THE WOMBATS – THE INTERVIEW

di Federico Ledda

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Devo essere sincero: io gli Wombats non li conoscevo, non prima di ricevere un’email da Elena di Warner Music che mi proponeva un’intervista, e non prima di confrontarmi con la redazione di The Eyes Fashion, più nel dettaglio con Johnny, fan della band sin dagli esordi.
La prima cosa che ho fatto è stata quella di cercare Let’s Dance To Joy Divison tra la musica di Spotify su consiglio di Johnny che mi ha praticamente imposto di ascoltare il loro più grande successo.
Adesso posso ufficialmente dire di essere drogato di Wombats, e di avere scoperto un mondo! La band inglese, formata da tre amici conosciutisi alla Liverpool Institute of Performing Arts, vanta una fanbase di livello mondiale ed è già al terzo disco intitolato Glitterbug uscito da pochissime settimane. Il tutto a mia insaputa.

Dopo essermi quindi tramutato completamente in un mega fan, non potevo di certo farmi scappare l’occasione di incontrare Dan (batterista) e Tord (bassista) nel backstage del loro concerto SOLD OUT al Fabrique di Milano! Qual è stata quindi la risposta alla mail di Elena? Assolutamente sì, io e Johnny ci siamo!

Non pubblicavate un album dal 2011. Quanto è cambiato il vostro sound da allora?
T:
Glitterbug è sicuramente l’estensione di quello che abbiamo iniziato a fare con il nostro lavoro precedente This Modern Glitch. All’epoca però ci piaceva fare esperimenti per cercare di trovare un sound che ci appartenesse. Adesso che l’abbiamo trovato, ci siamo dedicati più ai dettagli e al perfezionamento.

Cosa avete fatto in questi anni di assenza?
D: Prima di iniziare al lavorare al nuovo disco siamo stati in tour per molto tempo. L’ultimo lo abbiamo fatto l’anno scorso in America ed è durato ben sei mesi, perché là la promozione di un disco funziona in modo diverso. Mentre in Europa se un singolo va bene, le stazioni radio lo suonano 5/6 settimane, in America lo puoi sentire anche per 9 mesi! Quindi rimani in tour molto più tempo.

Come definireste questo nuovo disco in tre parole?
T: Allegro, attraente e…
D: Sto fissando da un’ora la doccia che c’è qui in camerino, quindi direi doccia.
Allegro, attraente e doccia. (ride ndr)

State facendo un’importante tour europeo in questo momento. Com’è notare che il vostro pubblico è cresciuto così a vista d’occhio?
D: E’ una cosa che ancora ci rende increduli. Sono tre anni che mancavamo dall’Europa, eppure l’accoglienza è stata anche più generosa.
T: La cosa che più ci fa piacere è vedere le persone che cantano canzoni che magari non sono ancora uscite. Questo ti fa capire quindi che si informano, che fanno ricerca, che non sono là per caso insomma.

Il video di ”Give Me A Try” è sicuramente la dimostrazione di come i Social Media influiscono nella nostra vita. Com’è il vostro rapporto?
T: Hanno sicuramente un ruolo fondamentale per noi come band, perché tengono aggiornate le persone che ci seguono e che sono interessate a noi. Come persona invece cerco di starci lontano. Tempo fa eravamo in una stanza con una decina di persone che erano costantemente in silenzio incollate al telefono. E’ stato davvero strano e imbarazzante.

Cosa fate i minuti che precedono uno show?
T: Ci alleniamo! Sembra una battuta, ma specialmente chi suona ha bisogno di riscaldare i muscoli e le mani prima di uno show, in modo che non succedano incidenti. Poi stiamo un po’ per conto nostro e ci rilassiamo… Cerchiamo di entrare nella mentalità di un live!

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JASON DERULO – THE HITMAKER

di Federico Ledda

 

Chi è che non ha mai sentito in radio canzoni come Wiggle, Talk Dirty o Want To Want Me? Chiunque ha canticchiato almeno una di queste tre canzoni. Tre hit mondiali prodotte tra dalla stessa persona: Jason Derulo, l’uomo che non ha bisogno di introduzioni. Ed è davvero così, perché dopo aver piazzato 6 canzoni nella top 10 della classifica più importante del mondo, tutti conoscono e amano il rapper di Miami che ha fatto del suo nome una garanzia di successo. The Eyes Fashion l’ha incontrato nel quartier generale di Warner Music Italia dove era a presentare Everything Is 4, il suo ultimo album uscito lo sorso 1 giugno.
Ah, e mi raccomando, dopo aver letto l’intervista, tutti a ballare come se non ci fosse un domani con ”Want To Want Me” a tutto volume.

Descrivi il tuo nuovo disco in una parola
Necessario. Questo disco è un viaggio che ha qualcosa per ogni persona e per ogni situazione. C’è il pezzo che ti fa ballare, c’è quello che ti aiuta a dire ti amo, e quello che ti dà forza. C’è davvero qualcosa per tutti, quindi sì, è stato necessario per me, e spero che lo diventi anche per chi lo ascolta.

