LAZZA / ZZALA

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

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Rapper. Rapper. Rapper. Di sicuro nel mondo della musica è il trend del momento. In Italia, tutti aspirano ad essere rapper… tutti ci provano, ma in pochi ci riescono. 

Provarci alla fine sembra semplice, al giorno d’oggi con un computer, un microfono e con una base, magari cercata su Google il gioco è fatto. Basta scorrere un po’ YouTube e Instagram per trovare mille ragazzi che tentano, passando però più tempo a curare la loro immagine che il loro sound. 

Chi invece ultimamente mi ha colpito, in particolare per il suo flow e per la sua street credibility ha il nome di LAZZA. Ci hanno visto giusto Dj Slait e Low Kidd che fondando un nuovo collettivo/etichetta chiamata 333 MOB hanno dato una possibilità al talento di Jacopo Lazzarini – questo il suo vero nome – di sbocciare.

Ieri ero a bere qualcosa con un mio amico, e parlando di musica è uscito il nome di Lazza. Al che al mio amico, è spuntato un sorriso grande quanto una casa e mi ha detto: “credo che lui non se lo ricordi, ma da piccoli eravamo amici. Mi ricordo quando andavamo al parco per giocare a calcio e lui si metteva a fare freestyle… riusciva ad andare avanti per ore”. Incredibile quanto il talento e la passione siano riusciti a rendere questo ragazzo appassionato di musica un vero professionista, con tanto di primo album in classifica e una tournée da tutto esaurito che lo porterà anche a suonare al WOODOO FEST il prossimo 21 luglio, festival dalla line up molto interessante nella provincia di Varese. Non solo: opening act ufficiale di Salmo, Lazza o ZZALA, (come il titolo del suo album, ndr.) sta facendo crescere la sua fan base a vista d’occhio e a ogni live è sempre più grande. 

Merito di quella luce che ha negli occhi e che gli ho visto in prima persona. Occhi che brillano di passione. 

Siamo stati nel quartier generale della 333 mob dove dopo un tour, abbiamo chiacchierato un po’…

La cosa che più mi ha colpito di te sono state le tue influenze che partono dalla musica classica. Come ti sei avvicinato al mondo hip hop?
A 11 anni, tramite amici che mi hanno introdotto al freestyle.

Cosa ti ha colpito principalmente della cultura dell’hip hop?
Il fatto che quando facevo freestyle la gente urlava. Più la rima era fatta bene, più la gente si gasava più cercavo sempre di farla strillare di più.

Il tuo primo disco ha il titolo di ZZALA. E’ una cosa molto comune tra i giovani, per lo meno milanesi, quella di invertire le lettere. E’ uno slang. Madre diventa ”drema” ad esempio. Fa parte anche del tuo linguaggio abituale?
Certo, è un tipo di linguaggio che ho sempre usato e che mi è rimasto sin dall’adolescenza. Non mi ricordo nemmeno chi me l’abbia il perché abbia iniziato a parlare così, ma in generale vedo che è una cosa diffusa per tutta Milano. Il disco prende quel titolo perché per gli amici sono Zzala.

Come è nata la tua collaborazione con la 333 MOB?
Stavo uscendo da un’altra realtà. Conoscevo Low Kidd da tempo e una volta sono passato in studio da lui per provare a lavorare a qualcosa insieme. Insomma, da uno i progetti sono diventati due, tre e abbiamo deciso di dare vita a qualcosa di continuativo…Che avesse un capo e una coda. Così è nata questa etichetta/famiglia. Siamo molto legati tra di noi. Abbiamo raggiunto traguardi non indifferenti e ne siamo molto contenti.

Nel disco c’è anche una collaborazione con Salmo e Nitro. Come è nata?
Dal nulla! Ai tempi l’avevo proposta a Maurizio (Salmo, ndr.) dicendogli ”se mi dici di no, non si offende nessuno. Stai tranquillo”. Lui mi ha risposto ”la faccio volentieri!”.
Un giorno mentre eravamo già in fase di mixaggio con il disco Mauri ci ha mandato via nota audio un beat su cui stava lavorando e Kidd è impazzito. Non ha nemmeno chiesto il mio parere, sapeva che mi sarebbe piaciuto… Il giorno in cui l’abbiamo portato in studio per lavorarci c’era anche Nitro che sentendo il beat si è preso bene. Al che gli ho proposto se volesse fare un paio di battute anche lui e la risposta è stata sì. Ecco com’è nata!

Quanto ha influito il tuo background classico sulla creazione del disco? So che in alcuni pezzi hai anche suonato il pianoforte…
Per trovare la linea melodica giusta sono stato dietro anche a Low Kidd mentre produceva, io abbozzavo, lui poi modificava. Suonavo due cose…Vedevo se funzionava o meno. Gli studi che ho fatto, mi facilitano il lavoro, ho più consapevolezza di quello che vado a fare, ecco.

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Qualche tempo fa abbiamo intervistato un altro componente della 333 MOB ovvero, ZUNO realizzando così la sua prima intervista. Cosa ne pensi di lui?
Oltre al suo ottimo potenziale e una grande voglia di fare, io vedo in Zuno un fratello. Per me lui è uno di famiglia. Infatti quando gli vedo fare delle stronzate che di sicuro alla sua età facevo anche io, glielo dico, cerco di proteggerlo. E’ da apprezzare ci siano ragazzi così. Ha costanza. Vive per questo e io sono fiero di lui. Ha una grande testa e sono sicuro che farà strada.

