piace creare un beat ”duro”, che viene poi addolcito da melodie e samples.
Molta gente è ancora alla scoperta della musica dance/techno e ha idee sbagliate a riguardo…
Molti sono convinti che la musica EDM, descriva qualsiasi tipo di deejay e di produzione elettronica. La verità è che ogni genere e ogni deejay è unico nel suo stile, ed è superfluo categorizzare tutto per forza.
Com’è stato suonare in un festival importante come il Coachella?
Ho suonato due volte al festival e ogni volta diventa meglio! E’ bello vedere come anche negli Stati Uniti stia crescendo l’interesse a questo genere di musica e quanto l’organizzazione del Coachella si sia impegnata portando un nuovo palco interamente house/techno (Yuma Tent) nel festival!
Che tipo di musica ti ispira?
Sono cresciuta ascoltando la musica rock, ma anche quella degli anni 80, e il funky della Motown. Questo ha sicuramente influito sulla mia formazione. Ha influito anche la classic house che ha avuto per me una parte fondamentale all’inizio della mia carriera.
Chi sono i tre dj che più ti piacciono?
Ho davvero troppi dj che mi piace ascoltare ed è impossibile sceglierne solo tre! Il mio preferito in assoluto è di sicuro però Danny Tenaglia perché mi ha influenzato moltissimo agli inizi della mia carriera. Credo che con i suoi set sia l’unico che riesca a farti fare un viaggio coinvolgendo diversi generi musicali.
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#STAYLILLY – VOLARE SEMPRE, NON FARCELA MAI

di Liliana Riva
Picture taken by #StayLilly

Bentornati amici!

Nella scorsa puntata avevo accennato al fatto che avrei ricominciato a scrivere ad Aprile…e lo so lo so che è Maggio e sono in ritardo e vi vedo tutti lì con quei ditini puntati stile santa inquisizione MA avevo anche detto che avrei scritto quando e se il sole fosse rispuntato in quel di Londra (consecutio temporis giusta si?). Ecco, siccome il sole non si è visto fino a 10 giorni fa mi sento di essere nel giusto amici quindi ritirate le vostre J’ACCUSE e ci si vede ad una puntata di quarto grado un’altra volta.

Facendo un rapido recap del mio ultimo anno mi sono resa conto di aver preso un botto di voli e li ho anche contati (ho finito gli esami pensate quante infinite opzioni ho per perdere tempo). Non vi dirò quanti sono perché ovviamente non me lo ricordo e figuriamoci se mi rimetto a contarli. Chi sono la cantante con la erre moscia della sigla di ‘’Paso Adelante’’? NO.

Quindi ho deciso di parlarvi oggi di *rullo di tamburi*: IL DISAGIO DA AEREO.

Airport Business Travel, Young Woman Checking Phone, Copy Space

Vivendo a Londra sono nell’ eterno stato sociale da piccola fiammiferaia super povera come ben sapete, e quindi il mio pane quotidiano sono i voli Ryanair a/r a 30£ in giorni a caso e in aeroporti che atterrare a Malta è quasi più comodo.

Partiamo dalla premessa che io non giudico nessuno (AHAHAHAHAHAH) però davvero raga facciamocela a farcela che prendere un aereo non è come scalare il monte Everest.

Ma andiamo per gradi perché il disagio lo si percepisce appena varchi le porte scorrevoli dell’aeroporto.

STEP 1: Il controllo di sicurezza per il bagaglio a mano 

Questa è la fase in cui VOI amici, dotati di un minimo di senso comune azionate il radar per individuare i dementi da evitare, cosi da garantirvi un quasi piacevole volo.

Due le categorie di persone da evitare come la peste:

  • I gruppi di scolaresche che fanno gli spacconi creando il panico tra le guardie con conseguente rallentamento della fila e conseguente giramento personale di palle + bonus maestre che più di tutte sembrano non aver mai preso un aereo in vita loro e sono lì a chiedere se la soppressata calabrese è considerata un liquido sotto i 100ml o no.
  • I vecchietti che sono un po’ come le maestre di cui sopra ma rilanciano con una raffica di domande tipo “mi scusi signore ma è sicuro che ci stiamo tutti nell’ aereo siamo tanti eh!”, “eh ma con questo tempaccio non si può mica partire”, “eh ma guardi ma quanto ci vuole qua? che noi perdiamo il volo si sbrighi con queste valige”.