Everything Is 4 (Tutto è per…), ci puoi spiegare questo titolo?
Tutto è per mia madre, tutto è per i miei fans, e tutto è per la musica. In inglese diciamo ”for”, che si può semplificare anche con il 4, e anche questo ti fa pensare: quattro sono le stagioni, le gambe di un tavolo… Everything Is 4!

Nel disco ci sono collaborazioni davvero notevoli, tra cui quella con Stevie Wonder…
Sì, è stato pazzesco! Ancora non ci credo! Ci siamo conosciuti a una cena alla casa bianca, e dopo esserci presentati ho iniziato a pensare al mio prossimo album, e al fatto che ci sarebbe stata una canzone con l’armonica intitolata Broke. Non tutti sanno che Stevie è un bravissimo armonicista, cosa che mi ha fatto pensare: ”che bello se in Broke l’armonica la suonasse Stevie Wonder”. Così gliel’ho chiesto! Vedendo la sua sua risposta positiva e la sua disponibilità allora ho aggiunto: ”Che ne diresti di cantarci pure?” E lui a quel punto mi ha detto una cosa che mi ha fatto un piacere enorme: ”Certo che voglio e ti dico il perché: so già che se sentirò questa canzone alla radio, e se non ci sarà anche la mia voce, so già che me ne pentirò”.

Hai anche collaborato con Jennifer Lopez. Com’è stato lavorare con lei?
Non una, ma ben due leggende in questo nuovo disco! Un sogno! JLO è una delle artiste femminili più importanti di tutti i tempi, ma allo stesso tempo, oltre a essere estremamente professionale, è anche una persona davvero buona e dolce. Lavorare con lei è stato grandioso, spero che ricapiti.

Le tua canzoni vengono risuonate da ogni parte del mondo, come ci si sente ad aver raggiunto il successo planetario?
Sono contento che la mia musica piaccia a così tante persone, e sono fiero che le persone usino i miei pezzi come colonne sonore delle loro giornate, o addirittura a volte, della loro vita. E’ una cosa che mi riempe il cuore.

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Sneakers #Addicted

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

Scure, colorate, alte, basse… La tendenza del momento è stare comodi, la tendenza del momento è la sneaker.

Portate al mondo principalmente per uso sportivo, abituati a vederle addosso a giocatori di basket, di tennis, e chi ne ha più ne metta, la scarpa da tennis, così chiamata ”all’italiana” è diventata un vero e proprio MUST: dai più piccoli ai più grandi, dalle fashionista alle celebrities, dagli stilisti agli imprenditori, sembra proprio che sia in atto la rivoluzione della comodità: non più tacchi chilometrici per lei, e non più scarpe laccate per lui. L’eleganza dell’uomo rinasce bensì dalla scarpa sportiva, cosa che sa bene anche la donna che al posto di un tacco chilometrico a un vestito sceglie di abbinarci una suola bassa, che seduce, ma in totale tranquillità.

E voi per che Sneaker siete? Ecco la nostra TOP 6 delle Sneaker MUST HAVE della stagione:

 

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ADIDAS ZX FLUX IN ESCLUSIVA DA FOOT LOCKER
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REEBOK ZPUMP
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ADIDAS TUBULAR
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ADIDAS ZX FLUX IN ESCLUSIVA DA FOOT LOCKER
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REEBOK INSTAPUMP FURY
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ADIDAS TUBULAR

CARLO PIGNATELLI HAUTE COUTURE 2016

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati

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Sconfinata eleganza con richiami vittoriani e barocchi: a Milano sfila l’haute couture firmata Carlo Pignatelli.

Uomini dall’innata attitudine verso la ricercatezza e l’esclusività, caratteristiche peculiari nell’eleganza del dandy moderno, ma con il fascino retrò di chi sa stupire con un’innata classe. La redingote e il frac, rivisitati con i dettagli delle uniformi, saranno i must della prossima stagione secondo lo stilista torinese che presenta un ricco excursus tra giacche da ”borghese a gentiluomo”. A caratterizzare ogni look, è però il gilet che grazie a pregiate lavorazioni sui tessuti, lo rendono sofisticato e unico, come si addice a un vero eccentrico.

Le degne muse dei dandy sono affascinanti dame dalle silhouette leggere, vestite da tessuti e ricami non convenzionali. Giochi di luce e di ombre pannellano materiali che si intersecano e si sovrappongono creando effetti di trasparenze strategiche per un’eleganza soffice, quasi sussurrata, creata da tutte le declinazioni del bianco e dell’avorio fondendosi nel rosa antico arrivando fino allo zaffiro. Donne romantiche, e pacate, che non rinunciano però alla loro femminilità, sfoggiandola in modo distinto.

Le donne e gli uomini di Carlo Pignatelli in tre parole? Grazia, distinzione, finezza

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THE GOLDEN BOY – HOODIE ALLEN

di Federico Ledda

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Con il passare degli anni la rete è sempre diventata più influente in campo musicale, portando, spesso grazie a un colosso di nome YouTube semplici ragazzi a vere e proprie pop star. Lo sa bene questo americano ex dipendente di Google che ha lasciato un lavoro-sogno per investire nel suo di sogno: diventare un cantante. Dopo aver pubblicato svariati free mixtape su Internet, ed aver ottenuto un posto nella rinomata classifica di Billboard tutto senza un’etichetta, finalmente, oltre ai sempre più numerosi fan, anche i discografici hanno iniziato ad accorgersi di lui. Ecco quindi dopo tanta fatica ”People Keep Talking” un frizzante disco Pop/R&B che ti fa proprio capire la voglia di fare di questo golden boy, al secolo Hoodie Allen.