In questo momento in Italia ci sono moltissimi rapper. Ne Escono come i funghi. Come la vivi? Pensi che il mercato sia saturo?
Innanzi tutto penso che devono tremare tutti perché io sono tornato in studio! (Ride, ndr.) A parte questo, non credo sia saturo, mi fa piacere sentire voci nuove, penso che ora come non mai, ci sia un ottimo ricambio generazionale.

Sei in tour e lo sarai per tutta l’estate. Com’è andare in tour? Ti agita?
Mi agita solamente se so che ci sarà poca gente, quello mi mette ansia. Se c’è tanta gente è facile, hai meno lavoro da fare. Il lavoro di un’artista sta nel dare tutto sé stesso anche se sotto ci sono solo dieci persone. Le devi fare strillare come se fossero mille.

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GRETA SCARANO – HER

di Federico LeddaCopertina Orizzontale

Eccoci, non siamo scomparsi. The Eyes Fashion esiste ancora.
La scelta di uscire con un ritardo di metà mese, è stata dettata dal fatto che in copertina ci trovate lei: Greta Scarano. Attrice di un talento disarmante, sta ricevendo sempre più consensi da parte del cinema italiano. Vincitrice di un nastro d’argento come miglior attrice non protagonista in Suburra, Scarano sta vivendo un periodo estremamente occupato. Da oltre un anno al cinema, prima con Suburra, poi con La Verità Sta In Cielo e adesso con Smetto Quando Voglio – Masterclass, abbiamo incontrato Greta in una giornata di pausa tra un progetto e l’altro. Estremamente simpatica e dolce (al cinema fa sempre ruoli forti, ndr.) ci ha raccontato com’è la sua vita e cosa si prova a essere sempre più richiesta…

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Hai sempre seguito, sin da giovanissima, la tua passione per la recitazione, che ti ha portato perfino a studiare in Alabama. Quali sono state le differenze maggiori che hai trovato, lavorando nel teatro italiano e quello americano?
Ho vissuto in Alabama all’età di 16 anni. Lì ho frequentato il teatro nell’ambito dell’high school, portando in scena due spettacoli. Posso quindi più che altro parlare della mia esperienza scolastica, che è stata intensa. La principale differenza con l’Italia è che il teatro e la recitazione sono materie scolastiche e come tali vengono trattate. Naturalmente sono materie molto amate perché gli studenti mettono in scena spettacoli che poi vengono proposti in concorsi statali, competendo con altre scuole.  È stimolante far parte di una realtà che mette l’arte, la recitazione e il teatro al centro della vita degli studenti. Sarebbe bello se potesse essere così anche in Italia: fornire una preparazione artistica agli studenti delle scuole dell’obbligo stimolandone la creatività e la sensibilità, permetterebbe di formare professionisti del nostro settore molto presto. Mi capita spesso di essere contattata da ragazzi che vorrebbero fare gli attori o i registi, ma non sanno da dove cominciare.

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Non tutti lo sanno, ma hai anche studiato batteria e percussioni. Quanto la musica influisce nella vita?
La musica cambia sempre tutto. Duramente l’adolescenza, la mia vita era fatta di cd e dvd. Li collezionavo. Mia madre mi diceva che un giorno o l’altro sarei andata in giro vestita di album perché non compravo altro. Recentemente ho lavorato con Stefano Mordini, abbiamo girato un film insieme. Stefano porta la musica sul set e chiede a tutti di lasciarsene ispirare, perché ogni scena ha una sua temperatura, un suo ritmo, proprio come le canzoni. E le scene prendono subito vita. Il set è coinvolto in questo nuovo processo creativo che si nutre dell’energia di tutti.
Che musica ascolti? Cosa c’è nelle tue playlist?
Mumford&Sons, First Aid Kit, M83, Janis Joplin, Fabrizio De André, Lady Gaga, The Black Eyed peas, Kanye West, Lucio Dalla e mille altri.foto-67
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La tua strada nel cinema è solo all’inizio, ma hai già interpretato importanti ruoli. Qual è il processo che ti porta dentro un personaggio? Quanta Greta c’è dentro i tuoi personaggi?
Prima leggo la sceneggiatura, cerco di capire che film è e che personaggi racconta. Cerco di capire gli archi emotivi dei personaggi, imparo le battute a memoria, le provo da sola. Poi chiedo al regista, mi confronto con tutti i reparti che mi aiutano nella creazione del personaggio. Lavoro quindi a stretto contatto con il costumista, il truccatore, il parrucchiere, cerco riferimenti, non faccio che pensare a come sarà il mio personaggio. Poi cerco di dimenticare tutto, arrivo sul set e lavoro sull’istinto, sulla ricerca di qualcosa a cui non avevo pensato prima, provo a farmi sorprendere dai miei colleghi attori, mi cibo di tutto quello che mi circonda e uso tutto quello che mi viene messo a disposizione. Di solito, più o meno, faccio così. C’è tanto di me nei personaggi che interpreto, sarebbe impossibile evitarlo.

