MODERAT’S EXPLOSION

di Federico Ledda

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Ieri sera all’Alcatraz di Milano, abbiamo assistito a una vera e propria celebrazione: quella dei Moderat.
Il gruppo tedesco si è esibito a Milano in occasione dell’uscita del loro nuovo disco III. Dal suono crudo e ipnotico, il live della band si è presentato come un perfetto connubio tra passato e presente amalgamato perfettamente in una setlist da urlo.
Da urlo era anche il parterre dell’Alcatraz, per l’occasione COMPLETAMENTE sold out.
I Moderat dal vivo meritano, così come merita anche il loro tecnico luci e il visual designer che insieme alla band è riuscita a regalare uno spettacolo capace di coinvolgere tutti i sensi.

LANDLORD

di Federico Ledda

LL-18creditLa coverstory di aprile vede come protagonisti i LANDLORD, eclettica band protagonista dell’ultima edizione di X Factor. Sin da subito loro grandi sostenitori, abbiamo deciso di omaggiarli con la copertina di THE EYES FASHION. Per quale motivo proprio loro? Perché sono diversi, sono interessanti, e hanno qualcosa da dire.

Il gruppo di Rimini ha di recente lanciato ASIDE, loro album di debutto. Il disco si presenta come un caldo abbraccio confortante che unisce elettronica pura a malinconico pop, regalando così all’ascoltatore un turbinio d’emozioni diverse… Oltre a un ottimo disco. Freschi d’uscita del primo singolo ”Get By” li abbiamo incontrati a Milano, dove tra uno scatto e l’altro ci hanno raccontato l’inizio del loro viaggio…

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Tutti vi chiedono di X Factor, mentre in realtà i Landlord esistevano anche prima… Cosa facevate prima di irrompere sugli schermi?
Francesca: Il progetto nasce tre anni fa da un’idea di Gianluca, che dopo varie esperienze con altri gruppi ci teneva a creare qualcosa che sentisse più suo… Così dopo avere tirato in ballo Luca, con la quale già suonava, nell’estate del 2012 iniziano a preparare i primi pezzi e a buttare giù le prime idee. Sentendo però la mancanza di una voce femminile, Luca mi ha contattata e dopo essere rimasti in tre per un breve periodo, una sera eravamo in studio, ed è passato Lorenzo che casualmente aveva lasciato i piatti della sua batteria ed è stato amore!
Com’era la vostra band prima di entrare a far parte del programma?
Diciamo che dopo il primo anno e mezzo, che ci è servito per conoscerci meglio, e per capire fino in fondo il nostro sound, abbiamo iniziato a scrivere i primi pezzi, che poi sarebbero entrati nel primo EP, che appunto è appena uscito.
Cosa avete imparato da X Factor?
Ci ha sicuramente insegnato un metodo di lavoro, e come essere dei veri professionisti. Ci ha anche confermato che stavamo prendendo la direzione più appropriata per il nostro sound.
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Come nasce un pezzo dei Landlord?
Inizialmente partiamo dalla musica, e in base a quello che ci trasmette nasce il testo. Diciamo che non c’è una regola fissa di come i nostri pezzi nascono, in linea di massima è Gianluca il primo ad occuparsene, poi arriviamo noi e portiamo il resto.
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Come sta reagendo il pubblico alla vostra musica?
Non ci aspettavamo tanto supporto ad essere sinceri. Siamo contentissimi. Dopo l’uscita del primo singolo ”Get By”, ci hanno scritto in tantissimi complimentandosi. Per noi è stato davvero bello.
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A chi vi ispirate musicalmente?
Tantissimi. Se ci facessi questa domanda tra un mese, probabilmente ti daremo un altro nome. Di sicuro.
Immagino! Ma adesso, alle 13:59 del 21 marzo, a chi vi ispirate?
Più che un riferimento preciso di un’artista c’è sicuramente un mondo, che è quello del nord Europa.
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Come descrivereste il vostro primo lavoro utilizzando una sola parola?
Intimo. E’ un lavoro ricco di atmosfere calme e tenui che poi si evolvono diventando più cariche, più piene.
Adesso andrete in tour, siete agitati?
Non vediamo l’ora di fare sentire a tutti quello che abbiamo da dire!
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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
From an idea of FEDERICO LEDDA
Hair and make up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA
Production FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, CARLOTTA ZUCCARO
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Carlotta Zuccaro, INRI Torino, Laura Magni @ annaBi & Laura Magni

MY BI-LOVED

1La tristezza di un amore finito, ma amore per chi? L’ambiguità dei colore rosa non ci aiuta a capire se si tratti di travestimento o di impersonificazione. A seconda dei casi, cambia l’identità della persona amata. L’assenza è tale che il personaggio della nostra storia non si vergogna di mostrare il proprio lato sensibile e, forse, femminile, oppure finisce solo con l’impersonare l’amore perduto. Forse una donna, per via del rosa? Possiamo divertirci ad immaginarlo e credere ciò che più ci aggrada.

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Photographer GIULIO CAVICCHINI
From an idea ofSILVIA MACCHIONI
Hair and Make Up LAURA MARTUCCI
Styled by SILVIA MACCHIONI

WELCOME TO THE FERRARI FASHION SCHOOL

di Federico Ledda
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Ispirante. E’ semplicemente questo che viene in mente scambiando due parole con Silvia Ferrari, la fondatrice della Ferrari Fashion School, accademia che da 15 anni tenta di fare la differenza dando ai suoi alunni solide basi garantendoli un futuro in uno degli ambienti più chiusi di tutti: quello della moda.

Aperta a ottobre una sede nella capitale della moda, la nuova residenza meneghina della scuola si posiziona nel Savona Fashion District, il quartiere dove design e fashion si incontrano. Questo fa sì che gli studenti siano sin da subito coinvolti in un ambiente reale e inebriante che gli permetterà di crescere professionalmente preparandosi ai bisogni del commercio in questo momento.

