LANDLORD

di Federico Ledda

LL-18creditLa coverstory di aprile vede come protagonisti i LANDLORD, eclettica band protagonista dell’ultima edizione di X Factor. Sin da subito loro grandi sostenitori, abbiamo deciso di omaggiarli con la copertina di THE EYES FASHION. Per quale motivo proprio loro? Perché sono diversi, sono interessanti, e hanno qualcosa da dire.

Il gruppo di Rimini ha di recente lanciato ASIDE, loro album di debutto. Il disco si presenta come un caldo abbraccio confortante che unisce elettronica pura a malinconico pop, regalando così all’ascoltatore un turbinio d’emozioni diverse… Oltre a un ottimo disco. Freschi d’uscita del primo singolo ”Get By” li abbiamo incontrati a Milano, dove tra uno scatto e l’altro ci hanno raccontato l’inizio del loro viaggio…

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Tutti vi chiedono di X Factor, mentre in realtà i Landlord esistevano anche prima… Cosa facevate prima di irrompere sugli schermi?
Francesca: Il progetto nasce tre anni fa da un’idea di Gianluca, che dopo varie esperienze con altri gruppi ci teneva a creare qualcosa che sentisse più suo… Così dopo avere tirato in ballo Luca, con la quale già suonava, nell’estate del 2012 iniziano a preparare i primi pezzi e a buttare giù le prime idee. Sentendo però la mancanza di una voce femminile, Luca mi ha contattata e dopo essere rimasti in tre per un breve periodo, una sera eravamo in studio, ed è passato Lorenzo che casualmente aveva lasciato i piatti della sua batteria ed è stato amore!
Com’era la vostra band prima di entrare a far parte del programma?
Diciamo che dopo il primo anno e mezzo, che ci è servito per conoscerci meglio, e per capire fino in fondo il nostro sound, abbiamo iniziato a scrivere i primi pezzi, che poi sarebbero entrati nel primo EP, che appunto è appena uscito.
Cosa avete imparato da X Factor?
Ci ha sicuramente insegnato un metodo di lavoro, e come essere dei veri professionisti. Ci ha anche confermato che stavamo prendendo la direzione più appropriata per il nostro sound.
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Come nasce un pezzo dei Landlord?
Inizialmente partiamo dalla musica, e in base a quello che ci trasmette nasce il testo. Diciamo che non c’è una regola fissa di come i nostri pezzi nascono, in linea di massima è Gianluca il primo ad occuparsene, poi arriviamo noi e portiamo il resto.
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Come sta reagendo il pubblico alla vostra musica?
Non ci aspettavamo tanto supporto ad essere sinceri. Siamo contentissimi. Dopo l’uscita del primo singolo ”Get By”, ci hanno scritto in tantissimi complimentandosi. Per noi è stato davvero bello.
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A chi vi ispirate musicalmente?
Tantissimi. Se ci facessi questa domanda tra un mese, probabilmente ti daremo un altro nome. Di sicuro.
Immagino! Ma adesso, alle 13:59 del 21 marzo, a chi vi ispirate?
Più che un riferimento preciso di un’artista c’è sicuramente un mondo, che è quello del nord Europa.
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Come descrivereste il vostro primo lavoro utilizzando una sola parola?
Intimo. E’ un lavoro ricco di atmosfere calme e tenui che poi si evolvono diventando più cariche, più piene.
Adesso andrete in tour, siete agitati?
Non vediamo l’ora di fare sentire a tutti quello che abbiamo da dire!
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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
From an idea of FEDERICO LEDDA
Hair and make up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA
Production FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, CARLOTTA ZUCCARO
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Carlotta Zuccaro, INRI Torino, Laura Magni @ annaBi & Laura Magni

ARISA THE DREAMER

di Federico Leddaarisa-guardando-il-cielo-sanremo-2016

Reduce dall’ultimo festival di Sanremo concluso solo pochi giorni fa, Arisa si prepara a partire con il suo nuovo viaggio musicale, che la consacra come vera e propria sognatrice.
Dopo la prima partecipazione al festival, che l’ha vista trionfare tra le nuove proposte nel 2009 con ”Sincerità”, arrivare seconda con ”La Notte” nel 2012, trionfare nuovamente nel 2014 con ”Controvento” e dopo l’anno scorso al fianco di Carlo Conti, Emma Marrone, e Rocio Mugnoz come co-conduttrice, quest’anno Arisa ha deciso di ritornare sul palco dell’Ariston, presentando ”Guardando Il Cielo” brano scritto tempo fa e che per l’artista è una vera e propria preghiera che l’ha aiutata nei momenti bui.

Il brano dà nome anche al nuovo album della cantautrice lucana che lei stessa definisce ”un disco basato sulla fiducia” e che effettivamente si presenta come il più maturo della sua carriera, riuscendo a parlare di temi che spaziano dall’amore al dolore; dalla passione alla speranza e l’universo.

Varie sono le tracce interessanti del disco, a partire da ”Voce”, il brano d’apertura dell’album, che per Arisa rappresenta una richiesta d’aiuto dopo una perdita importante. Il brano più forte è però ”L’amore Della Mia Vita”. Eterea e sentita ballata riguardo gli amori che non muoiono, ma che ti segnano anche quando sono finiti. Curiosa è anche ”Una Notte Ancora”, il primo brano dance della cantante, prodotto da Don Joe dei Club Dogo e Andres Diamond.

Il disco è disponibile in tutti i digital store ed è provato al 100% dal team di The Eyes Fashion!

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THE GREAT COMEBACK OF DELUXE

di Federico Ledda

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Nati nel 2007, i Deluxe sono un collettivo francese inizialmente composto da cinque amici provenienti dalle strade di Aix-En-Provence, dove si divertivano ad esibirsi in lunghe improvvisazioni da strada. E’ proprio grazie a questa esperienza che la band ha acquisito la spontaneità e l’entusiasmo che esprime sul palco durante le esibizioni. Liberamente ispirati ai grandi maestri dello swing, dell’hip hop, del jazz e del funk, i Deluxe creano una ricetta musicale unica nel suo genere, un groove che li ha portati in pochissimo tempo all’apice del successo in Francia, dove sono delle vere e proprie star, grazie anche ai numerosi concerti alle spalle e alle numerose collaborazioni. Scoperti dalla rinomata label Man Records, dopo il successo del disco di debutto nel 2013, ”The Deluxe Family Show”, i Deluxe sono pronti a tornare con ”Stachelight’‘, il nuovo album uscito il 22 gennaio 2016. Per la band è un periodo davvero frenetico, ma siamo comunque riusciti a strappargli due parole riguardo la loro storia e il nuovo album. Ecco cosa ci hanno raccontato!

Come ci si sente a tornare sulle scene?
Ci si sente bene! Siamo ansiosi di iniziare la promozione del nostro nuovo album, e ancora di più di andare in tour!

Quali sono le maggiori differenze tra questo nuovo disco e il precedente?
La più grande differenza è che durante la lavorazione di questo nuovo lavoro, è stato tutto molto più organizzato, e siamo stati più abili a prendere le decisioni che potessero formare un buon disco: continuavamo a ripeterci che dovevamo tenerlo semplice e sofisticato. Abbiamo buttato giù ogni beat e idea che avevamo in testa, arrivando a creare 50 potenziali tracce. Dopo mesi di lavorazione, siamo arrivati a sceglierne 25 e poi siamo arrivati alle 15 tracce decisive. Ovviamente, l’aiuto dei featuring è stato essenziale per dare più magia dove necessario.


Qual è la traccia alla quale siete più affezionati?
Credo sia ”A l’heure oû” che per noi è un vero e proprio sogno impossibile diventato realtà!Realizzare questa traccia ci ha fatti rendere conto che credere a pieno nei tuoi sogni, può far realizzare qualsiasi cosa! Come in un film Disney!