Finalmente il tuo primo disco! Com’è averlo tra le mani?
E’ un sogno che diventa realtà! Sono grato per quello che mi sta succedendo, e sono contento che sempre più persone si stiano appassionando alla mia musica.

Nel singolo di lancio ”All About It” duetti con Ed Sheeran, com’è nata questa collaborazione?
Io ed Ed siamo molto amici, l’idea della canzone è venuta fuori dopo una serata passata insieme… Ci ha messo davvero poco tempo a prendere forma!

E nel video interpretate due supereroi!
Sì, è stato folle! Ed era in Tour in Canada, e aveva un solo giorno libero, allora abbiamo organizzato tutto, e siamo andati a Toronto per fare le riprese. E’ stato troppo divertente!

Quali sono le differenze più grandi tra avere un contratto con un’etichetta e autoprodursi?
Quando sei da solo devi pensare a tutto te, e hai molte meno possibilità di farcela, mentre adesso posso finalmente focalizzarmi di più sulla musica.

Com’è essere in Italia?
E’ bellissimo, non c’ero mai stato! Non vedo l’ora di tornarci, magari per un live!

 

M COLLECTIVE STORE – MUCH, MORE, OR MINUS?

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

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Ha aperto in Viale Regina Giovanna (Porta Venezia) a Milano, la prima interactive experience del mondo, si chiama M COLLECTIVE STORE.

Situato nel cuore di Milano, L’M Collective, non è un semplice negozio, ma un collettivo di designers, artisti e stylist, che divisi in tre categorie, hanno dato vita a una vera e propria esperienza sensoriale che da totalmente un nuovo significato alla parola shopping. Non solo vestiti, ma un camaleontico bazar fashion che diviso in MINUS, MUCH e MORE, ti permette di fare shopping in base alle tue emozioni.
Radical, essenziale, pulita è la parte più sobria dello store, denominata MINUS. MUCH, è un’esatta via di mezzo: sofisticata, basic chic, charmant. Esagerata, pazza e swag è invece MUCH, la parte più inaspettata del collettivo, capace di fare stupire e divertire chiunque.

Totalmente multimediale e interattivo, L’M COLLECTIVE, dispone di diversi schermi touch ad alta tecnologia che permettono, avvicinando il cartellino del prodotto al monitor touch, di comunicare ed interagire con il Collettivo.
Lo schermo, infatti, restituisce una descrizione del brand, le taglie e i colori disponibili in store e il suggerimento
di abbinamenti da parte di fashion stylist e blogger che compongono lo staff.

MINUS. MUCH. MORE. Voi in quale vi identificate? Scopritelo facendo un salto da M COLLECTIVE!

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KWABS

di Federico Ledda

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Non ha nemmeno sfornato il suo primo disco “Love + War” che è già sulla cresta dell’onda con il successo “Walk“, che a oggi ha totalizzato oltre 30 milioni di visualizzazioni su YouTube. THE EYES FASHION ha scovato tra le scrivanie dell’ultimo piano degli uffici di Warner Music a Milano KWABS, cantante inglese che con della sua sensibilità in chiave pop sta facendo innamorare tutti, persino Sam Smith che l’ha voluto come suo opening act ufficiale per il tour europeo. Potevamo perdere l’occasione di scambiare due parole al volo?

Walk sta diventando poco a poco un successo planetario! Come ti senti, te lo aspettavi?
Non potevo mai immaginarmi di riscuotere tanto successo a livello internazionale. Ne sono contento, significa che la gente si è appassionata a quello che racconto con le mie canzoni.

Sta per uscire il tuo primo disco: ”Love + War”, come sarà?
Sarà l’esatto connubio dei sentimenti che ho già espresso nei miei pezzi usciti fino ad ora. Spero che alla gente piaccia tanto quanto i miei recenti singoli.

Il tuo brano ”Pray For Love” è davvero toccante, ce ne puoi parlare?
E’ come dice appunto il titolo, una sorta di preghiera espressa da due persone logorate dopo aver lottato con tutte le loro forze per l’amore.

Sei in tour con Sam Smith, come ti senti? E’ la tua prima volta in Italia?
Sì! Non ero mai stato a Milano! E’ bellissima la risposta che stiamo riscontrando qui, e quando Walk sia piaciuta alla gente! Non vedo l’ora di salire sul palco!