“La Moda Italiana è famosa in tutto il mondo. Noi esportiamo stile, creatività, abilità e qualità – ci racconta Silvia Ferrari, Fondatrice e Direttrice dell’istituto, durante la presentazione delle attività della scuola – Questo patrimonio, che tutto il mondo ci invidia e riconosce, deve essere trasmesso alle nuove generazioni attraverso una formazione specialistica in grado di trasferire agli allievi il Sapere e il Saper fare”.

L’offerta formativa di Ferrari Fashion School si sviluppa in Corsi Professionali la cui durata può variare da 1 a 3 anni e Master di Specializzazione Post Diploma, finalizzati a formare figure altamente specializzate che operino nel settore della Moda e del Lusso.

Per saperne di più visita il sito ufficiale.

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I fondatori della Ferrari Fashion School

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Federico Ledda

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Vittoria Hyde, Federico Ledda

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#STAYLILLY IN LONDON – IL MESE DEL LAMENTO: LE 5 COSE CHE ODIO DI LONDRA

di Liliana Riva 
foto di: Liliana's own iPhone

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Febbraio, sono finite le feste, abbiamo detto addio a pranzi e cene di 20 portate e ora via di digiuno forzato e tisane a base di terra e bacche. L’ università è ricominciata, con conseguente mal di vivere. Fortunatamente è passato anche San Valentino e le nostre home page di FB sono finalmente libere da rose multicolor pucciate nel cioccolato e pizze tuttiigusti+1 con alimenti vari che formano la scritta TI AMO. Febbraio, fa ancora freddo, qua a Londra fa un freddo che manco all’Ice bar di Stoccolma e quindi è un mese di merda. Per me in particolare è anche il mese dell’anno più atteso perché mi consente di lamentarmi su TUTTO e TUTTI avendo un discreto consenso popolare. Accogliamo sul palco cari amici il tanto atteso MESE DEL LAMENTO.

Dopo sei mesi in quel di Londra, ho potuto costatare che la vita non è tutto rosa e fiori. Non trovare mai le fette biscottate da Sainsbury’s è una delle più grandi sfide che la vita mi abbia mai sottoposto e, soprattutto, mi sono rassegnata al fatto che non troverò MAI il punto di grigio perfetto per il mio copripiumone così da avere la perfetta camera stile Pinterest. THE STRUGGLE IS REAL e ne siamo pienamente coscienti.

Ma non perdiamo altro tempo e diamo il via alla carrellata delle 5 cose che odio di Londra, così sti 3 minuti in mia compagnia passano in fretta.

  1. Il tempo

Una delle cose che odio di più di Londra è il tempo (Ma dai?). Essendo meteoropatica più di un gatto, la mia psiche risente veramente un casino del tempo londinese caratterizzato da un susseguirsi infinito di pioggerellina/leggera brezza/cielo grigio/UN raggio di sole segno dell’altissimo/bora di Trieste/apocalypse now/sereno. Il tutto in un tempo massimo di 8 minuti.

Lo stesso fa il mio umore che passa da livello “Pimpa” a livello “Izma” (vedi: le follie dell’imperatore) in 0,7 secondi netti. E direte voi: “Ma cretina perché sei andata a vivere a Londra?”. La risposta è una e una sola: TOPSHOP. (e voi allora direte “Aaaaaaahhhh” con cenno di approvazione)

  1. Le lunghe distanze

Londra non è una città, Londra è una regione. Ci sono 9 zone concentriche, le prime 2 sono considerate “centro”, il resto io lo considero al pari della terra di mezzo. Ora, vi faccio un esempio: per andare da una parte all’altra della città passando da zona 2 ovest a zona 2 est ci si mette in metro un 50 minuti tutti. Per andare in università in zona 6 (che a rigor di logica è al pari di Mordor) dal centro ci metto un’ora e un quarto. Ripeto per le file in fondo alla sala se vi è sfuggito, UN ORA E UN QUARTO.

E ok che figata la metro di Londra fatta a tubo “uuuuu so exciting”, ma io in quel tempo vado da Milano in montagna. In quelle 3 ore di a/r io vado in Spagna, dove per altro (VEDI SOPRA) c’è anche più sole.

Quindi sì, vai a vivere a Londra, ma sappi che metà del tuo tempo liberò lo passerai su un mezzo pubblico.

  1. La gente lenta

Da buona milanese imbruttita, non sopporto la gente che cammina lenta, come se fosse perennemente in passeggiata sul lungomare di Chiavari, o ad una processione di paese. Allora le cose sono due: o fratelli ci diamo le mani e diciamo il padre nostro tutti insieme, o vi dovete levare che IO ho da fare.

Che poi magari non è neanche vero, magari sto solo andando a scroccare il cappuccino da Waitrose vicino casa MA NON IMPORTA. Io ggna faccio, mi irrita nelle viscere proprio. Agire come se si dovesse perennemente salvare il mondo il milanese ce l’ha nel sangue so, “What did you expect?”

  1. Il lavandino

Nonostante sia la patria della Regina Elisabetta e dei suoi deliziosi tailleur color pastello così avant-gard, il Regno Unito si aggiudica il primo premio nella categoria “breaking Amish 2016” grazie ai suoi must-have lavandini.

Non troverete mai un lavandino come dio comanda in cui si ha il potere di passare da acqua calda ad acqua fredda contemplando tutte le sfumature di temperature possibili. No, QUA NO. Qui ci sono due lavandini distinti e staccati, uno per l’acqua fredda e uno per la calda. Le scelte quindi sono due: o ti provochi un’ustione di 18esimo grado, o vai di paralisi ibernando. Leonardo DiCaprio in ”The Revenant”, I FEEL YOU.

  1. L’ università

Cominciamo col dire che mi sono un po’ rotta le palle di studiare, ma questo lo sapevamo già da quando, a 10 anni a scuola, spacciavo permessi falsi di uscita come caramelle. Other then that, ci sono diverse cose delle università inglesi che mi irritano e che non comprendo; più di tutte, la loro disarmante abilità nel trattarti da ritardato per cose basilari e lasciarti al tuo destino per cose realmente importanti.