STEP 2: Il gate 

Essere un’esperta di voli low-cost significa essere consapevole di due cose 1) che viaggerai solo col bagaglio a mano che per le leggi della natura sarà di dimensione di un carro armato 2) in qualsiasi ora del giorno e della notte il volo che hai scelto sarà sistematicamente TUTTO PIENO. E quindi direte voi? E QUINDI LA TUA NUOVA MISSIONE NELLA VITA SARA’ QUELLA DI ARRIVARE PRIMA AL GATE PER NON FARTI IMBARCARE I TUOI 80 KILI DI VALIGIA DA QUELLE DISSENNATRICI MEGLIO CONOSCIUTE COME HOSTESS DI VOLO.

Perché se ci perdo giornate intere a fare il Tetris nel mio bagaglio a mano mettendo anche nel sacchettino 5x5cm 8 litri di roba COL CAZZO CHE LA MIA VALIGIA FINISCE IN STIVA BITCH!!!

STEP 3: Il volo 

A parte il signore ciccione che occupa il tuo sedile, quello della tua vicina e quello delle 3 file dietro che CHIARAMENTE è seduto vicino a te, una nuova e affascinante categoria di persone allietano i miei voli ultimamente: LE FASHION BLOGGER.

Il teorema della fashion blogger secondo il mio modesto parere recita così: il livello di popolarità di una blogger è inversamente proporzionale alla capture “influencer” nella bio di Instagram. ENFATTI le influencerzzzz VERE viaggiano Alitalia con gran fighi al loro fianco e borsoni di pelle con le iniziali, non su Easyjet con speedy boarding per darsi un tono.

Le fashion blogger finte fighe invece le vedi in aereo struccate, con cappuccio in testa, occhiali da sole E felpone grigio topo preso su Asos Marketplace mentre si aggirano nell’ombra. Roba che Lupin SPOSTATEEE. Poi però quanto atterri apri i loro profili social e vedi foto di nuvole rosa, tramonti pazzeschi, oceani cristallini con un’inquadratura che TOH! non si vede la scritta Ryanair. BUSTEEEED!

Un saluto mitiche siete le mie prefe.

STEP 4: Il controllo passaporti 

Esci dall’ aereo, inizi a camminare verso l’uscita…dopo un primo momento di calma apparente ecco che quello affianco a te accelera, camminata da podista per non dare nell’occhio, trotto, galoppo, e via scatta “la corsa matta”. Spintoni, gente che cade, valige per terra, documenti volanti, bambini dispersi…il tutto perché se abiti in UK LO SAI cosa c è in fondo a quel lungo corridoio di cui non vedi mai la fine, l’incubo di tutti i viaggiatori, il CONTROLLO PASSAPORTI.

Dopo quei i 10 chilometri di fila e quelle 2 ore di vita perse è il tuo turno.

Avanzi verso il gabbiotto, il tipo ti guarda impassibile, tu cerchi di essere normale ma ti senti sotto pressione manco all’ orale di maturità, inizi a sudare freddo, ti guardi in giro nervosamente, il tuo chip del passaporto machevvelodicoaffare non funziona e bisogna digitare a mano, il tipo ti scruta con aria sospettosa, guarda la foto del documenti, ti guarda in faccia e tu sei brutta manco cristo dopo i 3 giorni del sepolcro. Nel frattempo il tempo passa e la gente ti odia, il tuo livello di stress sale a livello Britney 2007 e non sei più in grado di articolare una frase in inglese tanto che alla semplicissima domanda “perché sei qui a Londra?” la tua risposta è…………………“K, K, un’altra K e il simbolo di Batman”.

TAKE A WALK IN YOUR WRANGLER

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E’ active ready la SS16 firmata Wrangler, che punta tutto su un tipo di denim confortevole e flessibile senza rinunciare però al fit dei leggendari jeans americani.

Nella linea Active Ready sono presenti alcuni modelli stagionali creati con il sistema Coolmax che vede l’utilizzo di fibre, ispirate alla tecnologia studiata per lo sport.
Questo particolare tessuto si asciuga velocemente e protegge dai cambaimenti climatici, siano essi il caldo o il freddo.