Com’è stato lavorare con un’artista del calibro di NNEKA?
E’ stato un vero e proprio onore! Siamo da sempre suoi grandi ammiratori, e abbiamo avuto l’onore di conoscerla al Printemps de Bourges lo scorso anno. La cosa veramente pazzesca, è stata entrare nel nostro camerino e trovare un foglio scritto da lei, con tutti i suoi contatti per organizzare una possibile collaborazione! Da pazzi!

Quando tornerete in tour?
Inizieremo a marzo! Ci stiamo preparando ad un intenso anno di musica e viaggi!

BIG IN 2016: KLUNE

di Federico Ledda
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(from left) GIULIO: Coat Alessandro dell’Acqua; Tee Giulia Roman; Trousers Department 5; Shoes Blundstone. GIOVANNI: Shirt 1 Genito; Coat Diesel Black Gold; Jeans Levi’s. ALBERTO: Coat Alessandro dell’Acqua; Shirt Department 5; Jeans H&M; Shoes Clark’s.

The Eyes Fashion decide di iniziare il 2016 con una scommessa, e punta tutto su un nuovo gruppo che sicuramente interesserà il mercato internazionale: i KLUNE. Suono innovativo, mixato con i giusti sintetizzatori, una voce profonda e dei testi sensibili. E’ questo il cocktail che descrive al meglio i tre ragazzi di Padova, che hanno di recente pubblicato il loro primo EP disponibile nei digital stores. La canzone che ci ha fatto innamorare di loro è stata ”Hope”, che mi piace descrivere come la freschezza musicale che da tempo mancava sulle scene. Ascoltare per credere.

Da cosa deriva il nome ”KLUNE”?
Klune è una combinazione di vari nomi con i quali ognuno di noi avrebbe voluto chiamare il progetto, ma c’era sempre qualcosa che non ci convinceva reciprocamente. Un bel giorno, facendo un taglia e cuci delle varie parole, è emerso questo nome e ci piaceva molto sia da scrivere che da pronunciare.

Ascoltando il vostro EP di lancio, si nota una maturità a livello di sound difficile per degli emergenti, come la definireste?
Credo che alla base del nostro sound ci siano semplicemente tanti ascolti diversi e tre percorsi musicali completamente differenti, ma non inconciliabili. Ascoltare tanta musica diversa si ripercuote inevitabilmente nel nostro modo di lavorare e comporre. Chiaro che poi non vogliamo creare una cozzaglia di suoni e generi diversi, ma facciamo passare attraverso un nostro filtro quelle che sono le diverse influenze.

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(from left) GIULIO: Sweatshirt: Le Coq Sportif; Jeans Department 5; Coat Alessandro dell’Acqua; Pullover Timberland; Polo Sergio Tacchini. ALBERTO: Shirt: Alberto’s personal shirt; Jeans H&M; Leather jacket Timberland; SHOES Vans GIOVANNI: Shirt Le Coq Sportif; Jacket Timberland ; Jeans Levi’s

Analizzando brani come ”Hope”, è palese la contaminazione di Chet Faker, sia a livello vocale che di sound. Cosa ne pensate? Vi dà fastidio come paragone?
Chet Faker è sicuramente un artista che ci ha “contaminati”, tuttavia direi che è stato una contaminazione indiretta o per così dire inconscia dato che tutti e tre abbiamo ascoltato Chet.
Tuttavia mentre stavamo lavorando al brano, lo abbiamo fatto con un nostro gusto senza guardare troppo a cosa potesse assomigliare o a chi potesse essere rimandato, poi quando qualcuno ci dice che si sente una sua influenza ci fa solo che piacere essendo un artista che stimiamo molto.

Suono elegante e sofisticato. Quali sono le vostre maggiori fonti di ispirazione?
La maggior parte degli artisti che ci ispirano sono sicuramente legati alla musica elettronica o producers. I primi che mi vengono in mente sono Bonobo, James Blake, Mount Kimbie, Lapalux o Nosaj Thing tanto per dirne alcuni. Poi ce ne sono anche del mondo hip hop come D’Angelo, Taylor McFerrin, Drake, etc…

Qual è la traccia del vostro EP che più vi rappresenta?
Credo che sia proprio Hope, sia perché è quella che ha dato vita al progetto, sia perché sono contenuti all’interno tutti i “marchi di fabbrica” del gruppo, dai suoni, gli effetti, le linee di chitarra e di piano fino alla nostra idea di struttura del brano.

I vostri progetti per il 2016?
Vogliamo sicuramente concludere un album dato che siamo già all’opera con alcuni brani e poi, dopo una bella stagione di concerti che si è conclusa a Novembre con Populous, vediamo cosa succederà per l’anno appena iniziato.

ASCOLTA ADESSO IL MIXTAPE ESCLUSIVO DEI KLUNE PER #THEEYESFASHION

(from left) GIULIO: Coat Alessandro dell’Acqua; Tee Giulia Roman; Trousers Department 5; Shoes Blundstone. GIOVANNI: Shirt 1 Genito; Coat Diesel Black Gold; Jeans Levi’s. ALBERTO: Coat Alessandro dell’Acqua; Shirt Department 5; Jeans H&M.

Photographer ALESSANDRO LEVATI
From an idea of MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA
Hair GIOIA GREGUOLO
Make Up ELISA VOGESI
Make up artist’s assistant DAFNE FUNECK
Styled by MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA

Special thanks to FOOLICA

EVERYBODY WANTS LEVANTE

di Federico Leddalevante-2-1024x682

E’ iniziato il 2016, e per The Eyes Fashion è incominciata una nuova sfida. L’anno appena concluso è stato per noi un periodo di traguardi e di successi che ci ha portato grandi soddisfazioni.

La decisione di improntare la quattordicesima coverstory su un’artista musicale è stata estremamente spontanea, e di cuore. Da sempre grande ammiratore di Levante, alla mia proposta di dedicarle la prima cover del nuovo anno, ho solamente trovato enormi consensi.

Ma andiamo più nel dettaglio, chi è Levante? Nata in Sicilia, ma ormai Torinese dentro, Claudia Lagona (questo il suo vero nome), irrompe sulle scene musicali con la sua hit – manifesto generazionale ”Alfonso”, che le apre una finestra di rilevanza nazionale, permettendole di fare sentire la sua voce con ”Manuale Distruzione” suo primo disco che la porta in tour in tutta Italia e anche in supporto di iconici artisti quali Negramaro e Paolo Nutini. Dopo un piccolo periodo di pausa dalle scene, nel 2015 esce ”Abbi Cura Di Te”, album della sua consacrazione, che viene preceduto dal singolo ”Ciao Per Sempre”.

Lo strillo di copertina ”Everybody Wants Levante”, rappresenta a pieno il momento che sta vivendo Claudia, che si prepara a concludere il tour di ”Abbi Cura Di Te” con tre importanti live il 14 marzo all’Alcatraz di Milano, concludendo poi con una doppietta al CAP 10100 di Torino il 31 marzo, e 1 aprile. Milano e Torino: due città che hanno fortemente caratterizzato la vita e la carriera di un’artista che mi piace paragonare a un uragano. Levante è un uragano. Non si ferma mai, se ti travolge però, non ti distrugge, ma ti migliora. Alla fine questo è il potere della musica. Ma per davvero, eh.

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Ho avuto l’occasione di conoscerti poco prima dell’uscita del tuo primo disco, mentre adesso stai finalmente cogliendo i frutti di ”Abbi Cura Di Te”, tuo secondo lavoro. Era il 2013 e adesso è il 2016. Che cosa è cambiato nella tua vita, e nel modo di scrivere i tuoi pezzi?
Nello scrivere non è cambiato in realtà granché… Ho molte sfacettature, che mi piace mostrare in base a quello che voglio raccontare… Con ”Manuale Distruzione” ho sfogato tutta la mia rabbia adolescenziale, mentre invece questo album è una presa di coscienza dell’amore verso sé stessi, che mi permette di raccontare attraverso 12 tracce il desiderio e la voglia di essere felici.