Mi spiego meglio: nel mio piano di studi per ogni corso serio di master, ne ho altri 3 di supporto per dementi. E la cosa si fa anche divertente perché sembra un videogioco a livelli, che so, un SuperMario Bros da 16 crediti.

Per vincere il gioco e arrivare al corso serio, devi prima superare il corso introduttivo, preceduto dal corso “come si legge una slide”, preceduto dal corso “cos’è un corso universitario”, preceduto dal corso “cos’è un’ università” … e via dicendo in un vortice senza fine.

Se poi però OSI chiedere al professore, che STELLINO ti ha SOLO assegnato un saggio di 458459 parole, indicazioni su come si fa, non otterrai nessuna risposta. Nel suo silenzio tombale misto a indifferenza, sarai pure in grado di sentire il suono del vento fare corrente nel tuo cervello.

Seguirà un post con le cose che amo di Londra, probabilmente ad Aprile. Quando ci sarà il sole e una temperatura decente o forse quando sarò abbastanza ricca da non dover più prendere la metro, quindi BOM ci riaggiorniamo nel giorno del mai.

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#STAYLILLY IN LONDON – Torna a casa Lessy, (o Lilly, fate un po’ come volete)

di Liliana Riva 
foto di: Liliana's own iPhone

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Dopo 3 mesi di vita full immersion in quel di Londra, con un’alternanza di momenti di assoluta nullafacenza a suon di party e paillettes e di altri di pieno bunker da studio in cui non si distingue più il giorno dalla notte, la sottoscritta è tornata momentaneamente in Italia per le feste.

Ahhh che bello tornare a casa…la famiglia, gli amici, il gatto… Mangiare TUTTO quello che non hai mangiato in questi mesi contando anche quello che non mangerai fino al tuo prossimo ritorno… Insomma le basi della felicità.

Perché alla fine quando sei via da casa e ci ritorni, vivi una vera e propria epifania, capisci quali sono le cose importanti della vita, le cose che hai sempre dato per scontate ma che a un tratto diventano il centro di tutto e i momenti che nella loro semplicità riescono veramente a cambiarti la giornata, ovviamente in meglio.

Quando sono tornata a casa, mi sono precipitata nella sua stanza, ho aperto la porta piano con l’entusiasmo e la sorpresa di una bambina, ho sperato fino all’ultimo che fosse ancora lì, ed era lì ad aspettarmi, esattamente come l’avevo lasciato. LUI, IL BIDET.

Non ne sono sicura, ma penso di averlo abbracciato, ho scritto subito alla mia migliore amica per condividere la mia immensa gioia, mentre i cori angelici risuonavano nel mio bagno.

Altro che ”God Save the Queen”, God Save THE BIDET.

(non c è bisogno che vi stia a spiegare il perché e il per come, cerchiamo di mantenere un profilo rispettabile qua , se no vi andate a leggere il forum di Temptation Island chiaro?)

In seconda posizione troviamo lui, il solo ed unico canale 31 del televisore: Real Time.

Io vò dico, senza il sano palinsesto di Real Time conduco una vita sregolata, non so più distinguere il bene dal male, arrivo quasi a pensare che la O Bag di pelo sia alta moda. (Vi è venuta la pelle d’oca eh? Lo so, lo so).

Appuntamento immancabile è ovviamente il mio programma prefe della vita per tutti i secoli dei secoli amen: ALTA INFEDELTÀ.

Per chi non lo sapesse (e se non lo sapete correte a farvi una cultura e a imparare la vita vera svergognati!) è un programma che racconta storie di tradimenti, adulteri e triangoli amorosi attraverso tre punti di vista: quello dell’amante, quello del tradito, quello del traditore. UNA BOMBA QUINDI.

Lo si guarda per lo stesso motivo per cui si guarda una soap; immedesimarsi nei personaggi, sentirsi migliori di loro e fare quello che ci riesce meglio nella vita: criticare e giudicare. Ti dà quel senso di onnipotenza che manco forum ai tempi d’oro ti sapeva regalare.

PERO’, ”Altà Infedeltà” non è solo ”la trashata della pausa pranzo” ma rappresenta anche una grande scuola di vita quando si tratta di vendette: la moglie tradita che manda a casa in busta anonima un video simil-terroristico di esecuzione dei soldatini del marito… Oppure, un grande classico che non passa mai di moda: lei che gli ruba le carte di credito e spende i milioni in borse e scarpe… (alzi la mano chi non l’ha mai fatto almeno una volta nella vita -Un caro saluto al mio fidanzato bellissimo fantastico che mi segue da casa!)

Oltre ad Alta Infedeltà poi ci sono i vari programmi sui matrimoni delle cesse americane che scelgono abiti da sposa. Passerei le ore a guardarle mentre si strizzano in abiti da sposa 10 taglie più piccole e che candidamente, con un atteggiamento coolspotter alla Anna dello Russo, spendono 20,000$ per un abito stile Cristina Aguilera in Burlesque.

Posso sentire fino a qua l’odore di quel tessuto lucidino misto plastica cheap che fa sembrare CHIUNQUE un rotolo di Domopak.

Infine non potevo non riservare il terzo posto ad uno dei miei guilty pleasure preferiti: il caffè del bar.

Quando mi sono trasferita a Londra a settembre, ho dovuto rinunciare ad un paio di scarpe per fare spazio alla Moka in valigia, perché (cito me stessa) “Lo sciacquo dei piatti che qua spacciano per caffè, ve lo bevete voi!”

Nonostante ciò io non mi sono mai arresa, sono sempre alla ricerca dell’espresso decente perché non so se sono pronta a rinunciare allo state of mind del caffè del bar (status attuale: bene ma non benissimo).