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IL CUORE DI ANNALISA

di Federico Leddaannalisa-sanremo-2016-foto-ufficiale
 Si presenta come una ventata d'aria fresca ''Se Avessi Un Cuore'', il nuovo lavoro completamente electro pop della cantautrice Annalisa in uscita il 20 maggio.
 Realizzare cinque album in sei anni è un rischio che non tutti si possono permettere. Si è invece spinta a tanto Annalisa, riuscendo a realizzare il suo disco più completo, il SUO progetto, dove ha curato ogni singolo dettaglio. Dal design dell'artwork realizzato insieme a Laura Battista, ai testi del disco, tutti completamente scritti da lei a parte ''Potrei Abituarmi'' o ''Used To You'' scritta dalla camaleontica Dua Lipa (famosa in tutto il mondo per il successo ''Be The One'') e arrangiata in italiano da Annalisa insieme all'artista britannica.
 ''Se Avessi Un Cuore'' è un disco leggero, dai ritmi incalzanti e inusuali per l'artista di Savona che siamo sicuri, le farà fare una svolta alla sua carriera. L'abbiamo incontrata pochi giorni fa a Milano eccitata dall'uscita del suo nuovo album, ecco cosa ci ha raccontato...

Cinque album in sei anni, in che modo questo è diverso dagli altri?
Ogni album mi ha permesso di crescere e di fare un percorso graduale portandomi a un sound più elettronico e conforme ai suoni della scena pop americana.

Nell’album c’è anche ”Il Diluvio Universale”, brano che hai portato quest’anno a Sanremo…
”Il Dilvuio Universale” io lo vedo come un’opera unica, che per ragioni di logica è stata inserita nel disco. E’ un po’ il perno che unisce quello che è stato a quello che è ”Se Avessi Un Cuore”.

In che modo credi che la leggerezza traspaia dal disco?
Penso che esca soprattutto in un brano che si chiama ”leggerissima”, dove in sostanza cerco di dare valore alla leggerezza in quanto capacità di lasciarsi alle spalle qualcosa… Di mollare la presa, che non significa perdere, ma arrendersi in modo sereno.

Nel brano ”Potrei Abituarmi” c’è una collaborazione con Dua Lipa, in che modo l’hai conosciuta?
Mi è stata presentata nei corridoi di Warner, l’etichetta discografica di entrambe. Capita spesso di conoscere gli altri artisti che passano di lì, ma con lei è subito scattata una scintilla particolare, ci siamo trovate.
Insieme al suo gruppo di scrittura, con la quale scrive i suoi brani hanno scritto questa canzone ”Used To You”, che Dua mi ha poi proposto. Ci abbiamo lavorato su per renderla più mia, e così è diventata ”Potrei Abituarmi”.

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6 MUSIC FESTIVALS MUST SEE DURING SUMMER

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L’estate è alle porte, e con sé lo è anche la stagione dei festival.

Ecco i 6 festival con le line up più interessanti del mondo, fasce prezzo e città coinvolte. Signore e signori, per voi la guida di #TheEyesFashion ai festival da non perdere per nessuna ragione.