Qual è il ruolo che hai interpretato alla quale sei più affezionata?
Sono affezionata a tutti i personaggi che ho interpretato, ma ad ognuno in modo diverso.

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Cosa pensi del cinema italiano? Quali sono i registi che apprezzi di più?
Vorrei vedere le sale piene di pubblico, vorrei vedere film ambiziosi e coraggiosi. Ripongo molta fiducia nelle nuove generazioni. Amo Garrone, Sorrentino e Mordini perché sono dei visionari. Amo Veronesi che adora i suoi personaggi e si dedica con passione agli attori che sceglie.

Avendo studiato tra gli Stati Uniti e l’Italia, quali sono le differenze maggiori che adesso, da professionista, noti tra il cinema italiano e quello a stelle e strisce?
Il cinema americano è un’industria che genera enormi ricavi. C’è uno star system che smuove le masse. Noi abbiamo vissuto di rendita per molti anni, poi abbiamo iniziato a deludere e oggi paghiamo il prezzo della sfiducia del pubblico nei confronti del cinema italiano. Ma c’è la voglia di riconquistarla. Io, da parte mia, non voglio mai deludere chi viene al cinema a vedere un film dove ho lavorato. Dobbiamo ricucire il rapporto con gli spettatori e dobbiamo ricominciare ad investire seriamente nell’industria cinematografica raddrizzando una serie di storture che la bloccano. Dobbiamo stimolare le nuove generazioni a nutrirsi di cinema.

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Sei nata e cresciuta a Roma, quali sono i tre posti che più ti piace frequentare quando sei là?

Adoro le ville di Roma, villa Pamphili su tutte. Amo mangiare in un buon ristorante e fare lunghe passeggiate notturne, Roma è più facile di sera. Amo andare a vedere un film al nuovo Sacher.
Su cosa stai lavorando in questo momento?
Ho appena di finito di girare un film per la TV diretto da Stefano Mordini su Emanuela Loi, la prima donna poliziotto uccisa dalla mafia. Emanuela faceva parte della scorta di Borsellino ed è morta nella strage di via d’Amelio. Uscirà su Canale 5 in autunno. Non vedo l’ora. A maggio dovrebbe uscire una serie che ho girato per Rai 3, ma non posso ancora parlarne.foto-39

ALBERT WATSON – THE ICON

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Dalla foto storica ritraente Steve Jobs utilizzata perfino da Apple, al poster di Kill Bill, siamo tutti familiari con i lavori di Albert Watson. Fotografo scozzese che dalla fine degli anni 70 ha creato vere e proprie opere d’arte che hanno rivoluzionato il mondo della fotografia per sempre. Alfred Hitchcock, Queen Elizabeth, 2Pac, Jay Z, Kate Moss, David Bowie, sono solo alcuni dei personaggi con cui Watson ha collaborato nel corso degli anni. Quello che rende la sua fotografia così riconoscibile, è il tratto essenziale, semplice, con il quale ritrae tutti i suoi soggetti.
Siamo stati al Museo della Permanente dove Watson stava lavorando alla preparazione della preview di KAOS, la sua mostra che sarà presentata poi al Palais De Tokyo di Parigi. Estremo perfezionista, il fotografo ha personalmente curato ogni singolo dettaglio della mostra. Dalle musiche (alcune dalla serie Gomorra, ndr.) alla disposizione delle opere.

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Come mai decidere di fare una preview a Milano di una mostra che sarà invece a Parigi?
Sì, la mostra completa sarà a Parigi, ma tornerà poi a Milano e aprirà al pubblico. Adesso ci sono solo 40 opere ma al suo ritorno saranno 300.

In quale modo hai deciso le 300 stampe e le 40 per la preview?
Ho cominciato da una selezione di 1000 immagini. Organizzandole in gruppi sono riuscito a eliminarne 100 e poi altre 100. Da quelle 800 la scelta è stata dura ma con calma sono arrivato a 300. Una volta selezionate, per esserne certo ho controllato ancora quelle eliminate. Sceglierne poi 40 per la preview è stato estremamente istintivo

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Da dove deriva il titolo Kaos?
Rappresenta semplicemente la frenesia che ha avuto un periodo della mia vita. Mi trovavo alla Couture Week di Parigi e un momento dopo al Cairo per scattare i pezzi di Tutankhamon. In Scozia a fotografare paesaggi, e poi a Hollywood a lavorare al poster di Kill Bill. Quello che fotografavo era caotico. Era moda, erano diamanti, erano paesaggi. Poteva essere tutto. Ecco da dove viene il termine. Rappresenta la mia vita.

Cosa preferisci fotografare di solito?
Se lavoro per due settimane con delle modelle, sono contento se poi devo stare in studio a scattare still life. Mi permette di staccare la mente e di concentrarmi su oggetti inanimati. Di solito cerco di alternare ogni mio lavoro in modo da avere sempre lo stesso piacere per ogni progetto.

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Qual è stata la persona con cui hai lavorato, che più ti ha ispirato?
Ce ne sono state diverse. Mi è piaciuto molto lavorare con Jeff Koons. E’ intellettuale, sofisticato e divertente come un bambino. E’ davvero intelligente. Ogni volta che ho la possibilità di passare del tempo con lui, è sempre un’esperienza unica. Un’altra persona che mi è piaciuta particolarmente è stata 2Pac.