Qual è la traccia del tuo ultimo disco alla quale sei più legata?
Non ho mai una traccia preferita, è sempre difficile, e sbagliato sceglierne una. Diciamo che ”Abbi Cura Di Te”, è sicuramente importante perché è quella che poi ha ispirato il disco, anche se alcune canzoni sono nate prima, come a esempio ”Finché Morte Non Ci Separi” che ho scritto insieme a ”Sbadiglio”, ma che era rimasta nascosta fino alla lavorazione del secondo album.

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A proposito di ”Finché morte non ci separi”, nel video c’è tua mamma!
Sì, in realtà non solo nel video, ma anche nella canzone. Come ti ho detto prima, era una canzone che ho scritto qualche tempo prima, ma che, parlando di mia madre, ero più restia a pubblicare. Poi però ci ho pensato e mi son detta: ”Sai che c’è? Perché non farla addirittura cantare? Alla fine parla di lei”. Avevo paura di come sarebbe andata, alla fine per lei era la prima volta in uno studio, infatti prima di registrare ho avuto un sacco di ripensamenti. Però alla fine è andata davvero bene e sono contenta di avere avuto questa idea. Questo brano è motivo di orgoglio per me. Cantare con il proprio genitore, a livello emotivo, è davvero una cosa forte.

Raccontami il tuo processo di scrittura. In che modo definisci le tracce che andranno a completare un disco? Nell’introduzione ti ho definita un uragano e per me sei così: non smetti mai di creare… Infatti, stai di sicuro scrivendo già il terzo disco…
Sì, lo sto già scrivendo! Non so quando uscirà, perché secondo me ”Abbi Cura Di Te”, merita di essere capito, e consumato. In questo momento, però sto scrivendo davvero tantissimo. E’ l’unica cosa che alla fine so fare veramente… Non so se la faccio bene, però è l’unica cosa che non ho mai smesso di fare… Dovrà pur significare qualcosa, no?

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Parlami di uno dei ultimi singoli ”Le Lacrime Non Macchiano”. Le cose che racconti nella canzone e più in generale nei tuoi testi, sono tutte cose che hai vissuto, oppure ti piace raccontare di altri?
Sono assolutamente tutte emozioni e fatti vissuti da me in prima persona. Ad esempio in ”Le Lacrime Non Macchiano”, racconto della storia che ho avuto con il mio ex fidanzato. Ricordo di aver lasciato casa sua, letteralmente con dei sacchi neri dell’immondizia con dentro tutte le mie cose, per andare incontro a un’altra persona che è poi quella che ho sposato.

Quindi ti sei sposata? Quando?
Sì! Mi sono sposata lo scorso settembre! Sono una persona però che è sempre stata molto riservata, quindi ho preferito non dichiararlo pubblicamente, anche perché è una cosa mia, e in ballo, ovviamente, c’è anche un’altra persona che è giusto proteggere.

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Com’è essere sposati?
E’ bello! Dipende dalla persona, ma credo che ti condizioni molto, soprattutto psicologicamente. Nel senso che ti viene da pensare: ”Oddio, e adesso? E’ per sempre?”. Ma alla fine se stai con la persona che ami per davvero, sei contento che esista il per sempre.

Concluderai il tour di questo disco con due esibizioni da urlo. La prima il 13 marzo all’Alcatraz di Milano, e poi il 31 al CAP 10100 di Torino! Come ti senti?
Sono molto emozionata. Sono due club veramente importanti. L’Alcatraz ha un palco veramente importante, e Torino è ormai la mia città. Sarà una festa, e saranno due show completamente diversi e unici tra di loro. Chi verrà vedrà!

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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s Assistant ALESSANDRO VILLA
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
From an idea of MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA
Hair FILIPPO DEL BOCA
Make Up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA, MARTINA MAI
Fashion collaborator LEVANTE
Production MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, STEFANIA GIUFFRE’
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Stefania Giuffrè, Nicola CaniLaura Magni @ annaBi & Laura Magni

A CHAT WITH SIMPLE PLAN

di Federico Ledda
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È una delle band più influenti di tutto il rock-pop mondiale. Hanno venduto oltre sette milioni di dischi sfornato hit come “Welcome To My Life“, “Summer Paradise“, e adesso “I Don’t Wanna Go To Bed”, con la collaborazione del rapper Nelly, che anticipa l’uscita del loro nuovo disco.
Da sempre affezionati all’Italia, ci torneranno a marzo, per portare live in due date i successi che, ammettiamolo, hanno fatto da colonna sonora ad almeno uno dei momenti della nostra vita. #TheEyesFashion ha passato mezz’ora di una freddissima mattinata milanese a chiacchierare all’ultimo piano degli uffici di Warner Music con i SIMPLE PLAN. Ecco cosa ci hanno raccontato i canadesi Pierre, Jeff e David tra una poltrona girevole e un bicchiere d’acqua naturale.

Come ci si sente a essere tornati sulle scene dopo ben quattro anni?
E’ fantastico! Quest’estate siamo stati un po’ in tour, tra l’altro anche in Italia, a Roma e a Treviso! Tornare in studio per lavorare al nuovo disco è stato davvero eccitante…Stiamo cercando di fare il meglio possibile, e siamo sicuri che uscirà un bel lavoro! Ogni volta che torniamo in studio a registrare siamo sempre un po’ nervosi, ma fa parte del gioco.

Vi siete formati nel 1999, e da lì è stata una soddisfazione dopo l’altra…In che modo i vostri fan sono cambiati?
Molti di loro sono davvero fedeli! Specialmente quelli italiani… Alcuni ci seguono sin dai nostri inizi e dalla prima volta che siamo venuti in Italia… Me la ricordo ancora, eravamo in Piazza Duomo per Mtv, sopra in bellissimo balcone…

Sì, a TRL! Bellissimo.
Esatto! E molti fan sono con noi sin da quel primo incontro… Poi alcuni se ne sono andati, e un nuovo pubblico si è aggiunto dopo il successo che abbiamo avuto con Summer Paradise, che è stato di grande soddisfazione per noi.

Di cosa parla il vostro nuovo singolo ”I Don’t Wanna Go To Bed” ?
L’idea era quella di provare a creare qualcosa un po’ diverso rispetto al nostro solito scenario…Qualcosa che fosse più funky, con del groove. Sai, spesso l’ispirazione per scrivere ti viene in modo completamente naturale, e volentieri in momenti particolari. E’ infatti quello che è successo con questo singolo. Quando abbiamo finito di lavorarci ci siamo accorti che era talmente distante da noi, da avere addirittura il dubbio di pubblicarla, ma poi ci siamo detti, perché no? Non dobbiamo stare allacciati sempre al solito sound, è giusto provare anche cose nuove! Credo sia una bella canzone, suona bene e quando la sento mi fa sempre ballare e divertire!

Nel video, omaggio a Baywatch, non poteva mancare il mitico David Hasseloff. Com’è stato lavorare con lui?
E’ un uomo fantastico! Trovo che sia bellissimo che un’icona del suo calibro si spinga a partecipare a questo tipo di produzioni, e che sia sempre così entusiasta. E’ un vero professionista.

Come ci si sente a essere una band da praticamente 15 anni? Come riuscite ad andare avanti?
E’ gratificante! Ogni disco è come un nuovo inizio e porta con sé eccitazione e paure alla quale non ti abituerai mai. Siamo davvero affamati di musica. Adoriamo andare in tour per il mondo, conoscere e incontrare i nostri fan, vedere posti nuovi, e soprattutto, e un pubblico diverso. Ci riteniamo davvero fortunati.

Stanno tutti aspettando il nuovo disco. Avete una data di lancio?

Uscirà a febbraio! Abbiamo la data precisa, ma non vogliamo ancora comunicarla prima che slitti di qualche giorno. Sarà un bel disco, ci abbiamo lavorato tanto, e non vediamo l’ora!

Invece a marzo sarete in tour in Italia!
Sì, non vediamo l’ora! Come ti dicevo prima, tornare qui è sempre una gioia!