  1. CHICAGO, USA.
    LOLLAPALOOZA
    (28/07 – 31/07)
    $ 120 – $ 4,200Insieme al californiano Coachella, si presenta come uno dei due festival più grandi e importanti di tutti gli Stati Uniti. Affollato da centinaia di migliaia di persone, quest’anno il Lollapalooza, celebra il suo 25esimo anno, regalando così un giorno in più di musica riuscendo a realizzare una delle line up più forti degli ultimi anni.LINE UP: Radiohead, Red Hot Chili Peppers, Lana Del Rey, J Cole, Major Lazer, Disclosure, Flume, Grimes, The 1975, Die Antwoord, Vince Staples, Bloc Party, The Last Shadow Puppets etc…palooooo
  2. THE GARDEN TISNO, Croatia
    SuncéBeat7
    (20/7 – 27/7)
    £ 15 – £ 150Se si parla di House, Techno, Deep Soul House e Soul, non si può non citare il SuncéBeat Festival, che giunto ormai alla sua settima edizione, si conferma come una certezza per gli amanti del genere. Dalle location stupefacenti, il festival itinerante, che comprende appuntamenti sulla terra ferma, così come in barca, presenta quest’anno una line up dai nomi storici, pronti a soddisfare anche i più esigenti.LINE UP: Dj Jazzy Jeff, Black Coffee, Louie Vega, Derrick Carter, Detroit Swindle, Henrik Schwarz, Joey Negro, Prosumer, Terry Hunter, Mike Dunn, etc…unspecified
  3. TREVISO, Italia
    HOME FESTIVAL
    (1/09 – 4/09)
    € 18 – € 60Nato sulla falsa riga dei festival americani, l’Home Festival cresce a dismisura di anno in anno. Così come aumenta lo spessore degli artisti che calcano il palco della rassegna. L’Home, non è solo un festival, ma è una vera e propria esperienza, che ti lascia la voglia di ritornarci l’anno seguente.LINE UP: Prodigy, Editors, Vinicio Capossela, Eagles Of Death Metal, Fabri Fibra, Salmo, Pendulum, Alborosie, etc…home
  4. LONDRA, UK
    WIRELESS FESTIVAL
    (8/7 – 10/7)
    € 76 – € 280
    Evento leggendario, meta di tutti i fanatici di festival che ogni anno migrano da tutta Europa e non, è un vero e proprio happening alla quale è vietato mancare.LINE UP: Calvin Harris, Miguel, J Cole, Kygo, Big Sean, Jess Glynne, Fergie, Chase & Status, Future, Craig David, The 1975, Kwabs, Dua Lipa, etc…wireless-festival-finsbury-park
  5. BUDAPEST, Ungheria
    SZIGET FESTIVAL
    (10/8 – 17/8)
    € 59 – € 269
    E’ il festival che più è cresciuto a livello europeo negli ultimi anni. Famoso per la totale risposta del pubblico, lo Sziget prende forma in una delle città più belle del mondo: Budapest, regalando ai presenti (artisti e pubblico) un clima che nulla ha da invidiare a festival come il californiano Coachella.LINE UP: Sia, Rihanna, David Guetta, Muse, Bastille, Die Antwoord, Parov Stelar, Jess Glynne, Skunk Annie, etc…Sziget-Festival
  6. MILANO, Italia
    MI AMI 2016
    (27/05 – 28/05)
    €21 – € 32
    Una vera e propria certezza per ogni amante della musica indie italiana residente a Milano è senz’altro il MI AMI, che giunto alla sua 12esima edizione stupisce con due giorni da urlo.LINE UP: Crookers, SBCR, I Cani, Calcutta, Tommaso Paradiso – Thegiornalisti, i Ministri, Boyz Narcos, Cosmo, etc…SONY DSC

OSLO – A SPEAKER FROM THE FUTURE

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Non solamente uno speaker ma un vero e proprio stile di vita.

E’ così che si presenta la novità della casa danese Vifa. Il nuovo arrivato nella linea Nordic si chiama OSLO, speaker portatile bluetooth dal design minimale e dalle linee pulite, che non rinuncia però a un suono ottimale, per un ascolto pari a un’esperienza che lascia il segno.

Oslo unisce la qualità allo stile, grazie alla scocca di tessuto prodotta da Kvadrat, leader manifatturiero e tessile europeo.

Il podrotto è disponibile in giallo, blu oceano, ice blue, grigio scuro, e grigio chiaro. Voi come lo scegliete?

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Q&A: JD.COM

di Federico Ledda

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JD.COM, la più grande piattaforma di retail in Cina (e la prima che si batte contro la contraffazione), ha lanciato durante lo scorso salone del mobile di Milano, la prima piattaforma dedicata su JD Mall attraverso la quale i marchi internazionali di arredamento, potranno arrivare a vendere a milioni di consumatori cinesi i loro prodotti. Abbiamo incontrato il presidente di JD.com a Milano, durante l’evento di lancio della piattaforma: per l’occasione, 10 designer italiani e cinesi, hanno realizzato 10 uniche stanze dedicate a progetti collaborativi per promuovere il meglio del design italiano in Cina. Il colosso dell’e-commerce vuole dare una forte spinta al design italiano per un mercato potenziale di oltre 155 milioni di suoi clienti.

Lookbook Albertalli 2016

In che modo JD.com è riuscito a diventare così importante?
La vendita al dettaglio è sempre stata molto debole in Cina, quindi, la creazione di JD.com è stata una necessità. Sin dall’inizio ci siamo battuti per mantenere l’autenticità e la qualità dei nostri prodotti, entrando in una fetta di mercato diversa rispetto a quella solita cinese, diventando così sinonimo di lealtà per i nostri clienti, che sono cresciuti a vista d’occhio.

In che modo è nata la ‘’Home Furnishing Platform’’?
La ‘’Home decorazioni’’ e l’arredamento più in generale, sono due tra le categorie che si stanno sviluppando più velocemente nel nostro sito, grazie anche ai brand internazionali che si stanno appoggiando a noi per la vendita dei loro prodotti. Accontentare il consumatore medio cinese, non è per niente facile, in quanto è abituato a degli standard alti e di qualità. Ma ce la stiamo mettendo tutta. Nella piattaforma sono già presenti oltre 15,000 brand inclusi Harbor House, Ashley, Kuhn Rikon e Fissare, Zojrushi.