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LA MUSICA INDIE, L’ITALIA E I THEGIORNALISTI

di Federico Ledda
Special thanks to Nicola Cani e Giacomo Pisati
foto Alessandro Levati

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Chi pensa che il cantautorato italiano sia ormai morto dovrà ricredersi! Ci sono invece molti talentuosi artisti della scena indie pop che stanno, e che faranno parlare di loro sempre di più, giusto per citarne alcuni: Levante, Bianco, Paletti e i Thegiornalisti, gruppo romano giunto al terzo disco intitolato ”Fuoricampo”. La band si contraddistingue per gli arrangiamenti dal suono internazionale, misti a testi che subito ti riportano alla mente Antonello Venditti e Lucio Dalla dei tempi migliori, artisti di grande spunto per loro. The Eyes Fashion ne è più che ossessionato, specialmente dal loro ultimo disco; potevamo quindi farci scappare l’opportunità di intervistare il frontman Tommaso Paradiso nel backstage della loro data SOLD OUT al Tunnel di Milano?

Thegiornalisti. Tunnel. Tutto esaurito. Come ci si sente prima di salire su un palco di una data così importante per voi?
Benissimo! Nonostante sia ancora con i postumi di una brutta influenza, quindi tosse, raffreddore e soprattutto poca voce! Però cercherò di dare il massimo!

Quali sono le differenze tra questo disco e il precedente?
Beh, adesso siamo sotto contratto con Foolica e per le edizioni con Universal, quindi la lavorazione di questo disco è stata molto più grande rispetto al precedente che è stato interamente auto prodotto. Diciamo che per Fuoricampo tutto lo staff si è impegnato affinché il disco venisse fuori nel miglior modo possibile, sia a livello di sound che a livello di produzione. Un lavoro nettamente superiore rispetto al precedente.

Più grosso è diventato il progetto, così come la vostra fan base che è cresciuta a dismisura…
Sì, diciamo che è cresciuta di più negli ultimi sei mesi, che negli ultimi tre anni.

Che effetto fa cantare per un pubblico che sa ogni singola parola dei vostri testi?
Sono sempre stato un grande amante del pop sin da piccolo. Facendo però parte del mondo Indie, avevo quasi paura a far uscire qualcosa che fosse troppo pop, ma a una mi sono rotto il cazzo di essere criptico per forza e mi son detto vaffanculo, adesso scrivo quello che amo e con cui sono cresciuto. Penso che la gente abbia apprezzato appunto la nostra voglia di fare del vero e proprio pop con i ritornelli che vanno cantati a squarciagola.

Nei vostri testi si può chiaramente decifrare una grande contaminazione da parte del cantautorato italiano, specialmente di Lucio Dalla, grande ispirazione per te…
Lucio Dalla è una ispirazione continua in quanto lo reputi il più grande cantante italiano di tutti i tempi, ma è anche vero che come ogni persona, ho delle fasi in cui ascolto più un’artista che un altro, e durante la lavorazione di Fuoricampo, la musica di Lucio Dalla ha influito proprio tanto. Però, come ho detto è stato un periodo; i pezzi nuovi lo ricorderanno molto meno, rimanendo però per me un grande punto di riferimento.

Qual è il vostro pezzo alla quale tu sei più affezionato?
Del primo disco sicuramente Autostrade Umane, che secondo me è il pezzo simbolo dei Thegiornalisti in assoluto. Mentre invece di quest’ultimo, ti dico tutti perché sono stati scritti in un modo estremamente intimo e creativo, quindi sarebbe difficile e ingiusto sceglierne sono uno.

E quella invece di Lucio Dalla?
Siamo Dei, che fa parte di ”Dalla” uscito nel 1980… Forse il suo più bel disco.

Qual è il posto dove sognate di suonare live?
Probabilmente Sanremo.

Ma come ospiti o concorrenti?
Come ospiti sarebbe il sogno! Credo che se avessimo la possibilità di fare ascoltare a tutta Italia un brano come Promiscuità, la gente si innamorerebbe subito dei Thegiornalisti.

Cosa pensi della scena Indie Pop italiana?
E’ molto florida e leale. Crediamo sia un punto di svolta!
Si cerca di farsi sostegno, e di spingersi sempre più in alto a vicenda. Stasera verranno amici tipo Dente, Triangolo, Carnesi… Noi andiamo ai loro concerti, e loro vengono ai nostri. Cerchiamo di aiutarci e di stare sempre compatti, così come con Lo Stato Sociale, e i Cani, di cui stasera faremo una cover.

Quanto è diverso l’Indie Pop italiano da quello di un altro paese, ad esempio a quello Americano?
Estremamente diverso, perché purtroppo l’Italia ha un bacino molto più piccolo. Se gli Arctic Monkeys fossero nati in Italia, avrebbero comunque avuto un bacino molto più ridotto, invece cantando in inglese, sono indie, sì, ma mondialmente indie, cioè sono grossi, a un livello che penso nessun artista indie italiano eguaglierà mai, purtroppo.

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LA FINESTRA DI ANNALISA

di Federico Ledda

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È senza dubbio la cantante italiana del momento, e la vincitrice morale dell’ultima edizione di Sanremo, il festival della canzone italiana più importante di sempre. THE EYES FASHION ha incontrato Annalisa, fragile e carismatica cantante che dopo la scuola di Amici di Maria de Filippi di strada ne ha fatta, riuscendo a far diventare il suo ultimo successo “Una Finestra Tra le Stelle” disco d’oro, e le date del suo tour imminente quasi completamente SOLD OUT. Potevamo quindi farci scappare l’occasione di cercare di capire la chiave del suo successo?