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#ALBUMREVIEW – INTO THE DEEPEST SOUL OF ENYA

di Federico Ledda

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Enya è tornata, ed è più forte che mai. A sette anni di distanza dal suo ultimo lavoro (And winter came, 2008), Enya ritorna, e lo fa in grande stile, presentando al pubblico “Dark Sky Island“, un intimo e profondo racconto diviso tra stelle, pianeti e oceano, che la riconfermano come una delle massime esponenti della musica new age.
Il nuovo disco, che era in lavorazione da ormai il lontano 2012, tira in causa diversi temi trattati dall’artista nelle sue vecchie produzioni, percorrendo in 11 tracce altrettante fermate di un ideale traversata oceanica e spaziale che Enya ci racconta con quel tipo di magia che solo le sue tracce sanno creare. Dark sky Island prende spunto da Sark, isola del Canale rinominata proprio così  nel 2011, dopo essere stata eletta riserva naturale, e l’unica dove è possibile vedere il firmamento a occhio nudo.
DA ASCOLTARE: The Humming ; Echoes In Rain; Astra et Luna
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SAVE THE DATE: 20/11/15 – THE EYES FASHION PARTY TALES CHAPTER ONE: 90’S HIP HOP SCENE

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THE EYES FASHION PARTY TALES: un divertente viaggio attraverso eventi a tema, per rivivere alcuni periodi storici che hanno particolarmente caratterizzato la moda e la musica così come la conosciamo oggi.

CHAPTER ONE: 90’s Hip Hop scene.
Preparati ad indossare la tua salopette di jeans, la collana d’oro finto che pesa meno di un grammo, lo snapback,la felpa della Champion e le Buffalo ai piedi: il 20 si ritorna indietro nel tempo.

Music selecta by:

THE WATZMANNS (Vittoria Hyde and Federico Ledda)

DJ EROS

ZIMEN

DRESS CODE: 90’s HIP HOP PARTY ANIMALS

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ROBIN SCHULZ AND SUGAR

di Federico Ledda

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Il 25 settembre scorso è finalmente uscito Sugar, la nuova fatica del tedesco Robin Schulz, e facendo un bilancio, è sicuramente uno dei dischi dance fondamentali che sentiremo per lungo tempo in tutti i dancefloor del mondo.

L’album è un lavoro fresco, divertente e curioso, Schulz ha capito bene come fare ballare senza pensieri la gente, infatti sforna 15 tracce perfettamente amalgamate tra di loro, che creano una sorta di viaggio sensoriale se ascoltate in seguenza.

Da aggiungere alla playlist dance: Find Me (featuring Hey Hey), Heatwave (featuring Akon), Titanic.

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THE AMAZING JESS GLYNNE

di Federico Ledda
foto di Marilù Venditti during Jess Glynne signing session in Milan

_MG_7875Dopo vari featuring, è finalmente venuto al mondo l’album di debutto della rossa inglese Jess Glynne.

Disco che si presenta come un forte incoraggiamento ai più deboli grazie a dei veri e propri inni (se fossero film sarebbero sicuramente dei blockbuster) da cantare a squarciagola come ”Don’t Be So Hard On Yourself’‘, o la versione acustica del brano dance ”My Love”.

Dopo svariate collaborazioni con altri artisti del calibro di Tinie Tempah e Clean Bandit (tutte presenti nell’album) la prima fatica firmata Glynne è sicuramente un lavoro interessante, che ti fa affezionare ascolto dopo ascolto alla voce calda e confortante della red-head londinese.

Ecco quindi una nuova certezza nel mondo della musica pop: Jess Glynne!

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THE RETURN OF SAINT GERMAIN

di Matteo Brazzelli

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THE EYES FASHION, insieme a ”Techno Intellettuale” ha incontrato St. Germain.

Insieme scopriremo quali fattori, dopo quindici anni di “apparente” inattività, hanno spinto l’artista al ritorno sulla scena con la creazione del suo nuovo album “Real Blues”.
La sua particolare visione della musica e delle proprie opere con le loro motivazioni, particolarità ed innovazioni.
Scopriremo i processi e le difficoltà che si celano dietro all’ideazione e composizione di un album di questa portata: la continua ricerca, le difficoltà, gli imprevisti, i vicoli cechi, lo studio, i viaggi e l’autoperfezionamento; ma sopratutto emergerà il concetto di amore per la musica e per i suoi suoni, la romantica dedica della dell’artista che con infinito amore immola la propria vita all’arte.

A quindici anni di distanza dal successo del tuo ultimo album “Tourist” assistiamo al tuo ritorno sulla scena con la composizione di “Real Blues”. Cos’è successo in tutti questi anni e cosa ti ha spinto a tornare proprio in questo periodo?
Tourist fu un grande successo ma allo stesso tempo molto complicato ed impegnativo, fu un’esperienza gratificante ma molto stancante da cui è stata necessaria una pausa.
In questi anni comunque ho sempre lavorato a stretto contatto con la musica: nel 2004 ho fatto uscire l’album del mio trombettista e nel 2005 tenni un grande concerto in Cina.
Il bisogno e la voglia di iniziare nuovamente quel lungo processo di studio e ricerca necessario per creare musica avvenne, però, solo nel 2006: in circa un anno avevo creato un nuovo album ma mi accorsi che il risultato era una sorta di “Tourist 2” e per questo non ero affatto soddisfatto; decisi di ricominciare da capo con il preciso scopo di introdurre delle sonorità nuove; creare qualcosa di unico.
Per raggiungere il mio obiettivo sentii il bisogno di partire alla ricerca di nuove sonorità, mi diressi quindi in Africa, ed in particolare in Ghana dove purtroppo mi resi subito conto dell’incompatibilità tra i suoni autoctoni e quelli elettronici.
Ancora una volta ripartii quindi da zero, mi diressi nel nord africa, nello stato del Mali, dove trovai ciò che cercavo tra i “cacciatori del Mali”, dei guerrieri indigeni le cui sonorità mi affascinarono incredibilmente e che subito riconobbi come compatibili con le mie.
Iniziai quindi solo nel 2009, dopo 3 anni di ricerca, la mia effettiva produzione artistica.
Ora la principale sfida fu trovare musicisti in grado di riprodurre queste particolari sonorità, il mio desiderio era ovviamente quello di mantenere i miei storici musicisti ma essi non erano logicamente in grado di riprodurre fedelmente suoni tanto complessi, non convenzionali e nuovi; decisi quindi di integrare al gruppo dei musicisti africani con i loro tipici strumenti malesi.

Perché la scelta di questa nazione, perché il Mali? Cosa ti ha musicalmente catturato? È possibile vi sia stato un influsso dato dalla grande presenza di questo popolo sul suolo parigino?
No resta una questione puramente di gusto personale.
È una scelta derivante dall’esperienza vissuta con questi musicisti: è necessario vederli e sentirli suonare per poter comprendere, questo è infatti anche il motivo per cui saranno presenti nei live, noterete che possiedono una tecnica, a cui non siamo abituati, totalmente diversa da quella europea.
La scelta è stata fondamentalmente dettata da ciò che ho visto in loro nel momento in cui suonavano, ne sono rimasto ammaliato.

Quali sono i principali strumenti presenti in “Real Blues”?
Principalmente due: La “Kora”: una piccola arpa malese un po’ più stretta di quella convenzionale e “l’Ongoni”, una piccola chitarra allungata fatta con la pelle di capra avente 5 corde.

Siamo molto incuriositi dalla copertina dell’album, qual’è la storia di questa maschera?
Abito nel quartiere di Montmatre, a Parigi; una mattina, uscendo di casa, mi imbattei in un’installazione artistica: una maschera, da quel giorno iniziai a ritrovarla in giro per il quartiere, ne restai molto affascinato e decisi quindi di conoscerne l’artista.
Una volta entrati in contatto ed instaurato un rapporto decisi che sarebbe stata un’ottima soluzione per la copertina del mio album, gli feci quindi fare un calco del mio volto.