Roba che qua quando ordini un espresso e la gentile ragazza al bancone ti risponde “2,50 pound please” io urlo al GOMBLOTTO MA ANCHE ALL’ AVADA KEDAVRA.

Potete capire quindi la mia immensa gioia e commozione quando, appena messo piede in Italia ho ordinato un espresso: era buono e l’ho pagato 1€. Grazie dei dell’Olimpo, grazie Enzo Miccio, grazie Regina George.

 

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BIG IN 2016: KLUNE

di Federico Ledda
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(from left) GIULIO: Coat Alessandro dell’Acqua; Tee Giulia Roman; Trousers Department 5; Shoes Blundstone. GIOVANNI: Shirt 1 Genito; Coat Diesel Black Gold; Jeans Levi’s. ALBERTO: Coat Alessandro dell’Acqua; Shirt Department 5; Jeans H&M; Shoes Clark’s.

The Eyes Fashion decide di iniziare il 2016 con una scommessa, e punta tutto su un nuovo gruppo che sicuramente interesserà il mercato internazionale: i KLUNE. Suono innovativo, mixato con i giusti sintetizzatori, una voce profonda e dei testi sensibili. E’ questo il cocktail che descrive al meglio i tre ragazzi di Padova, che hanno di recente pubblicato il loro primo EP disponibile nei digital stores. La canzone che ci ha fatto innamorare di loro è stata ”Hope”, che mi piace descrivere come la freschezza musicale che da tempo mancava sulle scene. Ascoltare per credere.

Da cosa deriva il nome ”KLUNE”?
Klune è una combinazione di vari nomi con i quali ognuno di noi avrebbe voluto chiamare il progetto, ma c’era sempre qualcosa che non ci convinceva reciprocamente. Un bel giorno, facendo un taglia e cuci delle varie parole, è emerso questo nome e ci piaceva molto sia da scrivere che da pronunciare.

Ascoltando il vostro EP di lancio, si nota una maturità a livello di sound difficile per degli emergenti, come la definireste?
Credo che alla base del nostro sound ci siano semplicemente tanti ascolti diversi e tre percorsi musicali completamente differenti, ma non inconciliabili. Ascoltare tanta musica diversa si ripercuote inevitabilmente nel nostro modo di lavorare e comporre. Chiaro che poi non vogliamo creare una cozzaglia di suoni e generi diversi, ma facciamo passare attraverso un nostro filtro quelle che sono le diverse influenze.

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(from left) GIULIO: Sweatshirt: Le Coq Sportif; Jeans Department 5; Coat Alessandro dell’Acqua; Pullover Timberland; Polo Sergio Tacchini. ALBERTO: Shirt: Alberto’s personal shirt; Jeans H&M; Leather jacket Timberland; SHOES Vans GIOVANNI: Shirt Le Coq Sportif; Jacket Timberland ; Jeans Levi’s

Analizzando brani come ”Hope”, è palese la contaminazione di Chet Faker, sia a livello vocale che di sound. Cosa ne pensate? Vi dà fastidio come paragone?
Chet Faker è sicuramente un artista che ci ha “contaminati”, tuttavia direi che è stato una contaminazione indiretta o per così dire inconscia dato che tutti e tre abbiamo ascoltato Chet.
Tuttavia mentre stavamo lavorando al brano, lo abbiamo fatto con un nostro gusto senza guardare troppo a cosa potesse assomigliare o a chi potesse essere rimandato, poi quando qualcuno ci dice che si sente una sua influenza ci fa solo che piacere essendo un artista che stimiamo molto.

Suono elegante e sofisticato. Quali sono le vostre maggiori fonti di ispirazione?
La maggior parte degli artisti che ci ispirano sono sicuramente legati alla musica elettronica o producers. I primi che mi vengono in mente sono Bonobo, James Blake, Mount Kimbie, Lapalux o Nosaj Thing tanto per dirne alcuni. Poi ce ne sono anche del mondo hip hop come D’Angelo, Taylor McFerrin, Drake, etc…

Qual è la traccia del vostro EP che più vi rappresenta?
Credo che sia proprio Hope, sia perché è quella che ha dato vita al progetto, sia perché sono contenuti all’interno tutti i “marchi di fabbrica” del gruppo, dai suoni, gli effetti, le linee di chitarra e di piano fino alla nostra idea di struttura del brano.

I vostri progetti per il 2016?
Vogliamo sicuramente concludere un album dato che siamo già all’opera con alcuni brani e poi, dopo una bella stagione di concerti che si è conclusa a Novembre con Populous, vediamo cosa succederà per l’anno appena iniziato.

ASCOLTA ADESSO IL MIXTAPE ESCLUSIVO DEI KLUNE PER #THEEYESFASHION

(from left) GIULIO: Coat Alessandro dell’Acqua; Tee Giulia Roman; Trousers Department 5; Shoes Blundstone. GIOVANNI: Shirt 1 Genito; Coat Diesel Black Gold; Jeans Levi’s. ALBERTO: Coat Alessandro dell’Acqua; Shirt Department 5; Jeans H&M.

Photographer ALESSANDRO LEVATI
From an idea of MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA
Hair GIOIA GREGUOLO
Make Up ELISA VOGESI
Make up artist’s assistant DAFNE FUNECK
Styled by MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA

Special thanks to FOOLICA

EVERYBODY WANTS LEVANTE

di Federico Leddalevante-2-1024x682

E’ iniziato il 2016, e per The Eyes Fashion è incominciata una nuova sfida. L’anno appena concluso è stato per noi un periodo di traguardi e di successi che ci ha portato grandi soddisfazioni.

La decisione di improntare la quattordicesima coverstory su un’artista musicale è stata estremamente spontanea, e di cuore. Da sempre grande ammiratore di Levante, alla mia proposta di dedicarle la prima cover del nuovo anno, ho solamente trovato enormi consensi.