Hai da poco finito l’esperienza Sanremese, com’è andata?
Bene! Sono molto contenta soddisfatta! E’ stata una bella settimana, al di là delle tensioni, è stato divertente! C’era un’atmosfera positiva, forse perché anche con gli altri cantanti ci si conosceva meglio, e quindi eravamo più a nostro agio.

Che cosa è cambiato dalla volta precedente?
Non lo so! Sicuramente io sono maturata. Ho notato anche una diversità nella situazione che mi circondava, mi sono davvero divertita!

Sei diventata nota al pubblico grazie alla partecipazione in Amici di Maria de Filippi. Quanto pensi che questo abbia influito sulla tua carriera?
Amici ha influito perché se non ci fosse stato io non sarei qui. E’ stata la mia prima porta aperta sul mondo della musica vera. Vera nel senso che avevo comunque già i miei progetti e la mia band, ma era sempre una battaglia per arrivare a fine mese; non avrei mai potuto vivere solo di questo. Amici è stata la prima occasione, l’inizio di un vero e proprio percorso.

Sei arrivata al tuo quarto disco, il primo in cui le canzoni a scriverle sei stata tu. Quali sono state le differenze che hai riscontrato nel lavorare a un album molto più intimo rispetto agli altri?
Questo disco si potrebbe definire quello della maturità! Diciamo che dopo un periodo a interpretare i pezzi degli altri ho deciso di tornare alle origini, portando sul palco le mie parole e i miei sentimenti. Alle origini perché in realtà è da quando ho quattordici anni che scrivo musica. Quindi sono solamente ritornata al mio approccio istintivo, quello che mi completa. Infatti sento ”Splende”, il mio ultimo disco, molto più mio rispetto agli altri, perché mi rappresenta al 100%.

Durante la serata delle cover, a Sanremo, hai deciso di cantare ”Ti Sento” dei Matia Bazar, come mai proprio questa scelta?
Ho deciso proprio questa canzone, perché oltre a piacermi da impazzire, volevo cantare una canzone nota, scegliere un pezzo che cantassero tutti, dalle persone in sala a quelle a casa, e ”Ti Sento” è proprio così: la sanno tutti.

Hai di recente collaborato con Raige per il brano ”Non Dimenticare (Mai)”. Come è accaduto?
Sia io che Raige siamo sotto etichetta Warner Music, e l’estate scorsa abbiamo fatto insieme il tour delle radio; cioè, io con la mia canzone, e lui con la sua, andavamo in giro dentro un pullmino stile ”Gruppo Vacanza Piemonte” per promuovere i nostri pezzi nelle radio. Ci siamo legati, abbiamo chiacchierato un sacco, e da lì, dal rapporto che si è creato, abbiamo deciso di fare un pezzo insieme. E’ stato un incontro a metà strada, non lui che si è avvicinato al mio mondo, e non io al suo. E’ stata una cosa paritaria, uscita davvero bene secondo me!

Come vedi il mondo dell’hip hop? Ti interessa?
Il rischio quando a volte ti avvicini per collaborazioni a mondi diversi dal tuo, è quello di rischiare di fare cose che non c’entrano con te o con la tua strada, bisogna quinidi stare attenti a questo. Se potessi collaborare ancora con la stessa sensibilità con la quale è stata fatta ”Dimenticare (mai)”, perché no?

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CHARLI XCX – A CHAT WITH THE LONDON QUEEN

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

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Rompere gli schemi della musica pop è davvero difficile, sicuramente non un’impresa da tutti i giorni. E’ questa la missione che sta compiendo Charli XCX, impavida hitmaker classe 1992, che con la sua sincerità estrema e sopra le righe sta continuando a sfornare un successo dopo l’altro Boom Clap, Break The Rules, e la più recente Doing It, con la sua connazionale Rita Ora.

E’ anche dietro ad enormi successi quali Fancy con Iggy Azalea e I Love It delle Icona Pop, dove oltre a prestare la sua voce, il pezzo l’ha anche scritto.

L’abbiamo incontrata nel backstage del PRISMATIC WORLD TOUR di Katy Perry, colossale tour nella quale è opening act; e abbiamo parlato del suo ultimo disco SUCKER, dei suoi successi e della sua vita.

Signore e signori, CHARLI XCX.

Boom Clap, poi Break The Rules e adesso Doing It! Innanzi tutto, come stai? Ti aspettavi un successo così enorme?
Non mi sono mai aspettata niente a dire il vero! Ho sempre fatto musica principalmente per me stessa, il fatto che poi alla gente piaccia o meno, non è affar mio. Sono contenta che la risposta sia positiva, trovo sia fantastico essere in tour e fare tappa in posti così diversi tra di loro, con persone che prestano davvero attenzione a te, e alla tua musica, e che condividono il tuo messaggio.