Cosa provi all’idea di tornare sul palco? Come sarà organizzato?
Sul palco saremo io e sette musicisti, come ho detto, i miei storici di “Tourist” e quelli africani.
(sorride) Al momento sono ancora un po agitato all’idea e non posso dire di essere totalmente pronto all’esperienza ma lo sarò presto! Sono davvero molto felice di iniziare quest’avventura!

Come sei riuscito a non piegarti alle regole del mercato? Ci vuole coraggio per ricominciare da capo, ricercando una propria visione della musica e della sua perfezione tramite viaggi e ricerca.
Questo è il mio modo di lavorare, credo sia anche l’unico per un prodotto di qualità, Tourist ha funzionato esattamente per questo, ho utilizzato lo stesso metodo; il prodotto deve innanzitutto assomigliarmi, mi deve appartenere ed io per primo ne devo essere soddisfatto.
Il mercato musicale europeo è inoltre ormai troppo densamente popolato e le sonorità tendono a ripetersi, è difficile imbattersi in qualcosa di fondamentalmente innovativo ed è questo che ho cercato di evitare.

In effetti la scena artistica elettronica europea si è evoluta molto negli ultimi quindici anni, è ormai sempre meno di nicchia e possiamo dire stia raggiungendo livelli di distribuzione immensi, credi questo possa in qualche modo influenzarti da produttore?
Sicuramente oggi è più facile per tutti provare a produrre ed entrare in contatto con questo mondo ma questo non ha assolutamente intaccato il mio modo di farlo, credo che per un buon prodotto siano necessari tanto tempo, tanto studio e molta fatica; mi ci sono voluti dieci anni per raggiungere le sonorità che cercavo.
Effettivamente l’industria musicale oggi impone tempi più stretti a discapito della qualità, fortunatamente io ho il privilegio di poter lavorare in un certo modo e con i miei tempi, resto quindi, alla fine, indipendente dalle pressioni del mercato in funzione di un prodotto che sia, prima di tutto, di alto livello per me.

Ti facciamo un’ultima domanda: hai qualche consiglio da offrire a neo-produttori che sognano di far conoscere la loro arte?
É una domanda complessa, non ho consigli particolari se non la consapevolezza della mole di lavoro, della sua difficoltà e dei numerosi fallimenti, credo comunque la qualità fondamentale sia l’onestà; è fondamentale essere sempre sé stessi per essere innovativi ed in grado di distinguersi, io stesso i primi anni gli ho vissuti nel mio studio a lavorare tutto il giorno.
È inoltre normale, all’inizio, prendere ispirazione e copiare dagli altri artisti ma solo per perfezionarsi; poi bisogna portare sé stessi nella musica, altrimenti non vi sarà mai un livello artistico degno di questo nome.

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GO HARD OR GO HOME (FESTIVAL)

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

ALE_8137 7 palchi, attrazioni e una line up del calibro di: Franz Ferdinand & Sparks, Interpol, Paul Kalbrenner, Simple Plan, Jack Savoretti, Vittoria And The Hyde Park etc. Sembra un qualsiasi festival europeo, invece, è l’HOME Festival di Treviso, Italia.

Ormai uno dei festival più importanti d’Europa, e il primo in Italia, l’HOME, è giunto alla sesta edizione, nonché la più grande mai stata fatta.
Non solo grandi artisti, ma anche grande organizzazione, che con lunghi mesi di pianificazione, è riuscita a dare all’Italia, un festival che nulla ha da inviare a Bonaroo, Coachella, o a qualsiasi altro grosso festival. Basti pensare al prezzo: 15 euro.

Ecco qualche momento rubato dalla lente di Alessandro per The Eyes Fashion.

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FOCUS ON: MARIANNE MIRAGE AND HER WORLD

di Federico Ledda
foto Alessandro LevatiMM3

Ho sempre provato interesse per le persone curiose…Quelle che non sono mai banali, ma che anzi, conoscendole, riescono a darti una visione diversa della vita.
E’ un po’ quello che ho provato conoscendo Marianne Mirage: talentuosa cantante dalle mille sfacettature ed estremamente affamata di arte. Più che una cantante, un’artista a 360 gradi.

Ecco qui il risultato di un mattino speso tra musica indie, posizioni di yoga (grande passione di Marinne) e fotografie.

 

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Tshirt: Byblos

Chi è Marianne Mirage? Da dove viene questo nome?
Marianne rappresenta il popolo che si libera dalla monarchia e la nascita della Repubblica. Liberté, égalité, fraternité. Mirage è il punto più lontano dove ti puoi spingere, al confine con il sogno. In realtà sono anche due nomi di band psichedeliche anni ’60 che ho unito perché mi piaceva il suono e la doppia MM. Io nella vita sono il nome che ho scelto. Mi piace essere una figura che non appartiene per forza a questo mondo ma magari ci sono capitata per caso ed ora cerco di adattarmi.. facendo musica.

Come descrivi la tua musica?
Autobiografica in primis, non riuscirei a cantare nulla che non mi scaldi.
Sincera nel senso di schietta.
È come se fosse blues ma con delle influenze un po’ trap. Come se fosse soul ma senza i balletti di James Brown. È una voce calda che ti porta in giro e ti culla, tra il dolore è il piacere.

Le tue inspirazioni?
Tutto… Diciamo che più mi complico la vita più mi viene da scrivere. In realtà se prima scrivevo solo nei momenti “di down” ora posso farlo sempre. Uso garage band dell’iPhone per appuntarmi le idee quando sono in giro.
Ho la mania degli acquari che mi aiutano a spegnere il cervello. Altre inspirazione sono sicuramente ascoltare buona musica specialmente quando cammino.

Quanto conta per te l’immagine?
L’immagine conta solo se riferita ad un contenuto. Se non è fine a se stessa. Io la mia immagine la coltivo come la mia mente.

Musica e Moda, come unisci le due cose?
MM… diciamo che prima viene la musica poi comincio a pensarci.

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Skirt: Byblos
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Top: Marianne’s Archives Shoes: 87 Vic Matiè
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Skirt: Byblos

Photographer ALESSANDRO LEVATI
Hair EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA
Production FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, LARA BIANCHI
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Lara Bianchi @ annaBi & Laura Magni

THE DONATELLA – AN EXPLOSION OF FRESHNESS

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

Quale miglior rimedio al caldo torrido che ci sta coinvolgendo, se non una manciata di aria fresca? Ci siamo ispirati a questo per la scelta della cover di luglio/agosto, che non poteva non coinvolgere la freschezza per eccellenza: LE DONATELLA.
Cantanti per vocazione, LE DONATELLA lo fanno diventare un lavoro partecipando a una delle ultime edizioni di X Factor facendo appassionare tutti per la loro vivacità e simpatia, caratteristiche che riconfermano qualche anno dopo vincendo l’ultima seguitissima edizione de L’Isola Dei Famosi che le ha premiate sì, per la loro vivacità e simpatia ma anche per essere state le più tenaci del gruppo.
Dopo questa prova prova di coraggio, le gemelle sono tornate a produrre musica, sfornando il singolo DONATELLA con la collaborazione di Donatella Rettore, che ancora una volta conferma la loro freschezza, posizionandosi come un tormentone estivo assicurato.

Chi sono Le Donatella?
Due ragazze di 21 anni che hanno già avuto tanto dalla vita, e che cercano di viverla sempre al massimo, con tanta grinta e cercando di non avere mai rimorsi.

Com’è cambiata la vostra vita dopo X Factor?
La vita privata non è cambiata…Siamo sempre state leali e ci è sempre piaciuto contornarci di persone vere, con dei principi, quindi non è cambiato niente, se non il fatto di essere maturate, e di fare quello che amiamo per lavoro.