Ma andiamo più nel dettaglio, chi è Levante? Nata in Sicilia, ma ormai Torinese dentro, Claudia Lagona (questo il suo vero nome), irrompe sulle scene musicali con la sua hit – manifesto generazionale ”Alfonso”, che le apre una finestra di rilevanza nazionale, permettendole di fare sentire la sua voce con ”Manuale Distruzione” suo primo disco che la porta in tour in tutta Italia e anche in supporto di iconici artisti quali Negramaro e Paolo Nutini. Dopo un piccolo periodo di pausa dalle scene, nel 2015 esce ”Abbi Cura Di Te”, album della sua consacrazione, che viene preceduto dal singolo ”Ciao Per Sempre”.

Lo strillo di copertina ”Everybody Wants Levante”, rappresenta a pieno il momento che sta vivendo Claudia, che si prepara a concludere il tour di ”Abbi Cura Di Te” con tre importanti live il 14 marzo all’Alcatraz di Milano, concludendo poi con una doppietta al CAP 10100 di Torino il 31 marzo, e 1 aprile. Milano e Torino: due città che hanno fortemente caratterizzato la vita e la carriera di un’artista che mi piace paragonare a un uragano. Levante è un uragano. Non si ferma mai, se ti travolge però, non ti distrugge, ma ti migliora. Alla fine questo è il potere della musica. Ma per davvero, eh.

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Ho avuto l’occasione di conoscerti poco prima dell’uscita del tuo primo disco, mentre adesso stai finalmente cogliendo i frutti di ”Abbi Cura Di Te”, tuo secondo lavoro. Era il 2013 e adesso è il 2016. Che cosa è cambiato nella tua vita, e nel modo di scrivere i tuoi pezzi?
Nello scrivere non è cambiato in realtà granché… Ho molte sfacettature, che mi piace mostrare in base a quello che voglio raccontare… Con ”Manuale Distruzione” ho sfogato tutta la mia rabbia adolescenziale, mentre invece questo album è una presa di coscienza dell’amore verso sé stessi, che mi permette di raccontare attraverso 12 tracce il desiderio e la voglia di essere felici.

Qual è la traccia del tuo ultimo disco alla quale sei più legata?
Non ho mai una traccia preferita, è sempre difficile, e sbagliato sceglierne una. Diciamo che ”Abbi Cura Di Te”, è sicuramente importante perché è quella che poi ha ispirato il disco, anche se alcune canzoni sono nate prima, come a esempio ”Finché Morte Non Ci Separi” che ho scritto insieme a ”Sbadiglio”, ma che era rimasta nascosta fino alla lavorazione del secondo album.

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A proposito di ”Finché morte non ci separi”, nel video c’è tua mamma!
Sì, in realtà non solo nel video, ma anche nella canzone. Come ti ho detto prima, era una canzone che ho scritto qualche tempo prima, ma che, parlando di mia madre, ero più restia a pubblicare. Poi però ci ho pensato e mi son detta: ”Sai che c’è? Perché non farla addirittura cantare? Alla fine parla di lei”. Avevo paura di come sarebbe andata, alla fine per lei era la prima volta in uno studio, infatti prima di registrare ho avuto un sacco di ripensamenti. Però alla fine è andata davvero bene e sono contenta di avere avuto questa idea. Questo brano è motivo di orgoglio per me. Cantare con il proprio genitore, a livello emotivo, è davvero una cosa forte.

Raccontami il tuo processo di scrittura. In che modo definisci le tracce che andranno a completare un disco? Nell’introduzione ti ho definita un uragano e per me sei così: non smetti mai di creare… Infatti, stai di sicuro scrivendo già il terzo disco…
Sì, lo sto già scrivendo! Non so quando uscirà, perché secondo me ”Abbi Cura Di Te”, merita di essere capito, e consumato. In questo momento, però sto scrivendo davvero tantissimo. E’ l’unica cosa che alla fine so fare veramente… Non so se la faccio bene, però è l’unica cosa che non ho mai smesso di fare… Dovrà pur significare qualcosa, no?

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Parlami di uno dei ultimi singoli ”Le Lacrime Non Macchiano”. Le cose che racconti nella canzone e più in generale nei tuoi testi, sono tutte cose che hai vissuto, oppure ti piace raccontare di altri?
Sono assolutamente tutte emozioni e fatti vissuti da me in prima persona. Ad esempio in ”Le Lacrime Non Macchiano”, racconto della storia che ho avuto con il mio ex fidanzato. Ricordo di aver lasciato casa sua, letteralmente con dei sacchi neri dell’immondizia con dentro tutte le mie cose, per andare incontro a un’altra persona che è poi quella che ho sposato.

Quindi ti sei sposata? Quando?
Sì! Mi sono sposata lo scorso settembre! Sono una persona però che è sempre stata molto riservata, quindi ho preferito non dichiararlo pubblicamente, anche perché è una cosa mia, e in ballo, ovviamente, c’è anche un’altra persona che è giusto proteggere.

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Com’è essere sposati?
E’ bello! Dipende dalla persona, ma credo che ti condizioni molto, soprattutto psicologicamente. Nel senso che ti viene da pensare: ”Oddio, e adesso? E’ per sempre?”. Ma alla fine se stai con la persona che ami per davvero, sei contento che esista il per sempre.

Concluderai il tour di questo disco con due esibizioni da urlo. La prima il 13 marzo all’Alcatraz di Milano, e poi il 31 al CAP 10100 di Torino! Come ti senti?
Sono molto emozionata. Sono due club veramente importanti. L’Alcatraz ha un palco veramente importante, e Torino è ormai la mia città. Sarà una festa, e saranno due show completamente diversi e unici tra di loro. Chi verrà vedrà!