Sono molto colpito da SUCKER, davvero, trovo che sia uno dei dischi più interessanti, in ambito pop degli ultimi anni. E’ stato difficile conciliare testi forti e sinceri come i tuoi con l’industria del pop?
Quando mi sono messa a scrivere questo disco, ho deciso di buttare fuori tutto quello che non ho detto nei precedenti, senza fare compromessi con nessuno. Non ho mai scritto un pezzo per fare piacere a qualcun altro, ho sempre scritto solo per fare del piacere a me stessa. Sono molto egoista in questo.

Quali sono le differenze tra Sucker e il tuo precedente album True Romance?
True Romance è un disco molto più malinconico, timido e misterioso… se fosse un colore sarebbe sicuramente il viola; SUCKER, invece, è come un pugno in faccia… è pericoloso, è aggressivo, è selvaggio, sicuramente sarebbe un rosso acceso, o un rosa shocking. Diciamo che True Romance era molto più dolce come lavoro, mentre questo invece è molto più… stronzo. (ride ndr)

Qual è la canzone del disco alla quale sei più legata?
Sono indecisa, probabilmente sono due: la prima è di sicuro Sucker… Perché dico vaffanculo talmente tante volte che diventa terapeutico cantarla. Parla dell’industria musicale e delle mie esperienze fino ad ora in quel mondo, è praticamente un grandissimo dito medio a tutto e a tutti. L’altra è invece Need Ur Luv, che è la canzone più romantica e soft del disco. Queste due perché sono un ottimo contrasto tra di loro.

Hai scritto innumerevoli hit di successo, tra cui ”I Love It” per le Icona Pop. Come mai hai scelto di dare una canzone con quel potenziale a qualcun altro?
Quando ho scritto I Love It, era una canzone che mi piaceva molto, ma che non sentivo mia. Appena l’ho proposta alle Icona Pop, e gliel’ho sentita cantare, non avevo dubbi: era la canzone perfetta per loro. Sono davvero contenta che gli sia piaciuta.

In questo periodo sei in tour con Katy Perry: come mai un’artista con già all’attivo tre album, ha deciso di diventare l’opening act di qualcun altro?
La proposta è arrivata nel pieno della popolarità di Boom Clap; ho accettato per avere la possibilità di far conoscere la mia musica a un pubblico più vasto, così da poter fare crescere anche la mia fanbase. Inoltre adoro Katy, ogni sera mette in piedi uno show che è indescrivibile, e mi permette di usare tutto il palco per il mio set… E’ motivo di orgoglio per me stare là sopra prima di lei!

Hai di recente lavorato con Lorde alla colonna sonora dell’ultimo Hunger Games, com’è stato lavorare con lei?
E’ stato bello! Non abbiamo proprio lavorato insieme a della musica, ma diciamo che mi ha più che altro istruito su come voleva che fosse il mio pezzo, essendo la direttrice artistica della colonna sonora. Tuttavia è stato fantastico, ci siamo capite fin da subito, lei voleva che facessi qualcosa di differente, di inaspettato, e io volevo creare qualcosa che desse un tocco in più alla colonna sonora. Sono una sua grande fan, è davvero una persona intelligente, che da tutta se stessa per l’arte.

Se dovessi scegliere tre canzoni che secondo il tuo gusto sono le più belle di sempre, quali sceglieresti?
Britney Spears – Piece of Me
Lou Reed – Satellite of Love
Bow Wow Wow – I Want Candy

Qual è stata la cosa più divertente che un fan ha fatto per te?

I miei fan sono davvero dolcissimi! Mi hanno comprato tantissime copie del profumo di Justin Bieber, talmente tanti che me ne porto delle boccette sempre con me! Ce l’ho anche adesso addosso. Una volta un gruppo di fan mi ha regalato un bambolotto gonfiabile a grandezza naturale di Justin Bieber completamente tatuato in tutto il corpo, pure nel pene!! (ride a crepapelle ndr) La cosa ancora più divertente è che durante il tour americano, la bambola è venuta con noi!

Ma come mai tutto su Justin Bieber?!
Non ne ho idea!!! Ho solamente detto che mi piace la sua musica, non sono ossessionata da lui, apprezzo il suo percorso musicale! Ma adoro i miei fan e quello che fanno per me, sono davvero dolcissimi!
Quando tornerai in Italia?
Spero presto! Vorrei tornare a suonarci con il mio tour da headliner… Molto probabilmente nell’inverno di quest’anno!

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DEEP INTO SOKO

image1di Federico Ledda

Fragile, introspettiva e sincera. Sono questi i tre principali elementi che caratterizzano SOKO, la sua musica, e più nel dettaglio il suo ultimo album ”My Dreams Dictate My Reality”.
SOKO, all’anagrafe Stéphanie Sokolinski, nata a Bordeaux, in Francia nel 1986, inizia a far parlare di se e della sua musica nel 2006, quando quasi per gioco, registra in camera sua, con il suo telefono una traccia dal titolo ”I’ll Killer Her”, che carica poi su MySpace. Nemmeno il tempo di rendersene conto, il video musicale del brano, diventa talmente virale da arrivare a tre milioni di visualizzazioni.