In che modo avete scelto i brand per questo progetto?
Scegliamo i brand o i designers che sappiano incorporare la creatività alla praticità.

Cosa pensi dei designer italiani?
I designer italiani sono conosciuti a livello globale per la loro vena artistica. Il progetto è stato una grande opportunità per mettere insieme gli artisti più talentuosi, a quelli che invece riflettono la cultura cinese. E’ stata un’opportunità unica, che speriamo tutti ricapiti!

 Cosa c’è nel futuro di JD.com?
In questo momento abbiamo 155milioni di clienti attivi, e ci auguriamo che diventino sempre di più! Il nostro impegno a proporre solo prodotti di alta qualità, fanno di noi dei perfetti partner per le compagnie italiane che guardano al territorio asiatico.

MODERAT’S EXPLOSION

di Federico Ledda

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Ieri sera all’Alcatraz di Milano, abbiamo assistito a una vera e propria celebrazione: quella dei Moderat.
Il gruppo tedesco si è esibito a Milano in occasione dell’uscita del loro nuovo disco III. Dal suono crudo e ipnotico, il live della band si è presentato come un perfetto connubio tra passato e presente amalgamato perfettamente in una setlist da urlo.
Da urlo era anche il parterre dell’Alcatraz, per l’occasione COMPLETAMENTE sold out.
I Moderat dal vivo meritano, così come merita anche il loro tecnico luci e il visual designer che insieme alla band è riuscita a regalare uno spettacolo capace di coinvolgere tutti i sensi.

MILANO DESIGN WEEK 2016: face to face with Michael Young for BRIONVEGA

di Federico Ledda

 

youngIn occasione del salone del mobile 2016, BRIONVEGA, l’iconico brand di design divenuto noto a livello mondiale a inizio degli anni 60 per il suo industrial style sopra le righe, ha presentato allo spazio BASE di Via Tortona il nuovo arrivato in famiglia: WEARiT, speaker bluetooth – accessorio fashion realmente indossabile. La direzione artistica è stata affidata a Michael Young leggenda del design inglese che negli ultimi vent’anni è riuscito ad affermarsi a livello globale come una delle figure principali nel suo campo, grazie all’unicità delle sue opere realizzate nel suo studio di Hong Kong.

 

2Come ci si sente a essere a Milano durante una settimana importante come quella del design?
E’ bello essere qui! Tutti i miei vecchi amici lo sono, ci veniamo sempre da 25 anni ed è bello vedere come sono cambiate le cose.

Quali sono le differenze più grandi che noti?
Prima era un’iniziativa davvero ristretta… Esponevano poche aziende, e il pubblico era solamente del settore. Sento che invece oggi ci sia una rivoluzione in atto, che il nostro lavoro inizi a interessare sempre di più a un vasto numero di persone estranee al nostro mondo. Bellissimo.

Cosa pensi dei designer italiani?
Li amo. Da sempre l’Italia e designer italiani influenzano tutto il mondo. Specialmente brand come Brionvega. Sai, dopo la seconda guerra mondiale c’è stato lo sviluppo di molti materiali che utilizziamo tutt’oggi, e Brionvega insieme ad altri brand italiani, è stato tra i primi ad utilizzarli per i loro prodotti.

Com’è avere il proprio studio a Hong Kong e vivere in un continente completamente diverso dal tuo?3
Quando sono partito, ho deciso di andare in Asia perché ero incuriosito dal loro mondo. Trovo affascinanti i due poli opposti che spaccano il paese tra tecnologia d’avanguardia, e tradizioni culturali che vanno avanti da secoli. Credo che mi abbia permesso di crescere come designer facendomi diventare ciò che sono oggi.

 

Come descriveresti il tuo stile?
Sai, in questi 25 anni di carriera, mi è stata posta questa domanda migliaia di volte. Ad essere onesti, non ne ho idea. Credo che evolva in base alla mia crescita professionale, in base a quello che sento nel momento in cui creo qualcosa. Non mi definirei mai minimal, credo più un visual designer.

Che cosa ispira i tuoi lavori?
La serenità…Il concetto di felicità. Quello che potrebbe fare felici altre persone.