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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s Assistant ALESSANDRO VILLA
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
From an idea of MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA
Hair FILIPPO DEL BOCA
Make Up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA, MARTINA MAI
Fashion collaborator LEVANTE
Production MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, STEFANIA GIUFFRE’
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Stefania Giuffrè, Nicola CaniLaura Magni @ annaBi & Laura Magni

EXCLUSIVE: THE DEREK ZOOLANDER’S BOOK

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Signore e signori, è con grande piacere e soddisfazione, che #THEEYESFASHION, pubblica in esclusiva gli inediti book super figosi dei modelli più belli belli belli belli in modo assurdo del pianeta: Derek Zoolander e Hansel.
Quindi, in attesa di febbraio e dell’uscita di Zoolander 2 nelle sale, gustatevi queste chicche.

Ah, e mi raccomando, se vi interessano per qualche sfilata, non esitate a contattare la loro booker!

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EXCLUSIVE: The HANSEL’S BOOK (ZOOLANDER)

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Signore e signori, è con grande piacere e soddisfazione, che #THEEYESFASHION, pubblica in esclusiva gli inediti book super figosi dei modelli più belli belli belli belli in modo assurdo del pianeta: Derek Zoolander e Hansel.
Quindi, in attesa di febbraio e dell’uscita di Zoolander 2 nelle sale, gustatevi queste chicche.

Ah, e mi raccomando, se vi interessano per qualche sfilata, non esitate a contattare la loro booker!

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UNAPOLOGETIC

Unapologetic

Etymology
un- +‎ apologetic

Adjective
Unapologetic ‎(comparative more unapologetic, superlative most unapologetic)

Not apologetic, especially when being apologetic would be appropriate.

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Photographer MARILU’ VENDITTI
From an idea of FILIPPO DEL BOCA, MARILU’ VENDITTI
Hair FILIPPO DEL BOCA
Make up ELISA VOGESI
Styled and total look by NUMERO 22
Model IULIIA @2MORROW MODEL
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
Location VILLA CACCIA – ROMAGNANO SESIA (NO)

THE EYES FASHION 90’S PARTY – THE GALLERY

Here’s the coolest pictures of our 90’s party in Milan. Find more on our Facebook page. 

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Guest
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Vittoria Hyde
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Tommaso Paradiso (Thegiornalisti)
Party90-14
(right) Federico Ledda djing with (left) model Alessandro Polastri
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Vittoria Hyde and friend
Party90-12
Vittoria Hyde
Party90-20
Dj Eros
Party90-9
Photographer Giulio Cavicchini
Party90-16
Vittoria Hyde
Party90-8
(from left to right) Tommaso Paradiso (Thegiornalisti), Nicola Cani (Foolica Music), Martina Mai (The Eyes Fashion’s crew), Federico Ledda (The Eyes Fashion)

THE UPPERFECT CLASS

In un’epoca a metà tra i beautiful 70’s e gli indimenticabili 80’s, un’inedita e fantasiosa visione della Upper Class newyorkese. L’ispirazione del passato incontra l’attuale, mescolando mocassini e zeppe di pelo, pelliccia e Lurex. La collezione Peter Non spring summer 2016 é un’anteprima esclusiva per The Eyes Fashion.

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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s assistant GIULIO CAVICCHINI
From an idea of SILVIA MACCHIONI
Hair and Make Up LAURA MARTUCCI
Styled by SILVIA MACCHIONI
Fashion Editor FEDERICO LEDDA
Female Model Christine Tollefsen @ MAJOR MILANO
Male Model Alessandro Polastri
Location Showroom Bonomea

LUCCA COMICS AND GAMES: istruzioni per l’uso

di Valentina M. 

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Situata nella parte nord della Toscana, Lucca è considerata da sempre una perla della cultura italiana, europea e mondiale; la gastronomia, l’arte e i bellissimi paesaggi offrono al turista un clima di tranquillità e di pace, perfettamente condito con del buon vino Chianti.

Lucca gode, così, di questa atmosfera idilliaca e rilassante, tipica delle piccole città collinari… tranne durante il Lucca Comics & Games.
Gioia e dolore di tutti gli appassionati, il Lucca Comics & Games arriva come ogni anno, tra Ottobre e Novembre, durante il ponte dei Morti.
Considerato uno tra i più importanti eventi fieristici d’Italia, quest’ultimo spazia dai fumetti ai giochi e videogiochi, fino al mondo dell’animazione, riempiendo la città di fastosi e improbabili costumi, trucchi e parrucche…Oltre che di padiglioni e manifesti. Fuori luogo come Babbo Natale in un sexy shop, ma armata di passione ed interesse per il mondo dei fumetti, quest’anno anche la sottoscritta ha voluto parteciparvi. E da novizia quale sono, ho deciso di stilare una lista sincera e personale sulle cinque caratteristiche del Lucca Comics & Games che mi sono rimaste più impresse; una sorta di riassunto della mia avventura.

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SOPRAVVIVENZA

Sopravvivere mangiando solo Ramen non è così facile come sembra, l’odore di brodo qui la fa da padrone.
Pranzo: Ramen.
Cena: Ramen.
Colazione: Ramen (ma solo per i più coraggiosi)
Alcuni Stand della la fiera, infatti, offrono questa pietanza confezionata in barattoli; basta aggiungere dell’ acqua calda ed op-là, un pasto in meno a cui pensare. Tornerete nelle vostre città natale stanchi, affamati e con un senso di nausea ogni volta che passerete davanti allo scaffale Snack del Supermercato.
Questa è una sfida ragazzi, prendetemi sul serio.
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Cosplay Ingenui

Essendo profondamente pigra decisi di puntare sul classico travestimento da coniglietta (con tanto di pompon bianco come coda e orecchie), e per la prima volta in vita mia, mi sono sentita insignificante.
Lucca, infatti, durante la fiera si riempie di bizzarri e coloratissimi Cosplay; la maggior parte di questi ben riusciti, altri meno, ma comunque molto apprezzati. Da vera appassionata di trash italiano quale sono, alcuni di questi attirarono subito la mia attenzione, tra cui Brosio’s Cosplay (si limitava ad una maschera, ma avrebbe avuto molto da dire), Ingegner Cane’s Cosplay (da Mai Dire, con furore), Jesus’s Cosplay (ormai un classico) e i Cosplay dei Dipendenti Precari della Nerv (dall’anime Evangelion).
E poi, loro: i vecchietti locali, che in questi giorni si sono ritrovati ad essere i Cosplay di loro stessi, riuscendoci anche parecchio bene.