Da allora SOKO di strada ne ha fatta: ha pubblicato un EP, un album dal titolo ”I Thought I Was An Alien” dalla quale ha estratto il singolo ”We Might Be Dead By Tomorrow” diventando un successo planetario, è diventata testimonial della SS 2014/15 di Just Cavalli, prestato la sua voce a Isabella nel film ”HER” diretto da Spike Jonez, e ha appena lanciato il suo secondo disco”My Dreams Dectate My Reality”, un meraviglioso e insolente viaggio punk attraverso le sue emozioni più profonde, prodotto dal the one and only Ross Robinson, storico produttore dei The Cure, grande fonte di ispirazione per l’album di Stéphanie Sokolinski aka SOKO.

Potevamo quindi farci scappare l’occasione di conoscere più a fondo l’unica vera Punk del nostro secolo?

La prima domanda è quasi lecita: com’è stato lavorare con Ross Robinson?
E’ stato fantastico! E’ come se fosse la definizione fisica di come un produttore dovrebbe essere! Quando cerchi un produttore per il tuo disco, cerchi di avere il meglio basandoti su cosa in precedenza lui ha prodotto, ma una volta contattati la loro domanda era sempre la stessa: ”Che budget hai?”. Ecco, con Ross, è stato completamente diverso, quando l’ho contattato, la prima cosa che mi ha detto è stata: ”Quello che hai fatto da sola, è già perfetto; il mio intento sarà quello di aiutarti a rendere questo processo ancora più speciale e intimo”, e così è stato.

Quali sono le differenze tra ”My Dreams Dictate My Reality”, e il tuo primo disco?
Il primo disco è stato scritto quasi interamente con la chitarra, ed è stato un percorso che ho intrapreso da sola, mentre invece in questo lavoro, ho deciso di smetterla di essere vittima delle mie emozioni cercando di scrivere un album estremamente profondo, ma più ottimista rispetto al precedente; infatti tutte le canzoni sono state scritte con tastiere, batteria, o drum machine, a parte l’ultima, Keaton’s Song, che l’ho scritta con la chitarra.

Com’è essere punk nel 2015?
Non lo so! (ride ndr) E’ difficile descriverlo e descriversi… Cerco solo di essere me stessa e di fare il cazzo che mi va di fare; ho una forte personalità e so bene chi sono. Non sono una ribelle, ma una che non scende a compromessi, che è così perché l’ha deciso, non perché glielo ha imposto qualcuno.

I tuoi sogni dettano veramente la tua realtà? (In riferimento a My Dreams Dictate My Reality)
Sì. In migliaia di modi! Ho sempre avuto una forte relazione con i miei sogni, quando ero piccola, ogni volta che avevo un incubo qualcuno della mia famiglia moriva, quindi sono cresciuta nella convinzione che i miei sogni uccidessero le persone, concetto che è estremamente presente nella canzone ”Oceans Of Tears”… E’ la prima volta che ho trovato il coraggio di parlarne apertamente, e dopo essere cresciuta con questo peso è stato quasi una liberazione. I sogni per me hanno estrema importanza, ad esempio: dovevo trasferirmi a New York da Seattle, ed esattamente la notte prima di partire, ho sognato di trasferirmi a Los Angeles, così il giorno seguente, sono partita per LA, città in cui tutt’ora vivo.

Qual è la canzone più profonda del tuo nuovo disco?
Lo sono tutte, perché non riesco a scrivere se non dal profondo. Tutto quello che scrivo mi rappresenta a pieno, e quando scelgo di parlare in un brano di un argomento preciso, non la smetto fino a quando sono convinta di avere scritto ogni singola cosa a riguardo.

Com’è stato lavorare con Spike Jonez e dare voce a un personaggio di un suo film?
E’ stato completamente inaspettato! Stavo cenando con lui (Spike), quando mi ha chiesto di andare il giorno seguente in produzione a fare qualcosa insieme, e che mi avrebbe mandato del materiale tramite email. Era mezzanotte quando ho ricevuto la mail, e dentro c’erano tre fittissime pagine di copione e il suo messaggio: ”Riesci ad essere domani da me alle 10?” Dopo esserci andata, abbiamo scritto delle altre pagine insieme, entrambi piangevamo… E’ stata una cosa estremamente intensa, lui è il migliore!

Sei sempre in giro per il mondo, dov’è il posto dove ti senti a casa?
LA! Ma cerco di sentirmi a casa in ogni posto dove mi trovi…anche perché non ho una casa! La mia casa è la mia valigia; anche quando sono a Los Angeles, sto dalla mia migliore amica e divido il letto con lei. Quindi cerco di sentirmi a casa ovunque io sia.

Quando tornerai in Italia? Abbiamo bisogno di te!
Ne stavamo parlando giusto poco fa, speriamo il più presto possibile! Mi piacerebbe venire a suonare in Italia, sarebbe epico!

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ALBERTO ZAMBELLI FW 2015/16

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foto Alessandro Levati

Linee semplici e colori essenziali: per l’ultimo giorno della settimana della moda, scende in passerella Alberto Zambelli, giovane stilista patrocinato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana.

Un autunno inverno semplice, e posato, ispirato alla Marchesa Casati in viaggio sull’Orient Express. Un volto bianco calce con uno sguardo intriso di mistero e dall’aspetto androgino… La donna che Zambelli immagina è una donna colta e desiderosa di apprendere dal connubio di culture.