David Bowie?
Una persona estremamente premurosa e di un’intelligenza disarmante. Un grande attore. Era capace a interpretare qualsiasi personaggio davanti all’obiettivo. Ho imparato tanto da lui. Un’altra persona che mi ha colpito tanto è stata Marilyn Manson.

Come mai?
Prima di diventare cantante era un mimo. In realtà si chiama Brian, ha creato Marilyn Manson per sfuggire dal mondo reale. L’ha fatto in un modo estremo, fuori dagli schemi. Geniale.

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Che cambiamenti hai notato da quando hai iniziato a lavorare come fotografo?
Adesso è tutto molto più spontaneo. In tanti hanno una macchina fotografica e tutti hanno un telefono che scatta fotografie. Mi piace tantissimo l’iPhone. Ti permette di scattare in modo semplice e immediato. Inoltre credo abbia avvicinato molte più persone alla fotografia.

Possiamo quindi dire che la fotografia è diventata mainstream?
Credo che sia ovunque. Per creare una grande fotografia hai comunque bisogno di una reale macchina fotografica e soprattutto, di saperla utilizzare. Vedo tanti fotografi improvvisati ultimamente. Lo fanno sembrare facile come guardare la tv…

E’ cambiato il tuo modo di fotografare?
Sì, ma non nel modo in cui credi. Una macchina fotografica digitale o a pellicola, non fa differenza per me. La digitale è come se fosse un auto sportiva mentre quella a pellicola è come la Rolls Royce. Sono diverse. La cosa interessante secondo me, è come sono cambiati i computer. Adesso puoi manipolare la realtà come un pittore può controllare l’olio su una tela. E’ davvero affascinante.

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BARBARA ALESINI AT ESSENZA

Siamo stati insieme alla deejay (e nostra ex covergirl) Barbara Alesini alla data zero di ESSENZA, l’evento-esperienza che punta il coinvolgimento di tutti i sensi (dal tatto a, soprattutto, l’udito) come non li avete mai utilizzati. Ecco il nostro racconto attraverso l’ombra di Barbara.

Non siete venuti?

Non temete, ESSENZA torna presto.

(foto Alesandro Levati)

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LANDLORD

di Federico Ledda

LL-18creditLa coverstory di aprile vede come protagonisti i LANDLORD, eclettica band protagonista dell’ultima edizione di X Factor. Sin da subito loro grandi sostenitori, abbiamo deciso di omaggiarli con la copertina di THE EYES FASHION. Per quale motivo proprio loro? Perché sono diversi, sono interessanti, e hanno qualcosa da dire.

Il gruppo di Rimini ha di recente lanciato ASIDE, loro album di debutto. Il disco si presenta come un caldo abbraccio confortante che unisce elettronica pura a malinconico pop, regalando così all’ascoltatore un turbinio d’emozioni diverse… Oltre a un ottimo disco. Freschi d’uscita del primo singolo ”Get By” li abbiamo incontrati a Milano, dove tra uno scatto e l’altro ci hanno raccontato l’inizio del loro viaggio…

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Tutti vi chiedono di X Factor, mentre in realtà i Landlord esistevano anche prima… Cosa facevate prima di irrompere sugli schermi?
Francesca: Il progetto nasce tre anni fa da un’idea di Gianluca, che dopo varie esperienze con altri gruppi ci teneva a creare qualcosa che sentisse più suo… Così dopo avere tirato in ballo Luca, con la quale già suonava, nell’estate del 2012 iniziano a preparare i primi pezzi e a buttare giù le prime idee. Sentendo però la mancanza di una voce femminile, Luca mi ha contattata e dopo essere rimasti in tre per un breve periodo, una sera eravamo in studio, ed è passato Lorenzo che casualmente aveva lasciato i piatti della sua batteria ed è stato amore!
Com’era la vostra band prima di entrare a far parte del programma?
Diciamo che dopo il primo anno e mezzo, che ci è servito per conoscerci meglio, e per capire fino in fondo il nostro sound, abbiamo iniziato a scrivere i primi pezzi, che poi sarebbero entrati nel primo EP, che appunto è appena uscito.
Cosa avete imparato da X Factor?
Ci ha sicuramente insegnato un metodo di lavoro, e come essere dei veri professionisti. Ci ha anche confermato che stavamo prendendo la direzione più appropriata per il nostro sound.
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Come nasce un pezzo dei Landlord?
Inizialmente partiamo dalla musica, e in base a quello che ci trasmette nasce il testo. Diciamo che non c’è una regola fissa di come i nostri pezzi nascono, in linea di massima è Gianluca il primo ad occuparsene, poi arriviamo noi e portiamo il resto.
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Come sta reagendo il pubblico alla vostra musica?
Non ci aspettavamo tanto supporto ad essere sinceri. Siamo contentissimi. Dopo l’uscita del primo singolo ”Get By”, ci hanno scritto in tantissimi complimentandosi. Per noi è stato davvero bello.
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A chi vi ispirate musicalmente?
Tantissimi. Se ci facessi questa domanda tra un mese, probabilmente ti daremo un altro nome. Di sicuro.
Immagino! Ma adesso, alle 13:59 del 21 marzo, a chi vi ispirate?
Più che un riferimento preciso di un’artista c’è sicuramente un mondo, che è quello del nord Europa.
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Come descrivereste il vostro primo lavoro utilizzando una sola parola?
Intimo. E’ un lavoro ricco di atmosfere calme e tenui che poi si evolvono diventando più cariche, più piene.
Adesso andrete in tour, siete agitati?
Non vediamo l’ora di fare sentire a tutti quello che abbiamo da dire!
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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
From an idea of FEDERICO LEDDA
Hair and make up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA
Production FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, CARLOTTA ZUCCARO
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Carlotta Zuccaro, INRI Torino, Laura Magni @ annaBi & Laura Magni