What Is My Destiny…

Ora ne ho la certezza; le sigle dei cartoni animati uniscono e fomentano la popolazione italiana più dell’Inno di Mameli. Un egregio Vincenzo Draghi ci ha fatti tornare tutti bambini con Quattro Pinne all’Orizzonte, i Cavalieri dello Zodiaco ed altre sigle anni ’90.  Lui, ed altri big dei cartoon, come Cristina nazionale e Giorgio Vanni, hanno fatto cantare a squarciagola anche il più mite quarantenne rendendo, come ogni anno, il Lucca Comics & Games un posto speciale e soprattutto una grande famiglia.
Personalmente, ho dato il meglio di me con Hamtaro, chi mi conosce, sa.
Il concerto è d’obbligo.
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Special Guest

Un altro validissimo motivo per partecipare al Lucca Comics & Games sono gli ospiti; infatti, come sempre, l’evento offre personaggi di rilievo come Milo Manara, Gipi, Sandoval e Zerocalcare, per citarne alcuni.
A questi ed altri, si aggiungono gli youtubers Fraffrog, Nirkiop e il buon Dario Moccia, che quest’anno hanno presentato i loro fumetti, molto apprezzati dalla critica e non.
Code interminabili, quindi, davanti ai padiglioni per aggiudicarsi quel determinato autografo o per scattare un selfie con l’autore; tutta la mia stima va, però, ai genitori-accompagnatori che, per amore dei loro pargoli, hanno accettato tutto ciò che Lucca in questi giorni offre; calca, stress e code.
Il Lucca Comics & Games non è un evento tranquillo e negli anni dovrà migliorare molto, soprattutto dal punto di vista organizzativo, dove è un po’ carente, ma l’allegria generale, la voglia di stare insieme, di conoscersi e di condividere supera tutte le problematiche, e crea un’atmosfera familiare che ho apprezzato molto.
Come ogni visitatore, sono tornata a casa stanca, stressata e con due polpacci da calciatore, ma soprattutto soddisfatta. Non ve ne pentirete.

LET’S GET PHYSICAL #3 – ALLENAMENTO FUNZIONALE

di Donato Ambrogi

Cos’è l’allenamento funzionale?
E’ il passo successivo al famosissimo allenamento a corpo libero. Gli esercizi svolti a corpo libero, hanno il vantaggio di poter essere proposti a
tutti, dato che a seconda del grado di allenamento del soggetto, ogni esercizio può essere adattato.
Con l’allenamento funzionale si è tornati ad utilizzare le attrezzature basilari dell’allenamento,
come: il bilanciere, il kettlebell (quella sorta di caffettiera), le pedane instabili, la palla medica, ecc…

allenamento funzionale donatoQuesto tipo di allenamento nasce negli Stati Uniti circa quindici anni fa, riproponendo gli esercizi basilari dell’allenamento, con lo scopo di sviluppare attraverso movimenti complessi, le qualità specifiche di: propriocezione, sinergia muscolare, forza muscolare e resistenza alla fatica.
Ok tante belle parole, ma il concetto?
Il concetto caro lettore, è che alle basi dell’allenamento funzionale ci sono esercizi pluriarticolari e dinamici, che combinano una buona coordinazione motoria ad un un intenso impegno cardiovascolare, il tutto rende la seduta di allenamento molto intensa ed allenante.
Solitamente, viene basato su programmi di lavoro a circuito, in cui vengono considerate due variabili: il tempo e le ripetizioni; per esempio: se l’obiettivo è il tempo, si deve eseguire il massimo numero di piegamenti sulle braccia in 45”; mentre se l’obiettivo sono le ripetizioni,
si devono eseguire 50 ripetizioni di squat, non considerando il tempo necessario per compierle.
All’interno dell’allenamento funzionale ci sono anche gli esercizi in sospensione, data la versatilità e il poco ingombro dell’attrezzatura che si utilizza; possono essere svolti: a casa, in palestra o all’aperto. Con l’allenamento funzionale in sospensione,  si lavora molto: sul controllo della posizione del corpo nello spazio e sulla coordinazione motoria, attraverso una continua attivazione dei muscoli del CORE. (tutta la parte superiore del corpo: spalle, braccia, petto, schiena).
L’allenamento in sospensione, oltre a fornire dei miglioramenti nella componente di controllo cinestesico, permette di attivare insieme intere catene cinetiche muscolari.

#STAYLILLY: Get the London look, dove tutto è cominciato

di Liliana Riva
foto di: Liliana's own iPhone

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Come anticipato nella puntata precedente, la sottoscritta ha lasciato la terra natia e gli spritz da milanese imbruttita al Radetzky per salpare alla volta del Regno Unito, patria della rivoluzione industriale di fine ‘700 e dell’earl grey tea, ma soprattutto d’illustrissime personalità dei tempi moderni quali Cara Delevingne, Vivienne Westwood e non ultimo quel grandissimo pezzo di manzo di David Beckham.

In particolare mi sono trasferita a Londra, L’ HONDON, “the big smoke” com’è notoriamente soprannominata questa fantastica città.

Come potreste intuire dal titolo, o magari no, questo terzo articolo per #theeyesfashion “da il La” ad una nuova rubrica intitolata “get the london look” in cui, di tanto in tanto, vi delizierò con racconti in diretta dalla city; perché ho sempre pensato che essere cretina fosse un talento che andava sfruttato in qualche modo. INFATTI ECCOMI QUA.

Ma andiamo al dunque darlings, perchè il topic di questo nuovo ed entusiasmante articolo sarà il seguente: Quanto acciderbolina si conciano strano in questa città?!