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Dopo la partecipazione a X Factor, si sono un po’ perse le vostre tracce, fino all’annuncio della vostra partecipazione all’Isola dei Famosi. Che fine avevate fatto?
Nessun tipo di fine! Uno pensa che se non sei 24 ore su 24 in televisione allora sei morta. In realtà no, anzi. E’ stato un periodo felicissimo e pieno di soddisfazioni per noi. Abbiamo studiato tanto, abbiamo scritto tanti pezzi, molti tra l’altro ancora inediti… Ma non solo! Essendo da sempre affascinate dalla moda, abbiamo anche lavorato come modelliste 1 anno e mezzo in un Atelier di abiti da sposa.

 

E’ difficile farvi definire cantanti dopo avere partecipato a un reality che con la musica non ha niente a che fare?
Non amiamo definirci. Facciamo quello che amiamo, che non è solo ed esclusivamente la musica.. Pur essendo la prima cosa, non è l’unica. Siamo due persone curiose e appassionate della vita.

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Cosa vi ha portato la partecipazione all’Isola Dei Famosi?
Ci ha cambiate completamente. E’ un’esperienza che ti rivoluziona, ti fa maturare, ti fa pensare molto e soprattutto, ti mette alla prova.

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E a livello lavorativo?
Per noi l’obbiettivo principale è sempre stato solo ed esclusivamente la musica. Chi ci conosce lo sa bene, e sa anche che da noi non ci si può aspettare niente, come ci si può aspettare tutto. Restate sintonizzati, e vedrete di cosa siamo capaci!

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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s Assistant ALESSANDRO VILLA, MARILU’ VENDITTI
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
From an idea of FEDERICO LEDDAALESSANDRO LEVATI
Hair and Make Up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA
Fashion collaborator VALENTINA M.
Production FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, LARA BIANCHI
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Alfredo Tomasi, Lara Bianchi @ annaBi & Laura Magni

 

THE WOMBATS – THE INTERVIEW

di Federico Ledda

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Devo essere sincero: io gli Wombats non li conoscevo, non prima di ricevere un’email da Elena di Warner Music che mi proponeva un’intervista, e non prima di confrontarmi con la redazione di The Eyes Fashion, più nel dettaglio con Johnny, fan della band sin dagli esordi.
La prima cosa che ho fatto è stata quella di cercare Let’s Dance To Joy Divison tra la musica di Spotify su consiglio di Johnny che mi ha praticamente imposto di ascoltare il loro più grande successo.
Adesso posso ufficialmente dire di essere drogato di Wombats, e di avere scoperto un mondo! La band inglese, formata da tre amici conosciutisi alla Liverpool Institute of Performing Arts, vanta una fanbase di livello mondiale ed è già al terzo disco intitolato Glitterbug uscito da pochissime settimane. Il tutto a mia insaputa.

Dopo essermi quindi tramutato completamente in un mega fan, non potevo di certo farmi scappare l’occasione di incontrare Dan (batterista) e Tord (bassista) nel backstage del loro concerto SOLD OUT al Fabrique di Milano! Qual è stata quindi la risposta alla mail di Elena? Assolutamente sì, io e Johnny ci siamo!

Non pubblicavate un album dal 2011. Quanto è cambiato il vostro sound da allora?
T:
Glitterbug è sicuramente l’estensione di quello che abbiamo iniziato a fare con il nostro lavoro precedente This Modern Glitch. All’epoca però ci piaceva fare esperimenti per cercare di trovare un sound che ci appartenesse. Adesso che l’abbiamo trovato, ci siamo dedicati più ai dettagli e al perfezionamento.

Cosa avete fatto in questi anni di assenza?
D: Prima di iniziare al lavorare al nuovo disco siamo stati in tour per molto tempo. L’ultimo lo abbiamo fatto l’anno scorso in America ed è durato ben sei mesi, perché là la promozione di un disco funziona in modo diverso. Mentre in Europa se un singolo va bene, le stazioni radio lo suonano 5/6 settimane, in America lo puoi sentire anche per 9 mesi! Quindi rimani in tour molto più tempo.

Come definireste questo nuovo disco in tre parole?
T: Allegro, attraente e…
D: Sto fissando da un’ora la doccia che c’è qui in camerino, quindi direi doccia.
Allegro, attraente e doccia. (ride ndr)

State facendo un’importante tour europeo in questo momento. Com’è notare che il vostro pubblico è cresciuto così a vista d’occhio?
D: E’ una cosa che ancora ci rende increduli. Sono tre anni che mancavamo dall’Europa, eppure l’accoglienza è stata anche più generosa.
T: La cosa che più ci fa piacere è vedere le persone che cantano canzoni che magari non sono ancora uscite. Questo ti fa capire quindi che si informano, che fanno ricerca, che non sono là per caso insomma.

Il video di ”Give Me A Try” è sicuramente la dimostrazione di come i Social Media influiscono nella nostra vita. Com’è il vostro rapporto?
T: Hanno sicuramente un ruolo fondamentale per noi come band, perché tengono aggiornate le persone che ci seguono e che sono interessate a noi. Come persona invece cerco di starci lontano. Tempo fa eravamo in una stanza con una decina di persone che erano costantemente in silenzio incollate al telefono. E’ stato davvero strano e imbarazzante.

Cosa fate i minuti che precedono uno show?
T: Ci alleniamo! Sembra una battuta, ma specialmente chi suona ha bisogno di riscaldare i muscoli e le mani prima di uno show, in modo che non succedano incidenti. Poi stiamo un po’ per conto nostro e ci rilassiamo… Cerchiamo di entrare nella mentalità di un live!

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JASON DERULO – THE HITMAKER

di Federico Ledda

 

Chi è che non ha mai sentito in radio canzoni come Wiggle, Talk Dirty o Want To Want Me? Chiunque ha canticchiato almeno una di queste tre canzoni. Tre hit mondiali prodotte tra dalla stessa persona: Jason Derulo, l’uomo che non ha bisogno di introduzioni. Ed è davvero così, perché dopo aver piazzato 6 canzoni nella top 10 della classifica più importante del mondo, tutti conoscono e amano il rapper di Miami che ha fatto del suo nome una garanzia di successo. The Eyes Fashion l’ha incontrato nel quartier generale di Warner Music Italia dove era a presentare Everything Is 4, il suo ultimo album uscito lo sorso 1 giugno.
Ah, e mi raccomando, dopo aver letto l’intervista, tutti a ballare come se non ci fosse un domani con ”Want To Want Me” a tutto volume.

Descrivi il tuo nuovo disco in una parola
Necessario. Questo disco è un viaggio che ha qualcosa per ogni persona e per ogni situazione. C’è il pezzo che ti fa ballare, c’è quello che ti aiuta a dire ti amo, e quello che ti dà forza. C’è davvero qualcosa per tutti, quindi sì, è stato necessario per me, e spero che lo diventi anche per chi lo ascolta.

Everything Is 4 (Tutto è per…), ci puoi spiegare questo titolo?
Tutto è per mia madre, tutto è per i miei fans, e tutto è per la musica. In inglese diciamo ”for”, che si può semplificare anche con il 4, e anche questo ti fa pensare: quattro sono le stagioni, le gambe di un tavolo… Everything Is 4!

Nel disco ci sono collaborazioni davvero notevoli, tra cui quella con Stevie Wonder…
Sì, è stato pazzesco! Ancora non ci credo! Ci siamo conosciuti a una cena alla casa bianca, e dopo esserci presentati ho iniziato a pensare al mio prossimo album, e al fatto che ci sarebbe stata una canzone con l’armonica intitolata Broke. Non tutti sanno che Stevie è un bravissimo armonicista, cosa che mi ha fatto pensare: ”che bello se in Broke l’armonica la suonasse Stevie Wonder”. Così gliel’ho chiesto! Vedendo la sua sua risposta positiva e la sua disponibilità allora ho aggiunto: ”Che ne diresti di cantarci pure?” E lui a quel punto mi ha detto una cosa che mi ha fatto un piacere enorme: ”Certo che voglio e ti dico il perché: so già che se sentirò questa canzone alla radio, e se non ci sarà anche la mia voce, so già che me ne pentirò”.