BIG IN 2016: KLUNE

di Federico Ledda
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(from left) GIULIO: Coat Alessandro dell’Acqua; Tee Giulia Roman; Trousers Department 5; Shoes Blundstone. GIOVANNI: Shirt 1 Genito; Coat Diesel Black Gold; Jeans Levi’s. ALBERTO: Coat Alessandro dell’Acqua; Shirt Department 5; Jeans H&M; Shoes Clark’s.

The Eyes Fashion decide di iniziare il 2016 con una scommessa, e punta tutto su un nuovo gruppo che sicuramente interesserà il mercato internazionale: i KLUNE. Suono innovativo, mixato con i giusti sintetizzatori, una voce profonda e dei testi sensibili. E’ questo il cocktail che descrive al meglio i tre ragazzi di Padova, che hanno di recente pubblicato il loro primo EP disponibile nei digital stores. La canzone che ci ha fatto innamorare di loro è stata ”Hope”, che mi piace descrivere come la freschezza musicale che da tempo mancava sulle scene. Ascoltare per credere.

Da cosa deriva il nome ”KLUNE”?
Klune è una combinazione di vari nomi con i quali ognuno di noi avrebbe voluto chiamare il progetto, ma c’era sempre qualcosa che non ci convinceva reciprocamente. Un bel giorno, facendo un taglia e cuci delle varie parole, è emerso questo nome e ci piaceva molto sia da scrivere che da pronunciare.

Ascoltando il vostro EP di lancio, si nota una maturità a livello di sound difficile per degli emergenti, come la definireste?
Credo che alla base del nostro sound ci siano semplicemente tanti ascolti diversi e tre percorsi musicali completamente differenti, ma non inconciliabili. Ascoltare tanta musica diversa si ripercuote inevitabilmente nel nostro modo di lavorare e comporre. Chiaro che poi non vogliamo creare una cozzaglia di suoni e generi diversi, ma facciamo passare attraverso un nostro filtro quelle che sono le diverse influenze.

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(from left) GIULIO: Sweatshirt: Le Coq Sportif; Jeans Department 5; Coat Alessandro dell’Acqua; Pullover Timberland; Polo Sergio Tacchini. ALBERTO: Shirt: Alberto’s personal shirt; Jeans H&M; Leather jacket Timberland; SHOES Vans GIOVANNI: Shirt Le Coq Sportif; Jacket Timberland ; Jeans Levi’s

Analizzando brani come ”Hope”, è palese la contaminazione di Chet Faker, sia a livello vocale che di sound. Cosa ne pensate? Vi dà fastidio come paragone?
Chet Faker è sicuramente un artista che ci ha “contaminati”, tuttavia direi che è stato una contaminazione indiretta o per così dire inconscia dato che tutti e tre abbiamo ascoltato Chet.
Tuttavia mentre stavamo lavorando al brano, lo abbiamo fatto con un nostro gusto senza guardare troppo a cosa potesse assomigliare o a chi potesse essere rimandato, poi quando qualcuno ci dice che si sente una sua influenza ci fa solo che piacere essendo un artista che stimiamo molto.

Suono elegante e sofisticato. Quali sono le vostre maggiori fonti di ispirazione?
La maggior parte degli artisti che ci ispirano sono sicuramente legati alla musica elettronica o producers. I primi che mi vengono in mente sono Bonobo, James Blake, Mount Kimbie, Lapalux o Nosaj Thing tanto per dirne alcuni. Poi ce ne sono anche del mondo hip hop come D’Angelo, Taylor McFerrin, Drake, etc…

Qual è la traccia del vostro EP che più vi rappresenta?
Credo che sia proprio Hope, sia perché è quella che ha dato vita al progetto, sia perché sono contenuti all’interno tutti i “marchi di fabbrica” del gruppo, dai suoni, gli effetti, le linee di chitarra e di piano fino alla nostra idea di struttura del brano.

I vostri progetti per il 2016?
Vogliamo sicuramente concludere un album dato che siamo già all’opera con alcuni brani e poi, dopo una bella stagione di concerti che si è conclusa a Novembre con Populous, vediamo cosa succederà per l’anno appena iniziato.

ASCOLTA ADESSO IL MIXTAPE ESCLUSIVO DEI KLUNE PER #THEEYESFASHION

(from left) GIULIO: Coat Alessandro dell’Acqua; Tee Giulia Roman; Trousers Department 5; Shoes Blundstone. GIOVANNI: Shirt 1 Genito; Coat Diesel Black Gold; Jeans Levi’s. ALBERTO: Coat Alessandro dell’Acqua; Shirt Department 5; Jeans H&M.