La musica ti aiuta nell’ispirazione?
Certamente. In questo periodo ascolto moltissimo i Brian Jonestown Massacre.

 

5Come sei arrivato a lavorare con Brionvega?
Avevo in passato già utilizzato la tecnologia Bluethoot per diversi progetti, credo che questo sia piaciuto al team di Brionvega, con la quale è subito nata una perfetta sinergia che ha poi aiutato la creazione del WEARiT ts217. Credo che ci siano pochi brand nel mondo che sono stati capaci a creare esattamente dei prodotti in base alle esigenze del cliente e Brionvega è senza dubbio uno di quelli.

A che cosa ti sei ispirato per la creazione di questo progetto?
Nasce tutto da una mia interpretazione del leggendario Brionvega ts207, che negli anni 60 lanciò una vera e propria rivoluzione. Abbiamo quindi deciso di dargli nuova vita, rendendolo al passo con i tempi.

 

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LANDLORD

di Federico Ledda

LL-18creditLa coverstory di aprile vede come protagonisti i LANDLORD, eclettica band protagonista dell’ultima edizione di X Factor. Sin da subito loro grandi sostenitori, abbiamo deciso di omaggiarli con la copertina di THE EYES FASHION. Per quale motivo proprio loro? Perché sono diversi, sono interessanti, e hanno qualcosa da dire.

Il gruppo di Rimini ha di recente lanciato ASIDE, loro album di debutto. Il disco si presenta come un caldo abbraccio confortante che unisce elettronica pura a malinconico pop, regalando così all’ascoltatore un turbinio d’emozioni diverse… Oltre a un ottimo disco. Freschi d’uscita del primo singolo ”Get By” li abbiamo incontrati a Milano, dove tra uno scatto e l’altro ci hanno raccontato l’inizio del loro viaggio…

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Tutti vi chiedono di X Factor, mentre in realtà i Landlord esistevano anche prima… Cosa facevate prima di irrompere sugli schermi?
Francesca: Il progetto nasce tre anni fa da un’idea di Gianluca, che dopo varie esperienze con altri gruppi ci teneva a creare qualcosa che sentisse più suo… Così dopo avere tirato in ballo Luca, con la quale già suonava, nell’estate del 2012 iniziano a preparare i primi pezzi e a buttare giù le prime idee. Sentendo però la mancanza di una voce femminile, Luca mi ha contattata e dopo essere rimasti in tre per un breve periodo, una sera eravamo in studio, ed è passato Lorenzo che casualmente aveva lasciato i piatti della sua batteria ed è stato amore!
Com’era la vostra band prima di entrare a far parte del programma?
Diciamo che dopo il primo anno e mezzo, che ci è servito per conoscerci meglio, e per capire fino in fondo il nostro sound, abbiamo iniziato a scrivere i primi pezzi, che poi sarebbero entrati nel primo EP, che appunto è appena uscito.
Cosa avete imparato da X Factor?
Ci ha sicuramente insegnato un metodo di lavoro, e come essere dei veri professionisti. Ci ha anche confermato che stavamo prendendo la direzione più appropriata per il nostro sound.
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Come nasce un pezzo dei Landlord?
Inizialmente partiamo dalla musica, e in base a quello che ci trasmette nasce il testo. Diciamo che non c’è una regola fissa di come i nostri pezzi nascono, in linea di massima è Gianluca il primo ad occuparsene, poi arriviamo noi e portiamo il resto.
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Come sta reagendo il pubblico alla vostra musica?
Non ci aspettavamo tanto supporto ad essere sinceri. Siamo contentissimi. Dopo l’uscita del primo singolo ”Get By”, ci hanno scritto in tantissimi complimentandosi. Per noi è stato davvero bello.
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A chi vi ispirate musicalmente?
Tantissimi. Se ci facessi questa domanda tra un mese, probabilmente ti daremo un altro nome. Di sicuro.
Immagino! Ma adesso, alle 13:59 del 21 marzo, a chi vi ispirate?
Più che un riferimento preciso di un’artista c’è sicuramente un mondo, che è quello del nord Europa.
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Come descrivereste il vostro primo lavoro utilizzando una sola parola?
Intimo. E’ un lavoro ricco di atmosfere calme e tenui che poi si evolvono diventando più cariche, più piene.
Adesso andrete in tour, siete agitati?
Non vediamo l’ora di fare sentire a tutti quello che abbiamo da dire!
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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
From an idea of FEDERICO LEDDA
Hair and make up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA
Production FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, CARLOTTA ZUCCARO
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Carlotta Zuccaro, INRI Torino, Laura Magni @ annaBi & Laura Magni