Hai anche collaborato con Jennifer Lopez. Com’è stato lavorare con lei?
Non una, ma ben due leggende in questo nuovo disco! Un sogno! JLO è una delle artiste femminili più importanti di tutti i tempi, ma allo stesso tempo, oltre a essere estremamente professionale, è anche una persona davvero buona e dolce. Lavorare con lei è stato grandioso, spero che ricapiti.

Le tua canzoni vengono risuonate da ogni parte del mondo, come ci si sente ad aver raggiunto il successo planetario?
Sono contento che la mia musica piaccia a così tante persone, e sono fiero che le persone usino i miei pezzi come colonne sonore delle loro giornate, o addirittura a volte, della loro vita. E’ una cosa che mi riempe il cuore.

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WHEN MUSIC MEETS FASHION

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati

Per il numero di giugno abbiamo pensato ai due universi che caratterizzano maggiormente il concept di The Eyes Fashion: la musica e la moda. Spesso i cantanti, specialmente nella musica pop, costruiscono la loro immagine secondo i canoni dettati dalla moda. Le domande che invece noi ci siamo posti sono state: chi, tra gli artisti, al posto di seguire la moda cerca di crearla? Per chi la moda ha una parte fondamentale nella musica? Per chi è uno stile di vita? Ci sono venuti in mente subito due nomi. Vittoria Hyde e Saturnino. Così simili, ma così diversi.

Da una parte abbiamo Vittoria, camaleontica cantante e volto femminile di Virgin Radio che, ricca di entusiasmo e di sogni si prepara a lanciare un’importante nuovo progetto, che darà una nuova sfumatura al suo sound. Dall’altra abbiamo Saturnino immenso musicista ed insaziabile curioso, che insieme a Lorenzo Jovanotti, suo socio, ha lavorato a brani che hanno rivoluzionato la musica italiana. Ma non solo! È il fondatore della Saturino Eyewear: sofisticato brand di occhiali da sole dalle forme dinamiche e innovative. È uscito da poco il racconto della sua vita, dal titolo Testa di Basso scritto con l’aiuto di Massimo Poggini, e si prepara a calcare nuovamente i più importanti stadi d’Italia insieme a Jovanotti con un tour che lascerà il segno. Insieme per The Eyes Fashion, come mai prima d’ora.

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Vittoria, da quando The Eyes Fashion è partito, hai sempre cercato di dare il tuo contributo mettendoci anche la faccia. Come mai questa scelta?
Ho sempre avuto un debole per la moda. Mi piace la creatività, e la versatilità. Cosa che in questo progetto ho visto sin dall’inizio. Ho voglia, e sono orgogliosa, di far parte di questo giovanissimo team che mi insegna ogni giorno una cosa nuova, permettendomi di crescere insieme a loro.

Saturnino, tu invece come mai hai deciso di accettare di essere la parte maschile della cover di giugno?
Mi hanno sempre affascinato i nuovi progetti, cerco sempre di rendermi disponibile e di metterci la mia come posso.

Voi due invece come vi siete conosciuti?
S: Ci siamo conosciuti parecchi anni fa a un evento mentre io facevo un djset, ma poi ci siamo persi di vista per un po’…
V: Sì, ma poi ci siamo ritrovati!

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In che modo hai conosciuto Jovanotti?
S: E’ successo a Milano in un bellissimo studio di registrazione che purtroppo oggi non esiste più.
Siccome lo studio era molto vicino alla casa di Claudio Cecchetto, lo scelse per le registrazioni di Una Tribù Che Balla. Il proprietario dello studio, che io frequentavo, mi segnalò a Lorenzo, che all’epoca stava cercando una band.

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Il numero sulla quale siete in copertina, è intitolato When Music Meets Fashion: quanto la moda caratterizza la vostra vita e in che modo influisce sulla vostra musica?
S: Mi viene in mente una frase bellissima che ha detto Eric Clapton: ”Da quando inizi a guadagnare soldi con la musica, non finisci mai di comprare strumenti. Poi però ne hai troppi, allora inizi a comprare anche vestiti. Quando invece il guadagno diventa maggiore, inizi a comprare macchine, e poi case”. Io per adesso sono fermo ai vestiti (ride ndr).
V: Per me la moda è estremamente importante in ogni sfaccettatura, non la vedo superficiale come è per molti. E’ un modo di esprimermi, di approcciarmi alla vita, è viscerale.

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Saturnino, ho tra le mani il tuo libro. Come e quando hai sentito l’esigenza di doverne scriverne uno?
Il libro mi è stato proposto da un grande giornalista musicale che da anni si occupa di musica e di spettacolo per Rizzoli, che è Massimo Poggini. Un giorno mi ha chiamato e mi ha chiesto se ci avessi mai pensato, la mia risposta è stata semplicemente ”no, mai!”. A quel momento lui mi ha detto: ”Vediamoci, e conversiamo. Mentre registro, ti faccio delle domande e tu mi rispondi” e così è nato Testa di Basso. La cosa bella di questo libro è che non ha un inizio e una fine, lo puoi leggere un po’ nel modo che vuoi, come il libro delle risposte!

Qual è il capitolo che è stato una liberazione scrivere?
Direi che quello su Giovanni Allevi è stato catartico! Dopo dieci buoni anni passati ad ascoltare cazzate, è bene dare al pubblico una versione alternativa.

E il capitolo alla quale sei più affezionato?
Quello su mio padre. Ho amato raccontare di lui a una persona che non fosse di famiglia.

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Vittoria, sei uscita da poco da ”Forte Forte Forte”, il primo talent di Rai 1. Cosa pensi dei talent, e cosa credi debba succedere dopo?
Purtroppo adesso riuscire ad emergere senza un talent è praticamente impensabile, specialmente in Italia. Il mercato è sempre più saturo di talenti figli di televisione, che spesso hanno vita breve. Nonostante abbia partecipato a due talent, credo e sostengo la musica prodotta alla vecchia maniera, quella carica di passione, e non di audience. Filosofia che sto adoperando anche con il mio nuovo progetto.

Ti va di parlarcene?
V: Ho deciso di ripartire da zero. Nel mio cammino ho avuto la fortuna di incontrare dei formidabili musicisti con la quale ho deciso di intraprendere una nuova avventura chiamata Vittoria And The Hyde Park. Nuovo look, e soprattutto nuovo sound. Sono reduce da un mese passato a Los Angeles insieme a vari amici, dove ho anche avuto occasione di dedicarmi a della nuova musica che uscirà a breve. Vedrete, ne rimarrete sbalorditi!

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Stai per fare un nuovo tour negli stadi, che ti porterà per la terza volta a S.Siro. Cosa pensi cambierà dalle volte precedenti?
S: Quando affronti le cose con maggior consapevolezza, forse te la godi di più. Ne hai più tempo. E’ un po’ come il sesso, più lo fai, e più diventi esperto. Non devi però dare niente per scontato, le persone che ti sono a sentire hanno delle aspettative, e tu devi mettercela tutta affinché vengano rispettate.

 

Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s collaborator ALESSANDRO VILLA
From an idea of FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI
Hair and Make Up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA, VALENTINA M.
Production JOHNNY DALLA LIBERA, FEDERICO LEDDA
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
Special Thanks to ANDREA CARBONARI @ DIRK BIKKEMBERGS
Location DIRK BIKKEMBERGS HEADQUARTER, MILANO

THE GOLDEN BOY – HOODIE ALLEN

di Federico Ledda

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Con il passare degli anni la rete è sempre diventata più influente in campo musicale, portando, spesso grazie a un colosso di nome YouTube semplici ragazzi a vere e proprie pop star. Lo sa bene questo americano ex dipendente di Google che ha lasciato un lavoro-sogno per investire nel suo di sogno: diventare un cantante. Dopo aver pubblicato svariati free mixtape su Internet, ed aver ottenuto un posto nella rinomata classifica di Billboard tutto senza un’etichetta, finalmente, oltre ai sempre più numerosi fan, anche i discografici hanno iniziato ad accorgersi di lui. Ecco quindi dopo tanta fatica ”People Keep Talking” un frizzante disco Pop/R&B che ti fa proprio capire la voglia di fare di questo golden boy, al secolo Hoodie Allen.