Cappotti in nuovo loden, giacche allungate e destrutturate, maglie a matita, camicie oversize in micro collo, e pantaloni maschili, sostengono una collezione che è l’esatto connubio tra semplicità destrutturata e una femminilità nomade e sofisticata, per una donna forte, ma leggera.

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TER ET BANTINE FW 2015/16

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Foto di Alessandro Levati

Collezione dai tratti femministi per Ter Et Bantine, che ha trovato ispirazione da Sara Thakral (1914 – 2009), donna indiana dallo spirito contemporaneo, tra le prime ad aver guidato un aereo agli inizi del XXesimo secolo.
Una donna determinata, amante dei viaggi avventurosi che ha creduto nei suoi sogni. Artista, madre, moglie ed un’imprenditrice, parole chiave che descrivono lo spirito moderno delle professioniste del nostro presente, alle quali Kostas Murkudis, direttrice creativa del brand, dedica la sua prima collezione.

Ispirata alle uniformi e agli abiti militari, Kostas, dà vita a una collezione di pratici abiti, ma allo stesso tempo estrememanete chic, capace di catturare la personalità multi-tasking rappresentato dalla donna di TER ET BANTINE. 

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JOHN RICHMOND FW 2015/16

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

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Per il prossimo autunno inverno, John Richmond decide di sfoggiare un’inedita eleganza rock-classica riuscendo a rappresentare perfettamente il giusto compromesso tra l’impronta rock del brand e una ritrovata classe, rivisitata in chiave sofisticata.

Tagli e abrasioni di cashmere, seta e pelle, con texture leopardate, disegni zebrati, dragoni e fiori, stampe geometriche in nero, turchese, burgundy e rosso sangue, impreziositi da dettagli in paillettes, frange e bordi in pelliccia, per una collezione che è quasi un’avventura sensoriale.

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ANGELO MARANI FW 2015/16

di Federico Ledda
foto Marilù Venditti

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Be sexy, and be real.
Collezione estremamente di classe e sensuale, ispirata alla seduzione delle dive del cinema degli anni 60 come Marilyn, Sophia e Silvana. Grande omaggio anche alla diva italiana per eccellenza: Virna Lisi, massimo simbolo di eleganza e seduzione secondo il brand.
Le tre X che rappresentano l’amore diventano tracciati della maglieria in fili flottanti tagliati al vivo per un effetto pelliccia. Il concetto dell’imbottitura ispira il recupero dell’orbace: storico tessuto inno del made in Italy e caratteristico per la collezione.

 

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NICHOLAS K FW 2015/16

di Federico Ledda 
foto di Alessandro Levati

nCollezione futuristica per Nicolas K che decide di puntare tutto sulle varie sfumature del nero e sulle varie sfaccettature della pelle, ispirandosi ai film noir, allo streampunk e al gothic.

Estremo e coraggioso il prossimo inverno marchiato Nicholas K sarà costituito principalmente da tessuti elaborati quali pelle invecchiata, morbido mohair, e pelle di agnello invecchiata. Grande attenzione anche ai dettagli con pailettes monocromatiche, fibbie di metallo industriale, guanti di pelle di agnello, e calze di seta.

Nero, rosso scuro, ruggine, vamp, e canna di fucile, sono invece le scelte delle palette dei colori che caratterizzano la collezione: tessuti puliti, ma dai tagli forti che creano un compromesso futuristico e mai scontato.

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AIGNER FW 2015/16

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati

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Aigner decide di celebrare i suoi cinquanta anni con un autunno inverno singolare, colorato e ricco di positive vibrations!

Collezione decisamente fresca, dai tessuti invernali, ma dai colori primaverili.
Bavaria, Cervo, e Cybill Bag sono solo tre delle borse studiate per questa collezione ricca di Glamour estremo. Grande attenzione ai dettagli, con look completati da pietre ispirate ai diamanti collocate in posizioni strategiche per grande eleganza sportiva-accattivante, elementi di pelliccia nelle scarpe, nelle acconciature, e ovviamente nelle borse, ma anche praticità espressa in pezzi come biker trousers, giusto compromesso sporty chic.

Il brand vede quindi un inverno femminile, ed elegante, per una donna dal fascino sofisticato.

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CRISTIANO BURANI FW 2015/16

di Federico Ledda
foto Marilù Venditti

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Il nuovo normale.

E’ questo il motto che caratterizza l’autunno inverno 2015 – 2016 firmato Cristiano Burani.
La ricerca di una nuova femminilità declinata in toni sportivi, come filosofia di un vestire cool, understated ma eclettico nei particolari, grazie a un’attitudine casual e metropolitana.

Una donna contemporanea, classica dal vestiario semplice ma ricercato grazie a tessuti dalla texture 3D, ampie gonne a ruota, e plissè a blocchi di colore, total look in maglia a coste con righe irregolari, e pelle plissettata, intersiata e laminata.

A completare il look calzature dal taglio classico e moderno come ankle boots con suola carrarmato in gomma e creeper shoes con frange in pelle.

Una cosa è certa: il normale non è mai stato così interessante.

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