Photographer ALESSANDRO LEVATI
From an idea of MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA
Hair GIOIA GREGUOLO
Make Up ELISA VOGESI
Make up artist’s assistant DAFNE FUNECK
Styled by MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA

Special thanks to FOOLICA

EVERYBODY WANTS LEVANTE

di Federico Leddalevante-2-1024x682

E’ iniziato il 2016, e per The Eyes Fashion è incominciata una nuova sfida. L’anno appena concluso è stato per noi un periodo di traguardi e di successi che ci ha portato grandi soddisfazioni.

La decisione di improntare la quattordicesima coverstory su un’artista musicale è stata estremamente spontanea, e di cuore. Da sempre grande ammiratore di Levante, alla mia proposta di dedicarle la prima cover del nuovo anno, ho solamente trovato enormi consensi.

Ma andiamo più nel dettaglio, chi è Levante? Nata in Sicilia, ma ormai Torinese dentro, Claudia Lagona (questo il suo vero nome), irrompe sulle scene musicali con la sua hit – manifesto generazionale ”Alfonso”, che le apre una finestra di rilevanza nazionale, permettendole di fare sentire la sua voce con ”Manuale Distruzione” suo primo disco che la porta in tour in tutta Italia e anche in supporto di iconici artisti quali Negramaro e Paolo Nutini. Dopo un piccolo periodo di pausa dalle scene, nel 2015 esce ”Abbi Cura Di Te”, album della sua consacrazione, che viene preceduto dal singolo ”Ciao Per Sempre”.

Lo strillo di copertina ”Everybody Wants Levante”, rappresenta a pieno il momento che sta vivendo Claudia, che si prepara a concludere il tour di ”Abbi Cura Di Te” con tre importanti live il 14 marzo all’Alcatraz di Milano, concludendo poi con una doppietta al CAP 10100 di Torino il 31 marzo, e 1 aprile. Milano e Torino: due città che hanno fortemente caratterizzato la vita e la carriera di un’artista che mi piace paragonare a un uragano. Levante è un uragano. Non si ferma mai, se ti travolge però, non ti distrugge, ma ti migliora. Alla fine questo è il potere della musica. Ma per davvero, eh.

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Ho avuto l’occasione di conoscerti poco prima dell’uscita del tuo primo disco, mentre adesso stai finalmente cogliendo i frutti di ”Abbi Cura Di Te”, tuo secondo lavoro. Era il 2013 e adesso è il 2016. Che cosa è cambiato nella tua vita, e nel modo di scrivere i tuoi pezzi?
Nello scrivere non è cambiato in realtà granché… Ho molte sfacettature, che mi piace mostrare in base a quello che voglio raccontare… Con ”Manuale Distruzione” ho sfogato tutta la mia rabbia adolescenziale, mentre invece questo album è una presa di coscienza dell’amore verso sé stessi, che mi permette di raccontare attraverso 12 tracce il desiderio e la voglia di essere felici.

Qual è la traccia del tuo ultimo disco alla quale sei più legata?
Non ho mai una traccia preferita, è sempre difficile, e sbagliato sceglierne una. Diciamo che ”Abbi Cura Di Te”, è sicuramente importante perché è quella che poi ha ispirato il disco, anche se alcune canzoni sono nate prima, come a esempio ”Finché Morte Non Ci Separi” che ho scritto insieme a ”Sbadiglio”, ma che era rimasta nascosta fino alla lavorazione del secondo album.

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A proposito di ”Finché morte non ci separi”, nel video c’è tua mamma!
Sì, in realtà non solo nel video, ma anche nella canzone. Come ti ho detto prima, era una canzone che ho scritto qualche tempo prima, ma che, parlando di mia madre, ero più restia a pubblicare. Poi però ci ho pensato e mi son detta: ”Sai che c’è? Perché non farla addirittura cantare? Alla fine parla di lei”. Avevo paura di come sarebbe andata, alla fine per lei era la prima volta in uno studio, infatti prima di registrare ho avuto un sacco di ripensamenti. Però alla fine è andata davvero bene e sono contenta di avere avuto questa idea. Questo brano è motivo di orgoglio per me. Cantare con il proprio genitore, a livello emotivo, è davvero una cosa forte.

Raccontami il tuo processo di scrittura. In che modo definisci le tracce che andranno a completare un disco? Nell’introduzione ti ho definita un uragano e per me sei così: non smetti mai di creare… Infatti, stai di sicuro scrivendo già il terzo disco…
Sì, lo sto già scrivendo! Non so quando uscirà, perché secondo me ”Abbi Cura Di Te”, merita di essere capito, e consumato. In questo momento, però sto scrivendo davvero tantissimo. E’ l’unica cosa che alla fine so fare veramente… Non so se la faccio bene, però è l’unica cosa che non ho mai smesso di fare… Dovrà pur significare qualcosa, no?