Bene. Partiamo dal presupposto che a Londra NON ESISTONO STILI. Mi spiego meglio; Se siete di Milano o comunque di qualsiasi città d’Italia noterete che a livello stilistico il popolo si divide in 3 grandi categorie:

Eliminando quelli che non si sanno vestire e gli zarri di Quarto Oggiaro perché vabbè non c è neanche da parlarne, quelli che vengono considerati vittime della MUOODA sono:

  1. I fashion blogger
  2. Gli hipster (risvoltino + camicia a quadri chiusa fino all’ultimo bottone + occhiali da demente)
  3. Le suore laiche (immancabile combo pantalone a zampa acqua in casa + scarpa ortopedica).

A LONDRA NO. Londra non ha uno stile. Il trend è non seguire un trend…oppure seguirli TUTTI, da cinquant’anni a questa parte, con un mix and match pazzesco.image2

Penserete voi “bhe che m****!”, e in effetti avete anche ragione MA amici, fidatevi, ci sono dei risvolti interessanti.

Parliamo di: trucco e parrucco

È mooolto molto molto frequente che in qualsiasi parte di Londra, dalla più posh alla più underground troviate donne di ogni genere ed età anagrafica dai capelli tinti con colori pazzi, ma mica un paio di ciocche rosa su un capello biondo perché (cito) “voglio fare quella avanguardista in Cattolica” MA VA.

I capelli diventano l’equivalente di una parrucca, l’influenza “My little pony” è qui e si fa sentire prepotentemente.

Vogliamo parlare della mamma in coda al super con i capelli fucsia fluo? Sei figa anche mentre compri i broccoli surgelati in offerta!

E la nonna di 80 anni con metà testa argento e metà testa arancione? Andiamo, la più giusta in town, soprattutto per halloween. image3

Oltre ai capelli ovviamente si parla anche di trucco. Avete presente quella bellezza naturale, acqua e sapone, la ragazza dalla porta accanto un po’ principessa Disney che ci piace tanto? Ecco, scordatevela.

I must have sono:

  • 10 kili di fondotinta
  • Ciglia finte che qua in UK sono come il pane proprio.
  • Countouring che Kim Kardashian spostati.
  • Illuminante catarifrangente, un faro nella notte se ti perdessi da qualche parte.

E così niente, si parte per nuove avventure, che so’ la coda in posta, la lezione in università, la spesa da “tutto 1pound”.

Per quanto riguarda il vestiario poi ce n è veramente per tutti i gusti.

Sparate un trend che andava negli ultimi anni a Milano e dintorni, QUA C’E’.

Il punkabbestia/emo degli anni 2009 che girava in colonne quando ancora le colonne erano considerate al pari del regno di mordor? CELO

La ragazza vestita da Barbie magia delle feste 1998? CELO

La pin-up anni ’50? CELO

La perfetta riproduzione di una Britney Spears che con serpente al collo canta “i’m a slave 4 you”? MA OVVIO CHE SI’

E onestamente io tutto ciò lo reputo una gran figata. Primo perché ti fa tornare alla memoria un sacco di vecchi trend che tu, schiava della moda già allora avevi rimosso dalla mente e ,secondo, perché qua c è una libertà d’espressione assurda.

Nessuno ti dirà mai che sei troppo stana, che con quei capelli sembri uscita da un Cosplay a Tokyo, o che con quel rossetto blu sembri deficiente. Ma cosa più importante: nessuno ti vieterà di andare in giro in pigiama.

CVD risvolti positivi, poi non venitemi a dire che non ve l’ avevo detto..
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WUNDER MRKT: THE NEW VERSION OF WONDERLAND

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati
With a special thanks to Paola Riviera, Costanza Prozzo, Donato Ambrogi

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Immaginate se ”Alice nel Paese delle Meraviglie”, fosse stato scritto adesso e che il paese delle meraviglie, anzi Wonderland (suona meglio), si trovasse a Milano? Più precisamente, in via Valtellina e fosse la struttura del Club Haus e de Le Cannibale e persino il loro cortile interno addobbati a festa?

wundermarket-6No, non sto degenerando, è accaduto veramente. Ieri. Grazie alla geniale idea di alcuni frequentatori della night life meneghina (tra cui la nostra amica Paola Riviera di New Girls) che hanno deciso di fondere il meglio che Milano ha da offrire in una cosa sola.

Il Wunder Mrkt non è un mercatino vintage, ne un negozio di dischi, e tanto meno un posto dove fare ape (come direbbe il classico milanesotto con le Clarks e il risvolto con le caviglie scoperte a novembre) E’ TUTTO QUESTO! 

Immaginate un posto con esposti i vestiti e gli oggetti più cool che mai potranno entrare a casa vostra e/o nel vostro armadio, con i ragazzi di Rainbowhair Milano pronti a occuparsi dei vostri capelli e con dei dj set dal vivo. Il tutto bagnato da dell’ottimo vino.

Tranquilli. Non è un sogno. Tornerà reale. Il posto è lo stesso, ma la data è quella del 20 dicembre.

SEE YOU THERE. 

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SAVE THE DATE: 20/11/15 – THE EYES FASHION PARTY TALES CHAPTER ONE: 90’S HIP HOP SCENE

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THE EYES FASHION PARTY TALES: un divertente viaggio attraverso eventi a tema, per rivivere alcuni periodi storici che hanno particolarmente caratterizzato la moda e la musica così come la conosciamo oggi.

CHAPTER ONE: 90’s Hip Hop scene.
Preparati ad indossare la tua salopette di jeans, la collana d’oro finto che pesa meno di un grammo, lo snapback,la felpa della Champion e le Buffalo ai piedi: il 20 si ritorna indietro nel tempo.

Music selecta by:

THE WATZMANNS (Vittoria Hyde and Federico Ledda)

DJ EROS

ZIMEN

DRESS CODE: 90’s HIP HOP PARTY ANIMALS

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