MY BI-LOVED

1La tristezza di un amore finito, ma amore per chi? L’ambiguità dei colore rosa non ci aiuta a capire se si tratti di travestimento o di impersonificazione. A seconda dei casi, cambia l’identità della persona amata. L’assenza è tale che il personaggio della nostra storia non si vergogna di mostrare il proprio lato sensibile e, forse, femminile, oppure finisce solo con l’impersonare l’amore perduto. Forse una donna, per via del rosa? Possiamo divertirci ad immaginarlo e credere ciò che più ci aggrada.

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Photographer GIULIO CAVICCHINI
From an idea ofSILVIA MACCHIONI
Hair and Make Up LAURA MARTUCCI
Styled by SILVIA MACCHIONI

WELCOME TO THE FERRARI FASHION SCHOOL

di Federico Ledda
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Ispirante. E’ semplicemente questo che viene in mente scambiando due parole con Silvia Ferrari, la fondatrice della Ferrari Fashion School, accademia che da 15 anni tenta di fare la differenza dando ai suoi alunni solide basi garantendoli un futuro in uno degli ambienti più chiusi di tutti: quello della moda.

Aperta a ottobre una sede nella capitale della moda, la nuova residenza meneghina della scuola si posiziona nel Savona Fashion District, il quartiere dove design e fashion si incontrano. Questo fa sì che gli studenti siano sin da subito coinvolti in un ambiente reale e inebriante che gli permetterà di crescere professionalmente preparandosi ai bisogni del commercio in questo momento.

“La Moda Italiana è famosa in tutto il mondo. Noi esportiamo stile, creatività, abilità e qualità – ci racconta Silvia Ferrari, Fondatrice e Direttrice dell’istituto, durante la presentazione delle attività della scuola – Questo patrimonio, che tutto il mondo ci invidia e riconosce, deve essere trasmesso alle nuove generazioni attraverso una formazione specialistica in grado di trasferire agli allievi il Sapere e il Saper fare”.

L’offerta formativa di Ferrari Fashion School si sviluppa in Corsi Professionali la cui durata può variare da 1 a 3 anni e Master di Specializzazione Post Diploma, finalizzati a formare figure altamente specializzate che operino nel settore della Moda e del Lusso.

Per saperne di più visita il sito ufficiale.

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I fondatori della Ferrari Fashion School

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Federico Ledda

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Vittoria Hyde, Federico Ledda

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#STAYLILLY IN LONDON – IL MESE DEL LAMENTO: LE 5 COSE CHE ODIO DI LONDRA

di Liliana Riva 
foto di: Liliana's own iPhone

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Febbraio, sono finite le feste, abbiamo detto addio a pranzi e cene di 20 portate e ora via di digiuno forzato e tisane a base di terra e bacche. L’ università è ricominciata, con conseguente mal di vivere. Fortunatamente è passato anche San Valentino e le nostre home page di FB sono finalmente libere da rose multicolor pucciate nel cioccolato e pizze tuttiigusti+1 con alimenti vari che formano la scritta TI AMO. Febbraio, fa ancora freddo, qua a Londra fa un freddo che manco all’Ice bar di Stoccolma e quindi è un mese di merda. Per me in particolare è anche il mese dell’anno più atteso perché mi consente di lamentarmi su TUTTO e TUTTI avendo un discreto consenso popolare. Accogliamo sul palco cari amici il tanto atteso MESE DEL LAMENTO.

Dopo sei mesi in quel di Londra, ho potuto costatare che la vita non è tutto rosa e fiori. Non trovare mai le fette biscottate da Sainsbury’s è una delle più grandi sfide che la vita mi abbia mai sottoposto e, soprattutto, mi sono rassegnata al fatto che non troverò MAI il punto di grigio perfetto per il mio copripiumone così da avere la perfetta camera stile Pinterest. THE STRUGGLE IS REAL e ne siamo pienamente coscienti.

Ma non perdiamo altro tempo e diamo il via alla carrellata delle 5 cose che odio di Londra, così sti 3 minuti in mia compagnia passano in fretta.

  1. Il tempo

Una delle cose che odio di più di Londra è il tempo (Ma dai?). Essendo meteoropatica più di un gatto, la mia psiche risente veramente un casino del tempo londinese caratterizzato da un susseguirsi infinito di pioggerellina/leggera brezza/cielo grigio/UN raggio di sole segno dell’altissimo/bora di Trieste/apocalypse now/sereno. Il tutto in un tempo massimo di 8 minuti.