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Parlami di uno dei ultimi singoli ”Le Lacrime Non Macchiano”. Le cose che racconti nella canzone e più in generale nei tuoi testi, sono tutte cose che hai vissuto, oppure ti piace raccontare di altri?
Sono assolutamente tutte emozioni e fatti vissuti da me in prima persona. Ad esempio in ”Le Lacrime Non Macchiano”, racconto della storia che ho avuto con il mio ex fidanzato. Ricordo di aver lasciato casa sua, letteralmente con dei sacchi neri dell’immondizia con dentro tutte le mie cose, per andare incontro a un’altra persona che è poi quella che ho sposato.

Quindi ti sei sposata? Quando?
Sì! Mi sono sposata lo scorso settembre! Sono una persona però che è sempre stata molto riservata, quindi ho preferito non dichiararlo pubblicamente, anche perché è una cosa mia, e in ballo, ovviamente, c’è anche un’altra persona che è giusto proteggere.

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Com’è essere sposati?
E’ bello! Dipende dalla persona, ma credo che ti condizioni molto, soprattutto psicologicamente. Nel senso che ti viene da pensare: ”Oddio, e adesso? E’ per sempre?”. Ma alla fine se stai con la persona che ami per davvero, sei contento che esista il per sempre.

Concluderai il tour di questo disco con due esibizioni da urlo. La prima il 13 marzo all’Alcatraz di Milano, e poi il 31 al CAP 10100 di Torino! Come ti senti?
Sono molto emozionata. Sono due club veramente importanti. L’Alcatraz ha un palco veramente importante, e Torino è ormai la mia città. Sarà una festa, e saranno due show completamente diversi e unici tra di loro. Chi verrà vedrà!

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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s Assistant ALESSANDRO VILLA
Graphic designer CRISTINA BIANCHI
From an idea of MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA
Hair FILIPPO DEL BOCA
Make Up EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA, MARTINA MAI
Fashion collaborator LEVANTE
Production MARTINA MAI, FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, STEFANIA GIUFFRE’
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Stefania Giuffrè, Nicola CaniLaura Magni @ annaBi & Laura Magni

THE UPPERFECT CLASS

In un’epoca a metà tra i beautiful 70’s e gli indimenticabili 80’s, un’inedita e fantasiosa visione della Upper Class newyorkese. L’ispirazione del passato incontra l’attuale, mescolando mocassini e zeppe di pelo, pelliccia e Lurex. La collezione Peter Non spring summer 2016 é un’anteprima esclusiva per The Eyes Fashion.

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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s assistant GIULIO CAVICCHINI
From an idea of SILVIA MACCHIONI
Hair and Make Up LAURA MARTUCCI
Styled by SILVIA MACCHIONI
Fashion Editor FEDERICO LEDDA
Female Model Christine Tollefsen @ MAJOR MILANO
Male Model Alessandro Polastri
Location Showroom Bonomea

WUNDER MRKT: THE NEW VERSION OF WONDERLAND

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati
With a special thanks to Paola Riviera, Costanza Prozzo, Donato Ambrogi

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Immaginate se ”Alice nel Paese delle Meraviglie”, fosse stato scritto adesso e che il paese delle meraviglie, anzi Wonderland (suona meglio), si trovasse a Milano? Più precisamente, in via Valtellina e fosse la struttura del Club Haus e de Le Cannibale e persino il loro cortile interno addobbati a festa?

wundermarket-6No, non sto degenerando, è accaduto veramente. Ieri. Grazie alla geniale idea di alcuni frequentatori della night life meneghina (tra cui la nostra amica Paola Riviera di New Girls) che hanno deciso di fondere il meglio che Milano ha da offrire in una cosa sola.

Il Wunder Mrkt non è un mercatino vintage, ne un negozio di dischi, e tanto meno un posto dove fare ape (come direbbe il classico milanesotto con le Clarks e il risvolto con le caviglie scoperte a novembre) E’ TUTTO QUESTO! 

Immaginate un posto con esposti i vestiti e gli oggetti più cool che mai potranno entrare a casa vostra e/o nel vostro armadio, con i ragazzi di Rainbowhair Milano pronti a occuparsi dei vostri capelli e con dei dj set dal vivo. Il tutto bagnato da dell’ottimo vino.

Tranquilli. Non è un sogno. Tornerà reale. Il posto è lo stesso, ma la data è quella del 20 dicembre.

SEE YOU THERE. 

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BARBARA ALESINI IN STRANGERS IN THE NIGHT

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati

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Chi è Barbara Alesini?
Aspetta. Dammi due minuti e ti cerco vita, morte e miracoli su Google!” Direbbe praticamente chiunque in questo momento; e invece con sorpresa anche la rete ci rivela poco di lei, perché ama essere una persona defilata.
Quello che ci è dato sapere è che fa la deejay, e che se non suona per un pubblico di nicchia in qualche club, lo fa nei party fashion più esclusivi. La voglia di non esporsi a livello pubblico come personaggio, fa di Barbara una persona discreta, che riesce ad avere una visione trasversale del mondo glamour.  Una cosa è certa, la sua musica raffinata crea dipendenza. Solare come una giornata di primavera, dolce come una canzone di Mina, ma allo stesso tempo enigmatica come un quadro di Magritte, dopo mesi di trattativa, siamo riusciti per la prima volta a portarla davanti a un obbiettivo e a strapparle con le pinze le risposte per un’intervista.

 

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Chi è Barbara Alesini
Sono quello che vedi.