Finalmente il tuo primo disco! Com’è averlo tra le mani?
E’ un sogno che diventa realtà! Sono grato per quello che mi sta succedendo, e sono contento che sempre più persone si stiano appassionando alla mia musica.

Nel singolo di lancio ”All About It” duetti con Ed Sheeran, com’è nata questa collaborazione?
Io ed Ed siamo molto amici, l’idea della canzone è venuta fuori dopo una serata passata insieme… Ci ha messo davvero poco tempo a prendere forma!

E nel video interpretate due supereroi!
Sì, è stato folle! Ed era in Tour in Canada, e aveva un solo giorno libero, allora abbiamo organizzato tutto, e siamo andati a Toronto per fare le riprese. E’ stato troppo divertente!

Quali sono le differenze più grandi tra avere un contratto con un’etichetta e autoprodursi?
Quando sei da solo devi pensare a tutto te, e hai molte meno possibilità di farcela, mentre adesso posso finalmente focalizzarmi di più sulla musica.

Com’è essere in Italia?
E’ bellissimo, non c’ero mai stato! Non vedo l’ora di tornarci, magari per un live!

 

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di Federico Ledda

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Non ha nemmeno sfornato il suo primo disco “Love + War” che è già sulla cresta dell’onda con il successo “Walk“, che a oggi ha totalizzato oltre 30 milioni di visualizzazioni su YouTube. THE EYES FASHION ha scovato tra le scrivanie dell’ultimo piano degli uffici di Warner Music a Milano KWABS, cantante inglese che con della sua sensibilità in chiave pop sta facendo innamorare tutti, persino Sam Smith che l’ha voluto come suo opening act ufficiale per il tour europeo. Potevamo perdere l’occasione di scambiare due parole al volo?

Walk sta diventando poco a poco un successo planetario! Come ti senti, te lo aspettavi?
Non potevo mai immaginarmi di riscuotere tanto successo a livello internazionale. Ne sono contento, significa che la gente si è appassionata a quello che racconto con le mie canzoni.

Sta per uscire il tuo primo disco: ”Love + War”, come sarà?
Sarà l’esatto connubio dei sentimenti che ho già espresso nei miei pezzi usciti fino ad ora. Spero che alla gente piaccia tanto quanto i miei recenti singoli.

Il tuo brano ”Pray For Love” è davvero toccante, ce ne puoi parlare?
E’ come dice appunto il titolo, una sorta di preghiera espressa da due persone logorate dopo aver lottato con tutte le loro forze per l’amore.

Sei in tour con Sam Smith, come ti senti? E’ la tua prima volta in Italia?
Sì! Non ero mai stato a Milano! E’ bellissima la risposta che stiamo riscontrando qui, e quando Walk sia piaciuta alla gente! Non vedo l’ora di salire sul palco!

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LA MUSICA INDIE, L’ITALIA E I THEGIORNALISTI

di Federico Ledda
Special thanks to Nicola Cani e Giacomo Pisati
foto Alessandro Levati

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Chi pensa che il cantautorato italiano sia ormai morto dovrà ricredersi! Ci sono invece molti talentuosi artisti della scena indie pop che stanno, e che faranno parlare di loro sempre di più, giusto per citarne alcuni: Levante, Bianco, Paletti e i Thegiornalisti, gruppo romano giunto al terzo disco intitolato ”Fuoricampo”. La band si contraddistingue per gli arrangiamenti dal suono internazionale, misti a testi che subito ti riportano alla mente Antonello Venditti e Lucio Dalla dei tempi migliori, artisti di grande spunto per loro. The Eyes Fashion ne è più che ossessionato, specialmente dal loro ultimo disco; potevamo quindi farci scappare l’opportunità di intervistare il frontman Tommaso Paradiso nel backstage della loro data SOLD OUT al Tunnel di Milano?

Thegiornalisti. Tunnel. Tutto esaurito. Come ci si sente prima di salire su un palco di una data così importante per voi?
Benissimo! Nonostante sia ancora con i postumi di una brutta influenza, quindi tosse, raffreddore e soprattutto poca voce! Però cercherò di dare il massimo!

Quali sono le differenze tra questo disco e il precedente?
Beh, adesso siamo sotto contratto con Foolica e per le edizioni con Universal, quindi la lavorazione di questo disco è stata molto più grande rispetto al precedente che è stato interamente auto prodotto. Diciamo che per Fuoricampo tutto lo staff si è impegnato affinché il disco venisse fuori nel miglior modo possibile, sia a livello di sound che a livello di produzione. Un lavoro nettamente superiore rispetto al precedente.

Più grosso è diventato il progetto, così come la vostra fan base che è cresciuta a dismisura…
Sì, diciamo che è cresciuta di più negli ultimi sei mesi, che negli ultimi tre anni.

Che effetto fa cantare per un pubblico che sa ogni singola parola dei vostri testi?
Sono sempre stato un grande amante del pop sin da piccolo. Facendo però parte del mondo Indie, avevo quasi paura a far uscire qualcosa che fosse troppo pop, ma a una mi sono rotto il cazzo di essere criptico per forza e mi son detto vaffanculo, adesso scrivo quello che amo e con cui sono cresciuto. Penso che la gente abbia apprezzato appunto la nostra voglia di fare del vero e proprio pop con i ritornelli che vanno cantati a squarciagola.

Nei vostri testi si può chiaramente decifrare una grande contaminazione da parte del cantautorato italiano, specialmente di Lucio Dalla, grande ispirazione per te…
Lucio Dalla è una ispirazione continua in quanto lo reputi il più grande cantante italiano di tutti i tempi, ma è anche vero che come ogni persona, ho delle fasi in cui ascolto più un’artista che un altro, e durante la lavorazione di Fuoricampo, la musica di Lucio Dalla ha influito proprio tanto. Però, come ho detto è stato un periodo; i pezzi nuovi lo ricorderanno molto meno, rimanendo però per me un grande punto di riferimento.

Qual è il vostro pezzo alla quale tu sei più affezionato?
Del primo disco sicuramente Autostrade Umane, che secondo me è il pezzo simbolo dei Thegiornalisti in assoluto. Mentre invece di quest’ultimo, ti dico tutti perché sono stati scritti in un modo estremamente intimo e creativo, quindi sarebbe difficile e ingiusto sceglierne sono uno.

E quella invece di Lucio Dalla?
Siamo Dei, che fa parte di ”Dalla” uscito nel 1980… Forse il suo più bel disco.

Qual è il posto dove sognate di suonare live?
Probabilmente Sanremo.

Ma come ospiti o concorrenti?
Come ospiti sarebbe il sogno! Credo che se avessimo la possibilità di fare ascoltare a tutta Italia un brano come Promiscuità, la gente si innamorerebbe subito dei Thegiornalisti.

Cosa pensi della scena Indie Pop italiana?
E’ molto florida e leale. Crediamo sia un punto di svolta!
Si cerca di farsi sostegno, e di spingersi sempre più in alto a vicenda. Stasera verranno amici tipo Dente, Triangolo, Carnesi… Noi andiamo ai loro concerti, e loro vengono ai nostri. Cerchiamo di aiutarci e di stare sempre compatti, così come con Lo Stato Sociale, e i Cani, di cui stasera faremo una cover.

Quanto è diverso l’Indie Pop italiano da quello di un altro paese, ad esempio a quello Americano?
Estremamente diverso, perché purtroppo l’Italia ha un bacino molto più piccolo. Se gli Arctic Monkeys fossero nati in Italia, avrebbero comunque avuto un bacino molto più ridotto, invece cantando in inglese, sono indie, sì, ma mondialmente indie, cioè sono grossi, a un livello che penso nessun artista indie italiano eguaglierà mai, purtroppo.

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