Lo stesso fa il mio umore che passa da livello “Pimpa” a livello “Izma” (vedi: le follie dell’imperatore) in 0,7 secondi netti. E direte voi: “Ma cretina perché sei andata a vivere a Londra?”. La risposta è una e una sola: TOPSHOP. (e voi allora direte “Aaaaaaahhhh” con cenno di approvazione)

  1. Le lunghe distanze

Londra non è una città, Londra è una regione. Ci sono 9 zone concentriche, le prime 2 sono considerate “centro”, il resto io lo considero al pari della terra di mezzo. Ora, vi faccio un esempio: per andare da una parte all’altra della città passando da zona 2 ovest a zona 2 est ci si mette in metro un 50 minuti tutti. Per andare in università in zona 6 (che a rigor di logica è al pari di Mordor) dal centro ci metto un’ora e un quarto. Ripeto per le file in fondo alla sala se vi è sfuggito, UN ORA E UN QUARTO.

E ok che figata la metro di Londra fatta a tubo “uuuuu so exciting”, ma io in quel tempo vado da Milano in montagna. In quelle 3 ore di a/r io vado in Spagna, dove per altro (VEDI SOPRA) c’è anche più sole.

Quindi sì, vai a vivere a Londra, ma sappi che metà del tuo tempo liberò lo passerai su un mezzo pubblico.

  1. La gente lenta

Da buona milanese imbruttita, non sopporto la gente che cammina lenta, come se fosse perennemente in passeggiata sul lungomare di Chiavari, o ad una processione di paese. Allora le cose sono due: o fratelli ci diamo le mani e diciamo il padre nostro tutti insieme, o vi dovete levare che IO ho da fare.

Che poi magari non è neanche vero, magari sto solo andando a scroccare il cappuccino da Waitrose vicino casa MA NON IMPORTA. Io ggna faccio, mi irrita nelle viscere proprio. Agire come se si dovesse perennemente salvare il mondo il milanese ce l’ha nel sangue so, “What did you expect?”

  1. Il lavandino

Nonostante sia la patria della Regina Elisabetta e dei suoi deliziosi tailleur color pastello così avant-gard, il Regno Unito si aggiudica il primo premio nella categoria “breaking Amish 2016” grazie ai suoi must-have lavandini.

Non troverete mai un lavandino come dio comanda in cui si ha il potere di passare da acqua calda ad acqua fredda contemplando tutte le sfumature di temperature possibili. No, QUA NO. Qui ci sono due lavandini distinti e staccati, uno per l’acqua fredda e uno per la calda. Le scelte quindi sono due: o ti provochi un’ustione di 18esimo grado, o vai di paralisi ibernando. Leonardo DiCaprio in ”The Revenant”, I FEEL YOU.

  1. L’ università

Cominciamo col dire che mi sono un po’ rotta le palle di studiare, ma questo lo sapevamo già da quando, a 10 anni a scuola, spacciavo permessi falsi di uscita come caramelle. Other then that, ci sono diverse cose delle università inglesi che mi irritano e che non comprendo; più di tutte, la loro disarmante abilità nel trattarti da ritardato per cose basilari e lasciarti al tuo destino per cose realmente importanti.

Mi spiego meglio: nel mio piano di studi per ogni corso serio di master, ne ho altri 3 di supporto per dementi. E la cosa si fa anche divertente perché sembra un videogioco a livelli, che so, un SuperMario Bros da 16 crediti.

Per vincere il gioco e arrivare al corso serio, devi prima superare il corso introduttivo, preceduto dal corso “come si legge una slide”, preceduto dal corso “cos’è un corso universitario”, preceduto dal corso “cos’è un’ università” … e via dicendo in un vortice senza fine.

Se poi però OSI chiedere al professore, che STELLINO ti ha SOLO assegnato un saggio di 458459 parole, indicazioni su come si fa, non otterrai nessuna risposta. Nel suo silenzio tombale misto a indifferenza, sarai pure in grado di sentire il suono del vento fare corrente nel tuo cervello.

Seguirà un post con le cose che amo di Londra, probabilmente ad Aprile. Quando ci sarà il sole e una temperatura decente o forse quando sarò abbastanza ricca da non dover più prendere la metro, quindi BOM ci riaggiorniamo nel giorno del mai.

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