Cosa fai nella vita?
Ricerca musicale e Deejay.

Che genere di musica prediligi suonare?
Elettronica, deep house, tech house

 

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Quanto la musica influenza la tua vita?
Molto, la musica è una forte passione, ha il potere di cambiare lo stato d’animo delle persone, di creare forti sensazioni, risvegliare ricordi, è come una magia, un potente incantesimo.

Definisci la tua musica in tre parole:
Un-Viaggio-Fantastico.

Milano o Ibiza?

Sono due dimensioni diverse con energie altrettanto diverse.

 

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Qual è la traccia più importante per te?
The Doors – Ghost Song

Se non suoni musica, che cosa ti piace fare?
Adoro cucinare… ma sempre con una buona musica di sottofondo.

 

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Credi che la moda e la musica abbiano degli elementi in comune? Quanto la moda fa parte della tua vita?
Penso che moda e musica vadano abbastanza di pari passo, tutte e due si basano su tanta ricerca e passione… Se poi c’è stile durano nel tempo. Mi piace vestirmi.

Come definiresti il tuo stile?
Libero! L’importante è sentirsi a proprio agio.

Dove ti vedi da qua a sei mesi?
Chissà.

 

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Photographer ALESSANDRO LEVATI
From an idea of BARBARA ALESINI, FEDERICO LEDDA
Hair and Make Up FILIPPO DEL BOCA
Styled by FEDERICO LEDDA
Stylist’s assistant CLARA LA ROSA
Graphic designer CRISTINA BIANCHI

FOCUS ON: CHANEL SPRING SUMMER 2016 #PFW

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati @ Showbit.com


Correte all’imbarco, #ChanelAirlines sta per partire per una nuova destinazione!
E’ proprio questa l’ispirazione che Karl Lagerfeld decide di utilizzare per presentare la primavera-estate 2016 durante la Fashion Week di Parigi.

La maison francese ha dato nuova vita al Gran Palais, che per un paio di ore si è trasformato in un vero e proprio aeroporto griffato, proponendo una collezione divertente, brillante e innovativa che conferma ancora una volta il brand come capo indiscusso dell’eleganza contemporanea francese.

Bouclé rinnovato in toni sgargianti con trame dalle fantasie hi-tech che vengono decorate da applicazioni di veri e propri LED incastrati tra il tessuto.
Interessanti anche gli accessori, come la rivisitazione dello snapback, e gli occhiali da sole con lenti a specchio che riportano il motivo interrotto del tessuto iconico della casa di moda.
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Karl Lagerfeld and Cara Delevingne

VIVA L’ITALIA, VIVA DOLCE E GABBANA!

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati @ Showbit

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Che Dolce e Gabbana avessero un debole per il loro paese, ormai si sapeva già. La cosa che però stupisce sempre, è come i due riescano a rinnovare in modo curioso e divertente questo tema, creando come in questo caso, una collezione fresca, rigenerante e attuale, reinterpretando nel loro stile anche la moda del momento: i selfie.
Ebbene sì, tra un outfit e l’altro le modelle erano libere di scattarsi dei veri e propri autoscatti, proiettati all’istante su degli schermi sopra di loro.

Il fatto che Stefano e Domenico provino un amore incondizionato per il loro paese, ha così permesso alla moda italiana, e al made in Italy, di mantenersi grande nel mondo.

Quindi viva Dolce e Gabbana, e viva l’Italia!

Ecco i look più interessanti dalla passerella.

 

 

 

 


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MFW: THE BEST OF DAY FOUR

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati @ Showbit

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Anche il quarto giorno di #MFW è finito, e con sé ha portato al mondo grandiose collezioni spring summer 2016, come, ad esempio, quella di debutto (per la prima volta in passerella) ella coloratissima, interessante e divertente Daizy Shely, e del glamour iconico creato dalla leggendaria Elisabetta Franchi.

Ladies and gentleman, ecco il meglio del quarto giorno di questa spumeggiante settimana della moda made in Italy.

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MFW: THE BEST OF DAY THREE

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati @ Showbit, Irene Guastella (Aigner Only)
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AIGNER

E’ giunta al termine anche la terza giornata di Milano Fashion Week (per tutti gli appassionati, l’hashtag ufficiale è #MFW), e ha presentato collezioni strepitose, a regnare però sono sicuramente stati: Versace, Emporio Armani, Giamba e Aigner!
Tra eleganza disarmante come quella di Emporio Armani e Aigner, passando per l’ironia classy di Giamba, arrivando fino al glamour iconico di casa Versace, ecco il meglio del terzio giorno di #MFW!

 

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MFW: THE BEST OF DAY TWO

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati
MAX MARA
MAX MARA

Il secondo giorno di #MilanoFashionWeek è finito a suon di eleganza in tonalità rock n roll. Lo sanno bene Max Mara e CoSTUME NATIONAL, che durante la settimana della moda meneghina, hanno entrambi presentato una donna glamour, spavalda e rock.

E’ chiaro quindi, da questi due giorni di fashion week a Milano, che il carattere che contraddistinguerà la donna della primavera/estate prossima, sarà sicuramente uno: essere fuori dagli schemi.

Be sexy. Be bold. 

MAX MARA
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